Albrecht Dürer Albrecht Dürer nasce il 21 maggio 1471 a Norimberga. Il padre, Albrecht il Vecchio, di origine ungherese, lavora come orafo nel campo artistico, ed è il suo primo maestro nell’arte del disegno. Albrecht ha 17 fratelli (altre fonti dicono 21) e sarà quello che avrà il maggior affetto per la madre Barbara Holper.
La formazione, gli studi, i viaggi Nel 1486, per un periodo di circa tre anni, lavora da apprendista nella bottega di Michael Wolgemut, il più celebre pittore e tipografo di Norimberga. Dal 1490, dopo aver chiuso i rapporti di lavoro con il Wolgemut, Albrecht incomincia i suoi primi viaggi di studio, iniziando con Nördlingen, dove incontra Friedrich Heslin, un seguace di Van der Weyden, quindi si sposta ad Ulm, poi a Colmar, ospitato dai figli del famoso pittore Martin Schongauer, morto da poco tempo, quindi a Basilea da un altro figlio dello Schongauer, dove si fermerà per un lungo periodo. Verso la fine del 1493 si trova a Strasburgo, dove realizza il suo autoritratto con il fiore, oggi custodito al Louvre di Parigi. Nel 1494 ritorna a Norimberga e si unisce in matrimonio con Agnes Frey. Qui abiterà nella casa paterna per una decina di anni, ma continuerà con altri viaggi per arricchire la sua cultura artistica. Sempre nel 1494 si reca in Italia, per conoscere da vicino le opere del Rinascimento italiano, fra le quali certamente quelle di Mantegna, Bellini e Carpaccio.
In Italia Albrecht inizia il suo itinerario italiano con Venezia, fermandosi prima a Mantova, Padova e, probabilmente a Pavia, dove incontra il tedesco umanista Willibald Pirckheimer. A Venezia, riesce a mantenersi realizzando e vendendo disegni, acquerelli e stampe, tra i quali l’Aragosta ed il Granchio di mare, oggi custoditi rispettivamente a Berlino e a Rotterdam. Qui dipinge, su committenza del mercante d’arte Christoph Fugger, la celebre tavola della “Festa del Rosario” per la chiesa di S. Bartolomeo. L’opera raffigura la Madonna che sta incoronando l’imperatore, mentre viene incoronata essa stessa da due angeli (attualmente custodito a Praga nella Galleria Nazionale Narodni).
L’influsso della pittura italiana Nel viaggio di ritorno verso Norimberga, realizza alcuni acquerelli a soggetto paesaggistico come il Castello di Trento (British Museum), il “Castello Alpino” (custodito a Braunschweig), la “Veduta di Arco” (Louvre, Parigi) e la “Veduta di Innsbruck (Oxford). Già in queste ultime opere si sente l’influsso della pittura italiana. Ritornato a Norimberga, Albrecht apre uno studio d’arte, e grazie all’amicizia di Willibaid Pirckheimer, ha occasione di entrare in contatto con ambienti dell’alta aristocrazia, che gli offrono la possibilità di affinare i suoi scopi ed interessi. Tra il 1496 ed il 1505 realizza, con tecnica xilografica, le famose serie della Grande Passione, dell’Apocalisse e della Vita della Madonna. Tra il 1505 ed il 1507 ritorna a Venezia, presentandosi questa volta alla pari con gli artisti veneti. “Qui sono un signore, in patria un parassita! Sarà per me freddo, dopo il sole!”. A partire da questo momento le sue creazioni vengono molto apprezzate. Nel 1512, l’imperatore Massimiliano I gli commissiona importanti opere e gli concede, per queste, una pensione.
Le ultime opere Nel 1519 si trova a viaggiare in Olanda ed ha la possibilità di assistere all’incoronazione di Carlo V. In questo periodo incomincia ad ammalarsi e, ogni anno la sua salute si fa sempre più precaria: morirà il 6 aprile 1528 all’età di 57 anni. Il vastissimo lavoro che Albrecht Dürer ci lascia, comprende circa 700 opere, tra le quali 40 acquerelli, oltre duecento incisioni su legno e un centinaio su rame, e un’ottantina di dipinti.