Osservazione naturalistica

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Ricerca non sperimentale: la ricerca osservazionale, la ricerca d’archivio e il caso clinico

Osservazione naturalistica E’ condotta in modo da ridurre al minimo l’effetto di disturbo dovuto al processo di osservazione E’ non intrusiva e non reattiva

Osservazione naturalistica Le misure della traccia fisica fanno uso di prove fisiche lasciate dal comportamento. Es:una indagine sulla distribuzione urbana dei graffiti potrebbe dare indicazioni sul disagio sociale dei giovani

Esempio: Collet e Marsh (1974) Si parte dalle osservazioni (non obiettivate) di Goffmann (1971) sul comportamento delle persone sui marciapiedi. Nella ricerca osservazionale di cui sopra una telecamera registra il ‘comportamento di evitamento della collisione’ in un passaggio ristretto.

Esempio: Collet e Marsh (1974) Il 75% degli uomini incrocia in posizione frontale Solo il 17% delle donne fa altrettanto Ipotesi: la differenza potrebbe essere dovuta alla necessità di proteggere il seno?

Esempio: Collet e Marsh (1974) Effettivamente ulteriori osservazioni mostrarono che le donne tendono a ‘incrociare’ tenendo un braccio avanti al corpo più frequentemente degli uomini, come predetto in base all’ipotesi di ricerca Domanda: la ricerca fornisce indicazioni valide sulla possibilità che l’ipotesi degli autori sia corretta?

Attenzione! Con questo tipo di procedure di osservazione mirata alla verifica di ipotesi di ricerca in realtà si hanno risultati conclusivi solo quando si falsifica l’ipotesi di ricerca e non quando la si conferma. Ciò è dovuto alla totale mancanza di controllo su eventuali fattori confondenti tipica della ricerca osservazionale.

Le regole auree dell’osservazione naturalistica Ottimizzare il sistema di classificazione del comportamento (Esempio: il Facial Action Coding System di Ekman e Friesen, 1978) Registrare in maniera accurata i dati Salvaguardare al meglio la privacy dei soggetti coinvolti

Quando l’osservatore è partecipante Questa tecnica è adatta alle indagini su gruppi chiusi (associazioni, gruppi etnici o religiosi, gruppi professionali ma anche gruppi atipici e devianti )

Quando l’osservatore è partecipante Problemi: 1) Essere credibile come mebro del gruppo 2) Mantenere l’obiettività (debriefing) 3) Impossibilità di fatto ad ottenere un consenso informato e altre questioni etiche

Ricerca d’archivio I dati d’archivio sono quelli registrati da fonti pubbliche, come i registri dello stato civile, oppure da enti quali scuole e ospedali. Sono dati raccolti sostanzialmente per scopi diversi dalla ricerca, e quindi senza nessuna garanzia di uniformità sulle procedure di collezione nello spazio e nel tempo.

Ricerca d’archivio E’ una tecnica molto utilizzata nella ricerca psicosociale per indagare variabili come la frequenza dei suicidii oppure quella di crimini a sfondo sessuale. In clinica può essere usata anche per ottenere stime epidemiologiche preliminari.

L’osservazione del caso singolo N.B.: Va distinta dalla ricerca sperimentale sul caso singolo (il cosiddetto caso N=1). La descrizione e l’investigazione di soggetti singoli ha rilevanza in tutti gli ambiti della ricerca psicologica, dalle scienze cognitive alla neuropsicologia e alla clinica.

L’osservazione del caso singolo Secondo Korchin (Modern clinical psychology, 1976) la psicologia clinica è definita come l’applicazione dei principi e delle tecniche psicologiche ai problemi del singolo individuo

L’osservazione del caso singolo Secondo Allport, un eminente teorico della personalità degli anni ‘60, lo studio dell’individuo (approccio ideografico) dovrebbe essere sistematicamente affiancato allo studio sui gruppi (approccio nomotetico).

L’osservazione del caso singolo Tuttavia la rilevanza dello studio del caso singolo si apprezza soprattutto in ambito neuropsicologico e psicopatologico

Il caso CLINICO Un apparente paradosso: la ricerca sui casi clinici è intrinsecamente non sperimentale ma contribuisce in maniera determinante all’avanzamento della ricerca sperimentale, forneno continuamente osservazioni, ipotesi di ricerca e modelli per gli sviluppi teorici futuri.

Il caso CLINICO Ad esempio il caso clinico è stato fonte di ipotesi sullo sviluppo e sull’acquisizione delle competenze e dei comportamenti. Vedi il caso del piccolo Hans (Freud, 1908) o quello del piccolo Albert (Watson e Rayner, 1920) per le ipotesi psicanalitiche sullo sviluppo delle fobie

Il caso CLINICO Inoltre lo studio di casi clinici ha avuto un ruolo determinante nello sviluppo di tecniche di intervento psicoterapeutico.

Il caso CLINICO Esempi: L’avvento della ‘talking cure’ (metodo catartico) per il trattamento dei sintomi isterici di Anna O. (Breuer e Freud, 1890); I metodi comportamentali per il trattamento delle fobie nei bambini messi a punto per il caso di Peter (Jones, 1924)

Il caso CLINICO Lo studio dei casi rari è per definizione uno studio di casi clinici. Un esempio tipico è dato dallo studio di casi di personalità multipla. Esempio: Three faces of Eve (Thigpen e Cleckley, 1957).

Il caso CLINICO Il caso clinico è utile nel fornire controesempi ad affermazioni teoriche che si vorrebbero valide in senso generale.

Il caso CLINICO Esempio: è un assunto di alcune forme tradizionali di terapia psicanalitica che il trattamento di sintomi palesi (overt) sarebbe inefficace a causa dell’insorgenza di sintomi sostitutivi. Dimostrazioni ripetute di successo nel trattamento di sintomi overt in assenza di comparsa di sintomi sostitutivi minacciano la sostenibilità dell’assunto di partenza (Kazdin, 1982).

CAMPIONI DI COMPORTAMENTO Il caso CLINICO Gli studi dei casi clinici hanno un altissimo valore persuasivo e motivazionale. Anche se non consentono inferenze generalizzabili essi forniscono spesso CAMPIONI DI COMPORTAMENTO IN PUREZZA capaci di produrre dimostrazioni drammatiche, persuasive e concrete di contenuti altrimenti ritenuti astratti.

Limitazioni degli studi su casi clinici Impossibilità obiettiva di evidenziare in modo scientificamente valido i nessi causali Ciò è specialmente vero per le ricostruzioni retrospettive di eventi causali collocati nel passato.

Limitazioni degli studi su casi clinici Rischio di una presentazione pregiudizievole del caso Difficoltà di generalizzazione e di replicabilità

E quando i casi clinici sono migliaia? Lo psichiatra tedesco Kraepelin (1855-1926) identificò specifiche entità patologiche o ‘malattie psicologiche’ studiando sistematicamente migliaia di casi clinici di pazienti psichiatrici ospedalizzati.

E quando i casi clinici sono migliaia? Di ognuno descrisse la storia, l’esordio della patologia e l’evoluzione del quadro di comportamento. Da questo materiale egli derivò una classificazione delle ‘malattie mentali’ e fornì un modello generale per gli approcci contemporanei alla diagnosi psichiatrica.

E quando i casi clinici sono migliaia? In generale le inferenze basate su più casi sono più affidabili ma non necessariamente più chiare…