IL PREROMANTICISMO
Nella seconda metà del Settecento, in pieno Illuminismo, attraverso le arti si diffonde una nuova sensibilità definita “preromantica”: l’arte è concepita come libera creazione, frutto dell’ispirazione individuale; la poesia più autentica è quella che deriva dal cuore e che parla al cuore, senza diaframmi culturali, è atto spontaneo (viene definita popolare senza implicazioni politico-sociali); la natura non è più spazio idillico, cornice rassicurante delle azioni umane: nasce l’interesse per gli aspetti più misteriosi e paurosi della realtà esterna nella quale il poeta spesso si identifica, di diffonde la concezione del “paesaggio-stato d’animo”; predilezione per temi cupi (la morte, il suicidio, il dolore…) e atteggiamenti irrazionali (amore impossibile, nostalgia per la felicità perduta, il sogno, l’incubo…) che contrastano con l’ottimismo derivante dalla ragione; predilezione per i poeti “barbari” o “primitivi” che perseguono l’originalità e l’abolizione delle regole (Dante, Shakespeare).
INGHILTERRA James Macpherson compone i Canti di Ossian, tradotti in Italia da Melchiorre Cesarotti (1763) Si diffonde la poesia cimiteriale di Edward Young e di Thomas Gray (Elegia scritta in un cimitero campestre) Con il saggio Sul Sublime di Edmund Burke (1756) nasce una nuova estetica: il bello non coincide più con il sublime come nell’arte classica; l’origine del bello è nel piacere, quella del sublime è nel dolore e nell’ ‘orrore’ (“dilettoso orrore”); l’animo davanti al bello gode di una contemplazione calma, davanti al sublime si commuove; predilezione per paesaggi orridi e aspri, per atmosfere indefinite e misteriose.
FRANCIA Diderot distingue fra talento e genio definendo quest’ultimo un «alto sentire», «lucido ragionare», «forte immaginare»; l’artista crea attraverso la fantasia ed è attratto dalla potenza; Giulia o la nuova Eloisa di Rousseau anticipa temi del romanticismo: primato dell’amore passionale sulle convenzioni sociali; necessità di affermazione dell’individualità; polemica contro il conformismo borghese; natura come proiezione dell’io.
GERMANIA Movimento dello Sturm und Drang (‘tempesta e impeto’, dal dramma di Friedrich Maximilian Klinger): Individualismo Poeta vate, poesia come atto creativo Tensione verso l’assoluto Passionalità primitiva e selvaggia vs ragione Rifiuto del classicismo, insofferenza verso le regole Lotta contro l’ordine precostituito, rifiuto dei valori borghesi → esclusione dell’intellettuale ↓ vittimismo (Werther di Goethe) titanismo (I Masnadieri di Schiller)
ITALIA Vittorio Alfieri: Ugo Foscolo: individualismo, lotta dell’uomo per affermare la propria libertà, titanismo, poeta-vate, natura orrida e minacciosa quale motivo di tensione esistenziale e inquietudine. Ugo Foscolo: Ortis romanzo preromantico: crollo della fiducia positiva nei valori civili e nella storia, non più avvertita come progresso; impossibilità per l’anima sensibile di realizzarsi nel contesto sociale borghese: isolamento dell’intellettuale; turbamento interiore che spinge all’autodistruzione; tema del suicidio (eroe vittima); paesaggio-stato d’animo.
William Blake (1757-1827) fu profondamente influenzato dalle teorie sul sublime che erano state formulate, in pieno clima illuministico, da Edmund Burke. Contro la teoria del pittoresco che aveva caratterizzato l’arte figurativa del ’700, vengono scelti ora aspetti naturali che generano sentimenti di paura e angoscia. Affine a Füssli, studia a lungo i monumenti gotici, si ricollega ai codici medievali (dove testo e raffigurazioni erano parti integranti dell’opera, per realizzare e decorare i propri testi letterari) e quelli degli “autori primitivi”. Rinnovò la tecnica incisoria attraverso la Illuminated printing che consisteva nel dipingere ad acquerello il disegno inciso, rifinito in seguito a penna. William Blake, Amleto e il fantasma del padre, 1806, Londra, British Museum
Füssli, L’incubo L’incubo (1781) è tra le espressioni più significative del ‘sublime’ come ha inteso Burke. È una rappresentazione dell’orrido e del torbido: su una donna adagiata orizzontalmente in posizione innaturale emergono la testa di un cavallo che significa incubo (night-mare night=notte e mare=cavallina), e di un essere mostruoso, tratto dalla superstizione popolare. La luce è focalizzata sul bianco brillante della veste della donna, avvolta dalla spettralità delle tenebre. Nel dipinto si fondono l’orrido con l’erotico, il sogno con l’incubo. Johann Heinrich Füssli, L’incubo (1781), Detroit, Institute of Arts.
Francisco Goya (1746-1828) Esprime la forza visionaria dell’inconscio, il rifiuto di modelli assoluti di bellezza; ha una passione sfrenata per il colore e l’ombra. Nelle sue opere c’è un’attenzione ai ‘mali’ dell’intelletto, che ostacolano la ragione della storia, c’è una denuncia alla violenza, alla superstizione, agli orrori del potere che si spinge fino alle “pitture nere”: le ultime disperate composizioni dipinte sulle pareti della sua casa (la Quinta del sordo). La lampada del diavolo (1797-98), Londra, National Gallery. Come era già accaduto per Füssli, anche Goya si ispirò ad un’opera letteraria, riprendendo un passo tratto dalla commedia L’esorcizzato per forza del poeta spagnolo Antonio Zamora (si osservino le parole “lampada descomunal” – lampada mostruosa - in basso sulla pietra, tratte dalla commedia). Viene raffigurato il rito della sabba (periodico convegno notturno di streghe e demoni in onore di Satana): don Antonio al centro versa l’olio nella lampada sorretta dalla figura del diavolo, dietro ci sono tre asini. Saturno che divora i suoi figli, 1819-1823, Madrid, Museo del Prado.