Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali

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Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali Sesta Lezione F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Negli anni della EES I paesi che hanno già raggiunto gli obiettivi di Lisbona sono diventati cinque (erano quattro): DK, NL, SE, GB + AT Altri due (prima uno) hanno raggiunto l’obiettivo del tasso di occupazione femminile: FI + PT Tre paesi superano almeno l’obiettivo interme-dio: DE + FR e IE Cinque sono al di sotto: Due si avvicinano alla soglia intermedia: BE, LU La Spagna (che era ultima) ora supera Grecia e Italia F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Le curve dei tassi di attività mostrano tre modelli: a “M” - Europa centro settentrionale a “L” rovesciata - Europa meridionale a “campana” - modello maschile, dagli anni ‘80 anche femminile in DK, DE, GB, FR i paesi mediterranei hanno un ritardo, segnalato soprattutto dalla caduta delle curve per le donne in età più avanzata F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

La “doppia presenza” (Balbo) È diffusa in tutti i paesi Il lavoro è “mal diviso” (Saraceno): le donne occupate a tempo pieno dedicano ai lavori di cura il doppio del tempo rispetto agli uomini (fonte OCDE) il 56% delle donne in coppia con figli “lavora” più di 60 ore la settimana (contro il 15% degli uomini), e il 38% più di 70 le % decrescono al crescere del livello professionale (ricorso a servizi esterni?) F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Modalità di conciliazione tra lavoro per il mercato e familiare Lavoro part time equa divisione del lavoro in famiglia disponibilità di servizi sociali diffusione di servizi privati alla famiglia reti di aiuto familiare riduzione del carico di lavoro familiare differimento della formazione delle famiglie caduta dei tassi di natalità F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

1 - Part time e tassi di attività L’inserimento occupazionale è agevolato dalla diffusione del part time, marcata a partire dagli anni ‘90 (cfr. Fig.4.4) - NL 70% delle donne occupate sono part timer - GB, DK, BE, SE, DE, 35-45% - ES, PT, GR, IT, <17% Casi 1 e 2: diffuso il tempo indeterminato Caso 3: prevalente il tempo determinato in Italia la svolta è negli anni ‘90 (1118%) F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Effetti di distorsione Rapportando il part time all’occupazione equivalente a tempo pieno, il tasso di occupazione femminile diminuisce di circa 2 punti: IT circa 10 punti: DE, DK, SE più di 15 punti: GB circa 20 punti: NL Il distacco dell’Italia diventa così minore F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Settori economici a maggiore diffusione del part time Distribuzione alberghi, ristoranti, caffè servizi sociali e alla persona, pubblici e privati banche e assicurazioni industria manifatturiera (IT e DE) F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Posizioni professionali in cui è più presente il part time Fasce basse del lavoro manuale (non qualificato) e non manuale (commercio e servizi alla persona) Professioni con livelli di istruzione richiesti minori A bassa retribuzione Il passaggio al tempo pieno è poco frequen-te e più facile con alti livelli di istruzione F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Volontarietà o meno del part time Circa il 20% è part time involontario Il part time volontario è più presente nei paesi in cui il part time è più diffuso dal 4% della NL al 18% del BE Viceversa, dove è poco diffuso tende a crescere la quota di part time involontario dal 25% della ES al 33% della IT F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

2 - Il carico di cura familiare A - % anziani conviventi (‘80) G - % giovani disoccupati-inattivi conviventi (‘90) H - ore settimanali di lavoro femminile di cura (‘80) F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Divisione del lavoro tra coniugi L’Italia detiene il record negativo gli uomini dedicano al lavoro di cura 9 ore la settimana in media se la moglie lavora le ore dedicate dagli uomini al lavoro di cura familiare crescono di… meno di mezz’ora F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

3 e 4 - Diffusione servizi sociali Nei paesi mediterranei poco presenti in Italia solo il 6% dei bambini in età usufruisce di un asilo nido Nei paesi centro e soprattutto nord europei diffuso welfare pubblico il 64% in Danimarca il 54% negli Stati Uniti oltre il 40% nei paesi scandinavi il 34% in Gran Bretagna il 29% in Francia F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Regimi di welfare e servizi pubblici F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

4 - Diffusione di servizi privati In Italia largamente diffuso il ricorso privato delle famiglie ad aiuti domestici (colf, baby sitter, badanti), ad opera di extracomunitari/e In Gran Bretagna largamente diffusi i servizi privati extrafamiliari (asili, case di cura, ecc.), con prezzi di mercato più accessibili F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Costo di 2 posti in asilo nido (a metà anni ‘90) - % sul reddito F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

5 - Reti di aiuto familiare Ben il 61% delle famiglie italiane con bambini (il ruolo delle “nonne giovani”) e oltre il 42% di quelle con anziani ricorrono solo all’aiuto di familiari Rischi di esaurimento di questa fonte di aiuto per riduzione demografica slittamento della nascita del primo figlio innalzamento dell’età di formazione delle famiglie lavoro crescente delle donne F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

6 - Riduzione del carico familiare In Italia la caduta della fertilità è significativa: da 2,4 (1970) a 1,1 (fine anni ‘90) - livello di sostituzione = 2,1 In tutti i paesi esiste una relazione positiva. Le donne europee 20-49 anni occupate sono il 78% di quelle senza figli il 63% di quelle con 1 figlio il 56% di quelle con 2 figli il 42% di quelle con 3 figli Il paradosso è che i paesi a maggiore occupa-zione femminile sono anche a maggiore fertilità F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Rapporto istruzione - occupazione Sono occupate meno del 17% delle donne con licenza elementare il 39% di quelle con licenza media inferiore il 60% di quelle diplomate il 79% di quelle laureate Teoria del “capitale umano”: l’investimento in istruzione spinge a cercare lavoro e restarvi Approccio sociologico: l’istruzione svolge un ruolo di emancipazione, diffondendo nuovi valori; il lavoro è il mezzo per vivere in autonomamente F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

La domanda di lavoro L’occupazione femminile cresce nel terziario, per la “professionalizzazione di attività femminili” prima fuori mercato (Saraceno) l’offerta di lavoro femminile ha creato la sua domanda nei servizi alle famiglie in Europa > 40% delle donne lavorano nei servizi quasi il 67% dei lavoratori dei servizi è “donna” concentrazione anche nella distribuzione in Europa 20% delle donne vi lavorano più del 40% dei lavoratori è “donna” F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

La domanda di lavoro - segue Nel pubblico impiego, la selezione per concorso facilita l’occupazione femminile le donne sono più della metà, con punte del 72% nella scuola, del 55% nella sanità sono in maggioranza anche in magistratura (erano solo 8% a fine anni ‘60) Consistente presenza anche in altri settori turismo e ristorazione servizi alla produzione trasporti F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Occupazione e segregazione Segregazione orizzontale = concentrazione di donne in settori e/o professioni Indicatore è l’indice di dissomiglianza (quante donne, o uomini, dovrebbero cambiare settore per ottenere un’equa distribuzione) Segregazione verticale = concentrazione delle donne nei livelli inferiori della gerarchia delle professioni Esiste un “soffitto di cristallo”. La carriera richiede investimenti di tempo e disponibilità inconciliabili con la doppia presenza. Logiche di clan. F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Segregazione orizzontale I paesi a maggiore occupazione femminile hanno gli indici di segregazione più elevati (fig.4.8) I paesi con minore occupazione femminile quelli più bassi - primato dell’Italia ragioni: grado di diffusione dell’impiego pubblico, dei servizi, del part time; ruolo delle “avanguardie” femminili F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione

Disoccupazione femminile e discriminazione Non c’è più discriminazione nei paesi in cui c’è più disoccupazione (ipotesi della maggiore concorrenza) Non c’è più discriminazione nei paesi in cui le donne sono più presenti sul MdL (ipotesi dell’eccesso di offerta di lavoro) Le donne sono meno discriminate nei paesi in cui il loro tasso di attività è più alto e che creano più occupazione (ES, IT, GR esempio a contrario) F.Alacevich - Corso di Sociologia del Lavoro e delle Relazioni Industriali 2009_2010 Terza lezione