IL VERBO.

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Transcript della presentazione:

IL VERBO

Il verbo è la parte variabile più importante del discorso, perché su di esso si regge il senso della frase. Può indicare un'azione, un avvenimento, uno stato, una qualità o proprietà, l'esistenza del soggetto. Le determinazioni essenziali del verbo sono le seguenti: Il numero: può essere singolare o plurale a seconda che il soggetto a cui si riferisce sia singolo o una pluralità. La persona: si distinguono tre persone singolari ( io, tu, egli/ella/esso) e tre plurali ( noi, voi,essi/esse). modo: indica la modalità dell’azione o del modo di essere. I modi possono essere: finiti: indicativo, congiuntivo,condizionale, imperativo; indefiniti: infinito, participio, gerundio. tempo: indica in quale momento si svolge l’azione o il modo di essere (presente, passato, futuro): i tempi semplici sono quelli formati da una sola voce verbale (presente,imperfetto, futuro semplice, passato remoto) i tempi composti sono formati da due voci di cui una è data dal verbo essere o avere, chiamati in questa particolare funzione ausiliari, e l’altra dal participio passato del verbo (passato prossimo, trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro anteriore).

Il genere: in relazione all’azione espressa il verbo può essere: transitivo: quando l’azione transita direttamente sul complemento oggetto. intransitivo: quando l’azione passa indirettamente sul complemento, detto per questo motivo indiretto, per mezzo di una preposizione. La forma: attiva, passiva,riflessiva. La coniugazione: È l’insieme delle forme del verbo, che variano relativamente al numero, persona, modo, tempo e forma. È formata da radice e desinenza. Ogni forma verbale è formata da due parti essenziali. Una parte invariabile: la radice, che veicola il significato principale di ogni singolo verbo; una parte variabile, la desinenza, che informa sul numero del verbo ( singolare o plurale), sulla persona  ( 1ª, 2ª,3ª ), sul tempo ( presente, passato, futuro) e sul modo ( indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo). Escluso essere e avere che hanno una coniugazione del tutto anomala, i verbi della lingua italiana sono suddivisi in tre coniugazioni. Secondo la terminazione dell’infinito presente si distinguono in: 1ª coniugazione se terminano con la desinenza are come: guard- are, stanc- are, cant-are, centr-are 2ª coniugazione se terminano in ere, come: splend- ere, corr-ere, accogli-ere,perd-ere  3ªconiugazione se terminano in ire, come: fin-ire, diven-ire, guar-ire, inve-ire, spar-ire

Verbi regolari e verbi irregolari. Verbi difettivi e sovrabbondanti   A unire i verbi all’interno di ogni singola coniugazione non è solo la desinenza all’infinito, ma il fatto che essi assumono forme simili, tipiche della loro coniugazione, nei vari modi e tempi. Questo vale per i verbi detti regolari. I verbi irregolari sono quelli che si allontanano dalla coniugazione regolare per uno dei seguenti motivi: - o modificano il tema: togli-ere, tolg-o, tol-si - o modificano la desinenza: ven-ni invece di ven-ii - o mutano totalmente il tema: and-are, vad-o, v-a, and-ava. La prima coniugazione ha solo tre verbi irregolari (andare, dare, stare); mentre la 2a coniugazione è quella che ne ha il maggior numero (cadere, bere, cedere, chiedere, ecc.) e la 3a ne ha un numero limitato (dire, eseguire, esaudire, ecc.). Verbi difettivi e sovrabbondanti Si dicono difettivi i verbi che mancano di alcuni tempi, modi o persone, perché mai esistiti o perché non più in uso. Nelle voci mancanti essi vengono sostituiti da verbi o locuzioni di significato affine. Alcuni verbi sono  privi di participio passato e non possono quindi formare i tempi composti. Tra questi ci sono: competere, concernere, dirimersi, esimere, incombere, convergere,soccombere,splendere, transigere. Anche in questo caso le voci mancanti sono sostituite da verbi di significato affine: “Non era mai venuto meno al ( sostituisce transigere col)  suo dovere”.

Alcuni verbi, detti sovrabbondanti, possono essere coniugati secondo due coniugazioni: la prima e la terza ( dimagrire / dimagrare ) la seconda e la terza (adempiere – adempire). Possiamo distinguere: a) i verbi che hanno lo stesso significato nelle due coniugazioni:dimagrare / dimagrire, compiere / compire, starnutare / starnutire ecc. Ho appena fatto una cura dimagrante. Marcella è dimagrita. b) i verbi, detti anche falsi sovrabbondanti, che hanno significato differente a seconda della coniugazione: arrossare (rendere rosso) / arrossire (diventare rosso), impazzare (“fare pazzie”) / impazzire (diventare pazzo), sfiorare (toccare leggermente) / sfiorire (appassire), ardere (bruciare) / ardire (osare), imboscare (nascondere) / imboschire (rendere boscoso). A Venezia impazza di Carnevale. Non farmi impazzire con i tuoi capricci.

Verbi impersonali I verbi impersonali sono quelli che vengono usati soltanto all'infinito e alla terza persona singolare di tutti i tempi e modi, senza che sia espresso un soggetto determinato.  Tali sono i verbi che indicano fenomeni atmosferici, come: albeggia= spunta il giorno, spunta l'alba annotta= si fa notte imbrunisce= si fa buio annebbia= cala la nebbia piove= scende la pioggia nevica= cade la neve grandina= cade la grandine lampeggia= il cielo produce lampi tuona= rimbomba di tuoni Tutte queste forme impersonali semplici o composte si usano nei tempi composti con l'ausiliare essere: ad esempio, E' piovuto, era nevicato; ma si trova anche avere, specie per indicare un'azione continuata: ad esempio, Ha piovuto tutta la notte. Aveva nevicato tutto il giorno. I predetti verbi impersonali possono usarsi anche personalmente, se usati in senso figurato: ad esempio, Gli piovvero addosso tante proteste. Intorno a lui grandinavano le pallottole. Gli balenò davanti una lama. Il professore tuonò dalla cattedra. Lo folgorò con lo sguardo.

Per rendere impersonale una frase si può anche usare: 1) la particella pronominale si con verbo transitivo attivo privo di complemento oggetto o con un verbo intransitivo: Qui si mangia male. Quando si parte? 2) la 3ª persona singolare di un verbo in forma passiva: Non è permesso entrare. 3) un pronome indefinito che funge da soggetto generico: Se qualcuno vuole, può intervenire. 4) la 3ª persona plurale di un verbo: Dicono che sia una persona socievole.

Verbi Transitivi e intransitivi Sono transitivi i verbi che esprimono un’azione che dal soggetto passa direttamente, cioè si esercita, su una persona, un animale, una cosa che la riceve e per questo si chiama oggetto del verbo. Giulio scrive una poesia. Giulio →soggetto- compie l’azione, scrive → verbo transitivo - esprime l’azione, una poesia →oggetto - l’azione passa su di esso. In una frase come Giulio scrive una poesia, l’oggetto su cui va a cadere l’azione dello scrivere è indicato: una poesia. Ma l’oggetto può anche non essere espresso: Giulio scrive. In questo caso, il verbo è usato in senso assoluto o in senso intransitivo. Anche se non ha l’oggetto espresso, continua ad essere transitivo a tutti gli effetti, perché l’azione espressa dal verbo come scrivere oppure leggere, saltare, mangiare, correre ecc. ha bisogno di qualcosa che sia l’oggetto dell’azione. Sono intransitivi i verbi che esprimono uno stato o una azione che non passa direttamente su un oggetto, ed esprime un’azione o uno stato che si riferisce solo al soggetto. Giulio parte. Giulio → soggetto / compie l’azione parte →verbo intransitivo / esprime un’azione che si esaurisce nel soggetto stesso. Il verbo intransitivo non ammette il complemento oggetto ed esprime un’azione o stato che si riferisce solo al soggetto: Giulio partirà domani.

Funzione transitiva e funzione intransitiva. I verbi che indicano movimento sono intransitivi: andare, venire, partire, tornare, camminare, passeggiare, correre, sono intransitivi i verbi che indicano produzione di suoni: abbaiare, miagolare, cinguettare, nitrire,ululare, gemere sono intransitivi stato o modo di essere: arrossire, impallidire, dormire, riposare sono verbi intransitivi azioni che riguardano solo il soggetto e non può passare ad altri nascere, crescere, morire, partire,uscire, entrare, sternutire, sbadigliare, invecchiare. Arriverà domani da Parma. Il gatto miagola. Carlo è nato nel 1970. Verbi con uso transitivo e intransitivo. Alcuni verbi possono essere usati sia transitivamente che intransitivamente, a seconda del significato e del contesto in cui si trovano: fuggire Gianni fugge le tentazioni Il ladro è fuggito dal carcere. calare Mario calò una corda. I barbari calarono dal Nord. passare Per favore, passa il libro a Maria Il tempo passa velocemente.

FORMA ATTIVA, PASSIVA E RIFLESSIVA I verbi intransitivi hanno solo la forma attiva, poiché l'azione compiuta in sé non ricade su un complemento oggetto, cioè non "esce" dalla sfera del soggetto; i verbi transitivi, invece, possono avere tre forme: attiva, passiva, riflessiva. La forma attiva si ha quando il soggetto compie l'azione espressa dal verbo: Marco legge il giornale. La forma passiva è quella in cui il soggetto subisce l'azione espressa dal verbo: Il bravo scolaro viene lodato dal maestro. La forma riflessiva indica un'azione che si riflette sul soggetto che la compie: Io mi vesto; essi si lavano. Nell'esempio di forma passiva sopra citato, l'elemento che compie l'azione e che agisce è "il maestro" e non il "bravo scolaro" (soggetto). Di conseguenza, nell'analisi logica della frase, si parla di complemento di agente e di complemento di causa efficiente quando si tratta di agente inanimato (ad esempio, "I turisti vennero sorpresi dalla tempesta"). La forma passiva si può avere anche quando il complemento d'agente o il complemento di causa efficiente non sia specificato: ad esempio, il colpevole è stato punito, la nave è stata affondata, gli ordini non sono stati rispettati. Un verbo transitivo può diventare passivo in tre modi: a) premettendo al suo participio passato le voci corrispondenti del verbo essere: io sono lodato; tu eri lodato; che essi siano lodati, ecc. b) premettendo al suo participio passato, nei tempi semplici, le voci corrispondenti del verbo venire: io vengo chiamato; egli veniva lodato; che egli venga punito; voi verreste licenziati, ecc. c) premettendo alle sue voci attive, ma solo per le terze persone singolari e plurali dei tempi semplici, la particella pronominale si, che in questo caso prende il nome di si passivante: questo libro si legge molto volentieri; si attraversò un'ampia pianura; si vedevano molte luci sulla collina.

La forma riflessiva La forma riflessiva del verbo non è altro che il verbo nella sua forma attiva, accompagnato dalle particelle pronominali  mi, ti, si, ci, vi, si che precedono immediatamente il verbo nei modi finiti o lo seguono encliticamente nell'imperativo e nei modi infiniti. Le particelle rappresentano il soggetto, ma fanno anche da complemento oggetto del verbo: ad esempio, io mi lavo (io lavo me), tu ti lavi, egli si lava, noi ci laviamo, voi vi lavate, essi si lavano. Non si ha dunque forma riflessiva quando le particelle svolgono la funzione del complemento di termine: ad esempio, Io mi lavo il fazzoletto (io lavo il fazzoletto a me); Noi ci prepariamo la colazione (noi prepariamo la colazione a noi stessi). Questa forma con la particella pronominale che non fa da complemento oggetto si dice riflessiva apparente. Simile alla forma riflessiva è poi la forma reciproca che, nelle sole voci plurali del verbo, esprime con le particelle pronominali ci, vi, si un'azione scambievole tra due o più persone: ad esempio, Noi ci aiutiamo; Voi vi salutate; Essi si lodano a vicenda. La forma pronominale La forma pronominale è quella in cui alcuni verbi intransitivi sono accompagnati dalle particelle pronominali mi, ti, si, ci, vi, si formano una cosa sola col soggetto: ad esempio, io mi dolgo; egli si pente; noi ci accorgemmo dell'errore.  In questi casi è evidente che le particelle pronominali non hanno valore di complemento oggetto o di termine; non si può cioè dire: "io dolgo me stesso o a me stesso"; "egli pente se stesso o a se stesso"; "noi accorgemmo noi stessi o a noi stessi". In tal modo si può agevolmente distinguere questa forma da quella riflessiva. 

 Sono considerati verbi intransitivi pronominali quei verbi con pronomi atoni privi però di valore riflessivo. Rientrano in questa categoria: a) i verbi intransitivi pronominali in senso stretto, dove l’uso del pronome atono è obbligatorio.Tra questi verbi ci sono: pentirsi, vergognarsi, lamentarsi, accorgersi, arrendersi, imbattersi, ribellarsi, b) i verbi intransitivi in cui l’uso del pronome atono non è obbligatorio, che possono cioè essere sia intransitivi che intransitivi pronominali. Però la presenza del pronome atono determina spesso una diversa sfumatura di significato e una diversa costruzione della frase: La tempesta infuria nella notte. Alberto si infuria per un non nulla. c) verbi transitivi, come svegliare, allontanare, abbattere, dimenticare, decidere, fermare, eccitare, rallegrare, rattristare, muovere, offendere, ricordare, annoiare, i quali usati con la particella pronominale acquistano valore intransitivo: svegliarsi, annoiarsi, allontanarsi, dimenticarsi. Perciò,il verbo annoiare può essere usato come transitivo, con un complemento oggetto: La tua poesia ha annoiato tutti i presenti. Me se si premette al verbo il pronome personale, il verbo diventa intransitivo pronominale : "Io mi annoio", dove mi annoio non significa “io annoio me stesso” ma “sono preso dalla noia”.