Il linguaggio letterario e il linguaggio del calcio: P.P.Pasolini;

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Transcript della presentazione:

Il linguaggio letterario e il linguaggio del calcio: P.P.Pasolini; E. Biagi intervista Pasolini; U. Saba: La poesia, Trieste e il calcio Biografia di Saba; Saba e Trieste Saba recita se stesso; La poetica dell’onestà; La forma classica della poesia Manoscritti di Saba Le canzoni e lo sport: F. De Gregori; Laboratorio Ligabue; Laboratorio ; Nannini-Bennato: Notti magiche Laboratorio – Notti magiche Laboratorio – Lessico 1 La scrittura sportiva: Brera. I suoi neologismi Narrativa e sport: E. Hemingway; E. Galeano; Soriano; S. Benni; S. Veronesi; B. Severgnini; Sport e attualità. ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE STATALE “F. CALASSO” Via Belice - LECCE Letteratura e sport II parte U. Saba (a cura della Prof.ssa Rita Elia) Indice

Umberto Saba legge le 5 poesie sul Gioco del Calcio (Album del nano) Umberto Saba legge le 5 poesie sul Gioco del Calcio  (Album del nano). Calcio, storie ed emozioni. Da: Letteratura, Poesia. (Album del nano) INDICE

La poesia e il calcio: U. Saba Del calcio Saba scriveva:E’ (il gioco) più popolare che ci sia oggi, ed è quello in cui si esprimono con più appassionata evidenza le passioni elementari della folla. L’atmosfera che si forma intorno a quegli undici fratelli che difendono la madre è il più delle volte così accesa da lasciare incancellabili impronte in chi ci è vissuto dentro. E questo per non parlare della bellezza visiva dello spettacolo, dei gesti necessari dei giocatori durante lo svolgimento della gara. Che dire poi di quello che succede tra il pubblico e i giocatori quando una squadra paesana riesce a segnare un goal contro una squadra superiore (la cui superiorità molte volte è dovuta a denaro) e rinnova, sotto gli occhi dei concittadini, lucenti alle lacrime, il miracolo di Davide che vince il gigante Golia?  Foto dell’epoca Pasolini e il calcio – I parte Indice

La poesia e il calcio: U. Saba Goal  Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l'amara luce. Il compagno in ginocchio che l'induce, con parole e con mano, a rilevarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi. La folla - unita ebbrezza - par trabocchi nel campo. Intorno al vincitore stanno, al suo collo si gettano i fratelli. Pochi momenti come questo belli, a quanti l'odio consuma e l'amore, è dato, sotto il cielo, di vedere. Presso la rete inviolata il portiere - l'altro - è rimasto. Ma non la sua anima, con la persona vi è rimasto sola. La sua gioia si fa una capriola, si* fa baci che manda di lontano. Della festa - egli dice - anch'io son parte.    . Filmati Rai (Da Internet) Indice Pasolini e il calcio – I parte

Squadra Paesana   Anch'io tra i molti vi saluto, rosso- alabardati, sputati dalla terra natia, da tutto un popolo amati. Trepido seguo il vostro gioco. Ignari esprimete con quello antiche cose meravigliose sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari soli d'inverno. Le angosce che imbiancano i capelli all'improvviso, sono da voi cosi lontane! La gloria vi da un sorriso fugace: il meglio onde disponga. Abbracci corrono tra di voi, gesti giulivi. Giovani siete, per la madre vivi vi porta il vento a sua difesa. V'ama anche per questo il poeta, dagli altri diversamente - ugualmente Commosso Indice

Tredicesima partita Indice Di corsa usciti a mezzo il campo, date prima il saluto alle tribune. Poi, quello che nasce poi, che all'altra parte rivolgete, a quella che più nera si accalca, non è cosa da dirsi, non è cosa ch'abbia un nome.   Il portiere su e giù cammina come sentinella. Il pericolo lontano è ancora. Ma se in un nembo s'avvicina, oh allora una giovane fiera si accovaccia e all'erta spia. Festa è nell'aria, festa in ogni via. Se per poco, che importa? Nessun'offesa varcava la porta, s'incrociavano grida ch'eran razzi. La vostra gloria, undici ragazzi, come un fiume d'amore orna Trieste. (Dal Canzoniere) Indice

Tre momenti Indice Di corsa usciti a mezzo il campo, date   Di corsa usciti a mezzo il campo, date prima il saluto alle tribune. Poi, quello che nasce poi, che all'altra parte rivolgete, a quella che più nera si accalca, non è cosa da dirsi, non è cosa ch'abbia un nome. Il portiere su e giù cammina come sentinella. Il pericolo lontano è ancora. Ma se in un nembo s'avvicina, oh allora una giovane fiera si accovaccia e all'erta spia. Festa è nell'aria, festa in ogni via. Se per poco, che importa? Nessun'offesa varcava la porta, s'incrociavano grida ch'eran razzi. La vostra gloria, undici ragazzi, come un fiume d'amore orna Trieste Indice

Fanciulli allo stadio Indice   Galletto è alla voce il fanciullo; estrosi amori con quella, e crucci, acutamente incide. Ai confini del campo una bandiera sventola solitaria su un muretto. Su quello alzati, nei riposi, a gara cari nomi lanciavano i fanciulli, ad uno ad uno, come frecce. Vive in me l'immagine lieta; a un ricordo si sposa - a sera - dei miei giorni imberbi. Odiosi di tanto eran superbi passavano là sotto i calciatori. Tutto vedevano, e non quegli acerbi.  Indice

La poetica della chiarezza e dell’onestà  La poesia, secondo Saba, non è la menzogna letteraria ma la verità dell’infanzia, mista di sincerità impulsiva e di segretezza. Nasce dai sentimenti e si intreccia inevitabilmente alla vita di cui registra anche i segni più impuri agendo come un magico farmaco. In un primo tempo, infatti, il libro di poesie, che avrebbe poi chiamato Canzoniere, doveva intitolarsi Chiarezza. La lettura di Friedrich Nietzsche (1844-1900), di Sigmund Freud (1856-1939), di Otto Weininger (1880-1903), risulta determinante nell’itinerario artistico ed esistenziale del poeta, ossessionato dalla ricerca di una via di libertà capace di superare l’ipocrisia e i condizionamenti culturali e sociali del suo tempo. Indice

La forma classica della poesia Carlo Levi ritrae Saba mentre scrive L’attaccamento di Saba alla tradizione metrica italiana di Giuseppe Parini, di Ugo Foscolo e di Giacomo Leopardi, di Giosuè Carducci, di Giovanni Pascoli e di Gabriele D’Annunzio ne fa un artigiano del verso. Nel Canzoniere manca, infatti, il verso libero e, tra le forme metriche più ricorrenti, compaiono il sonetto e la canzonetta. E’ in questo senso che Saba, appassionato di musica, considera un vertice della sua poesia lo schema della fuga con le voci a contrasto. La ricerca di Saba è, comunque, incentrata sul linguaggio. Le sue parole possono dire cose profonde e terribili, soprattutto nel momento in cui il lessico quotidiano si incrocia con il lessico di derivazione classica imprimendo un segno di nobiltà alla vita più bassa ed elementare. Scrivendo all’amico Carlo Levi (1902-1975) Saba afferma che lo stile si carica del dolore del vivere. E al giovane poeta Sandro Penna (1906-1977) scrive il 4-1-33: «I poeti sono fatti per essere letti: rimaner vecchie zitelle è – anche per i poeti – il destino peggiore». U. Saba, Lettere a Sandro Penna 1929-40, a cura di R. Deidier, Archinto, Milano 1997 Indice Pasolini e il calcio I parte

Manoscritti di U. Saba (Da Internet culturale) Manoscritto del testo intitolato Quel che resta da fare ai poeti, inviato nel 1911 a «La Voce» e rimasto inedito fino alla sua morte, perchè Scipio Slataper, scrittore triestino all’epoca collaboratore della rivista fiorentina, decise di non pubblicarlo Pasolini e il calcio - I parte Indice

Manoscritti di U. Saba (Da Internet culturale) Così scrive al suo giovane amico e scrittore Pierantonio Quarantotti Gambini (1910-1965): «Ti accludo un piccolo grafico (una specie di scorciatoia) che spiega cosa pretendo da uno scrittore: da un artista in genere. linea del cuore linea della testa linea dello stile  La maggior parte degli scrittori attuali, anche se superano le prime due linee, raramente arrivano a toccare la terza» (Umberto Saba, La spada d’amore. Lettere scelte 1902-1957, a cura di Aldo Marcovecchio, con una presentazione di Giovanni Giudici, Mondadori, Milano 1983). INDICE In una lettera del 1948 al signor Pizzul, Saba parla della funzione terapeutica della Poesia

Saba e Trieste Quando si parla della famosa «triestinità» di Saba la si deve intendere nel senso di una simbiosi non solo sentimentale, ma anche fisica. Non a caso il colore preferito dal poeta è l’azzurro, che poteva ammirare nel mare e nel cielo di Trieste. Tutta la città gli è cara: è un amore fisico che si unisce a quello della «calda Vita» che vede brulicare per le strade e le piazze. La città lo affascinava nei suoi contrastanti aspetti di crogiolo di razze.Su questo trafficante amalgama di persone così etnicamente diverse (vi sono, oggi ancora, triestini che hanno nel sangue dieci dodici sangui diversi; ed è questa una delle ragioni della «nevrosi» particolare ai suoi abitanti) la lingua e la cultura italiana fecero da cemento; s’imposero per un processo affatto spontaneo. Ma lingua e cultura a parte, Trieste fu sempre, per ragioni di «storia naturale» dalle quali le città come gli individui non possono evadere, una città cosmopolita. Era questo il suo pericolo, ma anche il suo fascino. Inferno e paradiso di Trieste (1946)   Indice Pasolini e il calcio – I parte

Saba e Trieste Ricordo le passeggiate quotidiane che facevo con la tua – mia grande Lina. Si scendeva dalla collina di Montebello, dove si abitava e si percorreva quasi tutta Trieste. Il suo incanto maggiore stava nella sua varietà. Svoltare un angolo di strada voleva dire cambiare continente. C’era l’Italia e il desiderio dell’Italia, c’era l’Austria (mica poi tanto cattiva come si pensava), c’era l’Oriente, c’era il Levante coi suoi mercanti in fez rosso, e molte altre cose ancora. Si finiva quasi sempre, prima di rincasare, in una piccola pasticceria ebraica di città vecchia, una pasticceria più antica che vecchia e nella quale si confezionavano i dolci migliori che abbia mai assaggiati, ed ai quali aveva sospirato invano la mia, già remota infanzia. Dio mio, Linuccia, com’era bella allora tuamadre! E come era bella, allora, la nostra città! Trieste come la vide, un tempo, Saba (1957) Da: Internet culturale Indice

Saba e Trieste Giornali dell’epoca Indice Trieste era come una bella donna sposata a un ricco banchiere. Il banchiere era, anzichenò, anziano; e non si può dire che fra i due corressero rapporti d’amore propriamente detti. Ma la donna non poteva lamentarsi troppo del suo primo marito. Questi l’amministrava bene, e, senza chiederle troppo, non le faceva mancare né il superfluo né il necessario. La donna aveva, come usa in questi casi, l’amante del cuore. Quando il vecchio, che si chiamava Austria, volle, contro ogni consiglio dell’inutile saggezza, fare cosa contraria alla sua età e andare in guerra, finì, dopo qualche effimero successo, male. La donna sposò allora l’amante del cuore. Disgraziatamente, questi era, in quel tempo, afflitto da una brutta malattia, che simulava, a volte, l’euforia, e si chiamava fascismo. Oggi ne è – almeno si spera – guarito. Ma la guarigione non gli tolse di perdere anche lui la bella donna, che rimase vedova per la seconda volta. Adesso altri pretendono alla sua mano. Lacerata da interni conflitti, da paure, ricordi, rimpianti, la donna non saprebbe – pare – decidersi. Ma infine è quasi certo che, lasciata veramente a se stessa, ritornerebbe, con qualche precauzione, all’amante del cuore. Troppo bene gli ha voluto in passato. Ma quello che soprattutto la lega al suo primo amore è il fatto incontestabile che parlano tutti e due la stessa lingua. Inferno e paradiso di Trieste (1946)   Giornali dell’epoca Indice

Saba e Trieste Indice

Trieste…la poesia…la vita La fonte principale del materiale delle varie slide è “Internet culturale”.