Università degli Studi di Pavia Facoltà di Economia Corso di Economia Aziendale I° MODULO CAPITOLO 1 ATTIVITÀ ECONOMICHE Titolari: Dott.ssa Michela Pellicelli [L/Z] – Dott.ssa Anna Moisello [A/K] Lecturers: Dott.ssa Carlotta Meo Colombo (seminari e corso per studenti lavoratori MIUR) Dott.ssa Nicoletta Spagnolo Dott. Luigi Guardamagna Tutors: Dott. Desperati Federico Dott. Dellanoce Federico Anno Accademico 2012/2013 -
Programma del corso di ECONOMIA AZIENDALE CAPITOLO 1 – LE ATTIVITA’ ECONOMICHE FONDAMENTALI L’Economia Aziendale – modelli di conoscenza e controllo Embrionale Sviluppo Shakeout Maturità Declino Utilizzatori Compratori Caratteristiche dei concorrenti Pochi. Sono i “primi adottanti” Crescono rapidamente di numero Acquistano in modo selettivo Saturazione della domanda Acquisti di sostituzione Minore uso del prodotto Pochi Entrano nuovi concorrenti Lottano per la conquista di quote di mercato Modesta differenziazione dei prodotti I concorrenti possono essere molti Guerra dei prezzi più deboli sono “esplulsi” mantenere le quote di Difficile aumentare le Efficienza e bassi costi al primo posto Alcuni abbandonano Distribuzione selettiva MODELLO DEL CICLO DI VITA DEL SETTORE 2 2 2
Programma del corso di ECONOMIA AZIENDALE e le attività economiche fondamentali: Produzione Consumo Scambio Investimento Risparmio 3 3 3
1.1 . Oggetto dell’Economia Az. L'economia aziendale è la scienza che osserva, per capire, per spiegare e prevedere, il comportamento economico dell'uomo nelle aziende, delle aziende, tra le aziende, al fine di costruire modelli di conoscenza e di controllo di quel comportamento (descrizioni, leggi o teorie). Qual è il fine della scienza? Cosa sono i modelli? Cos’è la conoscenza?
“Il fine” della scienza La scienza ricerca leggi e teorie generali sul “mondo”. Una generalizzazione è legge scientifica se: si presenta come un enunciato: «Tutte le volte che succede "questo" accade sempre "quello"»; ha contenuto empirico; si riferisce a insiemi aperti; Una teoria è una congettura sul perché valgano le leggi trovate. Leggi e teorie devono essere verificabili, cioè confermate da casi favorevoli, o esempi positivi, e falsificabili cioè confutate da casi sfavorevoli, o prove contrarie.
Modelli I modelli sono gli strumenti attraverso i quali l'uomo osservatore cerca di capire la realtà indagata e di imparare a fini operativi. Non costituiscono, però, solo il risultato della nostra attività di conoscenza ma dirigono la stessa osservazione. Sono, pertanto, indispensabili strumenti sia per la comprensione e la spiegazione.
La nostra parola d’ordine Tanto le leggi quanto i modelli elaborati dall’Economia Aziendale devono essere coerenti con la realtà osservata. “Osservare la realtà” dev’essere la “parola d'ordine” di chi studia l'economia aziendale. Guardiamoci attorno!!!
La conoscenza La conoscenza è il sistema dei modelli coerenti e dotati di senso che abbiamo capito ed imparato. Un modello può definirsi coerente se si collega con altre conoscenze sul mondo (altri modelli) in modo da lasciarci soddisfatti (senza il dubbio, senza alcun punto interrogativo), al più suscitando la nostra curiosità; dotato di senso se direttamente od indirettamente è collegato con la realtà osservata o teorizzata. Il processo di conoscenza (il conoscere) è formazione e continua modificazione del sistema dei modelli che formano il sapere. I modelli che sappiamo utilizzare, tra loro collegati, formano un sistema di modelli, cioè un sapere (una cultura). La conoscenza è cumulativa e dinamica.
La conoscenza è dinamica Possiamo rappresentare la conoscenza è come un rettangolo. La base è la varietà di ciò che conosciamo L’altezza è la profondità. La conoscenza è l’area. Processo di miglioramento della conoscenza Varietà dei modelli Profon–dità dei modelli
L’importanza di apprendere Nella gara internazionale dell’apprendimento, “coloro che non sono disposti e preparati a vivere creativamente e dinamicamente, a mantenere l’interesse per l’apprendimento vasto per tutto l’arco della vita, verranno superati in questa gara. Le nazioni, che non sono capaci o non desiderano educare i loro figli a mirare verso i più alti potenziali obiettivi, saranno declassate”. C. Hampden-Turner - ”Charting the Corporate Mind, from Dilemma to Strategy”- New York, The Free Press, 1990
Classificazione minima dei Modelli Descrittivi, Operativi, Emulativi Letterari, simbolici, schematici, iconici Realistici, perfetti, ideali Altre … L’affresco delle torri nella chiesa di San Teodoro Per es. la simulazione del brusio di una sala affollata Per es. un androide o un gioco Tengono conto delle variabili reali con valori realistici Considerano variabili reali ma con valori perfetti Considerano solo le variabili rilevanti trascurando le altre Economia Aziendale – Istituzioni
TRASFORMAZIONI AZIENDALI Alcuni modelli MODELLO DELLE CINQUE TRASFORMAZIONI AZIENDALI (MELLA, 2008)
Il modello di gestione strategica “MISSION” E OBIETTIVI ANALISI STRATEGICA ANALISI ESTERNA O, T INTERNA S, W SCELTE STRATEGICHE S. W. O. T.
1.2 - I comportamenti economici. L’universo osservativo dell’EA L’Economia Aziendale è la scienza che ricerca definizioni, leggi generali e teorie per comprendere e spiegare una realtà formata da comportamenti economici dell'uomo, svolti in forma organizzata nelle aziende, delle aziende, tra le aziende. Cercheremo di definire i comportamenti economici dell'uomo svolti in forma organizzata. Primo punto: cosa si intende per comportamento? Terzo punto: cosa si intende per economico? Secondo punto: cosa si intende organizzazione?
Primo punto: Comportamento L’uomo compie azioni – od operazioni - di vario tipo e specie. Le azioni sono ordinate in: Attività = ripetizione di azioni della stessa specie Processi = azioni di specie diversa attuate per ottenere un risultato. Comportamenti = attività sistematiche e processi ricorrenti L’Economia Aziendale indaga, prevalentemente, i comportamenti.
Secondo punto: Comportamento organizzato I comportamenti di ogni individuo si definiscono “in forma organizzata”, quando sono svolti: insieme ad altri individui, sviluppando attività e processi specializzati, in modo coordinato e cooperativo, per conseguire un comune obiettivo. Gli individui che operano in forma organizzata costituiscono un’organizzazione. L’organizzazione è un sistema autonomo atto a produrre un risultato (obiettivo) che nessun individuo singolo potrebbe ottenere. L’organizzazione sviluppa un comportamento teleonomico.
Durata delle organizzazioni In relazione alla durata di vita, possiamo distinguere tra: organizzazioni occasionali organizzazioni a vita limitata o per progetti singoli organizzazioni permanenti o a vita non predefinita (illimitata) Le aziende, di ogni specie, sono organizzazioni permanenti
Terzo punto: Comportamento economico Il comportamento economico dell'uomo si osserva come: prestazione di lavoro organizzato per produrre e per consumare i beni necessari per soddisfare i bisogni appagare le aspirazioni dell'esistenza. Cerchiamo di definire il significato di tali termini.
1.4 - Bisogni ed aspirazioni I bisogni sono stati spiacevoli di squilibrio psico-fisico che l'uomo cerca di eliminare o di ridurre. Le aspirazioni sono stati piacevoli di natura, spesso, sociale, che l'uomo cerca di conseguire o di accrescere.
Come distinguere tra Bis. e Asp. Fig. 1.1 Bisogni e Aspirazioni sono motivazioni dell'agire economico dell’uomo come singolo e come collettività. aspirazione bisogno Grado di soddisfacimento Intensità
E&C n. 1.2 – La piramide dei bisogni di Maslow Abraham Maslow (in Motivazione e personalità, Armando, Roma, 1977) suggerisce una scala, o piramide, di bisogni, intesi quali fattori motivanti del comportamento economico: 1) bisogni fisiologici: (physiological needs) (fame, sete, riposo...) sono poco motivanti in quanto un bisogno regolarmente soddisfatto cessa di essere motivante; 2) bisogni di sicurezza (safety needs): anche i bisogni di sicurezza sono poco motivanti; 3) bisogni associativi e d’amore (belongingness and love needs): sono irrinunciabili e molto motivanti; 4) bisogni di stima sociale (esteem needs): corrispondono alle aspirazioni di autostima e di status sociale; sono molto motivanti; 5) bisogni di auto realizzazione (need for self-actualization): sono al vertice della gerarchia dei bisogni umani; sono massimamente motivanti.
E&C n. 1.2 – La piramide dei bisogni di Maslow Moralità, creatività accettazione Autorealizzazione Stima Autostima, autocontrollo, realizzazione Appartenenza Amicizia, affetto familiare Sicurezza Sicurezza fisica, morale, familiare, di salute, di proprietà, di occupazione Fisiologia Respiro, alimentazione, sonno
1.4 - I “beni” Per il soddisfacimento dei bisogni e l'appagamento delle aspirazioni occorrono risorse o beni che l'uomo ottiene con il lavoro. I beni sono: tutti i mezzi (materiali o immateriali, del fisico o dello spirito, oggetti, prestazioni, servizi, ecc.), impiegabili per il soddisfacimento di Bisogni e Aspirazioni, ottenuti con il lavoro, e, pertanto, relativamente scarsi.
1.4 - Il “lavoro” Il lavoro è ogni prestazione (attività, azione, comportamento) faticosa (onerosa, che dà pena, che si vorrebbe eliminare, ridurre o migliorare) necessaria per ottenere e per impiegare i beni per il soddisfacimento dei bisogni e delle aspirazioni. I beni sono scarsi proprio in quanto ottenuti con il sacrificio del lavoro.
Il lavoro quale scambio I beni ottenuti con il sacrificio del lavoro, e destinabili al consumo, rappresentano la retribuzione del sacrificio. Con il lavoro si trasforma (scambia) un sacrificio (fatica per il lavoro) con un beneficio (soddisfacimento Bis&Asp).
Due congetture sul lavoro Prima congettura: in generale l’uomo libero presta il proprio lavoro fino a quando il beneficio ottenuto è superiore al sacrificio. Altrimenti è schiavo, costretto al lavoro. Seconda congettura: in generale l’uomo razionale tende a rendere massima l’efficienza del lavoro, denominata produttività p(L): beneficio quantità e qualità dei beni p(L) = ————— = —————————————— sacrificio quantità e qualità del lavoro La nozione di produttività è approfondita al Capitolo 2
Economia Aziendale – Istituzioni Primo circuito Bisogni e Aspirazioni: sono le motivazioni, Beni e Lavoro: sono i mezzi necessari. lavoro motivano l’uomo a prestare beni per ottenere e impiegare Bisogni & Aspirazioni per soddisfare Economia Aziendale – Istituzioni
1.5 – Consumo e produzione In termini tecnici si definisce produzione l’applicazione di lavoro (con altri beni) per ottenere i beni per il soddisfare bisogni e aspirazioni. In termini tecnici si definisce consumo sia l’applicazione di lavoro (altri beni) per impiegare i beni per soddisfare bisogni e aspirazioni sia l’applicazione dei beni per il soddisfacimento dei bisogni e delle aspirazioni.
Secondo circuito produzione consumo dei beni Bisogni & Aspirazioni nella lavoro organizzato motivano l’uomo a prestare consumo e nel dei beni Bisogni & Aspirazioni per soddisfare
Connessione tra Produzione e consumo Memorandum: produzione e consumo richiedono lavoro, sono attività “faticose” ma necessarie, non sono sempre facilmente distinguibili, si giustificano solo se vi sono motivazioni economiche e la loro intensità dipende da quella delle motivazioni, sono svolti in forma organizzata.
1.6 – Specializzazione produttiva e lo scambio La specializzazione produttiva è un processo universale ed inarrestabile: nella produzione, ciascuno presta il proprio lavoro in processi per ottenere un solo bene, o un componente di un bene o, ancora, un componente di un componente; le organizzazioni, come gli individui, arrivano a produrre un bene specifico. La specializzazione produttiva ha come conseguenza l’abbandono dell’autoproduzione, ovvero della produzione per il consumo.
Cinque fenomeni Primo fenomeno: separazione tra produzione e consumo. L’autoproduzione è sempre più sostituita dalla produzione. Secondo fenomeno: si rende inevitabile lo scambio. Il produttore specializzato ottiene i beni da consumare, cedendo i beni prodotti, secondo dati rapporti denominati rapporti di scambio. Grazie allo scambio, nelle economie con specializzazione produttiva, nessuno consuma ciò che produce e nessuno produce ciò che consuma. Terzo fenomeno: si diffonde il lavoro organizzato, quindi specializzato. La specializzazione delle produzioni implica quella delle attività, dei saperi, del lavoro, dei processi.
Cinque fenomeni Quarto fenomeno: nasce e si diffonde l’uso della moneta. La moneta funge da intermediario degli scambi Quinto fenomeno: Con la specializzazione produttiva e la produzione in forma organizzata, il lavoro diventa un bene di scambio, contro una retribuzione. Il lavoratore scambia il proprio lavoro contro i beni che può acquistare, tramite le retribuzioni monetarie [Lavoro↔Retribuzioni monetarie↔Beni].
Il ruolo dell’organizzazione La specializzazione produttiva spinta diventa la forma normale di produzione. Potendo ottenere altri beni tramite lo scambio, l’uomo limita la produzione ad uno od a pochi beni, spesso componenti di altri, allo scopo di sfruttare appieno abilità ed apprendimento per aumentare la propria efficienza, ridurre la fatica, disporre di maggior quantità di beni per soddisfare livelli sempre più elevati di bisogni e di aspirazioni. Nessun lavoratore è in grado di ottenere un prodotto. L’organizzazione diventa il vero produttore. I lavoratori sono organi specializzati in qualche attività (compito, mansione, ruolo); solo la coordinazione e la cooperazione di tutti gli organi consente di ottenere i risultati produttivi.
Terzo circuito Produzione di beni lavoro Scambio di beni nella lavoro motivano l’uomo a prestare Scambio di beni e nello Consumo di beni e nel per soddisfare Bisogni & Aspirazioni
1.7 - Utilità e valore Ai beni si associano due importanti dimensioni. L’utilitá riguarda il rapporto bene/B&A. esprime l’attitudine tecnica dei beni a soddisfare bisogni e aspirazioni. Il valore riguarda il rapporto bene/soggetto esprime l’attitudine economica dei beni ad essere richiesti da qualche soggetto per soddisfare bisogni e aspirazioni.
Le variabili del valore Il valore dipende da: utilità (occhiali) intensità dei bisogni e delle aspirazioni (acqua nel deserto) abbondanza/scarsità dei beni (diamanti) e da: provienenza (è prodotto con scarsa igiene o qualità) fonte (marca famosa) modo di ottenimento (acquisto o dono) destinazione (consumo o produzione) combinazione con altri beni.
“Prezzo” come indicatore di valore Il valore viene attribuito ad un bene da parte di un soggetto mediante l’apprezzamento, l’operazione mentale che associa al bene un indicatore che esprime il sacrificio sopportabile dal soggetto per ottenere o per privarsi del bene. L’indicatore di apprezzamento più semplice nello scambio monetario, l’indice di apprezzamento è costituito dal prezzo. Il valore, pertanto, pur essendo soggettivo, si presenta come una dimensione quantitativa (la sua Ferrari vale come due appartamenti; il Renoir di mio zio vale come il Monet di mio suocero). La moneta acquista tre funzioni: intermediario negli scambi (paragrafo 1.6) unità di espressione dei valori strumento per il confronto dei valori dei beni Ovviamente, la moneta non attribuisce il valore ai beni e nemmeno lo misura; semplicemente lo esprime come unità di misura.
Tipologia di valori – valore di acquisizione Ci sono diverse specie di valori in relazione al rapporto tra soggetti e bene. 1 – valore o costo di acquisizione È il massimo prezzo, pmaxA, che il soggetto acquirente è disposto a corrispondere per acquisire il bene. Per esempio: non posso spendere più di 1.000€ S vuole acquisire B da un altro soggetto Q
Tipologia di valori – valore di cessione Ci sono diverse specie di valori in relazione al rapporto tra soggetti e bene. 2 – valore o ricavo di cessione È il minimo prezzo, pminC, che il soggetto cedente è disposto a ricevere per cedere il bene. Per esempio: non vendo a meno di 700 € Q non vuole più utilizzare B e vuole cederlo ad un altro S
Tipologia di valori – Valore di scambio 3 – valore di scambio: è il prezzo al quale avviene lo scambio. Si denomina prezzo fatto, PF. Vale la seguente legge: lo scambio del bene B tra i soggetti SA (acquirente) e SC (cedente) può avvenire al prezzo fatto solo se, per quello stesso bene, risulta: pmaxA per SA > pF > pminC per SC. 1.000 > pF > 700 Nessun soggetto razionale dovrebbe essere disposto: ad acquisire ad un prezzo fatto superiore al valore di acquisizione che egli attribuisce; a cedere ad un prezzo fatto inferiore al valore di cessione attribuito.
I vantaggi dello scambio Nello scambio, entrambi i soggetti (acquirente e venditore) realizzano un vantaggio. Ricordando che deve essere: pmaxA per SA > pF > pminC per SC. 1.000 > pF > 700 Guadagno del compratore: pmaxA – pF Guadagno del venditore: pF - pminC Se il venditore è un produttore, il suo guadagno si denomina anche profitto o utile.
Tipologia di valori – Valore d’uso 4 – valore d’uso: massimo prezzo, pU, che il soggetto sarebbe disposto a pagare per disporre del bene, se ne venisse privato, o il prezzo minimo da ricevere per privarsi del bene. S ha B Vuole usarlo
Tipologia di valori – Valore di produzione 5 - valore di produzione: è la somma dei valori dei beni che entrano nella produzione: [lavoro + altri beni]
1.8 - La ricchezza Si definisce ricchezza (o patrimonio) uno stock di beni dotati di valore (non solo di utilità). Con la specializzazione produttiva, si è passati da una produzione di utilità ad una produzione di valori: oggi la produzione e il consumo non sono di beni ma di ricchezza; si producono, cioè, beni dotati di valore, che devono essere desiderabili (valore) non per il produttore ma per il consumatore.
Fattori attivi e passivi La produzione richiede, oltre che il lavoro, anche altri beni dotati di valore, cioè ricchezza. Lavoro ed altri beni impiegati nella produzione sono fattori di produzione. In generale, i fattori della produzione sono di tre specie: Materie (Materials) e Servizi (Services) Mano d’opera (Manpower) Macchinari (Machinery) Il lavoro è l’unico fattore attivo della produzione. Gli altri si denominano fattori passivi della produzione.
Produzione di ricchezza Quarto circuito Produzione di ricchezza nella lavoro motivano l’uomo a prestare Altri fattori Scambio di ricchezza e nello Consumo di ricchezza e nel per soddisfare Bisogni & Aspirazioni
La ricchezza delle Nazioni La ricchezza della Nazione è lo stock di beni dotati di valore prodotti e posseduti dalla Nazione > Qual è la causa della ricchezza delle Nazioni? < Le nazioni ricche sono quelle che possiedono capacità di lavoro non solo di beni dotati di utilità e di valore. Il lavoro è la "fonte" di ogni ricchezza sia individuale sia collettiva. La ricchezza della Nazione dipende dalle sue capacità di lavoro efficiente, cioè dalla produttività (Capitolo 2) dei lavoratori. Il sistema educativo-professionale è uno dei fattori di ricchezza della Nazione.
Le altre attività economiche Produzione, consumo e scambio (distribuzione) sono attività economiche di base. Ad esse si affiancano altre due attività importantissime: risparmio investimento
propensione al risparmio. 1.8 - Il risparmio Il risparmio è l’astensione dal consumo attuale della ricchezza: per il consumo futuro, oppure per l'investimento. Oggi il risparmio è prevalentemente monetario e deriva da mancato consumo delle retribuzioni. Il risparmio è universale. In tutte le società, in tutte le epoche, in tutti i luoghi, si osserva una innata: propensione al risparmio. Con il risparmio monetario nasce la più forte motivazione economica dell’uomo in tutte le epoche e in tutti i luoghi: la ricchezza.
1.8 - L’investimento L'investimento: è l'attività con la quale un soggetto pone in rischio, in qualche attività di produzione, una quantità di ricchezza denominata capitale per un periodo T (ciclo) con la speranza di avere un beneficio futuro in termini di maggiore capitale. L'investimento di uno stock di moneta si definisce investimento monetario. Motivato dall’aspirazione alla ricchezza l’uomo accumula ricchezza e accetta il rischio di investire capitale – con la speranza di incrementarlo.
Il ciclo delle attività economiche (Fig. 1.2) PRODUZIONE SCAMBIO CONSUMO RISPARMIO INVESTIMENTO BISOGNI E ASPIRAZIONI ATTUALI FUTURE ASPIRAZIONE ALLA RICCHEZZA motivazioni al lavoro accettazione del rischio motivazione all’accumulazione LAVORO CAPITALE di beni dotati di valore della ricchezza astensione dal consumo soddisfare REMUNERAZIONE
1.9 Le tre forme dell’investimento Tre sono le forme dell'investimento (supponiamolo monetario): 1 - economico reale: è formato da due scambi contrapposti dello stesso bene a t diverse 2 - economico produttivo: si acquisiscono fattori di produzione e si cedono le produzioni ottenute da processi produttivi intermedi. 3 - finanziario: si cede un capitale contro un capitale futuro, lasciandone ad altri l’investimento economico.
1.9 - L’investimento economico reale L’investimento economico reale è un trasformatore economico nel quale viene messa in rischio una quantità di ricchezza ad una certa epoca – il capitale investito – per acquistare dati beni a dati prezzi, conservandoli per un dato periodo, al fine di rivendere quegli stessi beni ai prezzi disponibili all’epoca in cui i beni saranno ceduti. Il valore dei beni acquistati rappresenta il costo di acquisto; il valore dei beni ceduti configura il ricavo di vendita che recupera il costo e determina un risultato operativo. + QB(t0) - QB(t1) ———————————————————————— - CI(t0)=-pB(t0) QB(t0) = CB + CI(t1)=pB(t1) QB(t1) = RB
Il risultato operativo e i rischi dell’investimento reale Il risultato operativo si quantifica come: RO = RB – CB = [pB(t1) QB(t1)] – [pB(t0) QB(t0) ] Ecco i due rischi dell’investimento reale: rischio tecnico di conservazione di B; rischio economico di mercato: non riuscire a vendere a prezzi superiori. Se QB(t1) = QB(t0) allora risulta: RO = QB(t1) [pB(t1) – pB(t0)]
1.9 - L’investimento economico produttivo L’investimento economico produttivo è un trasformatore economico nel quale un capitale CI(t0) viene investito per acquistare fattori produttivi (e lavoro), in quantità QF(t0) ai prezzi pF(t0) al fine di produrre altri beni in quantità QP(t1) che verranno successivamente venduti ai prezzi pP(t1) al termine dei processi di produzione, recuperando il capitale in volume CI(t1); maggiore di quello investito, produce un utile; se inferiore, una perdita. + QF(t0) - QF = +QP - QP(t1) ———————————————————————— - CI(t0)=-pB(t0) QF(t0) = CF + CI(t1)=pB(t1) QP(t1) = RP
Il risultato operativo e i rischi dell’investimento produttivo Il risultato operativo si quantifica come: RO = RP – CF = [pP(t1) QP(t1)] – [pF(t0) QF(t0) ] Ecco i due rischi dell’investimento produttivo: rischio tecnico di trasformazione di P; rischio economico di mercato: non riuscire a vendere a prezzi superiori. I prezzi, in quanto consentono la misura dei valori di scambio, rappresentano l’essenza della trasformazione economica.
1.9 - L’investimento finanziario Un capitale CI(t0) viene posto in rischio per il finanziamento del capitale investito di un investimento economico produttivo o economico reale e diventa un capitale finanziario. Al termine di T si recupera il capitale CI(t1). Se CI(t1) > CI(t0) si ha un risultato finanziario positivo L’investitore finanziario sopporta un rischio indiretto: quello dell’investimento economico per finanziare il quale il capitale è stato conferito.
Investimento in Equity Il capitale finanziario può essere investito in due forme: 1) conferimento in rischio assoluto – o a titolo di Equity - (capitale proprio, capitale netto, ecc,) – come partecipazione alla formazione del capitale investito: - K(t0) + K(t1) ———————————————————— + partecipazione - partecipazione L’Equity partecipa ai risultati dell’investimento economico ma guadagna per ultimo e perde per primo.
Investimento in Debt 2) conferimento in rischio relativo – o a titolo di Debt (Debit, prestito, finanziamento netto, credito di finanziamento, ecc,): - K(t0) + K(t1) ———————————————————— + prestito - prestito Il Debt partecipa ai risultati dell’investimento economico ma guadagna per primo e perde per ultimo.
1.9 - Legge generale dell’investimento L’investimento finanziario è strumentale per attuare l’investimento economico così come l’investimento economico è strumentale per attuare l’investimento finanziario. Deriviamo la seguente legge generale dell’investimento. investimento economico e finanziario, non possono avere vita autonoma e distinta ma devono sempre essere attuati congiuntamente per formare un capital investment. il capital investment sopporta rischi tecnici (di conservazione e di trasformazione) e rischi economici (di mercato) e tutti i capitali finanziari compartecipano a tali rischi (in forma assoluta, equity, o relativa, debt). Il capital investment produce un risultato operativo che è l’unica fonte per remunerare gli investimenti finanziari.
1.10 - Studiare le aziende L’economia politica ricerca leggi e teorie che possano spiegare e controllare gli effetti delle attività economiche. La macro economia osserva le attività economiche nel macro sistema economico formato dalle popolazioni di azienda. Variabili fondamentali sono: PIL, inflazione, disoccupazione, domanda aggregata, consumo, risparmio, investimento, ecc. La micro economia osserva le attività delle aziende ma come macro comportamento ambientale (punto di vista esterno) Ad es: curve di domanda, curve di offerta, concorrenza, prezzi. L’economia aziendale ricerca leggi e teorie che possano spiegare e controllare il comportamento strutturale economico delle aziende e nelle aziende (punto di vista interno). 62 62
Andamento del PIL 2007-2010
1.10 - Le aziende Definiamo AZIENDE le organizzazioni durevoli o sistemi economici istituzionalizzati nelle quali vengono svolte in forma collettiva le attività: di consumo di produzione di risparmio di investimento di scambio della ricchezza.
Le due classi principali (cenni) Aziende di consumo – Sono le organizzazioni permanenti nelle quali sono assunte le decisioni di consumo, di impiego del lavoro, di risparmio e di investimento finanziario dei capitali che con il risparmio hanno avuto formazione. Sono create per rendere massima l’efficienza del consumo e per soddisfare l’aspirazione al benessere e alla ricchezza. Aziende di produzione – Sono le organizzazioni permanenti, nelle quali sono assunte le decisioni relative ai processi di produzione, all’utilizzo del lavoro e degli altri fattori produttivi, al reperimento di informazioni e del know-how e alla ricerca dei capitali finanziari necessari per l’investimento. Sono create da lavoratori o da investitori per ricercare, tramite la produzione efficiente, una remunerazione per il lavoro o un risultato economico per i capitali investiti. Una classificazione più ampia e precisa delle aziende sarà presentata al Cap. 4. Una tipologia di aziende di produzione sarà presentata al Capitolo 5.
I postulati dell’EA Un quadro di sintesi Per l’EA, la realtà economica è formata da comportamenti ma non esprime giudizi sulle motivazioni, cioè sui bisogni e sulle aspirazioni, di quei comportamenti. Nell’osservazione (descrizione e spiegazione) della realtà economica l’ EA pone alcuni postulati sulla cui base si fondano le teorie. Essi rappresentano il presupposto di ogni spiegazione dell'Economia Aziendale. Nota bene - Nel testo, i postulati sono indicati in diversi paragrafi e vengono qui presentati in un quadro di sintesi.
Postulati di base Ecco i postulati di base: [1] Teleonomia, benessere, egoismo L’uomo ricerca la sopravvivenza sua, della famiglia, del gruppo di appartenenza. Ricerca il benessere come condizione di esistenza. Tiene un comportamento egoista nel senso di Richard Dawkins “Un’entità […] è detta altruista se si comporta in modo da aumentare il benessere di un’altra entità simile a spese del proprio. Il comportamento egoista ha un effetto esattamente opposto. ‘Benessere’ è definito come ‘probabilità di sopravvivenza’, anche se l’effetto sulla reale prospettiva di vita o di morte è così scarso da sembrare trascurabile. […]” [2] Inappagabilità I bisogni e le aspirazioni sono illimitati, per numero, Varietà e ricorrenza.
Postulati di base Ecco i postulati di base: [3] Ambizione Gli individui tendono a massimizzare il grado di soddisfacimento dei bisogni e di appagamento delle aspirazioni (della ricchezza, in particolare) e ricercano la gratificazione sociale. [4] Operosità L’uomo è disposto ad applicare il proprio lavoro per produrre e consumare i beni necessari per soddisfare i moventi economici; ciò equivale all’ipotesi che l’uomo sia lavoratore, produttore e consumatore. Cioè, che sia operoso.
Postulati di base Ecco i postulati di base: [5] Efficienza, produttività Gli individui tendono a massimizzare l’efficienza del proprio lavoro, rendendo massimo il rapporto tra il beneficio del “lavorare” e il sacrificio che ne deriva. [6] Razionalità; interesse L’uomo tende a rendere massimo il beneficio delle proprie azioni e, in particolare, a massimizzare il proprio “interesse”, sia in campo economico sia in campo sociale. Già Adam Smith, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations (1776), osservava: “Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del panettiere che possiamo aspettarci la nostra cena, ma dalla ricerca del loro proprio interesse.”.
Postulati di base Ecco i postulati di base: [7] Misurabilità dei valori Esiste un sistema di prezzi tramite il quale misurare i valori. [8] Intraprendenza L’uomo tende sempre a risparmiare una parte della ricchezza ed esistono individui disposti ad accettare il rischio dell’impiego del risparmio per attuare investimenti. Ciò equivale a postulare che l’uomo sia previdente ma intraprendente.
Postulati specifici dell’EA Ecco i postulati specifici: [9] Esistenza dell’azienda Le aziende esistono in quanto sono “lo strumento dell’umano operare in campo economico” (Giovanni Ferrero, Istituzioni di economia d’azienda, Giuffrè, Milano, 1968) [10] Azienda quale unità di osservazione L’attività economica è svolta interamente nell’ambito di aziende – intese quali organizzazioni permanenti – nelle quali sono assunte tutte le più rilevanti decisioni circa la produzione ed il consumo, lo scambio, il risparmio e l’investimento della ricchezza. [11] Rapporti tra aziende Le aziende di produzione e di consumo sono tra loro collegate in una rete di flussi di beni, lavoro, capitali ed informazioni tramite “scambi monetari” e “investimenti”.
Postulati specifici dell’EA Ecco i postulati specifici: [12] Teleonomia delle organizzazioni produttive Le aziende di produzione efficienti godono di teleonomia endogena in quanto producono remunerazioni di lavoro e di capitale, teleonomia esogena, in quanto aumentano la ricchezza del sistema riducendo il lavoro necessario. [13] Teleonomia delle organizzazioni di consumo Le aziende di consumo efficienti godono di teleonomia endogena in quanto soddisfano i bisogni dei propri componenti, teleonomia esogena, in quanto consentono di ottenere lavoro, remunerazioni e risparmio.
Queste diapositive sono disponibili Fine Fine del capitolo 1 Queste diapositive sono disponibili alla pagina: http://economia.unipv.it/pagp/pagine_personali/pellicelli/