LA SICUREZZA TRASFUSIONALE IL BUON USO DEL SANGUE LA SICUREZZA TRASFUSIONALE
LA LEGISLAZIONE TRASFUSIONALE DECRETO LEGISLATIVO 6 novembre 2007, n. 191 "Attuazione della direttiva 2004/23/CE sulla definizione delle norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l'approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani." DECRETO LEGISLATIVO 9 novembre 2007, n. 207 "Attuazione della direttiva 2005/61/CE che applica la direttiva 2002/98/CE per quanto riguarda la prescrizione in tema di rintracciabilità del sangue e degli emocomponenti destinati a trasfusioni e la notifica di effetti indesiderati ed incidenti gravi.
LA LEGISLAZIONE TRASFUSIONALE DECRETO LEGISLATIVO 9 novembre 2007, 208 "Attuazione della direttiva 2005/62/CE che applica la direttiva del 2002/98/CE per quanto riguarda le norme e le specifiche comunitarie relative ad un sistema di qualità per i servizi trasfusionali." DECRETO MINISTERIALE 26 Aprile 2007 (G.U. 25.06.07 n. 145) ISTITUZIONE DEL CENTRO NAZIONALE SANGUE RACCOMANDAZIONE MINISTERO DELLA SALUTE - Dipartimento Qualità (05.03.2007) "Raccomandazione per la prevenzione della reazione trasfusionale da incompatibilità AB0 "
LA LEGISLAZIONE TRASFUSIONALE ITALIANA Legge n° 219 del 21 OTTOBRE 2005 “Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale degli emoderivati” Decreto Legislativo 19 AGOSTO 2005 n. 191 “Attuazione della Direttiva 2002/98/CE che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti” Decreto Ministeriale 3 MARZO 2005 “Caratteristiche e modalità per la donazione del sangue e di emocomponenti” Decreto Ministeriale 3 MARZO 2005 “Protocolli per l'accertamento della idoneità del donatore di sangue ed emocomponenti”
LA LEGISLAZIONE TRASFUSIONALE ITALIANA Accordo tra il Ministero della Salute, le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano "Linee guida sulle modalità di disciplina delle attività di reperimento, trattamento, conservazione e distribuzione di cellule e tessuti umani a scopo di trapianto”
LA LEGISLAZIONE TRASFUSIONALE ITALIANA Ordinanza Ministeriale 29 MARZO 2004 “Non idoneità alla donazione di sangue di coloro che hanno soggiornato nel Regno Unito” Accordo tra il Ministro della Salute, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano "Linee guida in tema di raccolta, manipolazione e impiego delle cellule staminali emopoietiche (CSE)” Ordinanza Ministeriale 10 GIUGNO 2003 “ Misure precauzionali atte ad evitare il rischio di trasmissione di SARS attraverso la trasfusione di sangue o di emocomponenti”
LA LEGISLAZIONE TRASFUSIONALE ITALIANA Direttiva 2005/61/CE della COMMISSIONE del 30 Settembre 2005 applica la Direttiva 2002/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni in tema di rintracciabilità e la notifica di effetti indesiderati ed incidenti gravi. Direttiva 2005/62/CE della COMMISSIONE del 30 Settembre 2005 recante applicazione della Direttiva 2002/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme e le specifiche comunitarie relative ad un sistema di qualità per i servizi trasfusionali. Racc. CoE Rec(2004)18 Recommendation (2004) 18 of the Commitee of Ministers to member states on teaching transfusion medicine to nurses”
LA LEGISLAZIONE TRASFUSIONALE ITALIANA Direttiva 2004/23/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 31 marzo 2004 “Norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l'approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani.” Direttiva 2004/33/CE della Commissione del 22 marzo 2004 Applicazione della Direttiva 2002/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a taluni requisiti tecnici del sangue e degli emocomponenti. Direttiva 2002/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 gennaio 2003 “Norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti e che modifica la direttiva 2001/83/CE”.
I RESPONSABILI DI REPARTO - Ministero della Sanità Commissione Nazionale per il Servizio Trasfusionale - D.M. 25 gennaio 2001 I RESPONSABILI DI REPARTO Responsabilità del medico Responsabilità dell’infermiere Corresponsabilità del medico e dell’infermiere
IL FLUSSO OPERATIVO Accertamento dell’indicazione alla trasfusione (medico) Valutazione della possibilità di autotrasfusione (medico) Richiesta di consenso alla trasfusione (medico e infermiere) Compilazione della parte anagrafica della richiesta (infermiere) Prelievo e firma dei campioni (infermiere/medico) Compilazione della parte clinica e firma della richiesta (medico) Verifica della correttezza dei dati (medico) Invio al Servizio Trasfusionale della richiesta e dei campioni (infermiere)
IL FLUSSO OPERATIVO Trasporto in reparto in contenitore idoneo (personale del reparto) Conservazione idonea dell’unità fino al momento della trasfusione (infermiere) Verifica dell’identità tra il paziente che deve ricevere la trasfusione e il nominativo riportato sull’unità e sul modulo di accompagnamento (infermiere) Seconda verifica dell’identità tra il ricevente e il nominativo riportato sull’unità e sul modulo e controllo della compatibilità teorica (medico)
IL FLUSSO OPERATIVO Ispezione della sacca prima della trasfusione (medico) Registrazione dell’ora di inizio della trasfusione , del numero della unità e firma del medico responsabile della trasfusione (medico) Esecuzione della trasfusione (medico /infermiere) Sorveglianza del paziente e monitoraggio della trasfusione (medico e infermiere) Registrazione dell’ora di fine trasfusione e eliminazione del contenitore (infermiere)
IL FLUSSO OPERATIVO Segnalazione al Servizio Trasfusionale dell’avvenuta trasfusione e di eventuali reazioni avverse (medico/infermiere) In caso di reazione trasfusionale, invio al Servizio Trasfusionale dell’unità e dei campioni del paziente per i necessari controlli (infermiere)
I RESPONSABILI DI REPARTO RESPONSABILITA’ DELL’INFERMIERE Compilazione della parte anagrafica della richiesta Esecuzione del prelievo dei campioni, compilazione delle etichette e firma delle provette e della richiesta (per la parte di sua competenza) Invio delle richieste e dei campioni al Servizio Trasfusionale Gestione in reparto delle unità fino al momento della trasfusione Trasfusione : sorveglianza del paziente ( insieme al medico) Registrazione dell’ora di termine della trasfusione ed eliminazione della sacca Invio al Servizio Trasfusionale del modulo di assegnazione della trasfusione
I RESPONSABILI DI REPARTO CORRESPONSABILITA’ DEL MEDICO E DELL’INFERMIERE Identificazione del paziente al momento dei prelievi del sangue e della trasfusione Verifica dell’identità tra il paziente che deve ricevere la trasfusione e i dati riportati sull’unità Esecuzione della trasfusione e sorveglianza del paziente Registrazione dei dati
Ministero della Sanità Commissione Nazionale per il Servizio Trasfusionale INDICAZIONI ALL’USO DEL SANGUE EMOCOMPONENTI: sono componenti del sangue che possono essere ottenuti con tecniche semplici, utilizzabili in un Centro Trasfusionale Emazie concentrate Plasma fresco congelato Concentrati piastrinici
EMAZIE CONCENTRATE Sono indicate per aumentare rapidamente l’apporto di ossigeno ai tessuti Il valore soglia di Hb che giustifica la trasfusione di globuli rossi nel paziente adulto è in genere di 6-7 g/dl, ad eccezione di quei casi che presentano marcata diminuzione della ossigenazione tissutale (anormalità della funzione cardiocircolatoria, respiratoria..). In tali pazienti la soglia può essere innalzata fino a 9 –10 g/dl a seconda delle condizioni cliniche
TRASFUSIONE OMOLOGA EMAZIE CONCENTRATE NON SONO INDICATE: PER ESPANDERE IL VOLUME PLASMATICO IN SOSTITUZIONE DI EMATINICI A SCOPO RICOSTITUENTE
PLASMA FRESCO CONGELATO È indicato: In presenza di emorragia nei deficit congeniti o acquisiti di singoli fattori della coagulazione quando non sono disponibili i concentrati inattivati degli specifici fattori (per es nel deficit del fattore V e XI) Nella fase acuta della CID Nel trattamento della porpora trombotica trombocitopenica Come antagonista degli anticoagulanti orali in presenza di manifestazioni emorragiche maggiori se non disponibile il concentrato di complesso protrombinico
PLASMA FRESCO CONGELATO NON è indicato: Nei deficit congeniti o acquisiti della coagulazione non accompagnati da emorragia Per espandere il volume plasmatico Come apporto nutritivo A scopo profilattico in caso di circolazione extracorporea o di trasfusione massiva Nella correzione della terapia eparinica in caso di PTT eccessivamente allungato
CONCENTRATI PIASTRINICI Sono indicati per il trattamento (e la profilassi) delle emorragie dovute a carenza quantitativa o qualitativa delle piastrine
CONCENTRATI PIASTRINICI Per i pazienti medici in condizioni stabili e senza complicazioni il valore soglia è 10.000 Per i pazienti chirurgici, il valore soglia è 50.000. Se il conteggio è compreso tra 50.000 e 100.000 la trasfusione di piastrine è indicata solo in particolari condizioni (procedure a cielo coperto, neurochirurgia, campi operatori altamente vascolarizzati)
EMODERIVATI ALBUMINA GAMMAGLOBULINE CONCENTRATI DI ANTITROMBINA III Si tratta di prodotti derivati dal sangue che richiedono una lavorazione complessa di tipo industriale. I più importanti sono: ALBUMINA GAMMAGLOBULINE CONCENTRATI DI ANTITROMBINA III CONCENTRATI DI FATTORE VII CONCENTRATI DI FATTORE VIII CONCENTRATI DI FATTORE IX CONCENTRATI DI COMPLESSO PROTROMBINICO
TRASFUSIONE AUTOLOGA PREDEPOSITO RECUPERO INTRAOPERATORIO RECUPERO POST OPERATORIO
TRASFUSIONE AUTOLOGA PREDEPOSITO: il paziente si auto-dona 1- 2 unità di sangue in previsione di un intervento chirurgico E’ INDICATO: Quando il paziente debba essere sottoposto a un intervento di chirurgia maggiore, con perdite previste superiori al 20 % del volume ematico iniziale Quando sia richiesto per quel tipo di intervento un fabbisogno “standard” uguale o superiore a 2 unità L’emoglobina al momento del predeposito deve essere almeno di 11,5 gr/dl
RECUPERO INTRAOPERATORIO: TRASFUSIONE AUTOLOGA RECUPERO INTRAOPERATORIO: Gli ambiti d’uso sono prevalentemente i seguenti: Cardiochirurgia Chirurgia vascolare maggiore Chirurgia ortopedica Trapianto di fegato Interventi d’urgenza in pazienti con emoperitoneo: rottura di milza, gravidanza extra-uterina, rottura di A.A.A.
RECUPERO INTRAOPERATORIO TRASFUSIONE AUTOLOGA RECUPERO INTRAOPERATORIO E’ CONTROINDICATO: - in caso di infezioni acute in caso di neoplasia in caso di contaminazione del campo operatorio con liquidi organici dell’intestino o delle vie urinarie,in caso vi sia bile o enzimi pancreatici
TRASFUSIONE AUTOLOGA RECUPERO POST OPERATORIO E’ INDICATO: - in alcuni interventi ortopedici, in particolare nelle protesi di ginocchio
Il Consenso L’atto sanitario, ancorché comportante una lesione, è lecito purché vi sia il consenso dell’avente diritto, cioè del paziente, ove questi sia maggiorenne, non interdetto, capace di intendere e di volere al momento della espressione del consenso, sempre nei limiti posti dall’art.5 C.C., con l’esclusione solo di casi particolari contemplati da norme speciali (cfr trapianto di rene tra viventi)
Il Consenso Nessuna prestazione medica è, quindi, lecita senza il consenso del paziente. L’applicazione di provvedimenti diagnostici o terapeutici, in tal caso, potrebbe configurare diversi tipi di reato, dal sequestro di persona alla violenza privata, alle lesioni personali lievi o gravi
CONSENSO GENERICO o tacito all’atto sanitario che è implicito nella richiesta di visita o di prestazione sanitaria in genere, nonché nella richiesta di ricovero ospedaliero: si riferisce a pratiche diagnostiche e/o terapeutiche normali, in senso lato prive di particolari rischi per il paziente (atto medico ordinario)
CONSENSO SPECIFICO od esplicito che deve essere richiesto ogni qualvolta i sanitari ritengano di dover procedere a manovre diagnostiche complesse e rischiose, ad interventi chirurgici demolitori e/o menomanti, a pratiche terapeutiche comunque non prive di pericoli
Dovere di informativa Precedente al consenso e come fattore di validità giuridica dello stesso, vi è il dovere di informativa del medico (con la eventuale collaborazione del personale infermieristico) nei riguardi del paziente, in merito al trattamento terapeutico specifico oggetto della richiesta di consenso
Il consenso ha la sola funzione di rendere lecito l’atto sanitario, ma non solleva in alcun modo il personale sanitario da eventuali responsabilità penali e civili da comportamento colposo
IL CONSENSO ALLA TRASFUSIONE Decreto Ministero della Sanità 3 marzo 2005: Art. 11. Consenso informato del ricevente 1. Il ricevente la trasfusione di sangue o di emocomponenti e/o la somministrazione di emoderivati, preventivamente informato che tali procedure possono non essere comunque esenti da rischio, e' tenuto ad esprimere per iscritto il proprio consenso o dissenso.
IL CONSENSO ALLA TRASFUSIONE PROCEDURA: Informare correttamente il paziente sulle sue possibili necessità trasfusionali, sui rischi della trasfusione omologa e sulle conseguenze che può comportare il mancato consenso a sottoporsi al trattamento trasfusionale, correlando il tipo di informativa al livello culturale e intellettuale del malato Far firmare al paziente il modulo di consenso.
LA RICHIESTA DI SANGUE La non corretta identificazione del paziente e dei suoi campioni di sangue è la principale causa di incompatibilità AB0 e può determinare reazione trasfusionale emolitica acuta e, nei casi più gravi, la morte del paziente
LA RICHIESTA DI SANGUE L’identità del paziente non può essere accertata direttamente dal Servizio Trasfusionale, ma viene stabilita indirettamente in base ai dati riportati sui campioni e sulla documentazione (richiesta di gruppo e di terapia trasfusionale) Pertanto è indispensabile che in reparto vengano adottate tutte le misure necessarie a garantire la corretta identificazione del paziente e dei suoi campioni di sangue (accertamento dell’identità al letto del paziente, possibilmente chiedendogli di fornire le generalità, contemporanea identificazione delle provette, uso di portaprovette separati per pazienti diversi ecc…)
L’ENTITA’ DELLA RICHIESTA Ai fini pratici è bene ricordare che in un paziente adulto di media corporatura, senza complicanze emorragiche ed in condizioni stabili, la trasfusione determina i seguenti incrementi: Una unità di emazie concentrate aumenta l’emoglobina di 1 g/dl circa Un concentrato piastrinico da aferesi (corrispondente a 6 concentrati piastrinici da singola unità) con un contenuto medio di piastrine di 4x1011 aumenta la conta piastrinica di circa 35000/μl
IL PRELIEVO DEI CAMPIONI Tutti i campioni diretti alla tipizzazione eritrocitaria , alla ricerca di anticorpi irregolari e all’esecuzione delle prove crociate di compatibilità devono essere perfettamente identificati e FIRMATI DAL RESPONSABILE DEL PRELIEVO (D.M.S. 25 gennaio 2001)
IL PRELIEVO DEI CAMPIONI IL RESPONSABILE DEL PRELIEVO SI IDENTIFICA NEL SANITARIO CHE LO ESEGUE L’INFERMIERE CHE PRELEVA I CAMPIONI FIRMA LE PROVETTE CORRISPONDENTI
IL PRELIEVO DEI CAMPIONI Il campione di sangue che accompagna la richiesta trasfusionale deve essere in quantità non inferiore a 5 ml Il campione deve essere raccolto in provetta sterile (in Litio eparina) entro le 72 ore precedenti la trasfusione
L’ASSEGNAZIONE DEL SANGUE E’ NECESSARIO ESSERE CERTI DEL GRUPPO SANGUIGNO DEL PAZIENTE: Deve risultare da 2 determinazioni effettuate su 2 diversi campioni prelevati in due momenti diversi e possibilmente da diversi operatori Le due determinazioni di gruppo devono essere effettuate prima di procedere alla trasfusione
L’ASSEGNAZIONE DEL SANGUE Qualora la doppia determinazione non sia possibile, si può utilizzare, in luogo della prima determinazione, un documento che riporti il gruppo del paziente eseguito in precedenza Se neppure questo è possibile, si consiglia l’uso di sangue di gruppo 0, possibilmente Rh negativo
IL TRASPORTO Il personale addetto al ritiro delle unità deve: - Recapitare immediatamente l’unità in reparto Conservare l’unità nell’apposito contenitore Non esporre l’unità a traumatismi o a temperature elevate Non lasciarla incustodita Non prolungare i necessari tempi di trasporto Consegnare l’unità direttamente all’infermiere di reparto
LA CONSERVAZIONE IN REPARTO LE UNITA’ RITIRATE DEVONO ESSERE TRASFUSE NEL PIU’ BREVE TEMPO POSSIBILE E COMUNQUE ENTRO 30 MINUTI
LA CONSERVAZIONE IN REPARTO I FRIGORIFERI DI REPARTO IN GENERE NON HANNO LE CARATTERISTICHE PREVISTE DALLA NORMATIVA PER LA CONSERVAZIONE DEI CONCENTRATI ERITROCITATI E QUINDI NON POSSONO ESSERE UTILIZZATI
LA CONSERVAZIONE IN REPARTO Non esporre a fonti di calore Rispettare assolutamente l’integrità della sacca: evitare traumatismi, cadute… L’inserimento del set da trasfusione deve avvenire solo immediatamente prima della trasfusione
LA RESTITUZIONE unità non trasfuse possono essere restituite al Centro Trasfusionale solo se accompagnate da dichiarazione firmata attestante la conservazione delle unità in maniera conforme ai protocolli
ASSISTENZA AL PAZIENTE DURANTE LA TRASFUSIONE
LA TRASFUSIONE GLI ERRORI AL MOMENTO DELLA TRASFUSIONE SONO LA CAUSA PIU’ FREQUENTE DI TRASFUSIONE DI SANGUE SBAGLIATO
IDENTIFICAZIONE PRIMA DI INZIARE LA TRASFUSIONE VERIFICARE CHE: I PARAMETRI IDENTIFICATIVI DEL PAZIENTE CORRISPONDANO A QUELLI DELL’ETICHETTA E DEL MODULO CHE ACCOMPAGNA LA SACCA IL GRUPPO AB0 E Rh E IL NUMERO DI SACCA SIANO IDENTICI SU: SACCA, ETICHETTA E MODULO DI ACCOMPAGNAMENTO SE VI SONO DISCREPANZE LA SACCA NON DEVE ESSERE TRASFUSA
ISPEZIONE CONTROLLARE CHE LA SACCA NON SIA SCADUTA, NON MOSTRI SEGNI DI DANNEGGIAMENTO, DI EMOLISI O UN COLORE INSOLITO
INFUSIONE NON E’ NECESSARIO DI ROUTINE RISCALDARE IL SANGUE: L’INFUSIONE DI 1 – 3 UNITA’ DI SANGUE REFRIGERATO IN ALCUNE ORE NON CAUSA NESSUN DANNO IL SANGUE FREDDO INFUSO AD UNA VELOCITA’ > 100 ml/min PUO’ DETERMINARE ARRESTO CARDIACO TENERE IL PAZIENTE CALDO E’ PIU’ IMPORTANTE CHE RISCALDARE IL SANGUE
INFUSIONE LE REAZIONI AVVERSE DELLA TRASFUSIONE SONO DI SOLITO DOSE- DIPENDENTE: PERCIO’ LA VELOCITA’ DI INFUSIONE INIZIALE DEVE ESSERE MOLTO BASSA: 15 – 50 ml DURANTE I PRIMI 15 MINUTI (25 GOCCE/MINUTO) SUCCESSIVAMENTE LA VELOCITA’ DI INFUSIONE PUO’ ESSERE AUMENTATA A 60/80 GOCCE AL MINUTO LA MAGGIOR PARTE DELLE TRASFUSIONI SI CONCLUDE ENTRO 2 ORE SI CONSIGLIA DI NON SUPERARE LA DURATA DI 4 ORE (RISCHIO DI PROLIFERAZIONE BATTERICA)
INFUSIONE AL SANGUE NON DEVONO ESSERE AGGIUNTI FARMACI O SOLUZIONI INTRAVENOSE DIVERSE DALLA SOLUZIONE FISIOLOGICA
MONITORAGGIO DEL PAZIENTE I PAZIENTI CHE RICEVONO LE TRASFUSIONI DEVONO ESSERE MONITORATI PER EVIDENZIARE I SEGNI DI POTENZIALI COMPLICAZIONI ALLA TRASFUSIONE
MONITORAGGIO DEL PAZIENTE FORNIRE AL PAZIENTE INFORMAZIONI SU POSSIBILI REAZIONI AVVERSE E L’IMPORTANZA DI RIFERIRE IMMEDIATAMENTE QUALSIASI REAZIONE COME TREMORI, BRIVIDI, VAMPATE, DIFFICOLTA’ RESPIRATORIE, DOLORI ALLE ESTREMITA’ O NELLA REGIONE LOMBARE ESEGUIRE LE TRASFUSIONI IN AREE CLINICHE DOVE IL PAZIENTE PUO’ ESSERE FACILMENTE OSSERVATO
MONITORAGGIO DEL PAZIENTE PRIMA DELL’INIZIO DELLA TRASFUSIONE VALUTARE LE CONDIZIONI CLINICHE DEL PAZIENTE : RIPORTARE IN CARTELLA I SEGNI VITALI : POLSO, PRESSIONE ARTERIOSA, TEMPERATURA INDICARE IN CARTELLA L’INIZIO DELLA TRASFUSIONE INIZIARE LA TRASFUSIONE CONTROLLANDO ATTENTAMENTE IL PAZIENTE PER I PRIMI 15 MINUTI DOPO I PRIMI 15 MINUTI DEVONO ESSERE RIVALUTATI LE CONDIZIONI CLINICHE E I PARAMETRI VITALI DEL PAZIENTE OSSERVARE IL PAZIENTE PER TUTTO IL RESTO DELLA TRASFUSIONE, PER EVIDENZIARE L’INSORGENZA DI REAZIONI AL TERMINE DELLA TRASFUSIONE RICONTROLLARE E RIPORTARE IN CARTELLA I PARAMETRI VITALI
REGISTRAZIONI PER OGNI TRASFUSIONE, REGISTRARE IN CARTELLA DATI IDENTIFICATIVI DEL TRASFUSORE DATA E ORA DI INIZIO E DI FINE DELLA TRASFUSIONE TIPO DI EMOCOMPONENTE TRASFUSO E NUMERO IDENTIFICATIVO SEGNI VITALI PRESI PRIMA, DURANTE E DOPO LA TRASFUSIONE EVENTUALI REAZIONI TRASFUSIONALI E LORO TRATTAMENTO IL PAZIENTE DOVREBBE RIMANERE SOTTO OSSERVAZIONE PER ALMENO UN’ORA DOPO LA FINE DELLA TRASFUSIONE
FASE SUCCESSIVA ALLA TRASFUSIONE LA SITUAZIONE DEL PAZIENTE DOPO LA TRASFUSIONE E’ QUELLA DI UNA SOGGETTO CUI E’ STATO EFFETTUATO UN “TRAPIANTO D’ORGANO” CON: EFFETTI SUL SISTEMA IMMUNITARIO IMPATTO EMODINAMICO
Il Rischio Trasfusionale La trasfusione di sangue allogenico gioca un ruolo terapeutico essenziale sia nel campo medico che chirurgico Espone però il paziente a diversi tipi di rischi Si sono ottenuti significativi progressi verso la sicurezza del rischio virologico Il rischio maggiore è ora costituito dalle reazioni avverse non attese a dagli errori trasfusionali. Questi rischi devono sempre essere comparati ai benefici che ci aspettiamo dalla trasfusione
Reazioni Trasfusionali
Reazioni trasfusionali Immediate Ritardate Immunologiche Non immunologiche Emolitiche Contaminazione batterica Emolitiche ritardate emosiderosi Febbrili non emolitiche Sovraccarico circolatorio Alloimmunizzazione Trasmissione malattie infettive Allergiche Emolisi fisico/chimica Immunomodulazione TRALI Danni da conservazione GVHD
Reazioni Trasfusionali Gravi Dati SHOT 1996-2003 su 2087 incidenti
Reazioni Immediate Reazione allergica (orticarioide) Reazione abbastanza frequente, che si presenta con ogni tipo di emocomponente contenente plasma La reazione orticarioide si accompagna a prurito, eritema e arrossamento cutaneo Ulteriori sintomi possono complicare il quadro clinico: Vie aeree superiori (edema laringeo) raucedine, stridore Vie aeree inferiori (broncocostrizione) dispnea e cianosi App. gastroenterico: nausea, vomito, dolori addominali Diagnosi differenziale: reazione a farmaci, TRALI
Reazioni Immediate Reazione febbrile non emolitica reazione acuta abbastanza frequente Aumento della temperatura pari o superiore a 1 °C 30-120’ dall’inizio della trasfusione di GRC o CP usualmente accompagnata da brividi e cefalea; meno frequenti nausea e vomito Reazione innocua e di breve durata Causata da anticorpi diretti contro antigeni leucocitari oppure dall’accumulo di citochine ad attività pirogena (TNF-alfa, IL-1, IL-6) durante la conservazione dell’emocomponente Diagnosi differenziale: Reazione emolitica acuta, Contaminazione batterica, Febbre causata da malattia di base o da altri trattamenti
Complicanze Acute Reazione anafilattica Rara (1 ogni 20.000-170.000 unità trasfuse), potenzialmente fatale Si manifesta più frequentemente in pazienti con deficit di IgA che sviluppano anticorpi anti-IgA Sintomatologia: tipica reazione allergica con interessamento cardiovascolare (tachicardia e/o altre aritmie fino all’arresto cardiaco, ipotensione, shock). L’interessamento respiratorio può essere molto pronunciato. In genere la febbre è assente Diagnosi differenziale: TRALI, reazione emolitica, contaminazione batterica
Complicanze Acute Reazione emolitica acuta Si manifesta generalmente entro pochi minuti dall’inizio della trasfusione di pochi ml di GRC ABO-incompatibili (interessati anche antigeni di altri sistemi, quali ad esempio il Kidd) Frequenza stimata 1:38000 – 1:70000 unità trasfuse Sintomatologia: febbre e brividi, nausea e vomito, dolore, ipotensione, dispnea, sanguinamento (DIC), emoglobinuria, insufficienza renale In pazienti anestetizzati, diffuso sanguinamento nel sito chirurgico, ipotensione, emoglobinuria
Complicanze Acute Reazione emolitica acuta Dati di laboratorio: emoglobinemia, emoglobinuria, rialzo LDH, iperbilirubinemia, aptoglobina bassa, Coombs diretto positivo Diagnosi differenziale: emolisi non immune, reazione trasfusionale febbrile o anafilattica, contaminazione batterica
Complicanze Acute Contaminazione batterica Rappresenta una delle più importanti cause di morbilità e mortalità causate dalla trasfusione (rischio di shock settico) E’ più frequente nei concentrati piastrinici La contaminazione può avvenire tramite: Batteri presenti sulla cute del donatore al momento del prelievo non rimossi dalla disinfezione Batteriemia, di solito asintomatica, nel donatore Trattamento improprio nella preparazione e manipolazione degli emocomponenti Uso di materiale contaminato nella raccolta o somministrazione
Complicanze Acute Contaminazione batterica Molti degli effetti sistemici associati allo shock settico acuto come febbre e vasodilatazione sono provocati da citochine (TNF-alfa, IL-1beta, IL-6, IL-8) secrete dai macrofagi attivati dalle endotossine batteriche piuttosto che dalla proliferazione attiva dei microrganismi nel ricevente. Frequenza RBC 1 : 200.000 Platelets 1 : 50.000 – 5.000 Mortalità RBC 1 : 10.000.000 Platelets 1 : 1.000.000
Complicanze Acute Contaminazione batterica La sintomatologia inizia durante o subito dopo il termine della trasfusione con febbre alta, brividi, rigidità, ipotensione, nausea, vomito, dispnea. Shock,oliguria e DIC possono complicare il quadro clinico. In questi casi la mortalità è alta. Diagnosi differenziale con reazioni emolitiche intravascolari acute, reazioni febbrili non emolitiche, TRALI, anafilassi, sepsi non correlate a trasfusione. La diagnosi viene accertata dalla emocoltura sul sangue del paziente e sulle unità incriminate
Complicanze Acute Transfusion-Related Acute Lung Injury (TRALI) Grave sindrome respiratoria che interviene durante o entro 6 ore dal termine della trasfusione con una frequenza variabile 1:5000 -1:190000 (le forme lievi frequentemente non vengono diagnosticate) E’ causata da: Anticorpi nel plasma dell’unità trasfusa diretti contro antigeni HLA o granulocitari del ricevente Oppure dalla presenza di lipidi biologicamente attivi che si liberano durante la conservazione di emocomponenti cellulati Se la reazione si verifica in pazienti con preesistente danno endoteliale a livello dei capillari polmonari, si ha un importante aumento della permeabilità che instaura il quadro tipico di edema polmonare acuto
Complicanze Ritardate Alloimmunizzazione E’ la più comune complicanza trasfusionale Possibile immunizzazione: Verso Ag dei globuli rossi circa 1% Verso Ag di leucociti e piastrine (circa 10%) Clinicamente silente, ma: in caso di ulteriori necessità trasfusionali: Possibilita di reazione emolitica ritardata Difficoltà a reperire sangue compatibile Reazioni trasfusionali febbrili Refrattarietà a trasfusioni piastriniche in caso di futura gravidanza: Possibilita di malattia emolitica del neonato
Complicanze Ritardate Reazione emolitica ritardata Per definizione si manifesta dopo 24 ore dalla trasfusione (usualmente entro 2 settimane) con una frequenza di 1:5000 – 1:11000 unità di GRC trasfusi. Sintomatologia: calo inatteso dell’emoglobina, febbre, modesto ittero, occasionalmente emoglobinuria, raramente insufficienza renale Laboratorio: anemia, iperbilirubinemia, rialzo LDH, emoglobinemia, emoglobinuria, Cooms diretto positivo, rilevazione dell’anticorpo in causa Diagnosi differenziale: sanguinamento di altra origine come causa del calo di emoglobina, infezione occulta, malattie emolitiche
Complicanze Ritardate Porpora post-trasfusionale Improvvisa, severa ed auto limitante trombocitopenia che si verifica 5-10 giorni dopo la trasfusione di un emocomponente dovuta ad un anticorpo antipiastrinico (HPA-1a) presente nel siero del ricevente. (<2% della popolazione manca dell’Ag) Le piastrine autologhe vengono distrutte come conseguenza di: Immunocomplessi tra Ab del paziente e Ag solubili nel plasma del donatore si legano alle piastrine del ricevente tramite recettore Fc Ag solubili del donatore si assorbono sulle piastrine del ricevente Cross-reattività tra Ab e piastrine autologhe Trattamento: plasma-exchange, IGIV, Piastrine compatibili
Complicanze Ritardate Transfusion Associated Graft vs Host Disease (TA-GVHD) Rara, ma spesso fatale (>90%) Causata dall’attecchimento ed espansione clonale di linfociti T del donatore in: pazienti immunocompromessi Pazienti immunocompetenti trasfusi con emocomponenti provenienti da donatori che condividono aplotipi HLA (di solito consanguinei) I linfociti sviluppano una risposta immune contro i tessuti dell’ospite e, con l’aiuto di citochine rilasciate da cellule immunoreattive (TNF-beta, IL-1, IL-2, Gamma-interferon) provocano lesioni in diversi organi
Complicanze Ritardate Transfusion Associated Graft vs Host Disease (TA-GVHD) Inizia generalmente 10-12 giorni dopo la trasfusione Sintomatologia: febbre, dermatite o eritroderma , epatite, enterocolite con diarrea profusa, pancitopenia con ipoplasia midollare La pancitopenia si complica spesso con sepsi che è la maggior responsabile dell’alta mortalità in questi pazienti Diagnosi: Documentazione della presenza di linfociti del donatore nel sangue del paziente Biopsia cutanea
Complicanze Ritardate (TA-GVHD) Terapia: nessun trattamento si è dimostrato veramente efficace per cui la prevenzione è indispensabile Prevenzione: utilizzo di emocomponenti irradiati al fine di impedire la proliferazione dei linfociti trasfusi (dose 2500 cGy) Indicazioni all’irradiazione Trasfusioni intrauterine, exanguinotrasfusione, trasfusione in neonati Trapianto autologo/allogenico di CSE Pazienti in terapia per malattie onco-ematologiche Immunodeficienze cellulari congenite Trasfusioni di granulociti
Complicanze Ritardate TRIM Transfusion Realated IMmunomodulation Studi in vivo suggeriscono che gli effetti siano mediati dai leucociti o da fattori solubili che derivano dai leucociti inducendo uno stato di anergia nel ricevente attraverso: Rilascio di citochine e proteine solubili aumento dei CD8+ T-suppressor Alterazione funzionale dei macrofagi e monociti Alterazione del rapporto CD4+/CD8+ Alterazione della funzione NK Delezione clonale di linfociti T L’effetto sarebbe quindi funzione di: numero dei linfociti presenti negli emocomponenti tipo di emocomponente Tipo di preparazione e stato di conservazione quantità trasfusa
Complicanze Ritardate TRIM effetti clinici POSITIVI Aumento della sopravvivenza nei trapiantati d’organo Prevenzione degli aborti ricorrenti Soppressione di alcune patologie infiammatorie su base autoimmune NEGATIVI Aumento delle recidive di neoplasie quali Colon Colon-retto Polmone Testa-collo Mammella Aumento della suscettibilità alle infezioni post-operatorie Riattivazione di infezioni latenti (CMV, HIV)
Complicanze Ritardate TRIM Esiste l’ “effetto trasfusione” ? Probabilmente sì ma i meccanismi con cui si innesca non sono chiari e, quasi sicuramente, sono multipli nelle diverse manifestazioni cliniche Quali le possibili soluzioni: Leucodeplezione ? ( benefico effetto contestato per npl del colon-retto e in cardiochirurgia) Irradiazione ? Ma soprattutto caratterizzazione e conoscenza dell’impatto clinico della trasfusione
Complicanze Ritardate Infezioni post-trasfusionali Il RISCHIO ZERO NON ESISTE “periodo finestra” Virus emergenti Varianti di virus noti Sensibilità dei test disponibili
Il processo trasfusionale Sicurezza trasfusionale totale Area donatore Area paziente SELEZIONE DEL DONATORE SELEZIONE DEL DONATORE ACCETTAZONE PAZIENTE ACCETTAZONE PAZIENTE RACCOLTA DEL SANGUE RACCOLTA DEL SANGUE INDICAZIONE TRASFUSIONE INDICAZIONE TRASFUSIONE DISTRIBUZIONE EMOCOMPONENTI DISTRIBUZIONE EMOCOMPONENTI TEST SUL DONATORE TEST SUL DONATORE PRELIEVO CAMPIONE SANGUE PRELIEVO CAMPIONE SANGUE IDENTIFICAZIONE PAZIENTE IDENTIFICAZIONE PAZIENTE TRASFUSIONE EMOCOMPONENTI TRASFUSIONE EMOCOMPONENTI PREPARAZIONE EMOCOMPONENTI PREPARAZIONE EMOCOMPONENTI INVIO CAMPIONE E MOD. RICHIESTA INVIO CAMPIONE E MOD. RICHIESTA CONSERVAZIONE EMOCOMPONENTI CONSERVAZIONE EMOCOMPONENTI La sicurezza totale del sistema sangue è la risultante finale di tutte le misure e gli strumenti che vengono adottati per garantire sicurezza ed efficacia in ogni singola fase del processo: qualsiasi non conformità o errore, a qualsiasi livello, può condurre ad eventi avversi sul donatore o sul paziente. TEST PRE-TRSFUSIONALI E SELEZIONE EMOCOMPONENTI TEST PRE-TRSFUSIONALI E SELEZIONE EMOCOMPONENTI FOLLOW UP PAZIENTE FOLLOW UP PAZIENTE Safety blood Transfusion safety Sicurezza trasfusionale totale
Riduzione periodo finestra con test NAT Total Transfusion Process safety Blood Safety Transfusion Safety Rischio virale trasfusionale residuo° HIV 1/1.000.000 HCV 1/2.000.000 HBV 1/72.000 (no NAT) Rischio trasfusionale *** Errori trasfusionali 1/19.000 Trasf. ABO incompatibili 1/33.000 di cui fatali 1/600.000 Nuovi Test sierologici (EIA) Tecnche ampl. acidi nucleici (NAT) Adozione GMPs (Good manufactoring Practices)…ecc.. Trasf. errate ABO comp. 1/12.000 La maggior parte delle trasfusioni AB0 incompatibili sono il risultato di un errore umano (clerical errors). Riduzione periodo finestra con test NAT Virus P.F. Giorni Rid. % HCV* 70 12 83 HIV* 22 11 50 HBV** 59 35 41 Il 51% dei casi di morte trasfusione correlati (dopo aver escluso quelli da AIDS o epatite) sono da attribuire a emolisi secondaria a trasfusione di unità AB0-incompatibili**** Il rischio trasfusionale viene percepito essenzialmente come rischio di contrarre malattie infettive….le complicanze maggiori sono rappresentate invece dalle reazioni avverse non attese e dagli errori trasfusionali Sul versante della blood safety la situazione è estremamente rosea: negli ultimi anni il rischio di infezioni associate alla trasfusione di sangue sì è notevolmente ridotto sia per una più accurata selezione del donatore sia per l’introduzione di nuove e più sofisticate tecnologie diagnostiche. L’introduzione nell’ultimo decennio di nuovi test sia sierologici (EIA), sia basati sulle tecniche di amplificazione degli acidi nucleici (NAT: obbligatorio in Italia dal 2002 per la ricerca dell’RNA virale del virus dell’Epatite C), ha ridotto l’incidenza della trasmissione di virus epatitici o dell’HIV a valori prossimi allo zero. Il NAT è un test di amplificazione degli acidi nucleici capace di riconoscere il genoma di un agente virale nelle fasi precoci dell’infezione. Con il test si amplifica selettivamente una sequenza bersaglio specifica del genoma virale. A questo si aggiunga che nel settore scomposizione e lavorazione del sangue l’adozione di GMPs ( Good Manufactoring Practices), conformi a standard internazionali di eccellenza, ha determinato la garanzia di produzione di emocomponenti di ottima qualità ed efficacia. Le GMP (norme di buona fabbricazione) sono parte della AQ e garantiscono che i prodotti siano costantemente controllati e fabbricati in modo da soddisfare gli standard di qualità appropriati all’uso a cui sono destinati e le prescrizioni all’autorizzazione alla commercializzazione. Le GMP rigurdano tanto la produzione quanto il controllo di qualità. La conformità alla GMP è un prerequisto fondamentale per le attività di tipo farmaceutico. Una componente estremamente importante delle Norme di buona fabbricazione (NFB) è la necessità di documentare ogni aspetto del processo, ogni attività ed ogni operazione. Se la documentazione non è corretta e in ordine, se non evidenzia come il prodotto è stato verificato, permettendo la rintracciabilità e il ritiro dal mercato in caso di problemi futuri, allora il prodotto è considrato contaminato. NB:il rischio zero non esiste per emergenza di forme “escape” mutanti particolarmnte nei soggetti vaccinati (HBV), virus emergenti, periodo finestra, sensibilità dei test disponibili. Nel campo della transfusion safety invece la situazione della sicurezza non è altrettanto rosea ed esistono ampi margini di miglioramento: gli eventi avversi in medicina trasfusionale si distinguono in diversi tipologie, classificabili in base al meccanismo patogenetico (immunologico/non immunologico), al tempo di insorgenza, alla gravità dell’evento. La quantificazione degli incidenti risulta chiaramente dai dati del Rapporto annuale del sistema di emovigilanza inglese, lo SHOT ( Serious Hazards of Transfusion): l’incidenza degli errori che portano alla trasfusione di unità di emocomponenti errati al paziente è del 71%, ben maggiore della somma dell’incidenza di tutti gli altri incidenti della trasfusione. Questa tipologia di incidente, quasi esclusivamente dovuto a errore umano, può determinare l’insorgenza del danno più grave legato alla trasfusione: la reazione emolitica acuta da incompatibilità AB0, potenzialmente fatale (10% di decessi). Il primo autore a mettere in evidenza il problema dell’errore umano in campo trasfusionale è stato Sazama (1990): in un report su 256 decessi trasfusione-correlati (avendo già escluso quelli attribuiti ad AIDS o epatite), il 51% era da attribuire a emolisi acuta secondaria a trasfusione di unità AB0-incompatibili Le sepsi batteriche trasmesse per via trasfusionale causano un maggior numero di morti delle infezioni da HIV, HBV ed HCV ° Velati et al., 2005 - *Velati C et al. Transfusion 2002 - ** Tosti ME et al. Br J Haematol 2002 *** Linden et al. 1992 - ****Sazama 1990
quasi esclusivamente dovuta a errore umano! Incidenti trasfusionali: 457 casi – anno 2004 IBCT 76% IBTC: trasfusione non corretta di emocomponenti TTI: Infezioni trasmissibili per via trasfusionale, contaminazione batterica TRALI: Edema polmonare non cardiogeno PTP: Popora Post-Trasfsionale DTR: delayed trasfusion reaction ATR: acuta trasfusion reaction La quantificazione degli incidenti risulta chiaramente dai dati del Rapporto annuale del sistema di emovigilanza inglese, lo SHOT ( Serious Hazards of Transfusion) l’incidenza degli errori che portano alla trasfusione di unità di emocomponenti errati al paziente è del 76%, ben maggiore della somma dell’incidenza di tutti gli altri incidenti della trasfusione. Questa tipologia di incidente, quasi esclusivamente dovuto a errore umano, può determinare l’insorgenza del danno più grave legato alla trasfusione: la reazione emolitica acuta da incompatibilità AB0, potenzialmente fatale (10% di decessi). quasi esclusivamente dovuta a errore umano! Legenda: IBCT: trasfusione non corretta di emocomponenti…
Tipi di errori in caso di reazione emolitica acuta (da Sarzana, 1990, modificato) 51% AB0 72% dei casi nei reparti di degenza Il primo autore a mettere in evidenza il problema dell’errore umano in campo trasfusionale è stato Sarzana (1990): in un report su 256 decessi trasfusione-correlati (avendo già escluso quelli attribuiti ad AIDS o epatite), il 51% era da attribuire a emolisi acuta secondaria a trasfusione di unità AB0-incompatibili. È da sottolineare come l’errore avvenga nel 72% dei casi nel reparto di degenza al momento del prelievo dei campioni, della compilazione della richiesta e della somministrazione della sacca di sangue al letto del paziente.
(Linden et al. 1992, modificato) ERRORE TRASFUSIONALE Report su 104 casi di errori trasfusionali di New York su 1.784.600 trasfusioni (Linden et al. 1992, modificato) > 50% gli errori in reparto Periodo di osservazione: 22 mesi Unità di globuli rossi trasfusi 1.784.600 N° di errori trasfusionali 92 (1/19.000) Trasfusioni ABO incompatibili 54 (1/33.000) di cui a esito fatale 3 (1/600.000) Trasfusioni errate AB0-compatibili Stimate:1/12.000 Proiezione dei dati di NY sul territorio USA: n° di errori ABO 800 - 900 Errore di identificazione del pz e/o dell’unità prima della trasfusione 43% Errore del flebotomista 11% Errore della Banca del Sangue 25% Errori di altri servizi 17% Sommando gli errori del flebotomista e quelli di identificazione al letto del paziente, la percentuale di errori compiuti nel reparto clinico supera il 50%. È da sottolineare che negli Stati Uniti la responsabilità del prelievo e dell’identificazione del paziente è dell’infermiere professionale e non del medico come previsto dalla legislazione italiana. Questa indagine conferma anche il dato che, a fronte di un’incidenza di trasfusioni errate AB0-incompatibili di 1 ogni 33.000, le trasfusioni errate ma AB0-compatibili sarebbero 1 ogni 12.000 unità trasfuse: in questi casi, che peraltro spesso rimangono misconosciuti e possono essere solamente stimati, solo la legge della probabilità ha evitato danni potenzialmente letali al paziente.
New York State, 1990 -1999 (Linden JV, 2000) Cause degli “errori Trasfusionali” New York State, 1990 -1999 (Linden JV, 2000) E’ stato rilevato che in oltre la metà dei casi l’errore trasfusionale è causato da uno sbaglio commesso nel reparto di degenza (in particolare nell’identificazione del paziente o dei campioni di sangue), mentre in meno di un terzo dei casi, l’errata trasfusione è conseguente ad un errore commesso nel centro trasfusionale. Nella restante percentuale di casi, le cause sono da imputarsi all’associazione di errori commessi sia nel reparto di degenza che nel centro trasfusionale. Gli errori che si possono verificare nel corso del processo trasfusionale sono di varia natura, quelli commessi al momento del prelievo, come l’errata identificazione del campione di sangue o lo scambio di nomi sulle provette, errori che possono avvenire in laboratorio, come nell’esecuzione o trascrizione dei test pretrasfusionali. Altri sbagli possono essere commessi al letto del malato, i più frequenti sono la somministrazione di una unità destinata ad altro paziente o la trasfusione di un paziente per il quale non era stata richiesta l’unità.
ERRORE TRASFUSIONALE L’incidenza dell’errore trasfusionale riferita in letteratura è largamente sottostimata, in quanto i dati pubblicati corrispondono a quelli segnalati dai clinici solamente in seguito a complicanze clinicamente gravi o rilevanti della trasfusione In Italia vige l’obbligo di segnalazione al Servizio di immunoematologia e trasfusione (SIT) di tutti gli eventi avversi, ma non esistono dati ufficiali a livello nazionale in quanto il Sistema di emovigilanza italiano è ancora in fase di implementazione
Negli ultimi 10 – 15 anni sono stati fatti grandi sforzi nel tentativo di ridurre il rischio di trasmissione dei virus dell’epatite e dell’ HIV, che verso la fine degli anni ’80 aveva raggiunto livelli drammaticamente elevati. A tale scopo sono stati introdotti criteri sempre più rigidi di selezione dei candidati donatori di sangue e, recentemente, sono stati messi a punto test sierologici molto sensibili per evidenziare, nel sangue del donatore, la presenza di agenti virali trasmissibili con la trasfusione già a distanza di pochi giorni dall’eventuale contagio: i risultati raggiunti sono stati estremamente soddisfacenti. Tratto da: Wilai Chalermchan - National Institute of Health --At National Blood Center, 23 March 2007
Sicurezza trasfusionale totale Negli ultimi 40 anni si è quasi azzerata l’incidenza delle infezioni da trasfusione, mentre non si è minimamente ridotto il tasso degli errori trasfusionali (Rubertelli, Borzini, Molaro, 2002) In Europa, le sepsi batteriche trasmesse per via trasfusionale causano un maggior numero di morti delle infezioni da HIV, HBV ed HCV (M. Contreras, 2003) Ogni sforzo teso a raggiungere il traguardo della disponibilità di sangue a rischio zero produce scarsi risultati ed assorbe risorse, che, se dirette altrove, potrebbero dare migliori risultati per la salute pubblica (R.Y. Dodd, 92) Gli sforzi per aumentare la sicurezza trasfusionale dovrebbero orientarsi su temi diversi dalle infezioni virali
GESTIONE DELLE RAZIONI TRASFUSIONALI TUTTE LE TRASFUSIONI DEVONO ESSERE MONITORATE CON ACCURATEZZA E INTERROTTE AL PRIMO SOSPETTO DI REAZIONE
GESTIONE DELLE REAZIONI TRASFUSIONALI PORRE ATTENZIONE A OGNI SEGNO O SINTOMO CHE COMPAIA NEI PRIMI 15 MINUTI DELLA TRASFUSIONE : SENSO DI ANGOSCIA BRIVIDI FEBBRE DOLORI LOMBARI TREMORI ORTICARIA……
GESTIONE DELLE REAZIONI TRASFUSIONALI QUANDO SI SOSPETTA UNA REAZIONE: interrompere immediatamente la trasfusione Tenere pervia la vena utilizzando una soluzione salina con un nuovo set da infusione Documentare i segni vitali Controllare l’etichetta della sacca e i dati del paziente Avvisare il medico responsabile
GESTIONE DELLE REAZIONI TRASFUSIONALI IN CASO DI REAZIONE TRASFUSIONALE: .- inviare la sacca al Centro Trasfusionale - inviare un campione di sangue del paziente al Centro Trasfusionale - inviare campioni di sangue e urine per gli accertamenti di laboratorio - segnalare la reazione trasfusionale sull’apposito modulo e inviarlo al Centro Trasfusionale