I Sioux.

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Transcript della presentazione:

I Sioux

Il nome

Un giorno degli esploratori francesi parlando con degli indiani algonchini, chiesero come si chiamavano quelle tribù che oggi si chiamano Siuox.

Quegli algonchini risposero che si trattava dei Nadowessioux (che significa piccolo serpente o piccola vipera).

Questo termine aveva una valenza un po’ spregiativa, perché in opposizione con l’espressione “grande serpente o grande vipera”che indicava la tribù degli Irochesi che erano nemici dei Sioux.

Dall’abbreviazione di Nadowessioux nacque il termine Sioux.

Il loro vero nome era però Dakhota, Lakhota e Nakhota.

Si trattava infatti in realtà di tre tribù, accomunate dalla stessa lingua (lingua siouan) e dalle stesse tradizioni culturali.

La storia

Scarse sono le notizie riguardanti queste tribù prima dell’arrivo dei conquistadores.

Alla fine del Cinquecento i Sioux erano stanziati nella Carolina del nord e praticavano anche l’agricoltura: erano infatti seminomadi.

Un centinaio di anni dopo, probabilmente a causa della costante minaccia rappresentata dalla vicina e potente Lega degli Irochesi, sembra abbiano dovuto risalire il corso del fiume Missouri.

Si stabilirono nelle foreste a ovest dei Grandi Laghi, dove sarebbero rimasti almeno per tutto il Seicento.

A causa della crescente pressione dei loro nemici Ojibway, i Sioux si spostarono nelle praterie, nel corso di un lungo processo che li portò a dedicarsi a una vita nomade sulle piste del bisonte.

Entrarono così a far parte del numero di tribù che dettero vita alla breve ma intensissima cultura della prateria.

Il processo di spostamento nelle praterie venne accelerato dalla ricomparsa del cavallo che, estintosi nel continente nordamericano durante il Pleistocene, vi fece ritorno con i conquistadores spagnoli.

La lotta con i coloni

Durante i primi contatti, i Lakhota furono in relazione amichevole con i bianchi, ma quando furono costretti a difendere i loro antichi territori di caccia li combatterono strenuamente.

I Sioux combatterono al fianco degli Inglesi durante la guerra d’Indipendenza americana.

Successivi trattati con gli Stati Uniti confermarono il controllo Sioux su un vasto territorio che comprendeva gran parte degli attuali Minnesota, North e South Dakota, Wisconsin, Iowa, Missouri, e Wyoming.

Parte di questo territorio fu successivamente venduto agli Stati Uniti.

La pressione dei coloni generò tuttavia ripetuti conflitti, che culminarono nella guerra di Nuvola Rossa (1866 – 67), così chiamata dal nome di un capo Sioux.

La firma del trattato di Fort Laramie (1868) garantiva ai Sioux il possesso perpetuo delle Black Hills.

Questo trattato fu però violato da parte del governo federale in seguito alla scoperta di giacimenti d’oro e miniere.

Ciò portò a una guerra che vide l’uccisione del generale Custer e dei suoi 300 soldati a Little Bighorn (1876), a opera del capo Sioux Toro Seduto e dei suoi guerrieri.

Il massacro di oltre 200 uomini, donne e bambini Sioux perpetrato dai soldati americani, che avevano una schiacciante superiorità numerica e cannoni a ripetizione, nel 1890 a Wounded Knee piegò la resistenza indiana.

La tribù dei Sioux nel 2007 “ha stracciato” i trattati sottoscritti con gli Stati Uniti di 150 anni prima, rifiutando così la cittadinanza statunitense, con l’intenzione di formare uno stato a sé stante.

I Sioux daranno passaporti e patenti a chi dice no alla vecchia cittadinanza.

I rappresentanti dei Lakhota hanno affermato:

“Tali Trattati sono parole senza valore su carta senza valore e sono stati violati a più riprese per privarci della nostra cultura e delle nostre usanze e per prubare la nostra terra”

Phyllis Young, una militante della causa dei nativi americani che ha contribuito a organizzare nel 1977 la prima conferenza internazionale sui diritti dei Nativi Americani, ha dichiarato:

“Abbiamo sottoscritto con gli Stati Uniti 33 trattati che non sono stati rispettati”.

Le missioni diplomatiche

Alcuni capi Lakota si sono recati in delegazione presso le ambasciate Bolivia, Cile, Sudafrica e Venezuela e intendono intraprendere una missione diplomatica in diversi Paesi nel corso dei prossimi mesi.

La religione

Grande importanza veniva attribuita dai Sioux alla figura del cerchio.

La disposizione del villaggio era circolare, gli anziani sedevano in cerchio durante le cerimonie, il cielo e la terra erano considerate circolari.

La loro religione si basa sull'idea di wakan, espressione della forza soprannaturale che permea l'universo, le persone e le cose, di cui il dio Wakan Tanka era la massima incarnazione.

Sue emanazioni sono i quattro dei superiori:

Skan, il Cielo, protettore della potenza creatrice, giudice degli uomini e degli stessi dei

Wi, il Sole, protettore del coraggio, della generosità e della lealtà

Maka, la Terra, protettrice della vita

Inyan, la pietra, protettrice dell'autorità e del genio artistico

Tutte queste ipostasi di Wakan Tanka sono responsabili dell'equilibrio dell'universo.

Vengono poi gli dei Associati, complementari delle divinità Superiori

A Skan era associato Tate, il Vento

A Wi era associata Hanwiyampa, la Luna

A Maka era collegata Wohpe, che rappresentava la figlia del Sole e della Luna, protettrice dell'amore e della pace

Infine a Inyan era associato Wakinyan, il Tuono, che segnala la potenza della natura.

C’erano poi gli dei Imparentati: il dio-Bisonte, il dio-Orso; i Quattro Venti; il Turbine.

A un gradino decisamente inferiore si collocano i semi-dei: Potenza; Spirito; Anima; Simile-allo-spirito.

Le sette cerimonie

Fino al 1870 i Sioux praticarono numerosi rituali.

Da questa data in poi però il governo degli Stati Uniti vietò la pratica della spiritualità nativa e l’uso della lingua sioux, proibendo perfino le danze e qualunque rituale non cristiano.

Con queste leggi i bianchi volevano far integrare forzatamente i nativi nella loro società, trasformandoli da cacciatori nomadi in agricoltori sedentari.

I Sioux furono una delle poche tribù delle Pianure, insieme ai Cheyenne, che attutirono i danni di queste leggi continuando a praticare di nascosto i propri riti.

Nelle cerimonie svolgevano un ruolo fondamentale alcuni oggetti carichi di valenze simboliche, ritenuti indispensabili per il corretto svolgimento dei riti.

Grande importanza avevano ad esempio le piume: il copricapo ricoperto di tali ornamenti aveva lo scopo di dimostrare l’audacia di chi l’indossava;

da ricordare anche i guanti coperti da becchi d’uccello che, vibrando durante le danze, producevano un suono tintinnante che ben si accordava al ritmo del tamburo.

Le maschere completavano l’abbigliamento cerimoniale.

Esse completavano l’abbigliamento cerimoniale, permettendo allo sciamano di trasformarsi idealmente nell’essere che volevano rappresentare e favorendo l’estasi.

Le danze spesso erano accompagnate dal tamburo, strumento destinato a facilitare il collegamento con l’altro mondo, e dal flauto a sei buchi, quattro che rappresentavano i venti e due la terra e il cielo.

Le cerimonie tradizionali dei Sioux erano sette:

Inipi o capanna dalla purificazione (sorta di sauna )

Wiwànyank Wacìpi o Danza del sole

Hanbleceyapi: la ricerca di visione

Wanagi yuhapi: la custodia dello Spirito

Hunkapi: la cerimonia di affratellamento

Išnata Awicalowan: la cerimonia della pubertà femminile

Tapa Wanka Yeyapi: il lancio della palla

La danza del sole

La Danza del sole, è anch’essa considerata dono della Donna Bisonte Bianco.

Fu praticata dai Sioux fino al severo divieto imposto dai dominatori bianchi.

Essa poteva essere organizzata in ringraziamento d’un benefico ricevuta da Wakan Tanka, come ad esempio un bimbo guarito da una grave malattia o in generale favore della propria gente (in tempi ad esempio di carestia), ovvero per diventare sciamano.

La cerimonia esigeva una sviluppata capacità di resistenza al dolore e di paziente auto-controllo.

Il periodo d’elezione era situato nella luna piena fra giugno e luglio e la durata complessiva giungeva fino a 12 giorni.

I primi 4 giorni erano normalmente dedicati a individuare il teatro della cerimonia e a organizzarlo.

In questo periodo si rafforzavano i vincoli interfamiliari, con reciproche visite di cortesia e scambi di doni. I

Intanto alcune donne, appositamente selezionate per le loro virtù, erano incaricate di individuare l’albero di pioppo per la grande tenda in cui si sarebbe svolta la cerimonia.

Negli altri 4 giorni il, candidato si riuniva nella tenda del consiglio, alla presenza degli sciamani che ne agevolavano la preparazione spirituale.

I 4 giorni finali prevedevano la costruzione del sito spirituale - un cerchio delimitato da una palizzata di rami fronzuti, a Est del quale si sarebbe rizzata la tenda cerimoniale.

La “danza del Bisonte” era tenuta in occasione dell’identificazione del palo di pioppo biforcuto destinato alla cerimonia vera e propria.

Non appena questo era tagliato lo si adornava e lo si collocava al centro della tenda cerimoniale.

Il terzo giorno si predisponevano le corregge di cuoio di bisonte o di daino necessarie al rito e infine, dopo ulteriori preghiere e aver adornato lo stesso candidato (o candidati), si procedeva al rito finale.

Il corpo della persona era dipinto di rosso dalla vita in su e di nero in varie altre parti del corpo, mentre mani e piedi erano colorate di blu e di rosso e la faccia di nero e di rosso.

Quindi il prescelto era collegato al palo tramite le corregge, fatte passare lì dove il palo si biforcava.

Due uncini venivano agganciati a una bacchetta di materiale resistente e conficcata nel petto in modo che, inarcandosi con decisione all’indietro, il soggetto potesse lacerarsi le carni così trapassate.

Per chi intendeva diventare sciamano esistevano anche altre cerimonie.

La cerimonia di “Fissare-il-Sole-Bisonte” prevedeva ulteriori ferite procurate sul dorso, al quale venivano appesi pesanti teschi di bisonte.

La cerimonia di “Fissare-il-Sole-attaccato-al-palo”, prevedeva prove di sopportazione del dolore tanto del dorso quanto del petto.

Un’altra variante era il rito di “Fissare-il-Sole-sospeso”, in cui il corpo veniva sollevato e abbassato ritmicamente nel corso della danza tramite le anzidette corregge, mentre il candidato seguitava a stringere nella destra un ramoscello di salvia.

La cerimonia finiva allorché questi riusciva da solo a strapparsi di dosso gli impacci creati da uncini, asticelle e corregge.

Infine si procedeva alle medicazioni necessarie e alla fumata rituale con la pipa, col suo custode che dedicava la fumata a Wakan Tanka perché proteggesse il popolo che gli aveva dedicato quel sacrificio singolo o multiplo.

La sacra pipa

La Pipa è l’oggetto più sacro per la nazioni delle grandi pianure ed è anche diffusa in altre aree culturali.

Essa è principalmente uno strumento di preghiera, detta in lingua lakota cannunpa.

Secondo la tradizione la Pipa era stata donata a gli uomini da Wohpe, la Donna Bisonte Bianco.

La Pipa è composta di due parti distinte:

il cannello, ottenuto da legno di acero;

il fornello, ricavato da una pietra rossa , la catlinite, che può essere reperita in unico posto al mondo: Pipestone in Minnesota.

Quando la pipa non viene utilizzata le due parti devono assolutamente rimanere separate.

Mantenerle collegate costituirebbe un grave sacrilegio.

Infatti l’atto di congiungerle equivale all’unione del maschile e del femminile, del Cielo e della Terra.

Di solito viene fumata la corteccia interna del salice rosso (canšaša) addolcita con altre erbe o con canli icahiye, una corteccia aromatica proveniente dal Montana (canli significa anche “tabacco”).

La Pipa rappresenta una potente unione tra mondo fisico e mondo metafisico.

Quando viene usata accomuna tra loro i fumatori in senso orizzontale e chi fuma con il mondo metafisico in senso verticale(il fumo infatti sale in alto).

Giurare il falso con una Pipa accesa in mano è considerata un’offesa gravissima: da qui l’uso della Pipa come strumento di pace e di riconciliazione.