L’amore per la vita e la morte Una rivoluzione iconografica e di mentalità nel periodo umanistico-rinascimentale
Dieci secoli senza il corpo morto Per dieci secoli il Cristianesimo rappresenta nell’arte, a scopo didascalico, esclusivamente l’Aldilà, e non il destino del corpo morto. I Padri della Chiesa insegnavano che esso sarebbe risorto perfettamente integro per il Giudizio finale, che è appunto tema iconografico privilegiato.
All’inizio: il giorno del giudizio
Pesatura delle anime o psicostasi Cattedrale di Bourges
Una rivoluzione nel XIV secolo: l’orrore della morte, in concomitanza con la grande peste.
La danza macabra: un mesto corteo di morti e vivi
Un nuovo amore per la vita di matrice umanistica porta ad avvertire la morte improvvisa con un’angoscia nuova
Un mesto corteo, soprattutto oltralpino
Sempre accentuati i simboli del potere terreno
I morti diventano aggressivi, mentre il corteo si fraziona in singoli episodi
… e addirittura beffardi
In Italia si elabora un altro tema: la personificazione della morte
Falce e cavallo
Lo scheletro, ovvero la morte secca
Contributi della ricerca medico-scientifica
Un altro tema: il trionfo della morte d’ispirazione petrarchesca, a partire dal 1380
La signora “livellatrice”con la falce
In Francia diventa più macabro
Orrore per la morte = amore per la vita (la morte e la fanciulla, tema tedesco)
Il potere distruttivo, in Breugel
Desolazione e amaro sarcasmo
La morte minaccia la vita e le sue gioie
Dal XVI secolo si attenua la violenza delle rappresentazioni della morte: una fioritura di piccoli simboli macabri
Le Ars moriendi: suggerimenti tecnici
Da Philippe Ariès…a noi Alle soglie della contemporaneità, nel XIX secolo, “(la morte) era dappertutto presente: cortei funebri, abiti da lutto, estensione dei cimiteri e della loro superficie, visite e pellegrinaggi alle tombe, culto della memoria’. “In ogni caso, questo eloquente scenario di morte si è dissolto nell’epoca nostra, e la morte è divenuta innominabile. Tecnicamente ammettiamo di poter morire, stipuliamo assicurazioni sulla vita per salvaguardare la famiglia dalla miseria. Ma in verità, in fondo al nostro cuore, ci sentiamo immortali” (3). La rimozione attuale tradisce forse una crisi — oblio della stessa rappresentazione di sé da parte dei singoli e della società, sulla quale è possibile e utile sostare e riflettere.