Progetto: “Adotta un monumento: Ponte Milvio” Liceo “G Progetto: “Adotta un monumento: Ponte Milvio” Liceo “G. De Sanctis” III Bs – III Cs
Viaggio a Ponte Milvio nel 1900 tra pittura, letteratura e storia
La storia del ponte dall'antichità ad oggi... Oggi, Ponte Milvio, rappresenta una sorta di “Meeting Point”: la gente è presente in ogni luogo: ai tavoli, in piedi, sul parapetto del ponte, seduti a terra; dal tardo pomeriggio fino a notte inoltrata, tutti i giorni, sia d'inverno che d'estate. La storia di Ponte Milvio è radicata negli anni, infatti esso fu realizzato in prossimità della via Flaminia e Cassia, per oltrepassare il Tevere, fuori dalla città di Roma antica. La prima citazione risale al 207 a.C. Il Ponte era ancora in legno, ma per opera del console Marco Emilio Sca (110-109 a.C), fu ricostruito in muratura. Nel 312 fu combattuta la battaglia tra Costantino I e Massenzio e rimasero solo le tre arcate centrali. Nel 1429 Papa Martino V ordinò i primi restauri, successivamente furono soppresse le parti in legno e abbattuta la fortificazione medievale. Intorno al 1849 , per fermare l'avanzamento delle truppe francesi, Garibaldi fece esplodere il Ponte; in seguito fu restaurato da Papa Pio IX l'anno dopo. In questo avvenimento gli fu apportata una statua “L'Immacolata”, realizzata dallo scultore Pigiani. Nel 2003 fu attivata la corrente elettrica alla torretta del Valadier, causando un Black out nazionale, che tolse elettricità per un giorno intero.
L'alluvione Fin dall'antichità il corso fluviale principale di Roma era il Tevere, a causa del quale molto spesso la città era sottoposta a forti ed incessanti inondazioni. Durante questi avvenimenti venivano poste, agli edifici pubblici, delle targhe, la cui funzione era quella di conservare nella memoria l'evento. La targa più antica risale al 1277, applicata sotto l'arco dei Banchi, mentre la più recente è del 1937. Nei primi anni dell'800 furono introdotti degli strumenti, chiamati “idrometri”, che permettevano di visualizzare il livello raggiunto in questi frangenti. Gli idrometri erano scale graduate applicate all'edificio. L'alluvione del 1937 fu quella che rimase nella storia, poiché aveva inondato tutta la piazzola del ponte. Oggi il corso del fiume è munito di imponenti muraglio- ni, risalenti al XIX sec, che per- mettevano di proteggere la città. Inoltre vi sono vecchie gote, a livello del marciapiede, che fanno defluire le acque, e porte di ferro che proteggono gli ingressi.
Ponte Milvio..
..nella Letteratura..
Ponte Milvio come suggestione letteraria nelle opere di Pratolini e Pavese «Dorina stava su una piazza in capo ad un ponte. -È ponte Milvio-. Io camminavo e mi guardavo intorno. C'erano case a dieci piani e da ogni parte le colline illuminate. Non passava nessuno. -Sembra d'essere a Torino nel centro-. Dicevo. -Invece siamo in barriera»... Così parlò Pablo nel romanzo “Il compagno” di Cesare Pavese. E prosegue dicendo: «Eppure a volte, attraversando ponte Milvio, le seredi luna, c'era quel salto di collina sopra il Tevere e quei boschi lontano, che sembravano i boschi del Po e la scarpata di Sassi... C'era un viale di platani allo sbocco del ponte che mi pareva il Valentino o Stupinigi. Ci passavano molti camion che andavano fuori. Nelle osterie si vedevano stradini e muratori, c'era odoro di calce,tutto il giorno battevano mazza o piccone». Cesare Pavese, “Il compagno”, Einaudi
«La gente di ponte Milvio era fuori le soglie, sotto la pergola di un'osteria, seduta sugli scalini della chiesa. Dal caffè accanto alla caserma, una radio riempiva il piazzale della sua voce; nei brevi istanti in cui taceva sembrava che la vita,fino allora sospesa, riprendesse il proprio corso, ed erano i colpi delle bocce al di là del pergolato,le auto che infilavano la Cassia, i ciclisti, gli uomini a gruppi, appoggiati agli alberi di spalle come contro un muro, il venditore col suo carrello carico di ciliege. [...] Jacqueline ed io aspettavamo il tram alla fermata. Ella disse: «Dobbiamo tornarci, è un bel posto, non ti pare?» V. Pratolini, “Il mio cuore a Ponte Milvio”, “Diario sentimentale”
..nella Pittura..
Piero della Francesca, pittore del suo tempo.. La scena è il diretto proseguimento dell'affresco rappresentante Il Sogno di Costantino. L'esercito di Costantino procede trionfante alle spalle dell'imperatore che innalza avanti a sé la Croce portatagli dall'angelo nella notte precedente; l'armata di Massenzio, sulla riva opposta del fiume, fugge senza nemmeno combattere e nella tumultuosa ritirata i suoi soldati cadono dal ponte Milvio che lo stesso Massenzio aveva fatto danneggiare. Battaglia di Ponte Milvio, 1452-59, Arezzo, San Francesco
..nel Cinema..
La Primula Rossa I loro brutti presentimenti non erano del tutto sbagliati, infatti i misteriosi nemici non era altro che tutta quella gente di cui i tedeschi non avrebbero mai sospettato, ovvero la popolazione “pontemollese” e gli americani. Era il 4 giugno 1944, quando attraverso uno stratagemma simile al cosiddetto gioco la Primula Rossa, i tedeschi furono sconfitti e costretti alla ritirata: «Fu la sera, questa, che spostando frecce e targhe riuscirono a dirottare una colonna intera, su per la Flaminia; un inganno in cui soltanto i tedeschi nuovi per il fronte di Cassino, e storditi, potevano cadere». (tratto dal Diario sentimentale di Vasco Pratolini, “La Primula Rossa alla tomba di Nerone”). È quasi incredibile che alla fine i più deboli siano riusciti a prevalere sui più forti anche nella realtà e che nonostante la paura di fallire la gente non si sia tirata indietro come molto spesso invece accade.
..nella Storia..
La guerra e Ponte Milvio.. I romani avevano minato ponte Milvio, demolendo l'impalcato e la piccola arcata di accesso, ma tuttavia lasciando indenni le grandi arcate. Il 3 giugno 1849 i francesi, mentre attaccavano villa Pamphili, attaccarono contemporaneamente ponte Milvio, scendendo da Monte Mario, cogliendo di sorpresa i difensori. Uccisa la sentinella, i francesi ripristinarono la transitabilità del ponte con travi e tavole di legno, installando una testa di ponte sulla riva sinistra. Ma il ponte cadde in potestà dei francesi, i quali padroni delle alture menavano strage dei nostri, senza che potessimo offenderli noi. Dal 1931 è posta sul ponte una lapide in ricordo di quel giorno. Guerrazzi, Lo Assedio...., cit. pg. 795-96