INFLAZIONE, PRODUZIONE E CRESCITA DELLA MONETA

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INFLAZIONE, PRODUZIONE E CRESCITA DELLA MONETA Lezione 10. INFLAZIONE, PRODUZIONE E CRESCITA DELLA MONETA Corso di Macroeconomia (L-Z) Prof. Andrea Fumagalli, Università di Pavia

1. Produzione, disoccupazione e inflazione Legge di Okun Relazione tra la variazione della disoccupazione e la deviazione del tasso di crescita della produzione dal suo tasso naturale Curva di Phillips Relazione tra la variazione dell’inflazione e la deviazione del tasso di disoccupazione dal suo tasso naturale Domanda aggregata Relazione tra la crescita della produzione e la crescita della moneta e inflazione

Rimuoviamo le seguenti ipotesi semplificatrici: 1.1. La legge di Okun Rimuoviamo le seguenti ipotesi semplificatrici: variazioni della produzione si riflettono in uguali misura su variazioni dell’occupazione forza lavoro costante La relazione effettiva tra crescita della produzione e variazione del tasso di disoccupazione è nota come legge di Okun:

1.1. La legge di Okun Un aumento del tasso di occupazione NON implica una diminuzione proporzionale della disoccupazione, infatti: le imprese aggiustano l’occupazione in misura meno che proporzionale (la risposta delle imprese a periodi di crisi viene anche indicata come “labor hoarding” - preferiscono far lavorare di più lavoratori già impiegati); alcuni posti di lavoro vengono dati a lavoratori fuori dalla forza lavoro e non propriamente disoccupati.

1.1. La legge di Okun Fig. 9.1. Variazioni del tasso di disoccupazione e crescita della produzione negli Stati Uniti dal 1970.

1.1. La legge di Okun Data la seguente relazione: Varrà che:

1.2. La curva di Phillips La relazione tra inflazione, inflazione attesa e disoccupazione sarà: Quindi, la relazione tra inflazione e disoccupazione prende forma in: Varrà che:

1.3. La domanda aggregata La domanda aggregata è una relazione tra produzione, offerta reale di moneta, spesa pubblica e imposte, ovvero: Ignorando le variazioni di tutti i fattori diversi dai saldi monetari reali, si può scrivere che: E ipotizzando una relazione lineare, la domanda aggregata può essere riscritta come:

1.3. La domanda aggregata Data: Un aumento dei saldi monetari reali fa diminuire il tasso di interesse La riduzione del tasso di interesse porta a un aumento della domanda di beni, e quindi a un aumento della produzione

2. Gli effetti della crescita della moneta La Legge di Okun: La curva di Phillips: La domanda aggregata:

2. Gli effetti della crescita della moneta Fig. 9.2. Crescita della produzione, disoccupazione, inflazione e crescita della moneta.

2.1. Il medio periodo Ipotizziamo che la banca centrale mantenga un tasso di crescita della moneta costante, vale a dire , quali saranno i valori della crescita della produzione, della disoccupazione e dell’inflazione nel medio periodo? Nel medio periodo, la produzione deve crescere al suo tasso normale, L’inflazione è uguale alla crescita aggiustata dallo stock nominale di moneta – dove per crescita aggiustata si intende la crescita dello stock nominale di moneta meno la crescita normale della produzione Il tasso di disoccupazione deve essere uguale al suo tasso naturale

2.2. Il breve periodo Supponiamo che la banca centrale decida di ridurre il tasso di crescita dello stock nominale di moneta, che cosa succede nel breve periodo? Nella relazione di domanda aggregata, dato il tasso iniziale di inflazione, una minor crescita della moneta nominale porta a una minor crescita dei saldi monetari reali, e quindi a una riduzione della crescita della produzione Nella legge di Okun, una crescita della produzione inferiore al suo tasso naturale fa diminuire l’inflazione Nella curva di Phillips, una disoccupazione superiore al suo tasso naturale fa diminuire l’inflazione

2.2. Il breve periodo

3. Un’analisi della disinflazione Una minor inflazione richiede una minor crescita della moneta nominale. Una minor crescita della moneta nominale comporta un aumento temporaneo della disoccupazione. Per la banca centrale, se interviene, a quale ritmo?

3.1. Un primo passo Una prima risposta è contenuta nella curva di Phillips: La disinflazione può essere ottenuta solo al costo di una disoccupazione più elevata. Definiamo punto annuale di eccesso di disoccupazione la differenza di un punto percentuale tra il tasso effettivo e il tasso naturale di disoccupazione per un anno.

3.1. Un primo passo Il sacrifice ratio è dato da il numero di punti annuali di eccesso di disoccupazione necessari a ottenere una riduzione dell’1% dell’inflazione:

3.1. Un primo passo Per iniziare una disinflazione, la banca centrale riduce bruscamente la crescita di moneta nel primo anno La riduzione della crescita nominale di moneta è maggiore della riduzione dell’inflazione  i saldi monetari reali diminuiscono rapidamente  la domanda e la produzione diminuiscono  la disoccupazione aumenta Negli anni successivi, la politica monetaria mantiene il tasso effettivo di disoccupazione al di sopra del suo tasso naturale - La crescita nominale della moneta deve consentire alla domanda e alla produzione di crescere al loro tasso naturale  A causa dell’elevata disoccupazione, l’inflazione diminuisce Anche lo stock nominale di moneta diminuisce

3.2. Aspettative e credibilità: la critica di Lucas Può essere fuorviante cercare di prevedere gli effetti di un cambiamento di politica economica prendendo come date le relazioni stimate sulla base di dati passati. La curva di Phillips assume che chi fissa i salari prenda l’inflazione attesa pari a quella passata. Lucas: perché non dovrebbero tenere conto dei cambiamenti della politica economica? Se il cambiamento di politica monetaria è credibile, il meccanismo di formazione delle aspettative può cambiare, provocando un minore aumento della disoccupazione rispetto a quanto l’approccio tradizionale preveda. La credibilità riduce i costi della disinflazione in termini di disoccupazione (Sargent).

3.3. Rigidità nominali e contratti Molti prezzi e salari sono fissati in termini nominali per determinati periodi di tempo – rigidità nominali (Fisher e Taylor). Per ridurre l’aumento della disoccupazione causata dalla disinflazione, bisogna dare tempo a chi fissa i salari di prendere in considerazione i cambiamenti di politica economica. È preferibile che la banca centrale scelga una riduzione graduale dell’inflazione. Anche se l’impegno della banca centrale è pienamente credibile , lo scaglionamento degli accordi salariali nel tempo impone forti limiti al ritmo della disinflazione, qualora si voglia evitare una disoccupazione elevata.

3.3. Rigidità nominali e contratti Ball, attraverso l’analisi di 65 episodi d’inflazione, arriva alle seguenti conclusioni: la disinflazione produce nella quasi totalità dei casi una maggior disoccupazione per un certo periodo di tempo le disinflazioni più veloci sono associate a un sacrifice ratio inferiore – evidenza a favore di Lucas e Sargent il sacrifice ratio è minore nei paesi con accordi salariali più brevi – evidenza a favore di Fisher e Taylor

3.3. Rigidità nominali e contratti I responsabili della politica economica si trovano ad affrontare un trade-off tra inflazione e disoccupazione. In particolare, per ridurre l’inflazione in modo permanente, è necessario accettare una maggiore disoccupazione per un certo periodo di tempo. Si potrebbe sperare di alleviare questo trade-off con politiche credibili; tuttavia l’evidenza mostra che i guadagni di credibilità possono esserci sì, ma sono di scarsa entità.