Accordi commerciali fissazione di norme che regolano gli scambi commerciali Definizione: Tipologie: 1)Accordi bilaterali 2)Accordi multilaterali.

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Transcript della presentazione:

Accordi commerciali fissazione di norme che regolano gli scambi commerciali Definizione: Tipologie: 1)Accordi bilaterali 2)Accordi multilaterali Accordi regionali Accordi globali Anni ’50 CEE (Unione Doganale) EFTA (Zona di libero scambio) NAFTA ( Zona di libero scambio) (Canada - Usa) GATT(General Agreement on tarriffs and trade - 116 Paesi) Sviluppati In via di sviluppo Centro Europa

UNIONE DOGANALE LIBERA CIRCOLAZIONE Abbattimento barriere interne Tariffa esterna comune Abbattimento delle barriere esterne Zona di libero scambio Tariffe esterne differenziate

Effetti dell’Unione Doganale Creazione di commercio : aumentano i flussi commerciali tra i Paesi che formano l’Unione Paese A Paese B S S PA PA a b a’ e b’ c’ f T d’ PB D c d D Effetto creazione Se non c’è Unione Doganale Il Paese A importa la quantità cd dal Paese B ad un prezzo che è proprio pari a PA per effetto della Tariffa (PA = PB + T T = PA - PB) Paese A: dom > off Paese B: off > dom

Se si crea Unione Doganale Niente Tariffa per effetto dell’U.D. - All’interno del Paese A, essendo PB < PA, la dom si riduce e quindi il prezzo - All’interno del Paese B, per effetto di un aum della dom, il prezzo PB finché si raggiunge un nuovo equilibrio (PA = PB) in corrispondenza del quale la quantità import. è a’ b’ > a b ed i tratti a’e fb’ rappresentano la creazione di commercio Paese A: dom > off Paese B: off > dom

Se non c’è Unione Doganale Diversione di commercio: si crea una diversione dei flussi commerciali a danno dei Paesi che non fanno parte dell’U.D. Paese A Paese B Paese C S S S PA a b PB c d PC a’ b’ D D D Se non c’è Unione Doganale Il Paese A deficitario, essendo PC < PB < PA, importa dal Paese C la quantità a’b’ ottenendo una entrata più alta per effetto della Tariffa (T = PA - PC); mentre non importa nulla dal Paese B PaeseA: dom > off Paese B e C: off > dom

Se si crea Unione Doganale tra il Paese A e il Paese B (Abbattimento barriere tariffarie) I prezzi PA e PB tenderanno ad allinearsi fino ad ottenere PA = PB il Paese A importa esclusiva- mente dal Paese B e non più dal Paese C (effetto di diversione); la quantità importata è cd > a’b’ (effetto di creazione) Paese A: dom > off Paese B e C: off > dom

CODICE DI COMPORTAMENTO GATT CODICE DI COMPORTAMENTO Negoziato nel 1947 come: Basso profilo per diversi anni Maggiore rilevanza negli anni ’80 Cos’ è e come funziona? Serie di regole commerciali: le parti si impegnano ad osservare run REGIME INTERNAZIONALE Quadro di riferimento per i partner commerciali nel contesto del commercio internazionali Istituzione Quadro di regole (Bene Pubblico) Riduce i costi di transazione Migliora la trasparenza

GATT PRINCIPI (Clausola della nazione più favorita) Non discriminazione tra le parti contraenti (Clausola della nazione più favorita) Unioni doganali Eccezioni: Zone di libero scambio 2)Trattamento nazionale dei beni importati (Divieto di trattamenti discriminatori) Tassazione differenziata Vincoli burocratici Ispezione AUMENTO DEI COSTI

Distorcono il mercato: 3) Adozione delle TARIFFE come unico strumento per proteggere il mercato Trasparenza del mercato Favoriscono: Riduzione degli spazi per misure protezionistiche Barriere non tariffarie Distorcono il mercato: Sussidi alla produzione Sussidi alle esportazioni Dal 1947 ad oggi vi sono stati 7 “Round” di negoziati Ultimo negoziato: URUGUAY ROUND 1986 – 1994 Prossimo 2000 ?????

Eccezioni presenti nel settore “Agricoltura” Agricoltura nel GATT Premessa: difficoltà di inserimento dell’agricoltura nel GATT Motivazioni: - Diffusione di barriere non tariffarie - Lunghi e difficili contenziosi commerciali Eccezioni presenti nel settore “Agricoltura” GATT Possibilità di adottare alcune forme partico- lari di “Barriere non tariffarie” (Fuori dall’Accordo), ad esempio: Prelievi variabili Sussidi alle esportazioni PAC Sussidi alla produzione Tutela della salute Misure sanitarie

Compiti e funzioni dei “panel”: - esame dei reclami difficoltà di inserimento dell’agricoltura nell’Accordo Tutto ciò è causa di forti controversie commerciali che portano ad una: Esistono delle difficoltà operative nel ritrovare delle SOLUZIONI BILATERALI Per risolvere tale “empasse” si è previsto di istituire nell’ambito del GATT alcuni PANEL DI ESPERTI INDIPENDENTI Compiti e funzioni dei “panel”: - esame dei reclami - individuazione delle soluzioni

Alcuni panel settoriali 1) PANEL ZUCCHERO: USA Quote all’importazione Introduzione tariffe in sostituzione delle Quote 2) PANEL SEMI OLEOSI: Politiche CEE Aiuti alla trasformazione Prezzi agricoli Aumento della produzione Reclamo degli USA soluzione: Accordo di Blair – House (1992) (Decoupling)

L’ACCORDO GATT IN AGRICOLTURA (1994) Uruguay Round L’ACCORDO GATT IN AGRICOLTURA (1994) Libero accesso ai mercati attraverso l’applicazione di due strumenti: TARIFFA EQUIVALENTE (TE): Sostituisce tutte le restri- zioni all’importazione (prelievi, contingentamenti ecc) TE = Pi – Pm (periodo base 1986-1988) Le TE aggregate devono ridursi del 36% in 6 anni SOGLIA MINIMA DI ACCESSO Import. > = al 3% del consumo interno (base 1986-1988) Su questo contingentamento si applica una riduzione della TE del 32%

2) Riduzione del sostegno interno - 20% dell’ AMS in 6 anni AMS = (Pj – Pm) * Qj AMS = indicatore di sostegno interno. Politiche di offerta di SSA Aiuti diretti sganciati dai livelli di produzione Non entrano nell’AMS gli strumenti di sostegno disaccoppiati (scatola verde) ovvero:

3) Riduzione delle esportazioni sussidiate -36% della spesa di bilancio rispetto alla spesa media del periodo 1986-90 a favore delle esportazioni sussidiate; -21% del volume delle esportazioni sussidiate. Implicazioni dell’accordo Sostanziale aggiustamento strutturale ed organizzativo delle aziende e del settore finalizzato al raggiungimento di adeguati livelli di competitività.

Strumenti attivabili dagli Stati nazionali per difendere il settore agroalimentare Obiettivo: sostegno e stabilizzazione dei redditi agricoli Limitando le import. Favorendo le esport. Sussidi alla produzione: contributi a fondo perduto, esenzioni \ sconti sulle tariffe energetiche Dazi doganali: ammontare fisso aggiunto al valore del bene Quote: restrizioni dirette sulla quantità da import. Sussidi alle esportazioni: restituzioni alle esportazioni Prelievi variabili: sorta di dazio variabili sulle import. Barriere tecniche: standard, norme sull’etichettatura, certificazione

Dazi doganali Meccanismo di funzionamento ed effetti dazio Pi Prezzo interno del bene import. PW D Volume delle import. O A B C D Pw = Prezzo mondiale Pi = Prezzo interno del bene import. gravato da dazio Senza dazio: prezzo è PW Produz. è OA import. è AD Con dazio: Prezzo aum da PW Pi Produz. aum da OA OB import. si riducono da AD BC

Prelievo variabile Meccanismo di funzionamento ed effetti Pi Prezzo interno del bene import PW Volume delle import D O A B C D Pw = Prezzo mondiale Pi = Prezzo interno in seguito all’applicazione del prelievo variabile Senza prelievo: prezzo è PW Produz. è OA import. è AD Con prelievo: Prezzo aum da PW Pi Produz. aum da OA OB import. si riducono da AD BC

Il dazio alle barriere è fisso Quale è la differenza? Il dazio alle barriere è fisso Il prelievo variabile (Pi - Pw) varia in funzione della variazione del prezzo interno e del prezzo di equilibrio mondiale

Restituzione alle esportazioni Meccanismo di funzionamento ed effetti Sussidio D S Pi Quantità prodotta Volume delle export PW O A B C D Pw = Prezzo mondiale Pi = Prezzo a cui il bene viene export. in seguito all’applicazione del sussidio Senza sussidio: prezzo è PW produz. è OC export. è BC Con sussidio: Prezzo aum da PW Pi produz. aum da OC OD export. aum da BC AD

Deficiency Payment Sostegno alla produzione evitando in parte o in tutto la perdita del consumatore deficiency Payment= ( Ps- Pw)* unità prodotte /vendute D S Ps R PW PW O A B C Pw = Prezzo mondiale in assenza di protezione Ps = Prezzo garantito per R = Ricavo “obiettivo” unità di prodotto Al prezzo PW: produz. è OA quantità dom è OC quantità import è AC Al prezzo Ps: produz. aum da OA OB quantità dom è OC (p. mercato non varia) q. import rid da AC BC

Scenario di riferimento della Politica Agricola Comunitaria Periodo fascista - diseguale distribuzione della proprietà fondiaria - elevati livelli di disoccupazione agricola - alterazione dei legami tra commercio internazionale e mercati per politica autarchica e politica agraria - Legge di bonifica 1924 - Legge Credito agrario 1927 - Costituzione INEA 1928 Dopoguerra: difficoltà di approvvigionamento e di ricostruzione - mantenere il protezionismo sul grano e confrontarsi sul mercato mondiale con altri prodotti - aprirsi completamente al mercato e alle logiche di competizione 2 prospettive

Nascita della Politica Agricola Comunitaria Anni ‘50 Entrata dell’Italia nel Mercato Comune Europeo (MEC) con il Trattato di Roma (1957) e con la Conferenza di Stresa (1958) Il Trattato di Roma ha previsto la necessità di una Politica Agricola Comunitaria con la quale unificare le politiche di settore dei partner, con obiettivi di: - riduzione del divario tra i redditi agricoli e quelli di altri settori - aumento di efficienza del settore agricolo - stabilizzazione dei mercati

La Politica Agricola Comunitaria Entra in vigore 1962 Nasce con il Trattato di Roma 1957 PAC Politica dei prezzi e dei mercati Politica delle strutture agricole Sezione Garanzia Sezione orientamento FEOGA

Altri FONDI strutturali SFOP (Strumento finanziario di Orientamento per la pesca) FSE (Fondo sociale Europeo) FESR (Fondo Europeo per lo sviluppo regionale) (Metà degli anni ’80) POLITICHE REGIONALI PIM ( programmi integrati mediterranei)

Obiettivi della PAC  Sviluppo Redditi Agricoli (Economico - sociale) (Art. 33 del Trattato C. E.)  Sviluppo Redditi Agricoli (Economico - sociale) Stabilizzare i mercati prezzi redditi Assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola Garantire prezzi ragionevoli ai consumatori  Salvaguardia Alimentare incrementare la produttività agricola puntando sul progresso tecnico e su un impiego efficace dei fattori produttivi e della manodopera garantire la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari

Strumenti della Politica Agricola Comunitaria (Art. 34 del Trattato C. E.) orientare la produzione agricola OCM Organizzazioni Comuni di Mercato: gestiscono i mercati sottoposti alla regolamentazione comunitaria con l’obiettivo di: stabilizzare i mercati garantire un reddito stabile agli agricoltori assicurare un approvvigionamento continuo

Il funzionamento è assicurato dal rispetto di 3 principi importanti 1) Unicità del mercato 2) Preferenza comunitaria 3) Solidarietà finanziaria eliminazione di ogni forma di ostacolo al commercio intra – comunitario e det. di un unico prezzo comunitario 1) Unicità del mercato: i prodotti agricoli europei sono “preferibili” a quelli importati grazie a politiche protezionistiche (prezzo minimo garantito; prelievo variabile; restit. alle esportazioni) 2) Preferenza comunitaria: la copertura delle spese legate all’applicazione della PAC ricade in solido sui Paesi Membri, indipend. dalla distribuzione dei benefici 3) Solidarietà finanziaria:

Attraverso le OCM Un meccanismo di sostegno dei prezzi si è organizzato il mercato agroalimentare come se fosse un unico mercato caratterizzato da: Un meccanismo di sostegno dei prezzi Un’unica protezione esterna (necessaria per garantire prezzi sostenuti) Interventi di mercato attraverso apposite Agenzie Nazionali (Italia: AIMA oggi AGEA) Attraverso le OCM

Unione Europea attraverso il funzionamento dell’OCM fissa amministrativamente dei prezzi: Prezzo teorico di riferimento a cui dovrebbe tendere il mercato per garantire una remunerazione ottimale dei fattori produttivi Prezzo indicativo Prezzo garantito dalle Agenzie di intervento create dalla CEE per il ritiro delle eccedenze Prezzo d’intervento Prezzo minimo a cui un prodotto proveniente dai Paesi Terzi può entrare nella comunità Prezzo di entrata

Prezzo sostenuto e prelievo variabile (Modello teorico di riferimento) CEE Resto del mondo S Prelievo variabile Pcee s Pcee e f Es a b Pcee = Pw D Ed o A E F B M1 M2 Pcee = Prezzo comunit Pw = Prezzo mondiale Ed = Eccesso dom Es = eccesso off Pcee = Pw Produz. è OA dom è OB import. è AB S Pcee > Pw Produz. aum da OA OE dom si riduce da OB OF import. si riducono da AB AF S Per garantire il prezzo sostenuto Pcee Entrata nel bilancio della CEE Prelievo variabile = Pcee - Pw

Prezzo sostenuto e sussidi alle esportazioni (Modello teorico di riferimento) CEE Resto del mondo S Es s Pcee > PW e f g h PW Pcee = Pw a c d b sussidio Pw1 Ed D o E A B F X1 X2 Pcee = Prezzo comunit. Pw = Prezzo mondiale PW1 = prezzo che il resto del mondo è disposto a pagare a fronte di un prezzo europeo sostenuto Pcee = Pw Produz. è OB dom è OA export. è AB S Pcee > Pw Produz. aum da OB OF dom si riduce da OA OE export. aum da AB EF Per garantire la convenienza ad esportare Uscita nel bilancio della CEE Sussidi alle esportazioni = Pcee – Pw1

Meccanismo di sostegno (Prezzi comunitari più alti rispetto a quelli di equilibrio del mercato mondiale) Sostegno che riceve l’agricoltore S = (Pcee – Pw) * Q + Siccome Q > 0 Q S Siccome Pcee > Pw (Pcee – Pw) > 0 Redditi Produzione Sostegno accoppiato (Modello delle quantità) “Insostenibilità della PAC”

Meccanismo di funzionamento dei prelievi e delle restituzioni per il frumento Prezzo indicativo Prezzo di entrata Prezzo di mercato Prelievo variabile Restituz. variabile Prezzo di intervento (AGEA) Prezzo di importazione (variabile) Prezzo di esportaz. (variabile) import export Entrate Bilancio FEOGA Uscite Cambio del dollaro Prezzo mondiale Andamento dei prezzi mondiali Cambio

Insostenibilità della PAC (fine anni ‘70 inizio anni ’80) Sostegno accoppiato Esternalità negative (inquinamento, riduzione bio-diversità) Modello “intensivo” di agricoltura attraverso massiccio impiego di prodotti chimici Eccedenze strutturali dell’off a fronte di una stagnazione della dom > export sussidiate Crescita spesa di bilancio Gestione interventi di mercato Sussidi alle esportazioni Difficoltà relazioni commerciali dumping Esigenza di riforma della PAC

Principali tappe di riforma della PAC 1) Libro Verde 3) Agenda 2000 2) Riforma Mac Sharry 4) Riforma 2003

Libro Verde (1985) (documento di riflessione della Commissione sui mutamenti di scenari in agricoltura) vengono affermate due necessità e ...  riorientamemento al mercato della PAC  riequilibrio della sua articolazione interna a favore della politica strutturale ... 3 opzioni di fondo per lo sviluppo futuro della politica comunitaria: compatibilità ambientale: riorientare le politiche al fine di valorizzare la funzione di salvaguardia ambientale integrazione: riconoscimento di un ruolo dell’agricoltura all’interno del processo d’integrazione dello sviluppo regionale disaccoppiamento: ricorso a politiche di aiuti diretti ai redditi degli agricoltori senza incentivare la produzione Ostilità “non dichiarate” verso le proposte presentate nel Libro Verde Aggiustamenti solo parziali

Riforma parziali della PAC (‘80) il sostegno non è più assicurato per tutta la produzione, ma solo per una parte di essa mediante fissazione di quote di produzione  Limiti di garanzia: Prezzo di intervento è assicurato solo entro la quota assegnata Premio per gli agricoltori che optano per la messa a riposo della terra (salvaguardia ambientale)  Set-aside: Contro modello “intensivo” dell’agricoltura  estensivizzazione: È fissato tetto massimo per la spesa relativa al funzionamento dell’OCM (la % di superamento del limite alla spesa fissata riduzione dei prezzi istituzionali per l’anno successivo)  stabilizzatore di bilancio:

Riforma Mac Sharry (1992): ci si incammina verso il disaccoppiamento Gennaio 19991: presentazione di un documento non ufficiale sulla «Evoluzione e futuro della PAC» ribattezzato «Piano Mac Sharry» Riduzione prezzi garantiti (indicativo; d’entrata; d’intervento) (es:prezzi cereali - 29% carne bovina -15% in 3 anni) Aiuti diretti (premio per ettaro \ capo in base alla superficie storica di riferimento) aiuto diretto = premio comunitario * rese medie * superficie Rafforzamento misure di controllo dell’offerta (Set-Aside; Quote; Estensivizzazione) Reg. 2078: misure agroambientali Misure di accompagnamento Reg.2079: prepensionamento Reg. 2080: forestazione

Reg. 2078: misure agroambientali riorganizzazione e migliore specificazione in unico impianto normativo di misure quali: l’ estensivizzazione, l’agricoltura biologica, il set-aside di lungo periodo, ecc. (adesione volontaria) Reg. 2079: prepensionamento Premio agli agricoltori con età compresa tra i 55-65 anni che abbandonano completamente l’attività agricola Reg. 2080: forestazione Utilizzazione alternativa delle terre agricole mediante l’imboschimento al fine di distogliere i fattori dalla produz e salvaguardare l’ambiente

Obiettivi della Riforma Creare condizioni per migliorare la competitività Innescare processo di estensivizzazione Rompere circolo vizioso Innescare circolo virtuoso Prezzi sostenuti Rese elevate Prezzi bassi Rese contenute Sviluppo sostenibile Multifunzionalità Squilibri vari Valorizzare le misure di accompagnamento per il loro ruolo strategico sviluppo sostenibile La Riforma interessa solo le OCM strategiche Disaccoppiamento parziale Risultati

La PAC in AGENDA 2000 VINCOLI WTO 15 luglio 1997, la Commissione Europea presenta un documento programmatico «Per un’unione più forte e più ampia». Trattative concluse a Berlino nel marzo 1999 Apertura Paesi dell’Est VINCOLI Vincoli di bilancio WTO Dalle Proposte… … alle Decisioni finali nuova riduzione dei prezzi garantiti Norme comuni per il funzionamento delle diverse OCM Limiti all’importo complessivo di aiuti diretti che ciascuna azienda può ricevere Riordino all’interno di un unico regolamento per lo sviluppo rurale di tutte le misure strutturali e di accompagnamento Aiuto finanziario ai PECO per l’adeguamento l’obiettivo della produttività è sostituito da quello della competitività riequilibrio in favore delle Politiche strutturali Sviluppo sostenibile Sostegno diretto dei redditi agricoli legato ad un impiego per la sicurezza ambientale Sicurezza degli approvvigionamenti si traduce in sicurezza alimentare (qualità, salubrità non più come vincoli bensì obiettivi) Riconoscimento della multifunzionalità dell’agricoltura

La PAC del nuovo millennio luglio 2002: “Comunicazione sulla revisione intermedia della PAC: verso una Politica Agricola Sostenibile” 21 gennaio 2003: viene presentato al Consiglio dei Ministri un pacchetto di proposte di Riforma della PAC in cui è delineato un quadro finanziario per la spesa agricola decisa fino al 2003 26 giugno 2003: Consiglio dei Ministri approva a Lussemburgo il compromesso finale della PAC 26 sett. 2003: vengono adottati 7 nuovi Regolamenti per l’agricoltura REG.(CE) N. 1782 \ 2003 (orizzontale) «Stabilisce norme comuni relative al regime di sostegno diretto nell’ambito della PAC ed istituisce un regime di sostegno a favore degli agricoltori»

I cardini della “nuova” PAC 1) disaccoppiamento 2) condizionalità 3) modulazione 4) Politica di Sviluppo rurale rafforzata Revisione di alcune OCM 6 Regolamenti verticali Reg.(CE) n. 1783\2003 sullo Sviluppo rurale modifica il Reg. (CE)n. 1257\99 sul sostegno allo Sviluppo rurale da parte del FEOGA Reg.(CE) n. 1784\2003 sull’OCM cereali Reg.(CE) n. 1785\2003 sull’OCM riso Reg.(CE) n. 1786\2003 sull’OCM nel settore dei foraggi essiccati Reg.(CE) n. 1787\2003 sull’OCM nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari Reg.(CE) n. 1788\2003 per un prelievo nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari Il primo pacchetto di Reg. non prende in considerazione settori quali il tabacco, olio d’oliva, cotone e luppolo, disciplinati solo nel nov. 2003.

1) Il disaccoppiamento Regime del pagamento unico Il regime di sostegno, applicato dal 1° gennaio 2005, è totalmente svincolato dalla produzione (decoupling integrale) e prevede il cosiddetto “pagamento unico (PU)” per azienda che sostituisce i premi previsti dalle varie OCM. Tale PU è indipendente dalla produzione, ma viene condizionato al rispetto delle disposizioni in materia di ambiente, sicurezza alimentare, salute e benessere degli animali. Calcolo del diritto: importo medio aiuti 2000-03 n. ettari che hanno dato diritto all’aiuto Ad ogni diritto deve corrispondere un ettaro ammissibile (superficie a seminativi e a prato pascolo) I Diritti possono essere trasferiti (Venduti)

2) La condizionalità obiettivi linee di intervento (Volontaria obbligatoria) obiettivi Garantire un’agricoltura “sostenibile” Proteggere l’ambiente vegetale ed animale (mantenimento delle sostanze organiche del terreno, combattere il fenomeno dell’erosione dei suoli, ecc) Tutelare il consumatore linee di intervento Rispetto di 18 criteri obbligatori di gestione in tema di ambiente, salute, sicurezza alimentare, benessere degli animali ecc. Sanzioni + decurtazione dei pagamenti ed eventuale esclusione dal regime inadempimento 2. Obbligo di mantenere le superfici agricole in buone condizioni agronomiche ed ambientali evitare abbandono delle terre

Le modalità di riduzione o di esclusione In caso di negligenza, la percentuale di riduzione non può superare il 5% e, in caso di recidiva, il 15% In caso di infrazione dolosa, la percentuale di riduzione non deve essere inferiore al 20% e le sanzioni possono arrivare fino all’esclusione totale da uno o più regimi di aiuto ed essere inflitte per uno o più anni civili L’importo della riduzione viene accreditato alla sezione Garanzia del FEOGA. Gli Stati Membri possono trattenere il 25% di tale importo

La riduzione dei pagam avverrà secondo tale schema 3) La modulazione Riduzione progressiva in termini percentuali dei pagamenti diretti corrisposti agli agricoltori titolari di aziende di grandi dimensioni a partire dal 2005 fino al 2013 definizione Garantire il passaggio della maggior parte dei sostegni dalla Politica dei prezzi e del mercato alle Politiche di Sviluppo rurale obiettivo La riduzione dei pagam avverrà secondo tale schema 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 3% 4% 5% Gli importi risultanti dall’applicazione delle riduzioni sono messi a disposizione, come sostegno supplementare comunitario, alle misure dei Programmi di sviluppo rurale finanziati dalla sezione Garanzia del FEOGA

4) Potenziamento della Politica di sviluppo rurale (Reg. n. 1783 del 2003) Nuovi e più consistenti finanziamenti da destinare agli interventi per lo Sviluppo rurale Obiettivo: Maggiore sostegno per i giovani agricoltori Ampliamento della gamma delle misure di accompagnam previste dal Reg. 1257\2003 Promuovere la qualità dei prodotti alimentari Applicazione di norme rigorose in materia di ambiente, sanità pubblica, benessere degli animali e sicurezza sul lavoro Gestione di strategie integrate di Sviluppo rurale da parte dei partenariati locali Priorità:

Accordo GATT World Trade Organization L’accordo GATT, firmato nel 1947 da 23 Paesi, stabiliva un insieme di regole con l’obiettivo di favorire la liberalizzazione del commercio internazionale delle merci e l’attenzione era concentrata sugli strumenti della politica commerciale LIBERALISMO STABILITÀ E TRASPARENZA I PRINCIPI FONDAMENTALI RECIPROCITÀ DISCRIMINAZIONE NON Il WTO nasce in seguito agli accordi siglati nel 1994 a chiusura dell’Uruguay Round. Si differenzia dal GATT poiché non è un semplice accordo multilaterale ma un’organizzazione, cui partecipano 142 membri, dotata del potere necessario per far rispettare le regole sottoscritte dagli Stati membri

Sostegno interno OBIETTIVO DEL WTO ridurre tutte le forme di sostegno accoppiate al livello della produzione Il WTO distingue tra i seguenti tipi di sussidi agricoli: AMBER BOX sussidi agricoli che creano una vera e propria distorsione del commercio BLUE BOX sussidi agricoli che creano una minore distorsione GREEN BOX sussidi non affatto distorsivi del commercio

Nuovo negoziato MILLENIUM ROUND Seattle (30 novembre 1999) Avvio del negoziato FALLITO Agricoltura al centro del conflitto

Motivazioni del fallimento SUL PIANO SOCIALE SUL PIANO ECONOMICO Sentimento di avversione al processo di globalizzazione Le norme della WTO sono accusate di: dare priorità al problema della liberalizzazione degli scambi rispetto a quello della tutela della salute; Avvantaggiare le multinazionali; Limitare la possibilità dei consumatori di scegliere prodotti coerenti con i propri valori.

Liberalizzazione degli scambi Informazione imperfetta SUL PIANO ECONOMICO Liberalizzazione degli scambi Informazione imperfetta Riduzione del benessere collettivo su scala internazionale Riduzione degli acquisti I consumatori valutano la qualità dei prodotti importati come inferiori rispetto a quella dei prodotti nazionali Minore varietà dei prodotti I consumatori non sono disposti a pagare un differenziale di prezzo per un’ipotetica qualità superiore (i prodotti di qualità tendono ad essere esclusi dal mercato)

Posizioni negoziali Scontro tra due logiche differenti ed antitetiche Spinta vs. una maggiore liberalizzazione Liberalizzazione contenuta e “regolata” Logica meramente commerciale Logica più articolata e complessa Agricoltura pconsiderata al pari degli altri settori Specificità dell’agric. Attenzione ad aspetti non solo commerciali UE USA e altri

Temi centrali del dibattito 1) Sicurezza alimentare 2) Multifunzionalità dell’agricoltura 3) Benessere degli animali 4)Tutela dei lavoratori

Sicurezza alimentare (In alcuni Paesi vi è una forte e sentita sensibilità su tale problematica) La sicurezza presenta un costo aggiuntivo che giustifica il sostegno Posizioni contrapposte su OGM USA Principio della “giustificabilità” dal punto di vista scientifico UE Principio della “precauzione”

Multifunzionalità dell’agricoltura Produzione di beni dotati di elevata qualità e salubrità; Importanza della tutela del paesaggio Ruolo strategico per il “presidio del territorio”; Riproduzione della “cultura e della tradizione contadina”. Specificità (Sostegno giustificato GREEN BOX) Riconosciblità delle produzioni tipiche (DOP,IGP) POSIZIONE UE Garanzia di concorrenza leale sui mercati internazionale Agricoltura considerata al pari degli altri settori POSIZIONE USA

Benessere degli animali Salute degli animali Salute dei consumatori (Grande attenzione dell’UE su tale argomentazione) Tutela dei lavoratori (Alcuni Paesi in via di Sviluppo attuano uno sfruttamento intensivo delle classi deboli e dei minori) Spinta verso l’inserimento nell’accordo di una “clausola sociale” Paesi “Sviluppati”

I negoziati agricoli nel WTO 1996- Conferenza Ministeriale di Singapore; 1998- Conferenza Ministeriale di Ginevra; 1999- Conferenza Ministeriale di Seattle Fallimento del Millennium Round; 2001- Conferenza Ministeriale di Doha Doha Development Agenda Chiusura del negoziato entro il 2005 2003- Conferenza Ministeriale di Cancun non si è pervenuti ad un accordo

Posizione negoziale dell’UE Continuazione del processo di liberalizzazione avviato con l’URUGUAY ROUND Garanzia di concorrenza leale in cui la qualità è strettamente legata all’origine geografica (DOP e IGP) ACCORDO RAGGIUNTO con la CONFERENZA di DOHA DOP E IGP entrano nell’Agenda dei lavori

processo di integrazione europea La nascita e le principali tappe del processo di integrazione europea 18 aprile 1951: il trattato di Parigi istituisce la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) 25 marzo 1957 : il trattato di Roma istituisce la Comunità Economica Europea (CEE) e la Comunità Europea dell’ Energia Atomica (Euratom ) 1965: con il Trattato di Bruxelles si realizza una prima forma di coordinamento delle “tre Comunità” e si dà vita da una sola Commissione Europea e ad un unico Consiglio 1967 : fusione della CEE, Euratom e CECA 1968 : completamento dell’Unione Doganale 1986: Atto Unico Europeo: CEE UEM

Trattato di Maastricht (o Trattato dell’UE) 1992: accelerazione costruzione dell’UE Le fasi del passaggio dalla CEE all’Unione Europea: Luglio 1990 - Nov ‘93: rimozione degli ostacoli al libero mercato Mercato Unico Europeo 2. Gennaio ’94 – Dic. ’98: ha un carattere preparatorio delle condizioni di convergenza macro- economica ed istituzionale tra gli Stati stabilizzazione dei prezzi e nascita dell’ Istituto monetario europeo (IME) 3. Gennaio 1999: - Creazione della Banca Centrale Europea - Passaggio dall’ ECU EURO (in vigore dal 1°gen. ‘99 ed in circolazione dal 1° gennaio 2002) -Tassi di cambio fissi

(Da raggiungere almeno un anno prima) I Paesi, per essere ammessi all’EURO, devono rispettare i seguenti Criteri di Maastricht : (Da raggiungere almeno un anno prima) Tasso di inflazione: ± 1,5 % della media dei tre Paesi più virtuosi Tasso di interesse nominale a lungo termine: ± 2,0 % della media dei tre Paesi più virtuosi Disavanzo Pubblico\PIL intorno al 3% Debito Pubblico\PIL intorno al 60%

Che cosa accade nell’ipotesi di un disavanzo eccessivo da parte di uno Stato o di rischio di disavanzo eccessivo? si dà il via ad un «Protocollo sulla procedura per i disavanzi eccessivi» articolato in più fasi: La Commissione prepara una relazione che diviene poi oggetto di una comunicazione del Consiglio Europeo allo Stato interessato da disavanzo eccessivo; seguono raccomandazioni “private” allo Stato 1°fase (di accertamento) Nel caso in cui le raccomandazioni private sono ignorate, il Consiglio le rende pubbliche 2°fase (intimidatoria) Se lo Stato continua a disattenderle, il Consiglio gli intima di prendere misure correttive e di indicare le procedure adottate 3°fase (intimidatoria) obbligo di informazioni suppl. prima dell’ emissione dei titoli; di costituire un deposito infruttifero di importo adeguato e di pagare un’ammenda - Invito alla BEI a riconsiderare le Politiche di prestiti allo Stato 4°fase (ripristinatoria \ sanzionatoria)

Consiglio di Amsterdam (1997) L’Unione Europea ha stabilito obiettivi più severi di quelli indicati nel «Protocollo sulla procedura per i disavanzi eccessivi», volti a garantire la convergenza dei singoli Stati Membri ai parametri di Maastricht. Questi obiettivi sono indicati nel Patto di stabilità Il protocollo prevedeva la messa a punto di misure successive al verificarsi dell’evento non consentito La differenza è che: Il Patto di stabilità prevede l’adozione di misure preventive per raggiungere gli obiettivi *DIBATTITO IN CORSO: REVISIONE DEL PATTO DI STABILITA’ (DEFICIT 3% PIL?)

L’agricoltura è, ancora una volta, al centro del dibattito L’allargamento dell’UE ai PECO 1° maggio 2004 (dopo quasi dieci anni di preparativi) si ha formalmente l’ingresso nell’UE di dieci nuovi Paesi: Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Estonia, Slovacchia, Slovenia (Paesi dell’Europa Centro-Orientale), Malta e Cipro (Paesi Mediterranei) Nasce l’Europa a 25 Paesi L’agricoltura è, ancora una volta, al centro del dibattito

L’agricoltura nell’economia dei Paesi PECO: L’agricoltura ha un peso molto rilevante: la quota del valore aggiunto agricolo sul PIL nei PECO è superiore alla media comunitaria Il modello di agricoltura esistente si caratterizza per un uso meno intensivo della terra e del lavoro rispetto alla media europea La struttura produttiva dei PECO si caratterizza per la presenza di una dimensione dualistica: da una parte aziende statali di grandi dimensioni e dall’altra piccole aziende private ( oggi è in atto un processo di trasformazione del sistema agroalimentare: le piccole aziende aumentano, le grandi si riducono) Presenza di “handicap” strutturali nell’offerta agricola di tali Paesi ( bassa qualità, ritardi dell’ organizzazione, frammentazione, bassa remunerazione dell’attività agricola)

... l’adattamento delle norme della “nuova” PAC Le principali questioni agricole dibattute nei negoziati di pre-adesione dei nuovi Stati Membri I Paesi PECO devono impegnarsi a rispettare “l’acquis comunitario” ovvero la piattaforma comune di diritti ed obblighi che vincolano l’insieme degli Stati Membri, ma è stato previsto... ... l’adattamento delle norme della “nuova” PAC Applicazione progressiva, nell’arco di 10 anni, del regime dei pagamenti diretti per evitare di compromettere la competitività del SAA di tali Paesi e di ritardare la modernizzazione del settore agricolo; per il calcolo dei diritti i Paesi possono optare per la regionalizzazione Applicazione della disciplina finanziaria prevista e dello strumento della modulazione solo quando il livello dei pagamenti diretti di questi Stati avrà raggiunto quello dell’UE a 15 (periodi di transizione differenziati) Aiuti all’investimento, quali misure a favore degli agricoltori per l’adattamento alle nuove regole, finanziati dalla sezione Garanzia del FEOGA

.... e l’applicazione di Programmi di pre-adesione mirati in favore dei Paesi PECO Programmaphare: nasce nel 1989 per sostenere le riforme della Polonia e dell’Ungheria, diviene poi il principale strumento finanziario di cooperazione con i PECO per realizzare: - interventi di consolidamento della capacità amministrativa ped istituzionale dei Paesi candidati; - interventi di finanziamento degli investimenti; (dotazione di 1.560 milioni di Euro all’anno) Programma Sapard: è un programma “speciale” per la realizzazione di due obiettivi: 1. aiutare a risolvere i problemi specifici e prioritari per l’agricoltura e lo sviluppo rurale; 2. contribuire alla messa in opera dell’ acquis comunitario relativo alla PAC. I fondi, la cui dotazione è di 520 milioni di Euro all’anno, sono gestiti dalla Agenzie dei Paesi candidati

+ Misure di adattamento Programmi di pre-adesione hanno determinato una serie di conseguenze per i vecchi Membri Bilancio comunitario Sono richiesti ulteriori sforzi finanziari da parte dell’Unione Europea per consentire l’inserimento e, soprattutto, l’adeguamento dei Paesi entranti Sui mercati agricoli europei la concorrenza è aumentata per la presenza dei PECO quali potenziali nuovi competitors Concorrenza interna all’UE Con l’allargamento si sposta il baricentro delle Politiche Strutturali: circa venti regioni dei vecchi Paesi membri superano la soglia del 75% del PIL medio comunitario per abitante e, quindi, non sono più classificabili come regioni dell’Obiettivo 1 per l’applicazione dei Fondi Strutturali comunitari Politiche Strutturali

Il Sistema Agro-alimentare (SAA): le componenti Complesso di attività che vede il settore agricolo interagire con una serie di settori a monte ad esso collegati e con un’altrettanta molteplicità di settori a valle Industria di trasformazione Consumatori Agricoltura Distribuzione Il flusso dei processi produttivi ha modificato nel tempo il suo corso: da una produzione di massa si è passati ad una produzione determinata dalle esigenze dei consumatori (anello forte del SAA)

I principali fattori che incidono sull’evoluzione del Sistema Agro-alimentare (SAA) DETERMINANTI Mutamenti del quadro istituzionali Evoluzione dei consumi alimentari Innovazione tecnologica ed organizzativa

I mutamenti del quadro politico-istituziopnale MODELLO DI AGRICOLTURA 1. RIFORMA PAC STRUMENTI DELLA PAC MODELLO DI AGRICOLTURA FASE I (1962 1985) - modello intensivo Sostegno del prezzo - fattori di insostenibilità d della PAC ( mercato, ooo o ambiente, bilancio,relazioni o internazionali) FASE II (1985 1992) - modello intensivo - introduzione di strumenti nSostegno del prezzo correttivi degli squilibri o k (estensivizzazione, quote, s set-aside, stabilizzatore c x di bilancio,)

MODELLO DI AGRICOLTURA 1. RIFORMA PAC STRUMENTI DELLA PAC MODELLO DI AGRICOLTURA FASE III (1992 1999 2003) -avvio di un processo di trasform ddel modello di agricoltura Riduz. Sostegno via prezzo Introduzione aiuti diretti Misure di accompagnamento -verso un’agricoltura estensiva ee multifunzionale FASE IV (2003 ) Riduz. Sostegno via prezzo Disaccoppiamento Condizionalità - modello multifunzionale di d agricoltura Evoluzione della PAC Da un modello intensivo di agricoltura ad uno multifunzionale e sostenibile

2. PROCESSO DI INTEGRAZIONE DELL’UE Politica monetaria: creazione della moneta unica europea ed abolizione degli strumenti di politica monetaria dei Paesi Membri difficoltà ad implementare manovre di politica economica espansiva a sostegno del SAA Politica di bilancio restrittiva: Allargamento dell’UE: aumenta la concorrenzialità interna all’ Unione Europea

FASE DI SVILUPPO AVANZATO L’evoluzione dei Consumi alimentari connessa allo Sviluppo economico Il consumo di generi alimentari è di mera sussistenza FASE DI SOTTOSVILUPPO Aumenta al crescere della popolazione Il consumo di generi alimentari cresce fino a raggiungere un livello di “sazietà” FASE DI SVILUPPO Aumenta al crescere della popolazione e del reddito disponibile Il consumo alimentare raggiunge uno stato di “saturazione”da un punto di vista quantitativo e di differenziazione qualitativa FASE DI SVILUPPO AVANZATO Aumenta al crescere del reddito e di altri fattori

Consumi finali interni Hip: al passare del tempo cresce il reddito L’impulso che la società dà al settore agricolo, in termini di domanda di beni alimentari, è minore rispetto agli impulsi diretti agli altri settori Legge di ENGEL (Andamento dei consumi in funzione dell’andamento del reddito) Consumi Consumi finali interni Hip: al passare del tempo cresce il reddito Consumi alimentari tempo All’aumentare del reddito disponibile, la quota dei consumi alimentari rispetto ai consumi finali interni, si riduce Il prezzo quale fattore determinante la scelta dei consumatori ha perso importanza a favore di altre variabili: Aspetti salutistici (es. dieta mediterranea) Rapporto Qualità-Salubrità (sicurezza alimentare) Omologazione dei comportam. di consumo e di acquisto (es. one stop shop) Personalizzazione stili alimentari (nell’ambito di comportamenti simili si hanno scelte soggettive – prodotti di nicchia) Servizi incorporati nel bene alimentare (es. cibi precotti)

Innovazione tecnologica ed organizzativa Elemento strategico per la competitività delle imprese TIPOLOGIE DI INNOVAZIONI FASI DELLA FILIERA INTERESSATE ED EFFETTI Attività produttiva: Biotecnologie le biotecnologie consentono di modificare il patrimonio genetico delle piante o degli animali, escludendo i geni con caratteristiche non gradite ed introducendo quelli aventi gli elementi distintivi desiderati dibattito sugli OGM (sicurezza per la salute dell’uomo, problemi etici) Logistica Produzione - trasformazione – distribuzione: la funzione logistica ingloba in sé una serie di attività n volte a gestire tre “tipologie di relazioni di scambio:” x - scambio di informazione - scambio fisico (manipolazione, trasporto) - scambio economico (fissazione prezzo, pagamenti) Innovazione organizzativa trasversale Tecnologie informatiche distribuzione – Produzione - trasformazione: le tecnologie consentono di razionalizzare i processi produttivi e di rispondere, in modo adeguato, alle esigenze dei consumat sulla base di un ritorno diretto delle informazioni acquisite lungo tutta la filiera

Le imprese di trasformazione Il settore distributivo Strategie di adattamento a tali mutamenti da parte delle imprese della filiera agroalimentare ADATTAMENTI Le imprese agricole Le imprese di trasformazione Il settore distributivo

Le componenti del Sistema Agroalimentare: l’Agricoltura

L’agricoltura è un settore in fase di rilancio Lo sviluppo della produzione agricola italiana dal secondo dopoguerra ai giorni nostri Anni ’60 Esodo agricolo in corrispondenza del “miracolo economico” forte intensificazione produttiva, concentrazione della prod. agricola nelle zone pianeggianti e intensive con specializzazione delle aziende agricole e delle aree geografiche Anni ’90 Il sistema produttivo italiano ed in particolare il settore agricolo, sono stati caratterizzati da un processo di sostituzione del fattore lavoro a favore dell’imput di capitale (investimenti in macchine, attrezzature, impianti, ecc) e degli imput intermedi (mezzi tecnici di uso corrente, servizi, ecc). Anni ’00 Diffusi segnali di rallentamento del tasso di crescita della produttività totale dei fattori impiegati in agricoltura (terra, lavoro, capitale e beni intermedi): – 2,7% nel 2002 a fronte di – 0,7% nell’industria e – 1,4% per l’intera economia. Tra il 2002 e il 2003 si è verificata una flessione (- 2%) generale del valore aggiunto per unità di lavoro L’agricoltura è un settore in fase di rilancio

Utilizzazione del territorio per principali coltivazioni agricole 2001 Italia UE 15 UE 10 UE 25 Superficie Tot (000 ha) 30.133 72.988 110.172 292.105 Coltivazioni agricole sdi cui (%): 15.484 129.974 38.130 168.104 Cereali e riso 26,6 28,4 42,1 31,5 Barbabietole 1,4 Semi oleosi 3,0 4,5 4,3 4,4 Tabacco 0,3 0,1 Patate 0,5 1,0 3,9 1,6 Legumi secchi 0,4 1,3 0,7 1,2 Ortaggi 2,1 0,8 Frutta e agrumi 3,3 2,0 1,5 Olivo 7,5 3,6 0,0 2,8 Vite 5,8 2,7 2,2 Fiori e piante Foraggere 6,5 2,3 Pascoli ed altro 42,5 50,0 43,7 48,6

Il valore aggiunto Nel 2003 il valore aggiunto ai prezzi di base del settore primario, inclusa la silvicoltura e la pesca, è aumentato, rispetto al 2002, dell’1,2% in valore, quale sintesi di una flessione della quantità (-5,7%) e di un aumento dei prezzi (+7,3%). TOTALE 1.218.828 Industria 324.514 Servizi + P.A. 863.432 Agricoltura 30.882

Incidenza dell’agricoltura sull’economia italiana Nel 2003, il contributo dell’agricoltura alla formazione del valore aggiunto dell’economia italiana è stato del 2,5 % inferiore alla quota registrata nell’anno precedente. Paesi V.A. Italia 2,3 Francia 2,1 Spagna 3,4 Grecia 6,5 Germania 0,8 Olanda 2,0 Regno Unito 0,7 Austria 1,2 Finlandia Svezia 0,6 UE 15 1,6 Polonia 2,5 Ungheria 3,1 Nuovi Paesi UE UE 25 1,7 USA Giappone 1,4 In termini “reali” tra il 1993 ed il 2003: L’incidenza del VA agricolo sul totale nazionale s è scesa dal 3,3% al 2,8%. Nello stesso periodo la quota dell’industria, in s senso stretto, è calata dal 23,6% al 22,9% f Anche la pubblica amministrazione e gli altri s servizi pubblici sono scesi, passando dal 19,6% s al 18,4% Il comparto del commercio, del trasporto e s delle comunicazioni, invece, hanno subito una s crescita, passando dal 24,1% al 25,3% Un trend positivo è stato registrato anche per s le attività di intermediazione finanziaria, s informatica e ricerca, si è passati dal 23,8% al d 25,4%.

Le aziende agricole italiane dal 1960 in poi Contrazione delle unità produttive, prima nelle regioni settentrionali, poi nell’Italia centro-meridionale Aziende di piccola dimensione (0-2 ha) Aziende di media dimensione (5-20 ha) Aziende di grande dimensione (oltre 50 ha) Leggera diminuzione Drastica riduzione Aumento si evidenziano due volti dell’agricoltura

Le aziende agricole italiane oggi Persistenza di numerose micro-aziende e riduzione di quelle di grandi dimensioni Aziende di piccole dimensioni (<1 ha) Aziende di medie dimensioni Aziende di grandi dimensioni (oltre 100ha) Persistenza Aumento (1 - 20 ha) Forte aumento (30 - 100 ha) Drastica riduzione = Differenziazione netta tra il ruolo produttivo e quello sociale dell’agricoltura

Distribuzione delle diverse tipologie di aziende agricole sul territorio Regioni nord-occidentali e nord-orientali Maggiore concentrazione di aziende di dimensione medio-grande, mono-attive o pluri-attive, a carattere individuale o societario e con un elevato grado di meccanizzazione Regioni centro-meridionali Maggiore concentrazione di piccole e medie aziende con lavoratori prevalentemente familiari o occupati a tempo determinato, scarso livello di meccanizzazione, il tutto legato ad una eccessiva parcellizzazione delle superficie agricole e a produzioni a bassa redditività Forte squilibrio tra nord e sud

(superficie in ettari), 2000 Distribuzione delle aziende agricole italiane per classe di dimensione economica e ripartizione geografica (superficie in ettari), 2000 Meno di 4 UDE 4-16 16-40 40-100 100-250 250 ed oltre Totale % sul totale Nord-ovest 8,2 16,4 19,1 22,3 17,5 16,5 2.243.565 Nord-Est 12,1 19,6 20,0 19,8 14,5 14,0 2.617.778 Centro 18,9 23,4 19,3 18,7 12,6 7,2 2.446.269 Sud 21,9 29,6 20,4 13,8 8,3 6,1 3.563.466 Isole 21,3 30,5 25,1 14,4 4,5 4,0 2.275.519 Italia 16,9 24,3 20,7 11,2 9,3 13.146.598 Dimensione econ luogo UDE (unità di dimensione europea): è un multiplo dell’ECU di riferimento con cui viene misurato il Reddito lordo standard attribuito all’azienda 1 UDE = 1.200 EURO

L’ occupazione all’interno delle aziende agricole l’agricoltura è stato il settore economico che assorbiva il maggior numero degli occupati: Per secoli oggi il processo si è invertito in seguito allo sviluppo del settore industriale e terziario ma, anche, per la meccanizzazione avutasi in agricoltura Generale prevalenza di conduttori di sesso maschile Prevalenza di conduttori con età superiore ai 65 anni in aziende di piccole dimensioni con bassa densità colturale per lo scarso ricambio generazionale Aumento, negli ultimi anni, di giovani agricoltori (età inferiore ai 35 anni) grazie a forme di incentivazione dell’imprenditoria giovanile (es. misura 4.15 POR 2000-2006) Presenza di imprenditoria femminile soprattutto nel Mezzogiorno Diffusa presenza di aziende a carattere familiare ed affermazione delle cosiddette aziende part-time

Volume di lavoro agricolo nella UE , 2002 Incidenza % degli occupati in agricoltura sul totale dell’economia Paesi Occupati Totale Donne Italia 2,3 3,9 Francia 2,1 2,8 Spagna 3,4 4,0 Grecia 6,5 17,9 Germania 0,8 2,0 Olanda Regno Unito 0,7 Austria 1,2 6,0 Finlandia 3,7 Svezia 0,6 1,3 UE 15 1,6 3,1 Nuovi Paesi UE 2,5 12,2 USA - Giappone 1,4

Le aziende agricole a conduzione familiare Hanno fatto registrare un forte incremento: d - nel ventennio 1960-1980 e - nel 1990 rappresentavano il 96% del totale 75% con manodopera esclusivamente familiare 10% con manodopera extra familiare quasi la metà del totale sono aziende part-time Riduzione delle giornate di lavoro prestate in azienda

Le aziende part-time Il part-time agricolo permette all’agricoltore di ottenere un reddito complementare lavorando presso altre aziende dello stesso settore primario Interessa il 16,3% del totale delle aziende condotte a part-time Si concentra quasi esclusivamente nelle aree dell’agricoltura intensiva del Mezzogiorno Il part-time extra-agricolo permette all’agricoltore di ottenere un reddito complementare lavorando presso altri settori produttivi Spesso è accompagnato da attività complementari di carattere artigianale E’ indipendente dall’attività primaria e di solito si concentra in aree in cui il part-time agricolo è sconosciuto Assume connotazioni diverse a seconda delle occupazioni offerte dai diversi settori economici

Aziende per forma di conduzione, 2000 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole numero D % 2000/90 Conduzione diretta del coltivatore 234.235 - 40.4 353.181 - 24.0 460.153 - 8.9 1.412.020 - 7.7 Con solo manodopera familiare % 95.3 2.1 92.9 1.3 94.3 3.8 79.6 8.7 Con manodopera familiare prevalente% 3.6 - 1.5 5.8 -0.8 4.1 - 2.2 14.4 -5.0 Con manodopera extra-familiare prevalente% 1.1 -0.6 -0.5 1.6 6.0 -3.7 Conduzione con salariati 12.197 - 15.1 41.668 38.8 17.565 2.2 61.574 9.1 Conduzione a colonia parziaria appoderata 67 - 81.7 157 - 91.4 340 - 92.7 923 -57.1 Altra forma di conduzione 194 169.4 183 31.7 196 - 59.3 172 -93.0 Totale 246.693 -39.5 395.189 - 20,5 478.254 - 9,3 1.474.689 -7.3

Il processo di meccanizzazione in agricoltura La meccanizzazione in agricoltura ha influenzato le metodologie di allevamento, la lavorazione dei terreni, i processi di coltivazione ... Anni ’50 - Sostituzione progressiva del lavoro animale - Importazione di mezzi meccanici dall’estero Anni ’60 - Sostituzione della manodopera agricola - Incremento delle macchine in azienda a seguito a dei finanziamenti per lo sviluppo degli investimenti aziendali (Piani Verdi) Anni ’80 - Conclusione del processo di meccanizzazione Dal 1994 - Sostegno all’ammodernamento strutturale delle a aziende agricole attraverso le misure del POP a prima, del POR dopo Contrazione della domanda di lavoro da parte dell’azienda agricola moderna

Il contoterzismo in agricoltura Anni ’60 -’80 - Nasce come fenomeno trasversale al processo di meccanizzazione e si estende nel tempo a diverse colture - Risponde all’esigenza delle imprese di ridurre gli investimenti in macchine e gli immobilizzi di capitale - Svolge un importante ruolo nella trasmissione e diffusione di innovazioni e tecnologie Dagli Anni ’90 - Nascono le imprese contoterziste professionali

Le componenti del Sistema Agroalimentare: l’Industria di trasformazione

Industria di trasformazione agro-alimentare Scarso sviluppo dell’industria agroalimentare perché: Insufficiente offerta di materie prime dal settore agricolo Bassa produttività ed eccessiva occupazione Anni ’50 Basso sviluppo della domanda interna Assenza di politica economica per il settore alimentare Il boom economico determina: Aumento consistente della domanda alimentare Anni ’60 Inadeguata offerta del settore primario Forte importazione di carne e di latte da altri paesi CE Stimolo allo sviluppo dell’industria alimentare

Industria di trasformazione agro-alimentare Aumento e sviluppo delle imprese di trasformazione Crescita della domanda interna quantitativamente maggiore e molto diversificata Anni ‘70 Cambiano gli stili di vita e le esigenze dei consumatori L’offerta agricola è ancora insufficiente a soddisfare la domanda e aumentano le importazioni di materie prime Viene varato il PAN (Piano agricolo nazionale) Industria come “naturale prolungamento” dell’attività agricola: ma polverizzazione e frammentazione

Industria di trasformazione agro-alimentare La domanda di prodotti alimentari è più sofisticata e richiede maggiore qualità e servizi Anni ‘80 L’ industria si sgancia dall’agricoltura e si riorganizza Cadono alcuni vincoli tradizionali del sistema...: ingerenza eccessiva dello Stato - prevalenza di piccole imprese - frammentazione del settore distributivo ... e si sviluppano nuovi vincoli/opportunità: nascono grandi imprese grazie ad investimenti esteri - elevati livelli di redditività legati al basso costo delle h materie agricole - generale stabilità del settore

Obiettivo e sviluppo dell’Industria di trasformazione agro-alimentare dagli anni ‘90 in poi Ricerca di dimensioni maggiori per poter sfruttare le economie di scala e raggiungere quote di mercato significative per affrontare i processi di integrazione europea L’industria alimentare tende a crescere per assorbimento soprattutto delle imprese a controllo familiare L’aumento dimensionale fa sì che le imprese conseguano posizioni di oligopolio sul mercato interno Riorganizzazione dell’intero comparto a seguito della privatizzazione della IRI-SME

Industria di trasformazione agro-alimentare oggi La possiamo classificare in relazione ad almeno due aspetti In base al processo produttivo attuato In funzione della dimensione aziendale Aziende con bio–industrializzazione Grande Industria Aziende artigianali Piccole e medie imprese

per processi produttivi Aziende con bio – industrializzazione (food engeneering) Aziende artigianali (industria della pasta) Nel processo produttivo utilizzano una serie di materie prime che vengono scomposte per poi essere nuovamente assemblate nel prodotto finito, es. margarina Il processo produttivo conserva ancora le proprie caratteristiche tradizionali, le produzioni sono legate ad un contesto locale Il valore aggiunto di questo prodotto è incamerato l’industria di trasformazione e ciò comporta una perdita di identità del settore agricolo Si conserva il legame forte tra il prodotto finito e l’attività agricola

per dimensione aziendale Le piccole e medie imprese La Grande Industria con una moderna distribuzione e poco integrata con il territorio Le piccole e medie imprese legate alle economie locali (sistemi locali) es. Multinazionali che 1. Esportano alta % del fatturato 1. Utilizzano materie prime locali 2.Sono presenti su mercati esteri 2. Produzioni tipiche e di qualità

Imprese multinazionali Le possiamo distinguere in relazione: Mercato in cui operano Strutture internazionali - imprese multidomestic - Mercato delle commodities w ovvero dei beni di massa hanno una serie di Filiali in più nazioni, all’interno delle quali si realizza l’intero processo produttivo; ma la specializzazione produttiva è diversa da Paese a Paese per tener conto delle specificità dei mercati Le imprese sono più sensibili alle decisioni di Politica Agraria operando in fasi più vicine all’attività agricola e con prodotti, quali i cereali, regolati dalle OCM - Imprese globali - Settori ad alto v.aggiunto Sono imprese con diverse filiali, ognuna specializzata in una singola fase del processo produttivo, per cui i prodotti intermedi non sono diretti al mercato locale, ma destinati ad un’ unica filiale Le imprese operano negli stadi più vicini al consumo finale e, quindi, risentono meno delle decisioni di Politica Agraria

Abbiamo due poli opposti Grande industria multinazionale Imprese che si sviluppano secondo modelli territoriali PMI specializzate in prodotti con etichetta privata: sono imprese che scelgono di produrre esclusivamente per la distribuzione attraverso una (private label) Imprese che operano a livello nazionale: ovvero collocano tutta la loro produzione sul mercato interno con un portafoglio prodotti molto esteso PMI che agiscono come copaker dell’industria di marca: si tratta di imprese che producono beni con un marchio industriale non proprio e devono rispettare i parametri qualitativi imposti dall’industria committente

Industria agro-alimentare: i principali aggregati macroeconomici Il settore dell’industria alimentare e bevande, in base al Censimento ISTAT 2001, annovera circa 67.000 imprese, con un aumento dell’8,1% rispetto al 1991 Anno 2003 Produzione totale 99.500 (Mil euro) Valore aggiunto 26.631 (Mil euro) Contributi produzione 991 (Mil euro) Anno 2003 Occupati totali 491,2 (UL 000) Di cui dipendenti 442,7 (UL 000) Permangono forti squilibri di diffusione territoriale: nel Centro-nord si concentrano rispettivamente il 73% degli occupati e il 75% del valore aggiunto ai prezzi di base dell’industria alimentare italiana.

Fatturato dell’industria alimentare italiana per settori (Mil €) Tipologia di prodotti 2003 % (2003) Lattiero-caseario 13.500 13.1 Dolciario 10.050 9.8 Salumi 7.165 7.0 Vino 5.200 5.0 Carni bovine 5.300 5.1 Mangimistico 4.300 4.2 Avicolo 4.600 4.5 Pasta 3.170 3.1 Conserve vegetali 3.500 3.4 Olio d’oliva e di semi 2.900 2.8 Molitorio 2.700 2.6 Surgelati 1.905 1.8 Birra 1.680 1.6 Zucchero 860 0.8 Succhi di frutta 923 0.9 Riso 800 Ittici 841 Altri comparti 33.606 32.7 Totale 103.000

Industria alimentare nell’UE (Mil €) Nel 2003, rispetto al 2002, la produzione dell’industria alimentare nella UE è rimasta mediamente stabile, mentre l’occupazione ha registrato un leggero arretramento Produzione Valore aggiunto Occupati .000 unità VA/occupato .000 € Industrie di cui: carne 111.798 21.524 604 35.6 lattiero-caseari 87.300 14.600 273 53.5 ortofrutta 34.214 8.493 187 45.4 pane e pasta 142.745 47.227 1.069 44.2 grassi 20.692 2.750 43 63.9 bevande 92.000 27.300 311 87.8 UE 10 31.596 7.825 766 10.2 UE 15 593.721 142.411 2.738 52.0

Le componenti del Sistema Agroalimentare: il sistema distributivo

La distribuzione alimentare in Italia dal secondo dopoguerra agli anni ‘90 Lo sviluppo del sistema distributivo italiano rispetto a quello Europeo presentava un forte ritardo dovuto a numerosi fattori: - tutela dei piccoli esercizi attraverso i limiti all’ampliamento a delle superfici di vendita nel numero e nella dimensione (legge a n. 426/71) - scarsa presenza dei gruppi della moderna distribuzione - mancata evoluzione delle imprese commerciali tradizionali I consumatori per anni hanno pagato il costo delle inefficienze del sistema distributivo Stimolo allo sviluppo dell’intero sistema distributivo a partire dagli anni ‘90 - alti prezzi dei prodotti - mancata fruizione del moderno dettaglio

Diverse modalità di approccio al trade moderno (one stop shopping) La distribuzione alimentare in Italia a partire dagli anni ‘90 Il sistema distributivo italiano nell’ultimo decennio ha conosciuto un forte sviluppo riconducibile essenzialmente a tre motivi: Situazione di partenza del sistema distributivo italiano (forte arretratezza) Interventi normativi volti a recuperare i ritardi accumulati (Decreto Bersani 114/98) Diverse modalità di approccio al trade moderno (one stop shopping)

Decreto legislativo 114/98 (Decreto Bersani): inizia la rivoluzione del settore distributivo con una diversa classificazione delle tipologie di vendita Prima del Decreto Bersani Con il Decreto Bersani -  Minimarket (sup.< 400 mq.) prevalentemente generi walimentari - Supermercati (400 mq < sup.< 2500 mq.) - Ipermercati (sup.> 2500 mq.) a generi alimentari e non - Strutture di vicinato (sup. < a 250 mq.) prevalentemente a generi alimentari - Medie strutture (250mq.<sup.< 2500mq.) - Grandi strutture (sup.> 2500 a mq.) (Divisione dei settori in alimentari e non alimentari) Novità: Delega alla Regione di programmazione ed s insediamento delle attività commerciale

Distribuzione organizzata Grande Distribuzione Organizzata (GDO) Le strategie di accrescimento della superficie aziendale e dell’offerta dei prodotti, hanno favorito la diffusione della: Grande distribuzione Distribuzione organizzata Imprese con succursali e casa madre che gestisce filiali distribuite sul territorio nazionale (es. GS, Rinascente…) Gruppi di acquisto: gruppi di dettaglianti associati al fine di centralizzare gli acquisti (es. Conad, Crai ….) Cooperative di consumatori (es. Coop Italia) Unioni volontarie dei grossisti che, attraverso un proprio punto vendita, creano un legame diretto con i consumatori (es. Cash and Carry) Grande Distribuzione Organizzata (GDO)

Contratto di affiliazione Contratto di compravendita La Contrattazione nella distribuzione moderna Centrale d’acquisto La distribuzione moderna, al fine di minimizzare i costi relativi all’approvvigionamento dei punti vendita, anziché utilizzare il solo contratto classico di compravendita (contratto istantaneo legato all’incontro tra dom e off), si serve di una serie di contratti sulla base della separazione delle tre fasi della contrattazione: - referenziamento - ordine - acquisto Contratti di referenziamento Contratto di affiliazione Fornitori Dettagliante Contratto di compravendita La Centrale d’acquisto opera in qualità di intermediario tra il fornitore e il dettagliante

Contratto di affiliazione viene stipulato tra: Centrale d’acquisto Punto vendita può offrire semplicemente informazioni sui fornitori può selezionare per i diversi prodotti i fornitori e le società affiliate devono rivolgersi unicamente ai fornitori referenziati La centrale d’acquisto a volte si occupa anche dell’acquisto per il punto vendita Obiettivo: convergere le società affiliate verso una stessa politica di approvvigionamento coordinata dalla Centrale d’acquisto in modo da rafforzare sempre più il potere contrattuale della GDO rispetto ai fornitori

Contratto di referenziamento viene stipulato tra: Centrale d’acquisto fornitori acquisisce le offerte di diversi fornitori cura le trattative con i diversi fornitori La centrale d’acquisto sceglie i fornitori e pone in essere un contratto di referenziamento Obiettivo: Conclusione di un contratto di compravendita tra: fornitori Punto vendita

Nel corso degli anni ’90,accanto allo sviluppo della GDO si assiste alla nascita del Discount Crisi economica del 1993 contrazione dei consumi e il consumatore è più attento al prezzo dei prodotti Crisi della GDO e diffusione del discount In Italia il fenomeno del discount esplode nel periodo 93-94, e la forma più diffusa, sia in Europa che in Italia, è l’Hard Discount Caratteristiche di un Hard Discount 1. Assortimento limitato con prodotti di marca propria o senza marca 2. Assenza di prodotti freschi 3. Superficie media 650 mq. con parcheggio limitato 4. Layout semplificato 5. Personale a tempo parziale e con molteplici funzioni 6. Politica dei prezzi bassa (riduzioni del 15-30%) 7. Assenza di pubblicità/comunicazione o cmq limitata all’apertura del a punto vendita

Fine anni ’90: nascita dei “Soft Discount” Obiettivo: cercare di arrestare lo sviluppo dei discount La Grande Distribuzione Organizzata apre dei nuovi punti vendita (Soft discount) quali evoluzione degli hard discount conservandone, però, alcune caratteristiche fondamentali. Uscita di alcune insegne straniere Ampliamento gamma di prodotti Offerta di prodotti freschi e surgelati Prezzi più alti Casse con scanner Miglioramento del layout Incremento del personale Maggiori servizi ma non a livello dei de d supermercati Caratteristiche del Soft discount

+ Tipologie di punti vendita al dettaglio in Italia 1993 1995 1997 1999 2001 2002 Moderni 27.693 21.199 21.963 22.080 21.615 21.460 Ipermercati 177 225 283 381 400 420 Supermercati 4.987 5.383 5.590 6.146 6.290 6.330 Discount 90 1.027 2.323 2.298 2.225 2.210 Altro 22.439 14.565 13.767 13.255 12.700 15.500 Tradizionali 236.083 199.657 158.988 130.920 111.385 108.540 Grocery 110.601 104.311 98.112 92.196 83.000 80.000 125.482 95.346 60.876 38.724 28.385 28.540 Lo sviluppo della GDO + La nascita dei discount hanno determinato una forte crisi del dettaglio tradizionale

Conseguenze dell’evoluzione del sistema distributivo Competizione ... la sostituzione del dettaglio tradizionale con le grandi superfici f di vendita (GDO e discount) ... l’introduzione della marca commerciale (private label ) Competizione Orizzontale tra le grandi imprese distributive Verticale tra GDO e la grande industria di marca Con l’avvento delle private label nasce una forte concorrenza tra le imprese distributrici che, quale fattore competitivo, puntano sulla creazione della store loyalty, fedeltà del consumatore al punto vendita Le imprese distributrici, quale conseguenza di un rapporto di fiducia / vicinanza sempre più stretto con i consumatori, rafforzano il proprio potere contrattuale nei confronti della imprese industriali, tanto da poter “scegliere con chi contrattare” la variabile di scelta è il prezzo.

In linea con i processi evolutivi che hanno caratterizzato l’intero sistema agroalimentare nel corso dell’ultimo decennio, si è avuta la contestuale affermazione di due modelli di agricoltura Un modello di agricoltura omologata/standardizzata Un modello di agricoltura non omologata/differenziata I processi produttivi sono caratterizzati da una marcata industrializzazione: la componente tecnologica, i servizi incorporati nei prodotti, il prezzo e il marketing sono gli elementi centrali delle strategie competitive Tale modello punta sull’innovazione di prodotto e, soprattutto, sulla valorizzazione della tipicità: le risorse materiali ed immateriali proprie di uno specifico territorio, che costituiscono il plusvalore incorporato in un prodotto, rappresentano il fattore competitivo su cui l’agricoltura italiana deve puntare

Mercato dei beni di massa I due modelli di agricoltura fanno riferimento a segmenti di mercato differenziati Mercato dei beni di massa Segmenti di mercato ristretti Il consumatore, attento e razionale, giudica il prodotto in relazione al contenuto di servizi in esso incorporato e, il prezzo, il tempo e la sicurezza intesa come qualità igienico – sanitaria, sono le variabili di scelta considerate. Il consumatore è più sofisticato, non è interessato a soddisfare una semplice esigenza nutrizionale, bensì è guidato da una funzione edonistica del consumo, intesa come soddisfazione di un’esigenza associata a particolari status sociali e culturali. Le scelte del consumatore sono legate all’immagine, in termini di qualità, tradizione, storia, cultura, genuinità e salubrità, che il prodotto riesce a trasmettere e per questa “immagine” è disposto a pagare un premium price riconosciuto alle produzioni tipiche

L’Italia, nell’aprile 2004, ha raggiunto la Francia per numero di prodotti registrati, infatti sono 136 i prodotti attualmente riconosciuti DOP (denominazione di origine protetta) e IGP (Indicazione geografica protetta), di cui 13 solo nell’ultimo anno, molti sono quelli in attesa del riconoscimento comunitario

DOP e IGP italiani per prodotti e per distribuzione geografica

Vini DOCG, DOC E IGT per ragione Piemonte 7 45 - Valle d’Aosta 1 Lombardia 3 15 13 Trentino Alto Adige 4 Veneto 20 10 Friuli-Venezia Giulia 9 Liguria Emilia Romagna Toscana 6 34 5 Umbria 2 11 Marche 12 Lazio 26 Abruzzo Molise Campania 17 8 Puglia 25 Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 19 Italia 28 302 115 Per i vini le denominazioni di origine si distinguono in: DOCG: Denominazione di a origine controllata e d e garantita DOC: Denominazione di s origine controllata IGT: Indicazione geografica s tipica

Corso di Economia Agroalimentare Facoltà di scienze Economiche ed aziendali (S.E.A.) Corso di Economia Agroalimentare Prof. Giuseppe Marotta Programma per i corsisti ●Slide del Corso ●Lettura consigliata n. 1: “Gli scenari di riferimento” , disponibile sul sito ●Lettura consigliata n. 2: “La nascita e il processo evolutivo della PAC”, a disponibile sul sito ●Dispensa “Economia del Sistema Agroalimentare”: 1. Introduzione 2. Le determinanti del cambiamento all’interno del sistema agroalimentare 2.1 I modelli di consumo alimentare nei paesi industrializzati pg. 8-11 2.2 L’innovazione tecnologica ed organizzativa pg. 23-31 2.3 I mutamenti del quadro istituzionale pg. 51 - 57 3. I processi di aggiustamento nel sistema agroalimentare italiano 3.1 La distribuzione alimentare 3.3.1 Lo sviluppo della grande distribuzione 3.2 L’industria alimentare 3.3 Il settore agricolo 3.4 I nuovi equilibri nel sistema agroalimentare