PERSEO E MEDUSA.

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Transcript della presentazione:

PERSEO E MEDUSA

Il mito inizia con la nascita di Danae, madre di Perseo, da Acrisio e la moglie Euridice, re e regina della città di Argo. Il sovrano temeva per le sorti del proprio regno, perché essendo senza eredi maschi, non sapeva a chi lasciare il trono. Così decise di interpellare l’oracolo di Delfi che gli predisse la morte per mano del figlio di Danae. Per questo motivo Acrisio decise di incarcerare la figlia in una torre, in modo tale da non farle concepire alcun figlio, ma questo non funzionò: Danae rimase incinta di Zeus che, trasformatosi in una pioggia d’oro riuscì a penetrare all’interno della torre. Acrisio quindi, scoperto il concepimento, decise di chiudere madre e figlio in una cassa e mandarli per mare. La cassa viene ritrovata sull’isola di Serifo dove Perseo verrà cresciuto dal re Polidette. Questo, innamorato di Danae, fa tutto il possibile per allontanare l’eroe dalla madre, che concentrata sul figlio bistrattava il sovrano. Il re decide di chiedere a Perseo di portargli la testa di Medusa in modo tale da mandarlo a morte certa ed è così che inizia la parte centrale della leggenda.

Danae, Tiziano, 1545

Per sconfiggere Medusa, Perseo necessita di tre oggetti: aveva bisogno dei sandali alati per spostarsi velocemente, di una sacca magica per riporre la testa e dell'elmo di Ade per essere invisibile. Atena ed Ermes inoltre gli avevano donato uno scudo lucido per guardare la gorgone di riflesso, in modo da non rimanere pietrificato ed un falcetto per decapitarla. Gli oggetti erano detenuti però dalle ninfe Stigie. Le uniche sapere dove si trovassero queste ninfe erano le Graie, le tre sorelle di Medusa. Queste possedevano un solo occhio e un solo dente nonostante fossero appunto in tre. Al momento dell’incontro, Perseo decide di rubare i due affetti in cambio delle informazioni riguardanti la posizione delle ninfe. Le Graie accettano lo scambio, così Perseo ottiene la posizione delle ninfe e, con un inganno, non restituisce i due oggetti alle tre creature. Impossessatosi degli oggetti che gli servivano, Perseo si dirige verso la dimora di Medusa: questa è preceduta da un bosco pieno di statue, le vittime della Gorgone. L’eroe riesce ad avvicinarsi alla creatura mostruosa grazie all’elmo di Ade che lo rende invisibile e la decapita col falcetto di Ermes. Prima di andarsene, Perseo dice di raccogliere il sangue della Gorgone: quello che proviene dalla vena sinistra è un veleno mortale; quello che proviene dalla vena destra invece, era capace di resuscitare i morti. Dal sangue della Gorgone nacque Pegaso, il mitico cavallo alato che aiutò Perseo a fuggire.

Perseo trionfante, Benvenuto Cellini, 1553

L’eroe finisce quindi sull’isola del titano Atlante che, conscio della profezia che prediceva la sua morte per mano di un figlio di Zeus, tenta di uccidere l’eroe. La battaglia si conclude con la schiacciante vittoria del semidio grazie all’uso della testa di Medusa, che gli permette di trasformare il titano in una montagna. Perseo quindi sorvola il deserto della libia sul quale fa cadere qualche goccia del sangue velenoso della Gorgone riempiendolo di animali fortemente velenosi. Giunge infine sulle coste degli Etiopi, dove si accorge della presenza di Andromeda incatenata ad uno scoglio. La ragazza infatti doveva pagare la superbia della madre Cassiopea, che aveva affermato quanto sua figlia fosse più bella di tutte le ninfe abitanti i mari. Perseo si offre di salvarla per poi sposarla e grazie alla testa di Medusa, pietrifica il mostro marino, creando il corallo. Liberata la ragazza, l’eroe decise di alzare tre altari ad Ermes, Atena e Zeus per poi incamminarsi verso il luogo prestabilito per il matrimonio dove però ha inizio un’altra battaglia: questa, portata avanti da Fineo, promesso sposo di Andromeda nonché fratello del re Cefeo, rivendicava la giovane fanciulla. Anche questa battaglia, dopo una prima difficoltà da parte di Perseo, fu risolta dall’eroe grazie all’uso della testa di Medusa. I due sposi decidono quindi di tornare a Serifo, dove riescono per poco a salvare Danae, condannata a morte dal re Polidette che non sopportava il mancato amore ricambiato. Il mito si conclude con la morte del re di Argo per mano di Perseo, come descritto dalla profezia, ma per disgrazia: il sovrano viene colpito da un disco lanciato dall’eroe durante dei giochi sportivi.

Perseo e Andromeda nell'affresco della Casa dei Dioscuri di Pompei

EFFETTI DEL MITO NELL’ARTE

Moltissime sono le rappresentazioni artistiche nelle quali i protagonisti sono i personaggi del mito stesso. Sin dall’antichità infatti, la storia dell’arte è ricca di opere nelle quali sono presenti riferimenti sia alla leggenda greca che alla versione raccontata da Ovidio nelle sue Metamorfosi; la maggior parte delle opere facenti parte della classicità sono affreschi o, in quantità superiore, esempi di pittura vascolare. La scena più usata è la decapitazione di Medusa, molto popolare nell’arte classica.

Sul cratere apulo a figure rosse attribuito al Pittore di Tarporley, Perseo e Atena guardano il volto di Medusa   

LA MEDUSA DI CARAVAGGIO Questo famoso quadro dipinto nel 1597 circa. rappresenta il mito di Medusa, il mostro con il volto di donna e i capelli formati da serpenti che aveva la facoltà di tramutare in pietra chiunque lo guardasse. Perseo riuscì a decapitarla guardandola riflessa in uno scudo di bronzo levigato come uno specchio. Il dipinto di Caravaggio ha la forma insolita di una tavola circolare convessa, tavola rivestita di tela. Caravaggio ha sfruttato la forma convessa della tavola per accentuare il carattere drammatico della raffigurazione. Anche se è già stata decapitata, come si vede dagli zampilli di sangue che sgorgano dal collo, Medusa sembra ancora viva, con gli occhi che roteano atterriti e la bocca spalancata. La luce laterale crea un’ombra scura sulla superficie verdastra della tavola, che fa emergere la testa dal fondo, come se fosse una scultura. L’immagine è resa molto realistica da alcuni dettagli, come i denti ben visibili. Il bianco dei denti e degli occhi risalta ancora di più dal contrasto con le zone d’ombra vicine. Le vipere, che Caravaggio ha studiato dal vero emergono dal groviglio indistinto di corpi grazie a sapienti colpi luce.

Medusa di Caravaggio

IL PERSEO DI CELLINI Collocata sotto la Loggia dei Lanzi, la scultura rappresenta Perseo in piedi sul corpo di Medusa, appena decapitata con la spada impugnata nella mano destra, mentre la sinistra solleva trionfante la testa del mostro tenuta per i capelli. Il Perseo ha anche un significato politico, come la maggior parte delle statue poste sulla piazza: rappresenta infatti l'affermazione del Duca che dà un "taglio" alle esperienze repubblicane, rappresentate da Medusa. Dal corpo di Medusa escono infatti i serpenti, allusione alle proverbiali discordie cittadine che avevano da sempre minato una vera democrazia.

Perseo di Benvenuto Cellini

MEDUSA NELL’ARTE MODERNA

La medusa di Renato Guttuso "Medusa (da Caravaggio)" é una letterale citazione della celebre Medusa di Caravaggio, artista sempre molto ammirato da Guttuso. Medusa, donna bellissima e spaventosa, con il suo sguardo mostruoso mutava gli uomini in pietra. Il mito si lega al realismo della testa di donna dove si riconosce Marta Marzotto, modella prediletta per lunghi anni. Una testa mozzata, con uno sguardo fisso, coronata dalla chioma trasformata in un groviglio di serpi, che hanno un movimento ondulatorio e disordinato. Il volto di Marta, che in quegli anni incarna l’ideale femminile, sensualità, fascino e passione, in questa tela è un’immagine ravvicinata infernale che emerge da uno spazio caleidoscopico, gettata nell’inquietudine, caratterizzata da un’interpretazione visionaria. Il tondo, che realizza nel suo studio romano di Palazzo del Grillo nel 1985, si colloca proprio nell’ultima produzione, quando l’artista si fa più introspettivo, riflessivo e più personale, la sua espressione artistica si impossessa di una libertà evocativa e allegorica che, dal realismo critico e impegnato degli anni centrali della sua produzione, sfocia in un realismo memoriale, libero di esternare i propri dubbi, fantasmi, incubi e sogni proibiti.

La medusa di Renato Guttuso

LA MEDUSA DI VERSACE

Nel marzo 1978 a Milano, nel palazzo della Permanente sfila in passerella la prima collezione abiti firmata Versace e compare per la prima volta anche Medusa, il logo della maison. La figura di Medusa viene inscritta in un cerchio con bordatura greca. Probabilmente la decisione di scegliere come simbolo la Medusa e il motivo della greca ,vengono anche dal retaggio culturale che Gianni Versace ha portato con sé. Lo stilista ha trascorso la sua infanzia in Calabria, e il Sud dell’Italia chiamati “Magna Grecia” sono ricche di patrimoni classici, opere d’arte a cui ispirare il proprio talento. Medusa in greco significa “colei che domina” in quanto dotata di un grande potere seduttivo. La figura di Medusa ha origini antiche,risalenti alla mitologia greca. Era una fanciulla talmente bella da sedurre gli uomini con lo sguardo e che fu colpita da una maledizione che la trasformò in una creatura mostruosa con delle serpi al posto della splendida chioma; da quel momento chiunque incrociasse il suo sguardo rimaneva pietrificato. La Medusa di Versace è la rappresentazione della donna fatale. Chi viene rapito dal fascino di Versace è conquistato per sempre. “Chi si innamora della Medusa non ha scampo. Allora perché non pensare che chi è conquistato da Versace non può tornare indietro! E’ la seduzione che non ha fine.” Questa è stata la filosofia di Gianni Versace.  

Logo di Versace

IL MITO NELLA MUSICA MODERNA

“I'm always the first one to get it, man That's how you lead by example (I got it!) Versace, Versace Versace, Versace, Versace, Versace (Versace!)” - Migos “Medusa morta ti lascia di gesso” – Dark Polo Gang “Pietrifico i vostri visi in gita da primo liceo Sono medusa di Merisi mi manda Perseo” – Caparezza “Lei cuore di pietra Occhi dolci che ti tentano Come Medusa rimani di stucco Se provi a guardarli mo” – Nocca “Volti pietrificati, fermati prima del grido Questa scena è una medusa, la decapito e sorrido!” – Cranio Randagio

4 HS Caserta Federico Gori Michele Pellerito Ivan