Neisseria meningitidis MENINGOCOCCO Diplococchi appaiati a chicco di caffè CAPSULATI (≠ gonococchi) Pili Una delle cause più frequenti di meningite. L’infezione può essere fulminante, con coagulazione intravascolare, collasso e shock. Colpisce individui giovani sani e può essere letale a poche ore di distanza dalla comparsa dei sintomi. Striscio di liquido cerebrospinale che mostra PMN con N.meningitidis
FATTORI DI VIRULENZA CAPSULA determina la resistenza nei confronti della fagocitosi e previene l’attivazione del complemento tramite la via alternativa. 2. Pili Adesione alle mucose del nasofarige 3. Lipooligosaccaride (LOS) responsabile della patogenicità e degli eventi clinici 4. OMP (proteine Por e Opa) adesine/invasine 5. IgA proteasi neutralizza le IgA secretorie, prodotte dalle cellule mucosali del nasofaringe
La variazione di fase della capsula ha importanti ripercussioni patogenetiche. la sua assenza nelle fasi iniziali del processo infettivo favorisce l’interazione Opa mediata dei meningococchi con le cellule bersaglio che è fondamentale per l’invasione cellulare la sua presenza negli stadi successivi all’invasione protegge i batteri dalle risposte immunitarie specifiche e aspecifiche dell’ospite, favorendo la persistenza dell’infezione. Il LOS della N. meningitidis rientra nelle strutture della superficie batterica soggette a variazione antigenica. Nei portatori sani del meningococco, la maggior parte (70%) dei batteri isolati dal nasofaringe non sono capsulati ed esprimono una forma breve di LOS. Nei soggetti malati, il 97% degli isolati da sangue e CFS sono capsulati e presentano una forma lunga di LOS
VARIAZIONE GENICA Il ciclo infettivo di N. meningitidis è caratterizzato da una alternanza nell’espressione dei vari determinanti di patogenicità, necessaria affinché possa aversi l’innesco ed il prosieguo dell’infezione. La variazione di fase altera casualmente l’espressione di oltre trenta componenti di superficie tra cui la capsula, i pili, le proteine coinvolte nel metabolismo del LOS, le proteine della membrana esterna come le porine (PorA), le adesine/invasine (Opa). Rilevanza funzionale della variazione genetica: il ciclo infettivo di Neisseria meningitidis Le infezioni causate dalle Neisserie patogene sono processi multifattoriali che coinvolgono una serie di interazioni, mediate da recettori, tra i batteri e le cellule bersaglio. I batteri sono capaci di aderire alla superficie e spesso penetrare nelle cellule epiteliali, contenuti all’interno di vacuoli fagosomali, e possono passare per transcitosi nei tessuti subepiteliali. Le Neisserie patogene interagiscono fortemente con le cellule fagocitiche, come neutrofili e macrofagi, che sembrano fornire loro un habitat intracellulare. I pili giocano un ruolo chiave nel nasofaringe, nei primi stadi dell’infezione, in quanto responsabili della iniziale adesione tra il batterio e la cellula dell’epitelio mucosale nasofaringeo: Tra i determinanti di virulenza della membrana esterna, un ruolo di primo piano spetta alle proteine Opa il cui repertorio specifico dei geni è variabile.
PATOGENESI. La capsula previene la fagocitosi. Il potere patogeno è dovuto all’endotossina (LOS) che viene liberata durante la lisi o la divisione delle cellule batteriche (induce infiammazione e conseguente danno vascolare). Producono IgA proteasi DECORSO CLINICO Inizialmente colonizza il nasofaringe, con faringite, spesso asintomatica. L’epitelio costituisce una buona barriera alla diffusione, per cui spesso il soggetto rimane sano. Nei bambini piccoli o nei soggetti suscettibili riesce a penetrare ed entrare in circolo, dando meningite fulminante e/o setticemia. Meningite: se raggiunge le meningi, replica e causa una infiammazione purulenta con lesioni infiammatorie a carico di encefalo e midollo spinale: rigidità nucale, cefalea, febbre, disturbi mentali, nausea, vomito. Entro poche ore può sopraggiungere il coma. Setticemia: il 30% delle meningiti possono evolvere in setticemia, che in meno di 12 ore può causare la morte. Danno diffuso e trombosi dei piccoli vasi e coinvolgimento multiorganico (produce molto LOS che viene liberato nello spazio extracellulare).
Incidenza variabile con l’età (0-4 anni; 16-19 anni). Nelle infezioni meningococciche compaiono frequentemente anche sintomi a carico delle articolazioni e un’eruzione petecchiale con estese aree di necrosi cutanea (vedi figura). . EPIDEMIOLOGIA Trasmissione respiratoria fra persone a stretto contatto (famiglie, caserme, comunità chiuse). Infetta esclusivamente l’uomo ed è frequente la condizione (transitoria) di portatore asintomatico. Fattori di rischio predisponenti sono il fumo, deficit del complemento e altre infezioni da micoplasmi o da virus. Incidenza variabile con l’età (0-4 anni; 16-19 anni).
Trattamento e prevenzione La meningite batterica è un’emergenza medica, di conseguenza il trattamento antibiotico non può attendere una diagnosi batteriologica definitiva. Un trattamento rapido riduce la mortalità in circa il 10% dei pazienti. Profilassi e terapia In passato sono stati usati la penicillina e i sulfamidici, ma a causa di ceppi farmacoresistenti si utilizza ora una cefalosporina di terza geerazione, la cefotaxmina Solitamente viene utilizzata la rifampicina per il trattamento dei familiari di un individuo infetto; il farmaco è infatti efficace nell’eliminare la condizione di portatore. Vaccini Nel 2005 è stato approvato negli Stati Uniti un vaccino meningococcico coniugato (MCV4) da utilizzare negli adolescenti e negli adulti da 11 a 55 anni di età. MCV4 è un vaccino tetravalente che contiene polisaccaridi purificati dei sierogruppi A, C, W-135 e Y coniugati con il tossoide della difterite. Dal 2014, in Italia, è disponibile un vaccino per la meningite di tipo B ottenuto con la tecnica della Reverse Vaccinology, contenente 4 antigeni proteici: NadA-neisseria adhesin A; fHBP-factor H-dinding protein; NHBA-neisseria heparin binding antigen; Por A.
DIAGNOSI DI LABORATORIO Al microscopio ottico, N.meningitidis ottenute da aspirati del liquido cerebrospinale compaiono come diplococchi gram-negativi, spesso in associazione con leucociti polimorfonucleati. Condizioni per le colture: i meningococci sono coltivati su agar sangue cotto a 60°C (agar cioccolato) in ambiente ricco di CO2. Il campione deve essere immediatamente insemenzato nei terreni di coltura idonei al fine di impedire la morte delle neisserie patogene, assai fragili al di fuori dell’organismo ospite.
Patogenesi e fisiopatologia della malattia meningococcica La patogenesi della malattia meningococcica è correlata all’espressione, in momenti successivi, di differenti fattori di virulenza batterici che consentono ai germi di superare i meccanismi di difesa dell’ospite e di raggiungere, invadere e replicarsi nel liquor. Questi eventi patogenetici includono: colonizzazione nasofaringea, invasione delle cellule dell’epitelio nasofaringeo, invasione del circolo ematico, batteriemia con sopravvivenza intravascolare, superamento della barriera ematoencefalica e interessamento del liquor, sopravvivenza e replicazione nello spazio subaracnoideo. Poco dopo l’adesione alla mucosa nasofaringea, i meningococchi vengono trasportati attraverso le cellule epiteliali non ciliate all’interno di grandi vacuoli (transcitosi), delimitati da membrana. Entro 24 ore i microrganismi possono venire osservati a livello della sottomucosa, a stretto contatto con le cellule immunitarie locali e con i vasi sanguigni. Dopo la penetrazione mucosale i batteri guadagnano l’accesso al circolo dando inizio alla fase batteriemica. A tal fine essi devono essere in grado di sfuggire alle difese immunitarie dell’ospite: questa caratteristica dipende largamente dall’espressione del polisaccaride capsulare. I sintomi e segni della malattia sistemica si manifestano contemporaneamente alla fase batteriemica e di solito precedono i sintomi della meningite di 24-48 ore. L’esordio è di solito improvviso, con febbre, brividi, nausea, vomito, eruzione cutanea, mialgie e artralgie. La febbre, di solito tra 39 e 41°C. L’eruzione maculopapulare è distribuita principalmente a livello del tronco e delle estremità inferiori, ma anche a livello del volto, del palato e delle congiuntive. Nei casi relativamente gravi le petecchie possono diventare confluenti e formare delle bolle emorragiche, con estese ulcerazioni. La meningococcemia fulminante si verifica nel 10-20% dei pazienti con malattia meningococcica ed è caratterizzata dallo sviluppo di shock, coagulazione intravascolare disseminata e insufficienza multiorganica. Nonostante il trattamento più adeguato in unità di cura intensiva, il 50-60% dei pazienti muore, di solito a causa di insufficienza cardiaca o respiratoria. I pazienti che guariscono possono presentare gravi lesioni cutanee oppure mutilazioni di parti degli arti, a causa della gangrena.
Beatrice Maria Vio (Bebe Vio) A fine 2008 all'età di 11 anni fu colpita da una meningite fulminante che le causò un'estesa infezione, con annessa necrosi ad avambracci e gambe di cui si rese necessaria l'amputazione
Casi di meningite batterica per anno in Italia
Batteri extracellulari Enterobatteri Sono bacilli gram-, aerobi-anaerobi facoltativi, asporigeni, alcuni mobili per la presenza di flagelli e provvisti di pili. Si distinguono fra di loro in base a diverse caratteristiche biochimiche : (a) Capacità di utilizzare particolari substrati come fonte di carbonio, (b) Presenza di particolari enzimi, (c) Produzione di specifici prodotti metabolici, (d) Capacità di fermentare particolari zuccheri. Queste caratteristiche biochimiche vengono evidenziate utilizzando particolari terreni differenziali ed in base al viraggio del colore nei terreni ed intorno alle colonie. Gli enterobatteri sono presenti nel tratto gastrointestinale sia dell’uomo che degli animale e possono avere anche il terreno e le acque come habitat alternativi. Le malattie causate dai generi Escherichia, Salmonella, Yersinia e Campilobacter possono essere sia gastrointestinali che extraintestinali; quelle causate dai generi Shigella, Helicobacter e Vibrio sono soprattutto gastrointestinali; mentre quelle causate dai generi Enterobacter, Klepsiella, Serratia e Proteus interessano prevalentemente siti extraintestinali Batteri extracellulari
Fattori di virulenza propri delle Enterobacteriaceae Fattori comuni di patogenesi Endotossina LPS. In grado di provocare lo shock settico. Capsula. Di natura polisaccaridica, impedisce la fagocitosi e protegge dall'opsonizzazione. Adesine formate da proteine presenti sui pili che determinano la specificità dell’ospite/organo Variazione di fase antigenica degli antigeni H e K (flagelli e capsula). Questi antigeni possono essere alternativamente espressi e non espressi proteggendo il batterio dall’azione degli anticorpi.. Sistema di secrezione tipo 3. Insieme di proteine (iniettosoma) in grado di promuovere l’introduzione di tossine nelle cellule del tessuto bersaglio Sequestro dei fattori di crescita (es. ferro). Proteine di membrana che legano e trasportano ferro (o altri micronutrienti) all'interno del batterio sottraendolo al gruppo eme delle proteine o a proteine chelanti il ferro Resistenza al killing sierico. Resistenza costitutiva al complemento e agli anticorpi. Resistenza agli antibiotici .Presenza di beta lattamasi e di variazione dei canali di membrana. Apparato di secrezione di tipo 3 (iniettosoma). Questo sistema è utilizzato da diversi batteri Gram- per introdurre proteine batteriche nella cellula eucariotica. Le proteine effettrici iniettate, alterano il citoscheletro delle cellule, portano a cambiamenti morfologici che favoriscono l’attacco dei batteri e la distruzione dei microvilli delle cellule intestinali. L’iniettosoma consiste di numerose proteine, alcune formano la struttura di base, altre servono per ancorarlo alla membrana del batterio e per forare la membrana della cellula ospite.
Escherichia coli Generalità. Escherichia coli (abbreviato solitamente con E. coli) è la specie più nota del genere Escherichia: al suo interno si distinguono più di 170 sierotipi, caratterizzati da diverse combinazioni degli antigeni O, H, K e F (pili). È una delle specie principali di batteri commensali che vivono nella parte inferiore dell'intestino dell’uomo e degli animali e sono necessari per la digestione corretta del cibo. La sua presenza nelle falde acquifere è un indicatore comune di contaminazione da feci. Il numero di E. coli nelle feci che un umano espelle in un giorno va dai 100 miliardi (1011) ai 1019. Anche se rappresenta un comune abitante dell'intestino e ha un ruolo fondamentale nel processo digestivo, ci sono situazioni in cui E. coli può provocare malattie nell'uomo e negli animali. Alcuni ceppi di E. coli sono l'agente eziologico di malattie intestinali e extra-intestinali come infezioni del tratto urinario, meningite, peritonite, setticemia e polmonite. Struttura e fisiologia. La maggior parte dei ceppi è in grado di fermentare il lattosio contrariamente ad altri patogeni intestinali come la Salmonella e Shigella. E. coli è dotato di pili o fimbrie importanti per l’adesione del batterio alle mucose dell’ospite ed alcuni ceppi possono essere mobili per flagelli. La tipizzazione dei ceppi avviene sulla base dei principali antigeni strutturali O, H e K . Gli antigeni O (somatici o antigeni del LPS) sono presenti nella porzione polisaccaridica del LPS. Gli antigeni H sono associati ai flagelli e gli antigeni K sono associati alla capsula. Sierotipi specifici sono associati a diverse malattie. Tossine. Alcuni ceppi di E. coli sono tossigenici, producono cioè tossine che possono essere causa di diarrea. La dissenteria da E. coli è una comune tossinfezione alimentare, poiché viene contratta principalmente da alimenti contaminati. E. coli produce quattro tipi di tossine che si distinguono, per la diversa sensibilità al trattamento termico, in termolabile (LT) e termostabile (ST) e per l'azione tossigena (tossine shiga-simili e tossine emolitiche, HlyA). La tossina termolabile, denominata LT, è molto simile nella struttura e nelle funzioni alla tossina del colera. Contiene una subunità 'A' e cinque subunità 'B‘. Le subunità B contribuiscono all'aderenza e all'entrata della tossina nelle cellule intestinali dell'ospite, dove la subunità A stimola le cellule a rilasciare acqua, provocando diarrea.
Fattori di virulenza propri di E. coli Adesine CFA/1-2-3 Antigeni del fattore di colonizzazione. AAF/1-2-3 Adesine aggreganti. Bfp Pili formanti fasci. Intimina Media l'adesione tramite legame con il proprio recettore. Pili P Si legano ad antigeni del gruppo sanguigno P Fimbrie Dr Si legano ad antigeni del gruppo sanguigno Dr Proteine Ipa Proteine di adesione espresse da un plasmide. Esotossine STa e STb Tossine stabili al calore. LT-1 e LT-2 Tossine labili al calore. Stx-1 e Stx-2 Tossine Shiga-simili a quelle secrete da Shigella. Emolisina (HlyA) Lisa gli eritrociti ed altri tipi cellullari. A D E S I N T O S I N E
Malattie I diversi ceppi di E.coli possono dare: (1) malattie gastrointestinale e (2) malattie extraintestinali Malattia intestinale La trasmissione della malattia intestinale avviene comunemente per via fecale/orale, attraverso acqua e alimenti contaminati che fungono da veicoli per la trasmissione. Sono stati identificati almeno cinque tipi di E.coli responsabili di infezioni intestinali che differiscono per i meccanismi patogeni. Gli stipiti enterotossigeni (ETEC), enteropatogeni (EPEC), enteroemorragici (EHEC), enteroinvasivi (EIEC) ed enteroaderenti (EAEC) di E. coli sono fondamentalmente il medesimo microorganismo, differendo soltanto per l’acquisizione di caratteristiche patogene specifiche.
E. coli enterotossigeno (ETEC): gli stipiti ETEC sono frequentemente responsabili della diarrea dei viaggiatori. La trasmissione avviene attraverso gli alimenti e l’acqua contaminati da liquami umani, o tramite contatto interumano (da persona a persona). Gli ETEC colonizzano l’intestino tenue (i pili facilitano il legame del microrganismo alla mucosa intestinale). Con un processo mediato da enterotossine, gli stipiti ETEC determinano una ipersecrezione prolungata degli ioni cloruro e di acqua dalle cellule mucosali dell’intestino. L’intestino si riempie in tal modo di liquido, ne consegue una diarrea acquosa significativa che continua per un periodo di parecchi giorni, associata a nausea, crampi addominali e febbre di modesta entità. Le enterotossine responsabili della patologia sono: una tossina termostabile (ST, stable toxin) che provoca un incremento dei livelli di guanosina monofosfato ciclico (cGMP) cellulare, e una tossina termolabile (LT, labile toxin) che determina un accumulo di adenosina monofosfato ciclico (cAMP). [Nota: la tossina LT è essenzialmente identica nella struttura e nel meccanismo d’azione alla tossina colerica] E. coli enteropatogeno (EPEC): gli stipiti EPEC sono spesso causa di una sindrome diarroica infantile particolarmente osservabile in aree a basso livello igienico. Il neonato è infettato durante la nascita, o in utero. La patogenesi intestinale è da attribuire all’adesione dei batteri EPEC alle cellule mucosali dell’intestino tenue. I ceppi di E. coli che esprimono bfp (pili formanti fasci) possono stabilire dei blandi legami con la tonaca mucosa dell’intestino tenue a cui deve seguire un ancoraggio più forte che richiede la presenza di un recettore sulle cellule della mucosa intestinale, il quale è fornito dai batteri stessi. Questo recettore (translocated intimin receptor-Tir) viene introdotto mediante il sistema di secrezione di tipo 3 ed è inizialmente inattivo. Nel citoplasma della cellula Tir è attivato dalla fosforilazione ed inserito sulla membrana, dove funziona da potente recettore per l'intimina, espressa sulla membrana del batterio. L’adesione alla mucosa dell’intestino tenue causa una estesa distruzione dei microvilli e sviluppo delle lesioni caratteristiche La diarrea acquosa che ne consegue, associata a febbre, malessere e vomito, in rare occasioni può diventare cronica.
3. E. coli enteroemorragico (EHEC): gli stipiti EHEC si legano alle cellule dell’intestino crasso, dove producono un’esotossina (verotossina, o tossina Shiga-simile), che causa una forma grave di diarrea, copiosa e sanguinolenta (colite emorragica). Il sierotipo O157:H7 è il ceppo più comune di E. coli che produce la verotossina. Questo ceppo è inoltre associato, in bambini di età inferiore ai cinque-dieci anni, a focolai epidemici di insufficienza renale acuta potenzialmente letale (sindrome uremica emolitica, HUS) caratterizzata da febbre, insufficienza renale acuta, anemia emolitica e trombocitopenia. Il serbatoio primario di batteri EHEC è il bestiame; di conseguenza, la possibilità di una infezione può essere notevolmente ridotta cuocendo bene la carne e pastorizzando il latte. 4. Altre infezioni da E. coli: ceppi di E. coli enteroinvasivi (EIEC) determinano una sindrome simile alla dissenteria con febbre e feci sanguinolente. La distruzione delle cellule epiteliali con infiltrazione infiammatoria può causare ulcerazione al colon. Ceppi di E.coli enteroaggregante (EAEC) sono anch’essi una causa della diarrea del viaggiatore e di una diarrea persistente dei bambini più piccoli e nei pazienti con AIDS. Ha invece un doppio volto il batterio Escherichia coli che ha provocato 40 vittime in Germania: il nuovo ceppo è particolarmente aggressivo perché combina il potere di due patogeni virulenti, il primo capace di produrre la tossina Shiga come fanno gli E. coli enteroemorragici (EHEC) e il secondo capace di aderire alla parete intestinale come è tipico di E. coli enteroaggregante (EAEC). La combinazione di queste due caratteristiche, insieme alla resistenza legata ad alcuni antibiotici, ha fatto sì che questo ceppo fosse altamente patogeno (Lancet, 2011).
Malattia extraintestinale La fonte dell’infezione per la malattia extraintestinale è frequentemente la flora microbica del paziente stesso, in cui E.coli alberga nell’intestino in forma non patogena. Tuttavia, in quello stesso individuo si può verificare la malattia quando il microrganismo si viene a trovare, per esempio, nella vescica o nella circolazione sanguigna (siti normalmente sterili). Infezioni del tratto urinario (UTI): E. coli è la causa più comune delle UTI, comprese la cistite (infiammazione delle vie urinarie) e la pielonefrite (infiammazione dei reni e della pelvi renale). Le donne sono particolarmente a rischio di infezione a causa dell’uretra molto più corta rispetto all’uomo che facilita il passaggio dei batteri che provengono dalle feci. Si calcola che una percentuale compresa tra il 40 e il 50% delle donne abbia avuto esperienza di cistite almeno una volta nella vita La cistite non complicata (la UTI più comunemente osservata) è causata da ceppi uropatogeni di E. coli, caratterizzati dalla presenza di fimbrie P ( un fattore di aderenza ) e dalla resistenza all’attività battericida del complemento sierico. L’UTI complicata (pielonefrite) avviene in condizioni di ostruzioni al flusso urinario, che possono essere causate da ceppi non uropatogeni. Meningite neonatale: E. coli è una delle cause principali di una meningite che compare entro il primo mese di vita. A questo tipo di infezioni è associato in modo particolare l’antigene capsulare K1. Infezioni nosocomiali (contratte in ospedale): Le infezioni ospedaliere sono generalmente causate da microrganismi opportunistici, presenti nell'ambiente, che di solito non danno luogo ad infezioni, ma possono provocarle in pazienti immunodepressi (immunocompromessi) sia durante il ricovero sia dopo la dimissione. Queste sindromi includono sepsi/batteriemia, Shock endotossico e polmonite.
Diagnosi di laboratorio. Poiché E Diagnosi di laboratorio. Poiché E.coli è un normale commensale dell’intestino l’identificazione dei ceppi patogeni è particolarmente difficile. I ceppi EIEC spesso non fermentano il lattosio e possono essere individuati in terreno MacConkey, I ceppi EHEC, a diffrenza degli altri ceppi di E.coli, fermentano lentamente il sorbitolo e possono essere isolati su MacConkey al sorbitolo. Trattamento e prevenzione. La malattia intestinale può essere evitata con le normali norme igieniche per l’acqua e gli alimenti. Il mantenimento dell’equilibrio idroelettrolitico è di primaria importanza nel trattamento. Le malattie extraintestinali richiedono un trattamento con antibiotici che a causa della diffusa antibiotico-resistenza deve essere valutata con prove di sensibilità sui ceppi isolati.
Salmonelle Le Salmonelle sono responsabili (a) di forme intestinali (gastroenteriti), generalmente di modesta gravità e (b) di forme sistemiche extraintestinali (febbre enterica), con decorso in genere di maggior gravità, che in assenza di adeguata terapia possono essere mortali. Le Salmonelle comprendono circa 2500 sierotipi diversi, compresi quelli di importanza clinica, quali: S. typhimurium e typhi. La trasmissione è fecale/orale causata da portatori asintomatici, cronici e dagli ammalati (che eliminano batteri con le urine e le feci). Epidemie si possono verificare in comunità sovraffollate e in condizioni igieniche inadeguate Gastroenterite o salmonellosi: è causata dai sierotipi typhimurium e enteriditis. E’ caratterizzata dalla comparsa di nausea, vomito e diarrea che si sviluppa 12-48 ore dalla ingestione dell’alimento o dell’acqua contaminati. Normalmente è autolimitante e guarisce spontaneamente nel giro di 48-72 ore anche se l’escrezione fecale del batterio può persistere per più di un mese. Febbre tifoidea (enterica). Grave malattia sistemica causata dal sierotipo typhi caratterizzata da febbre, sudorazione, cefalea, anoressia, astenia, angina, tosse, mialgia e diarrea. Il periodo di incubazione varia da 7 a 14 giorni. Se non trattati con antibiotici beta–lattamici e fluorochinoloni la mortalità è del 15%.
PATOGENESI: L’infezione avviene con cibi contaminati le salmonelle attraversano la mucosa dell’intestino tenue e raggiungono i linfonodi attraverso il dotto toracico vanno al sangue prima batteriemia i batteri vanno nelle cellule reticolo-endoteliali della milza e del fegato dove si moltiplicano nei macrofagi seconda batteriemia con rialzo febbrile (tipico andamento a sega della febbre con oscillazioni fra mattino e sera e fra giorni successivi di tipo remittente-intermittente) i batteri vanno nella colecisti dove attraverso la bile raggiungono l’intestino e si moltiplicano causando ulcerazioni, emorragie e perforazioni Decorso della malattia: 7-14 giorni di incubazione 2-3 settimane di febbre 2-3 settimane di convalescenza salmonelle nelle feci
Le Shigelle si distinguono oggi in quattro specie o sottogruppi. Sottogruppo A: Shigella dysenteriae, comprende 10 sierotipi diversi. Sottogruppo B: Shigella flexneri, comprende 8 sierotipi principali. Sottogruppo C: Shigella boydii, comprende 15 sierotipi. Sottogruppo D: Shigella sonnei, comprende due varietà sierologiche. Le Shigelle sono gli agenti etiologici della dissenteria bacillare, che è una malattia caratterizzata da un breve periodo di incubazione (da 3-6 giorni a poche ore) e da una sintomatologia dominata da numerose e violente scariche diarroiche mucosanguinolente. Alla diarrea si associano in genere febbre modica, dolori addominali e vomito, insieme a segni di compromissione generale come cefalea e prostrazione. La malattia si contrae per ingestione di alimenti contaminati da feci di malati o di portatori sani (convalescenti) ed è tipica delle zone a basso sviluppo economico e sociale. Le Shigelle sono parassiti esclusivi dell’uomo che rappresenta l’unica sorgente di infezione. Le mosche sembrano favorire la disseminazione meccanica dell’infezione.
Le Shigelle introdotte con gli alimenti riescono a superare la barriera dell’acidità gastrica e vanno a localizzarsi nella mucosa del colon dove moltiplicandosi esercitano la loro azione patogena. L’azione patogena delle Shigelle è dovuta alla loro capacità di penetrare (per endocitosi), nonostante l’assenza di mobilità attiva, nelle cellule dell’epitelio mucoso integro, passando poi nella lamina propria della mucosa intestinale dove si moltiplicano con accumulo di prodotti metabolici e liberazione di endotossina in seguito alla lisi dei corpi bacillari (vedi figura). Le Shigelle non mostrano alcuna tendenza a diffondere in altre sedi anatomiche e non si riscontrano mai in circolo. Nelle forme di dissenteria sostenute da Shigella dysenteriae di tipo 1, che produce una potente tossina citotossica (tossina di Shiga), sono possibili tutte le complicanze delle enteriti da stipiti entero-emorragici di E. coli (EHEC). Tutte le altre Shigelle non producono tossine proteiche e la loro azione tossica è riconducibile esclusivamente alla componente lipopolisaccaridica (endotossina).
PROTEUS I batteri del genere Proteus si ritrovano negli strati superficiali del suolo e come componenti della popolazione batterica intestinale dell’uomo. Sono normali commensali e provocano infezioni quando si trasmettono ad altre sedi. Rappresentano i più frequenti agenti etiologici di infezioni urinarie dopo i batteri del genere Escherichia. La produzione di ureasi e la conseguente alcalinizzazione dell’urina per la produzione di ammoniaca contribuiscono alla severità dell’infezione per il danneggiamento dell’epitelio renale. La cistite, la pielonefrite e l'urolitiasi (formazione di calcoli nella vescica o nei reni) sono le infezioni più ricorrenti mediate da Proteus. Tuttavia, a seguito di un insulto da Proteus, alcuni pazienti particolarmente sensibili possono sviluppare anche batteriemia e setticemia. Oltre alle infezioni urinarie possono provocare anche infezioni delle vie respiratorie che, in pazienti debilitati, possono essere accompagnate da manifestazioni setticemiche con elevata mortalità, particolarmente frequenti in ambiente ospedaliero (infezioni nosocomiali).