I Riti Di Imbalsamazione

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Transcript della presentazione:

I Riti Di Imbalsamazione Di Pietro Camozzi Marco Lezzi Michele Di Martino

Introduzione Nell’antico Egitto l’imbalsamazione serviva a preservare nel tempo il corpo del defunto dalla decomposizione ed era un’usanza diffusa in tutti gli strati sociali. condizione essenziale era l’integrità corporea e l’allestimento di un corredo funerario era condizione essenziale per la sopravvivenza del defunto dopo la morte. La morte era infatti concepita non come come punto di arrivo ma come tappa intermedia per giungere ad una vita migliore. Per essere ammessi al regno dell’aldilà era necessario dotare il defunto dei mezzi necessari. Insieme all’imbalsamazione il defunto doveva essere munito di amuleti, statuette chiamate ushabti, anfore con alimenti e tutto ciò che poteva essere utile nella vita dell’aldilà.

La mummificazione Non ci sono illustrazioni nè iscrizioni che ci informino sul procedimento di mummificazione.La descrizione fattane da Erodoto sembra comunque piuttosto attendibile. Erodoto descrive tre diversi tipi di mummificazione che avevano prezzi diversi:  semplice lavaggio e purificazione, iniezione di liquidi corrosivi. Gli imbalsamatori riempiono le loro siringhe di olio di cedro e ne ricolmano l'addome del morto, senza praticare alcuna incisione,iniettando semplicemente il liquido attraverso l'ano e assicurandosi che non esca. In seguito imbalsamano il corpo per il numero di giorni prescritto. L'ultimo giorno, lasciano uscire l'olio che avevano iniettato: questo olio è così forte che porta via con sè tutte le interiora e gli intestini di sotto, cosicchè alla fine non rimangono che la pelle e le ossa.  Incisione ed estrazione degli organi. Prevedeva, attraverso l'incisione addominale, l'estrazione degli intestini,dello stomaco,del fegato e dei polmoni,si puliva l'addome sciacquandolo con vino di palma e spezie tostate,si riempiva quindi l'addome con mirra pura macinata,cassia e altre spezie. Le viscere estratte dal corpo del defunto venivano poi collocate in un cofanetto,diviso internamente in quattro parti con coperchi a forma di teste umane.

I vasi canopi Più tardi si usarono i vasi canopi che avevano sempre quattro teste: nel periodo dei Ramessidi, rappresentavano i quattro figli di Horus.Daumutef,il vaso con la testa di sciacallo, conteneva lo stomaco:Quebehsemut, il falco, conservava gli intestini;nel vaso con la testa umana,quella di Ismet, veniva riposto il fegato e quello di Hapi,con la testa di babbuino,conteneva i polmoni. I canopi erano spesso fatti di calcite e venivano collocati nelle tombe in un cofano apposito.

La mummia Quando la mummia era pronta veniva purificata e i sacerdoti procedevano alla bendatura:Si usavano bende di lino,spesso quelle stesse che si aveva a disposizione in casa;solo per i faraoni, i loro familiari e gli alti dignitari si usavano bende tessute appositamente:Prima venivano bendati gli arti e le articolazioni e poi tutto il corpo;le braccia erano fasciate intorno al corpo e le gambe unite insieme.Mentre si collocavano i vari strati di lino,si inserivano anche gli amuleti in punti fissi e il sacerdote recitava le formule per assicurare l'efficacia del procedimento. Spesso,finita la bendatura, si poneva una maschera sul volto del defunto :d'oro e d'argento per i re, di cartapesta dipinta,ossia di papiro e lino mescolati a gesso,per i meno abbienti.La mummia era quindi deposta in una cassa antropoide dipinta, a volte contenuta all'interno di altre; per i ceti sociali più elevati e per i re si usava anche un sarcofago rettangolare di pietra.Durante la bendatura,la collocazione nella cassa e la sepoltura si versavano grandi quantità di preziosi unguenti e profumi, che formavano poi quella sostanza caratteristica dura e simile alla pece. La mummia,dentro la cassa e con un baldacchino sovrastante che rappresentava il cielo e le stelle,veniva portata su una slitta verso la tomba.La seguiva una processione funebre recante cibi e bevande,mobili e oggetti personali per arredare le camere funerarie,mentre le donne emettevano lamenti funebri.

La cerimonia funebre L’apertura della bocca All'entrata della tomba avveniva la cerimonia detta "apertura della bocca";la cassa veniva sollevata verticalmente, in modo che un sacerdote potesse toccare gentilmente,con un'ascia da falegname in miniatura, i punti corrispondenti agli occhi,al naso,alle labbra, alle orecchie,alle mani e ai piedi come per sollevare il legno e permettere ai sensi di funzionare.La frase rituale era :"La mia bocca e aperta! La mia bocca è spaccata da Shu (dio dell'aria) con quella lancia di metallo che usava per aprire la bocca degli dei. Io sono il Potente. Siederò accanto a colei che sta nel grande respiro del cielo" (Libro dei Morti,Formula 23).La cassa veniva poi calata nella tomba e intorno si collocavano gli oggetti funebri. A questo punto l'entrata veniva sigillata con pietre e fango.Nelle colline occidentali di Luxor si imprimeva nello stucco un'impronta ovale, con Anubi sdraiato su nove prigionieri legati, e spesso si inserivano tra le pietre coni di terracotta con i nomi e i titoli dei defunti. L’apertura della bocca

Libro dei Morti La pesatura del cuore con una piuma Il libro dei Morti è una raccolta di testi funerari di epoche diverse, contenente formule  magiche, inni e preghiere che, per gli antichi egizi, guidavano e proteggevano l'anima (Ka) nel suo viaggio attraverso la regione dei morti. Secondo la tradizione, la conoscenza di questi testi permetteva all'anima di scacciare i demoni che le ostacolavano il cammino e di superare le prove poste dai 42 giudici del tribunale di Osiride dio degli inferi. Questi testi indicavano inoltre che la felicità nell'aldilà dipendeva dal fatto che il defunto avesse o meno condotto una vita virtuosa sulla Terra. I primi testi funerari a noi noti furono incisi in geroglifici sulle pareti interne delle piramidi  dei re della V e VI dinastia del Regno Antico, e presero il nome di "testi delle piramidi". Nel primo periodo intermedio e nel Medio Regno fu d'uso farsi dipingere questi testi sui sarcofagi,pratica da cui deriva il nome di "testi dei sarcofagi". Nella XVIII dinastia essi vennero scritti su papiri, molti dei quali lunghi da 15 a 30 metri e con illustrazioni a colori, posti nei sarcofagi. Questa vasta raccolta di testi funerari ci è pervenuta in tre differenti versioni: l'eliopolitana, compilata dai sacerdoti del Collegio di Anu e contenente testi in uso tra la V e la XII dinastia; la versione tebana, in uso dalla XVIII alla XXII dinastia, e la versione saita, in uso a partire dalla XXVI dinastia, intorno al 600 a.C., sino alla fine delle dinastie , nel 31 a.C. Il titolo di "Libro dei Morti" è fuorviante; i testi non formano un'opera unitaria e non appartengono a un unico periodo; gli egittologi solitamente intitolano così le ultime due versioni. Poiché si riteneva che, dopo aver lasciato la tomba, le anime dei morti fossero in balia di infiniti pericoli, le tombe erano tutte dotate di una copia del Libro dei Morti ,vera e propria guida per il mondo dell'aldilà. Dopo l'arrivo nel regno dei morti, il ka veniva giudicato da Osiride e dai 42 demoni che lo assistevano. Se essi decidevano che il defunto era stato un peccatore, il ka era condannato alla fame e alla sete o a essere fatto a pezzi da orribili carnefici; se invece la decisione era favorevole, il ka migrava nel regno celeste dei campi di Yaru, dove il grano cresceva altissimo e l'esistenza era una versione festosa della vita sulla Terra. Tutti gli oggetti necessari per la vita nell'aldilà venivano perciò posti nella tomba. Come pagamento per l'aldilà e per la sua benevola protezione, Osiride chiedeva che i morti svolgessero mansioni per lui, ad esempio lavorare i campi di grano. Anche questo compito, tuttavia, poteva essere evitato ponendo alcune statuette, chiamate ushabti, nella tomba affinché fungessero da sostituti per il defunto. poteva essere evitato ponendo alcune statuette, chiamate ushabti, nella tomba affinché fungessero da sostituti per il defunto. poteva essere evitato ponendo alcune statuette, chiamate ushabti, nella tomba affinché fungessero da sostituti per il defunto. La pesatura del cuore con una piuma

Alcuni gioielli trovati nella tomba Un pettorale Pettorale Anelli Un pendente del pettorale

Maschere funerarie Sul volto era posta una maschera funeraria che doveva preservare il viso per l'eternità. Le maschere avevano lo scopo di proteggere la mummia e di assicurarle un volto di riserva. Gli esempi più antichi erano realizzati di cartonnage, un composto di strati sovrapposti di lino o papiro imbevuti di gesso. Delle maschere dei faraoni, non abbiamo molti esempi, ma quelli giunti fino a noi fanno pensare ad opere di grande impegno economico (erano realizzate in oro) ed artistico. L'esempio più famoso ed importante giunto fino a noi è la maschera di Tutankhamon (1342-1324 a. C.), il faraone della XVIII dinastia, morto dopo 9 anni di regno a soli 18 anni.Realizzata in oro massiccio è tempestata da pietre semiprezionse e paste vitree. Altri esempi di notevole pregio sono le maschere d'oro dei faraoni della XXII dinastia ritrovate nella necropoli di Tinis. Quando tutta la mummia, adorna di amuleti e decorazioni era pronta, veniva ricoperta di fiori e ghirlande e quindi riposta in un primo sarcofago considerato dagli antichi egizi il signore della vita ricollegandolo all'idea che ciò che muore risorge. Come il Sole che muore al tramonto, si rigenera nell'utero della madre celeste e rinasce il giorno dopo, così il defunto muore per rigenerarsi nell'aldilà e nel sarcofago. Durante la preistoria i corpi venivano deposti in una fossa talvolta avvolti in teli o in una pelle di vacca come in Nubia ma più tardi, i faraoni cominciarono ad essere posti in casse di legno e sarcofagi di pietra dove l'iscrizione del nome e del titolo, grazie al potere della parola, assicurava al defunto la vita nell'oltretomba.