Unità sulla poesia - Scuola Superiore - Classe II Domanda: Poeti si nasce … o si diventa? Basta avere la tecnica per essere poeti o bisogna “sentire” da poeti? Comprensione durevole: Gli studenti comprenderanno la specificità del linguaggio poetico come forma espressiva in cui il significante acquista un ruolo privilegiato nel comunicare il messaggio INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa?
Ugo Foscolo “Alla sera” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Ugo Foscolo “Alla sera” Forse perché della fatal quïete tu sei l'immago a me sì cara vieni o Sera! E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni, 4 e quando dal nevoso aere inquïete tenebre e lunghe all'universo meni sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni. 8 Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme 11 delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. 14 INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa?
Giacomo Leopardi “L’infinito” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Giacomo Leopardi “L’infinito” Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa?
Giuseppe Gioacchino Belli “Er giorno der giudizzio” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Giuseppe Gioacchino Belli “Er giorno der giudizzio” Quattro angioloni co le tromme in bocca se metteranno uno pe ccantone a ssonà: poi co ttanto de voscione cominceranno a ddí: ” Ffora a cchi ttocca”. Allora vierà ssu una filastrocca de schertri da la terra a ppecorone, per ripijà ffigura de perzone, come purcini attorno de la bbiocca. E sta bbiocca saà ddio bbenedetto, che ne farà du’ parte, bbianca e nnera: una pe annà in cantina, una sur tetto. All’urtimo usscirà ‘na sonajjera d’angioli, e, ccome si ss’annassi a lletto smorzeranno li lumi, e bbona sera. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa?
Giuseppe Gioacchino Belli l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Giuseppe Gioacchino Belli “La bona famija” Mi' nonna, a un'or de notte che viè ttata Se leva da filà, povera vecchia, Attizza un carboncello, ciapparecchia, E maggnamo du' fronne d'inzalata. Quarche vorta se famo una frittata, Che ssi la metti ar lume ce se specchia Come fussi a ttraverzo d'un'orecchia: Quattro noce, e la cena è terminata. Poi ner mentre ch'io, tata e Crementina Seguitamo un par d'ora de sgoccetto, Lei sparecchia e arissetta la cucina. E appena visto er fonno ar bucaletto, 'Na pisciatina, 'na sarvereggina, E, in zanta pace, ce n'annamo a letto. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 5 5
Giovanni Pascoli “La mia sera” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Giovanni Pascoli “La mia sera” Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c'è un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggera. Nel giorno, che lampi! Che scoppi! Che pace, la sera! Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell'aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell'umida sera. È, quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano cirri di porpora e d'oro. O stanco dolore, riposa! La nube del giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera. Che voli di rondini intorno! Che gridi nell'aria serena! La fame del povero giorno prolunga la garrula cena. La parte, sì piccola, i nidi nel giorno non l'ebbero intera. Né io... e che voli, che gridi, mia limpida sera! Don... Don... E mi dicono, Dormi! Mi cantano, Dormi! Sussurrano, Dormi! Bisbigliano, Dormi! Là, voci di tenebra azzurra... Mi sembrano canti di culla, che fanno ch'io torni com'era... sentivo mia madre... poi nulla... sul far della sera. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa?
Giovanni Pascoli “X agosto” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Giovanni Pascoli “X agosto” San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male! INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 7 7
Gabriele D’Annunzio “La pioggia nel pineto” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Gabriele D’Annunzio “La pioggia nel pineto” Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione. Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immensi noi siam nello spirito silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, Ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta: ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti ( e il verde vigor rude ci allaccia i melleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 8 8
Giuseppe Ungaretti “I fiumi” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Giuseppe Ungaretti “I fiumi” Mi tengo a quest’albero mutilato Abbandonato in questa dolina Che ha il languore Di un circo Prima o dopo lo spettacolo E guardo Il passaggio quieto Delle nuvole sulla luna Stamani mi sono disteso In un’urna d’acqua E come una reliquia Ho riposato L’Isonzo scorrendo Mi levigava Come un suo sasso Ho tirato su Le mie quattro ossa E me ne sono andato Come un acrobata Sull’acqua Mi sono accoccolato Vicino ai miei panni Sudici di guerra E come un beduino Mi sono chinato a ricevere Il sole Questo è l’Isonzo E qui meglio Mi sono riconosciuto Una docile fibra Dell’universo Il mio supplizio È quando Non mi credo In armonia Ma quelle occulte Mani Che m’intridono Mi regalano La rara Felicità Ho ripassato Le epoche Della mia vita Questi sono I miei fiumi Questo è il Serchio Al quale hanno attinto Duemil’anni forse Di gente mia campagnola E mio padre e mia madre. Questo è il Nilo Che mi ha visto Nascere e crescere E ardere d’inconsapevolezza Nelle distese pianure Questa è la Senna E in quel suo torbido Mi sono rimescolato E mi sono conosciuto Questi sono i miei fiumi Contati nell’Isonzo Questa è la mia nostalgia Che in ognuno Mi traspare Ora ch’è notte Che la mia vita mi pare Una corolla Di tenebre INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 9 9
Giuseppe Ungaretti “Fratelli” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Giuseppe Ungaretti “Fratelli” Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata Nell'aria spasimante involontaria rivolta dell'uomo presente alla sua fragilità Fratelli INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 10 10
l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Umberto Saba “Amai” Amai trite parole che non uno osava. M’incantò la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo . Amai la verità che giace al fondo , quasi un sogno obliato, che il dolore riscopre amica. Con paura il cuore le si accosta, che più non l’abbandona. Amo te che mi ascolti e la mia buona carta lasciata al fine del mio gioco. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 11 11
l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Umberto Saba “Goal” Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l'amara luce. Il compagno in ginocchio che l'induce, con parole e con mano, a rilevarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi. La folla - unita ebbrezza - par trabocchi nel campo. Intorno al vincitore stanno, al suo collo si gettano i fratelli. Pochi momenti come questo belli, a quanti l'odio consuma e l'amore, è dato, sotto il cielo, di vedere. Presso la rete inviolata il portiere - l'altro - è rimasto. Ma non la sua anima, con la persona vi è rimasto sola. La sua gioia si fa una capriola, si fa baci che manda di lontano. Della festa - egli dice - anch'io son parte. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 12 12
Umberto Saba “Città vecchia” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Umberto Saba “Città vecchia” Spesso, per ritornare alla mia casa prendo un'oscura via di città vecchia. Giallo in qualche pozzanghera si specchia qualche fanale, e affollata è la strada. Qui tra la gente che viene che va dall'osteria alla casa o al lupanare, dove son merci ed uomini il detrito di un gran porto di mare, io ritrovo, passando, l'infinito nell'umiltà. Qui prostituta e marinaio, il vecchio che bestemmia, la femmina che bega, il dragone che siede alla bottega del friggitore, la tumultuante giovane impazzita d'amore, sono tutte creature della vita e del dolore; s'agita in esse, come in me, il Signore. Qui degli umili sento in compagnia il mio pensiero farsi più puro dove più turpe è la via. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa?
Eugenio Montale “Non chiederci la parola” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Eugenio Montale “Non chiederci la parola” Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato. 5 Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, 10 sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 14 14
“Meriggiare pallido e assorto” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Eugenio Montale “Meriggiare pallido e assorto” Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare m entre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 15 15
“Ho sceso, dandoti il braccio…” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Eugenio Montale “Ho sceso, dandoti il braccio…” Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 16 16
Alda Merini “Se avess’io…” l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Alda Merini “Se avess’io…” Se avess’io levità di una fanciulla invece di codesto, torturato, pesantissimo cuore e conoscessi la purezza delle acque come fossi entro raccolta in miti-sacrifici, spoglierei questa insipida memoria per immergermi in te, fatto mio uomo. Io ti debbo i raccolti più fruttuosi della mia terra che non dà mai spiga. e ti debbo parole come l’ape deve miele al suo fiore. Perché t’amo caro, da sempre, prima dell’inferno prima del paradiso, prima ancora che io fossi buttata nell’argilla del mio pavido corpo. Amore mio quanto pesante è addurti al mio carro che io guido nel giorno dell’arsura alle tue mille bocche di ristoro ! INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa? 17 17
l’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Esperienza per l’apprendimento-3/: L’occhio e l’orecchio: musicalità e ritmo Il docente legge e fa ascoltare alcune poesie, con tipi di versificazione differenti, evidenziando musicalità e ritmo di ciascuna. Il docente fa inoltre ascoltare alcune poesie musicate. Poi consegna agli alunni divisi in coppie un testo poetico (diverso per ogni coppia: Belli, Gozzano, Manzoni, Ariosto, Pascoli, ecc.) che gli studenti si prepareranno a leggere dopo aver concordato l'intonazione e il ritmo della lettura. Si procederà poi alla lettura di almeno due testi: alcune delle performances saranno registrate. Abilità/competenza: analizzare e confrontare linguaggi espressivi diversi (suono e parola) Disposizione della mente: collaborare, esprimere curiosità, mettersi in gioco Valutazione continua: osservazione e ascolto degli studenti. INNOVADIDATTICA 2009-2010 “Poeti si nasce ... o si diventa?