Conoscere i cambiamenti lessicali attraverso la letteratura italiana

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Transcript della presentazione:

Conoscere i cambiamenti lessicali attraverso la letteratura italiana RIFLESSIONI SULLA LINGUA Conoscere i cambiamenti lessicali attraverso la letteratura italiana A cura della classe 2D Liceo Scienze Applicate- IIS” P.Martinetti” – Caluso Realizzazione grafica Francesca Mazzini - Andrea Rotar - Arianna Sanna Prof.ssa Maria Teresa Binello

Le parole hanno una storia Un approccio ai testi letterari sotto il profilo linguistico permette di: Acquisire coscienza della storicità della lingua italiana. Cogliere l’evoluzione attraverso una prospettiva storica. Rilevare le peculiarità del lessico, della semantica, della morfologia e della sintassi.

Le parole hanno una storia Rilevare la progressiva semplificazione nel tempo delle strutture sintattiche Capire la storia delle parole Raggiungere una maggiore padronanza della lingua attraverso una maggiore consapevolezza dei meccanismi che ne sono alla base

Alessandro Manzoni I Promessi Sposi Manzoni ha avuto un ruolo importantissimo nell’evoluzione della lingua italiana sia scritta sia orale. L’autore si pone il problema della lingua e si accinge a scrivere il romanzo che diventerà il capolavoro narrativo dell’Ottocento italiano: I Promessi Sposi

Dal “Fermo e Lucia” a “I promessi sposi” Durante la stesura del romanzo, Manzoni si pone alcune domande significative: Quale lingua usare per parlare agli italiani in una Italia politicamente e storicamente ancora inesistente? Quale lingua letteraria proporre se non esiste neppure un’unità culturale e linguistica?

Il “Fermo e Lucia” (1821/23) La prima scelta linguistica proposta è quella contenuta nel “ Fermo e Lucia”, così definita successivamente da Manzoni stesso: “Un composto indigesto di frasi un po’ lombarde, un po’ toscane, un po’ francesi, un po’ anche latine, frasi che non appartengono a nessuna di queste categorie, ma sono cavate per analogia e per estensione o dall’una o dall’altra di esse.”

“I promessi sposi” edizione del 1827 Quella del 1827 è la prima edizione del romanzo, l’autore propone come lingua comune quella toscana , non solo quella del Vocabolario della Crusca, ma quella che si era evoluta nei secoli, da lui conosciuta e studiata attraverso le opere dei maggiori scrittori toscani.

“I promessi sposi” edizione del 1840 Dopo l’edizione “ventisettana”, Manzoni decide di recarsi personalmente a Firenze e di soggiornarvi a lungo per “risciacquare i panni in Arno”, avvalendosi anche di correttori toscani. La revisione fu lunga e attenta e l’edizione definitiva del romanzo, nella forma in cui noi lo leggiamo oggi , è del 1840.

Il romanzo oggi La proposta finale è “una lingua parlata dalle persone colte di Firenze”, questa sarà la lingua comune di tutti gli italiani, che del resto riconoscevano alla città un alto prestigio culturale legato alla tradizione letteraria italiana nei secoli.

Adesso leggiamo... Per capire in che cosa consiste l’operazione manzoniana, vi invitiamo a leggere la parte iniziale del famoso brano “ Addio, monti”, tratto dal «Fermo e Lucia», una pagina dai toni lirici in cui il narratore onnisciente diviene portavoce dei pensieri e dei sogni infranti dei protagonisti, Renzo e Lucia, in fuga. Indicazioni di lettura: tra parentesi e in neretto sono evidenziati i cambiamenti rispetto all’italiano corrente, lasciando invariato il testo.

“Addio,monti” dal Fermo e Lucia Addio monti posati sugli abissi delle acque ed elevati al cielo; cime ineguali, conosciute a colui che fissò sopra di voi i primi suoi sguardi, e che visse fra voi, come egli distingue all’aspetto l’uno dall’altro i suoi famigliari, valloni segreti, ville sparse e biancheggianti sul pendio come branco disperso di pecore pascenti, addio. Quanto è tristo il lasciarvi a chi vi conosce dall’infanzia! Quanto è noioso l’aspetto della pianura dove il sito (luogo) a cui si aggiunse (giunse) è simile a quello che si è lasciato addietro, dove l’occhio cerca invano nel lungo spazio, dove riposarsi e contemplare, e si ritira fastidito (infastidito) come dal fondo d’un quadro su cui l’artefice non abbia ancora figurata alcuna immagine della creazione. Che importa che nei piani deserti surgano (sorgano) città superbe ed affollate? Il montanaro che le (vi) passeggia avvezzo alle alture di Dio, non sente il diletto della meraviglia nel mirare edifici che il cittadino chiava elevati perché gli (li) ha fatti egli (lui stesso) ponendo a fatica pietra sopra pietra. Le vie che hanno vanto di ampiezza, gli sembrano valli troppo anguste; l’afa immobile lo opprime, ed egli che nella vita operosa del monte non aveva forse provato altro malore che la fatica, divenuto timido e delicato come il cittadino, si lagna del clima e delle temperie (intemperie), e dice che morrà se non torna ai suoi monti. Egli che sorto col sole non riposava che al mezzo giorno, e al cessare delle fatiche diurne, passa le ore intere nell’ozio malinconico ripensando alle sue montagne.

Continuiamo a leggere... Leggiamo ora la stessa pagina dell’edizione de «I promessi sposi» del 1827. Indicazioni di lettura: tra parentesi e in neretto abbiamo sottolineato le varianti rispetto a quella che sarà l’edizione del 1840, abbiamo evidenziato i pronomi personali che verranno tolti e sottintesi.

“Addio, montagne” da “I promessi sposi” 1827 Addio montagne (monti) sorgenti dalle acque ed erette (elevati) al cielo; cime ineguali (inuguali), note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente non meno che lo sia l’aspetto dei suoi famigliari (familiari); torrenti dei quali egli distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore Pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono in quel momento i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che un giorno tornerà dovizioso. Quanto più s’avanza nel piano, il suo occhio si ritrae (ritira) fastidito (disgustato) e stanco da quella ampiezza uniforme; l’aere (aria) gli simiglia (par) gravoso e senza vita (gravosa e morta); s’inoltra mesto e disatteso nelle città tumultuose, le case aggiunte a case, le vie (strade) che sboccano nelle vie (strade) pare che gli tolgano (levino) il respiro; e dinanzi agli edifizii (edifici) ammirati dallo straniero, egli pensa con desiderio inquieto al camperello (campicello) del suo paese, alla casuccia a cui ha già posti (messi) gli occhi addosso da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.

Continuiamo a leggere... Affrontiamo ora la stesura definitiva. Indicazioni di lettura: tra parentesi e in neretto abbiamo evidenziato l’unico cambiamento rispetto all’italiano corrente, inoltre sono state aggiunte numerose virgole rispetto al testo dell’edizione del 1827.

“ Addio, montagne” da“ I promessi sposi”1840 Addio,monti sorgenti dalle acque ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più famigliari, torrenti,dei quali egli distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più s’avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco da quella ampiezza uniforme; l’ aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disatteso nelle città tumultuose, le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade pare che gli levino il respiro; e dinanzi agli edifizi (edifici) ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messi gli occhi addosso da gran temp , e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.

Conclusioni... Possiamo concludere affermando che tra la prima e la seconda stesura vi sono le seguenti differenze: Il brano tratto dal “ Fermo e Lucia” è più lungo e più prolisso Vi sono molte “riduzioni” e “semplificazioni” La sintassi è più asciutta Il lessico è più usuale, anche se sono ancora presenti termini che provengono dalla tradizione letteraria e non dall’uso vivo della lingua , come ad esempio “simiglia” per “sembra” o “pare”, “aere” per “aria”

Conclusioni... Si può affermare che tra la seconda e la terza edizione vi sono le seguenti differenze: La differenza tra linguaggio parlato e quello scritto si è ulteriormente ridotta Vi sono varie sostituzioni di termini della tradizione letteraria con quelli più comuni del linguaggio parlato Vi è un uso più attento della punteggiatura, soprattutto della virgola , che mima le pause della voce

LA NATURALEZZA LINGUISTICA DIVIENE IN LETTERATURA UN VALORE E allora... Possiamo completare il nostro percorso con un consiglio e una riflessione: Consigliamo di leggere i due brani, quello del 1827 e quello del 1840. Rispettando con la virgola le pause della voce, si scopre che nel secondo brano il pathos narrativo risulta più coinvolgente e autentico. Riflettiamo insieme sul fatto che grazie a Manzoni la prosa letteraria italiana si semplifica, diviene più fluida e si avvicina alla scioltezza della lingua parlata. LA NATURALEZZA LINGUISTICA DIVIENE IN LETTERATURA UN VALORE

...cerchiamo anche noi! PROMESSI SPOSI Come non essere incuriositi dal cambiamento delle parole? Allora cerchiamo anche noi… Due parole, semplici ma significative: PROMESSI SPOSI