Appunti di metrica latina

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Transcript della presentazione:

Appunti di metrica latina Federica Scarrione, Liceo "Galilei", Voghera Apollo citaredo, Intonaco dipinto, opera romana di età augustea. Dalle Scalae Caci sul Palatino. Antiquario del Palatino, Inv. 379982.

Diversi tipi di accento Intensivo o dinamico o espiratorio: la sillaba accentatat risalta perché pronunciata con maggiore intensità, cioè con uno sforzo più intenso di emissione dell'aria (lingua italiana) Melodico o musicale o cromatico: la sillaba accentata si evidenziava perché pronunciata con una tonalità più elevata rispetto alle altre (lingua latina)

Lettura in prosa della lingua latina La posizione dell'accento nella parola è legata alla quantità della penultima sillaba ("legge della penultima"): Nelle parole di tre o più sillabe, si possono verificare due casi: 1. la penultima sillaba è lunga: in tal caso l'accento cade su di essa; es.: vidēre = vidére; 2. la penultima sillaba è breve: in tal caso l'accento cade sulla sillaba precedente; es.: legĕre = lègere.

La quantità Ogni fonéma (suono) possiede una sua durata temporale I latini attribuivano un valore relativo alla durata dei fonemi, andando a distinguere le sillabe in brevi (ᴗ) e lunghe (-) Nelle lingue romanze questa percezione si è persa ed è stata sostituita dalla diversa pronuncia, più o meno aperta o chiusa, delle singole vocali

Quantità di vocale e quantità di sillaba Plausibilmente per i latini anche i fonemi consonatici avevano una durata che incideva sulla percezione della sillaba (quindi una vocale lunga non sempre finiva per coincidere con una sillaba lunga) Tuttavia, per consuetudine e semplicità didattica, identificheremo la quantità di una sillaba con la quantità del suo suono vocalico

Nozioni di prosodia: regole pratiche per determinare la lunghezza delle sillabe LEGGE DEL TRISILLABISMO: l’accento latino non cade mai oltre la terzultima sillaba. BARITONESI: l’accento latino non cade mai sull’ultima sillaba (tranne nei monosillabi).

Nozioni di prosodia: regole pratiche per determinare la lunghezza delle sillabe VOCALIS ANTE VOCALEM CORRIPITUR: nell’interno della parola, è breve la sillaba che termina in vocale ed è seguita da vocale (deus). SILLABA LUNGA PER POSIZIONE: la sillaba che termina in vocale seguita da due o più consonanti o dalle consonanti doppie x e z (mens, fruitur vita) è lunga per posizione. Se le due consonanti sono una muta e una liquida, in genere non c’è posizione (tenebrae). I DITTONGHI (AU, AE, OE) sono lunghi per natura (laudo, rosae, poena). Raramente formano dittongo eu, ei, ui; non formano mai dittongo io, ia, ie. DIERESI: quando ae ed oe non formano dittongo, si pronunciano separati e sulla seconda vocale si pone il segno della dieresi (poeta) (ma è di fondamentale importanza consultare il vocabolario in caso di dubbio)

Nozioni di prosodia: regole pratiche per determinare la lunghezza delle sillabe VOCALIS ANTE VOCALEM ELIDITUR: una sillaba finale in vocale o in –m si elide davanti a parola cominciante per vocale o per h (ante oculos, quantum erat); con es, est cade la e (ita es, ita est). L’H non conta come consonante, ma indica una semplice aspirazione. LA I è semiconsonante quando si trova all’interno di una parola tra due vocali (aio) o all’inizio di una parola seguita da vocale (iuventus)

Fenomeni che riguardano le sillabe e le vocali SINALEFE (meno propriamente ELISIONE): una sillaba finale in vocale o terminante in -m si fonde con la sillaba iniziale della parola seguente se questa comincia con vocale o con h. Es.: conticuere omnes = conticueromnes; cuiquam aut = cuiquaut. AFERESI: si ha la caduta della sillaba iniziale delle forme verbali es o est se queste sono precedute da parole terminanti in vocale o in -m. Es.: tactus aratro est = tactus aratrost. IATO: si ha quando, per motivi metrici, tra le due vocali che si incontrano non avviene sinalefe. Es.: pecuri et (Virgilio), dove -i non si elide. SINCOPE: caduta di una vocale breve all'interno di una parola. Es: caldus per calidus. APOCOPE: caduta della vocale finale. Es: nec per neque. SINIZESI: fenomeno che consiste nel considerare unite in una sola sillaba due vocali che appartengono a due sillabe diverse. (= opposto della dieresi) Es.: di-e-i (trisillabo) = di-ei (bisillabo).

Quantità delle sillabe finali Sillabe che escono in vocale. -a è lungo, tranne nel nominativo, accusativo e vocativo (lauda, rosa (abl.), rosa (nom.), maria. Fanno eccezione quia e ita. -e è breve, tranne nell’imperativo (mone), nell’ablativo singolare della quinta declinazione (die), negli avverbi derivati dagli aggettivi della seconda classe (fanno eccezione: bene, male, temere, saepe, impune). - i è lungo, tranne nel vocativo e dativo dei nomi greci (Palladi (dat), Pieri (voc.); è ancipite in mihi,tibi, sibi,ibi, ubi. - o è lungo, tranne nell’ablativo del gerundio, nella prima persona singolare dell’indicativo presente, futuro semplice e anteriore e nella seconda persona singolare dell’imperativo futuro. - u è lungo. -y è breve.

Metrica latina Per un romano la poesia si distingueva per il susseguirsi di quantità sillabiche secondo ordini e schemi determinati, ricorrenti e perciò riconoscibili. L’ordine di questa sequenza caratterizzava il discorso poetico, conferendogli un ritmo definito e rendendolo diverso da quello prosastico, quotidiano e assolutamente casuale. Dovevano esistere, dunque, dei modelli ideali (astratti), culturalmente determinati, dei singoli versi, a cui ci si doveva conformare.

METRICA LATINA: il piede Si dice PIEDE l'unità di misura metrica, cioè un gruppo di sillabe brevi e lunghe riunite sotto un ICTUS (= accento ritmico). Nel piede si distinguono: ARSI (parte forte, "in battere", cioè quella su cui cade l'ictus) e TESI (parte debole, "in levare"). Tale denominazione è alquanto discutibile e comunque valida solo in relazione alla metrica latina

METRICA LATINA: principali tipi di piede Variano a seconda della quantità e delle disposizione di sillabe Ogni breve corrisponde a un tempo, ogni lunga a due

L'esametro Questo metro fu introdotto da Ennio negli Annales, per sostituire il rozzo saturnio e per emulare Omero. Presto l’esametro divenne il verso dell’epica, ma fu in seguito utilizzato anche in altri generi letterari. Questo verso è composto da 6 piedi: i primi 4 possono essere dattili o spondei, il 5° è sempre dattilo, il sesto può essere spondeo o trocheo.

Esametro dattilico L’esametro,quindi, oggetto del nostro studio, è detto dattilico, perché è formato da 6 piedi dattilici. Tali piedi sono costituiti da due elementi: Due sillabe brevi o una lunga: in pratica, il dattilo può essere sostituito da uno spondeo Sillaba lunga inziale Sede di ictus

La cesura Infine, per rendere il ritmo dell’esametro, dobbiamo prendere in considerazione la cesura, che rappresenta una pausa all’interno del verso. Possiamo trovarne, sostanzialmente, di tre tipi: semiternaria (o tritemìmera): dopo l'arsi del secondo piede [3/2p] semiquinaria (o pentemìmera): dopo l'arsi del terzo piede [5/2p], che è la più comune semisettenaria (o eftemìmera): dopo l'arsi del quarto piede [7/2p]

Capire come leggere un esametro Da S. Timpanaro, cit.

Il distico elegiaco = esametro+pentametro Il pentametro:

Esempio di distici elegiaci

La metrica di Catullo Esametri (carmi 62 e 64) Distici elegiaci (carmi 65-116) Endecasillabi faleci (molto frequenti nel Liber) Trimetri giambici puri (carmi 4 e 29) Scazonti o ipponattei o coliambi (Carmi 8,22, 31, 37, 39, 44, 59, 60.) Strofe saffica (carmi 11 e 51)

Falecio E’ formato da una pentapodia dattilico-trocaica con il dattilo in seconda sede. La base (primo piede) è generalmente spondaica. La cesura è per lo più semiquinaria.

Trimetro giambico puro Da www.latinovivo.com

Scazonte (=zoppicante)

Strofe saffica E’ una strofe di quattro versi: i primi tre endecasillabi saffici minori, il quarto un adonio. L’endecasillabo saffico minore è una pentapodia dattilico trocaica col dattilo in terza sede. L’adonio è un dimetro dattilico catalettico.

Fonti S. Boldrini, La prosodia e la metrica dei romani, Nuova Italia Scientifica, 1994 M. Lenchantin de Gubernatis, Manuale di prosodia e metrica latina ad uso delle scuole, Casa Editrice Giuseppe Principato, 1965 S. Timpanaro, Nozioni elementari di prosodia e metrica latina, stampate in appendice all’antologia di A. La Penna, Romanae res, Loescher, 1966 S. Calafiore, Considerazioni, su didattica, metrica e sintassi latina, in http://www.sampognaro.it/considerazioni_latino.htm A. Marra, Nozioni di metrica latina, su Slideshare Una sintesi con esempi mp3 di lettura metrica si trova anche in http://www.latinovivo.com/autori/teoriametrica.htm#schema