Il Sessantotto e la sua contestazione

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Il Sessantotto e la sua contestazione Giuseppe Bottaro 3° I

Il Sessantotto e la sua contestazione Però proprio in quel periodo, in quella parte di mondo, inizia uno scontro tra 2 generazioni: quella che ha vissuto durante la 2° guerra mondiale e quella dei loro figli che richiedono libertà, incitati in questo dalla musica dei Beatles, dei Rolling Stones, di Bob Dylan. All’inizio degli anni ’60 l’occidente era la parte più ricca e più libera del mondo. Quasi dovunque c’era il diritto al voto, libertà di espressione, Università aperte anche per i figli degli operai.

Il Sessantotto e la sua contestazione È come una scossa che viaggiando sulle onde sonore del rock, raggiunge gli studenti di allora e li unisce in un impeto di rivolta all’ordine costituito. Iniziano i primi sintomi, i primi segnali di un “qualcosa” che sarebbe esploso con singolare sincronia e che sarebbe passato alla storia come il “Sessantotto”: non sono molte le date della storia che hanno dato nome ad un fenomeno storico ed ai suoi protagonisti: i sessantottini.

Il Sessantotto e la sua contestazione Il fenomeno ebbe espressioni e manifestazioni eterogenee e toccò Paesi con culture e regimi politici estremamente differenti tra di loro, ma soprattutto ebbe presupposti diversi: politici ad Est, socio-culturali ad Ovest: indici comunque di un disagio generazionale e, voglia di cambiamenti.

Il Sessantotto e la sua contestazione Le prime manifestazioni si hanno negli Stati Uniti, con l’occupazione dell’Università di Berkeley, in California. Gli studenti, contestando i metodi di insegnamento, trovano un riferimento alla lotta contro l’impegno statunitense nella guerra in Vietnam: così negli USA la guerra nel Vietnam diventa il principale filo conduttore delle contestazioni del ’68.

Il Sessantotto e la sua contestazione Un altro segnale arriva dall’ America Latina con la rivoluzione cubana e l’impegno internazionalista di Ernesto Che Guevara, figura questa, che diventerà simbolo universale di lotta rivoluzionaria in tutto il mondo. Anche dalla Cina arriva un’”ondata” rivoluzionaria, ad opera di Mao Tse Tung, che diffonde i suoi “pensieri” nel “libretto rosso”.

Il Sessantotto e la sua contestazione In Europa i paesi che maggiormente risentono del movimento sono Francia, Cecoslovacchia, Italia, Germania.

Il Sessantotto e la sua contestazione In Francia, la stagione di protesta inizia nel ’66 e si intensifica nel ’68. A marzo l’Università di Nanterre viene occupata da circa 200 studenti. Poco dopo è occupata la Sorbonne, a Parigi: violenti scontri nelle strade parigine fra studenti e forze dell’ordine (gendarmeria). Contemporaneamente un profondo malumore si alza dalla classe operaia: è il “maggio francese”, costellato da rivendicazioni da parte di varie categorie. Il ministro Pompidou negozia con i sindacati l’accordo di Granelle. Il maggio francese è sostenuto da numerosi intellettuali. Un contributo all’esplosione degli animi, dei sentimenti contribuisce alla pubblicazione del libro “L’uomo ha una dimensione” di Herbert Marcuse

Il Sessantotto e la sua contestazione A Praga, comincia a diffondersi l’aria di rivolta che viene da Ovest, il desiderio di libertà di stampa e si accusa il regime comunista per gli abusi commessi. Dubcek viene eletto segretario del partito comunista (gennaio 1968). A marzo è annunciata la soppressione della censura. Il processo di liberalizzazione è accelerato dalla sottoscrizione de “il manifesto delle 2000 parole” da parte di numerosi intellettuali; ciò preoccupa il regime sovietico che vede nella “Primavera di Praga” una minaccia. La Cecoslovacchia è invasa dai carri armati sovietici; Dubcek è costretto da Breznev a dimettersi, Ma i giovani non si arrendono: la protesta culmina nel gennaio 1969, nel rogo di Jan Palach, che si da a fuoco nella Piazza San Venceslao di Praga.

Il Sessantotto e la sua contestazione In Italia arriva fortissima l’eco di tutto quello che succede, e ben presto il movimento contagia gli studenti e la classe operaia. Il sessantotto italiano è anche il più lungo da un punto di vista temporale, infatti si prolunga fino alla fine degli anni ’70, ed è molto significativo da un punto di vista sociale e politico. Si può dire che è una stagione di riforme istituzionali, di conquiste salariali, di qualità del lavoro, di profonde mutazioni nella mentalità collettiva. Si tratta di profondi cambiamenti, senza i quali i referendum sul divorzio e sull’aborto non sarebbero passati.

Il Sessantotto e la sua contestazione In Italia il movimento nasce come rivolta al progetto di riforma dell’Università, alla legge 2314. è il periodo in cui gli studenti mettono in discussione i metodi, i contenuti della didattica ed il potere dei professori che gli studenti vedono molto distaccati e che chiamano “baroni”. La protesta inizia nell’Università di Trento, capeggiata da Rostagno, segue a Milano con Mario Capanna, a Torino con Guido Viale, a Pisa con Adriano Sofri, per espandersi a tutte le Università d’Italia.

Il Sessantotto e la sua contestazione Ben presto, nascono due giornali, come “portavoce” dei pensieri dei giovani: “Lotta continua” di Adriano Sofri e Guido Viale, e “Potere operaio” di Toni Negri.

Il Sessantotto e la sua contestazione Mentre in Italia domina la violenza di destra e di sinistra, in Europa risuonano note di pace; si organizza il grande raduno musicale a Woodstock, da dove si diffonde la musica di Carlos Santana, Joe Cocker, Jimi Hendrix, che conclude il raduno eseguendo una versione provocatoria dell’inno americano, facendo “esplodere” la sua chitarra elettrica come le bombe sui i villaggi vietcong

Il Sessantotto e la sua contestazione Per il mondo è l’anno di Woodstock, per l’Italia è l’anno di Piazza Fontana: iniziano le “stragi di Stato”, dette così per il coinvolgimento dei servizi segreti. Infatti il 12 dicembre 1969 viene messa una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano: 16 morti ed un centinaio di feriti. È solo l’inizio di un periodo di tensioni: a questa seguiranno la strage di San Benedetto Valdisambro, la strage di Piazza della Loggia a Brescia.

Il Sessantotto e la sua contestazione Mentre esplodono le bombe si diffonde il movimento dei “figli dei fiori”, degli “Hippie”. Si tratta di un movimento pacifista che, con lo slogan “Fate l’amore e non fate la guerra” sogna un mondo senza guerra, di persone libere. Scelgono la totale libertà seguendo l’insegnamento delle mistiche orientali; purtroppo fanno uso di droghe. Infatti si diffonde l’uso di droghe leggere “hashish e marijuana”, e droghe pesanti “LSD e eroina”. Con loro nasce la musica “psichedelica”: sequenza di suoni cantilenanti e ripetitivi con improvvise accelerazioni, spingendo alla ricerca di emozioni

Il Sessantotto e la sua contestazione Accanto a questa musica, c’è quella di “Imagine”, scritta da John Lennon, una delle più belle canzoni, simbolo di pace. In Italia la musica rock è quella di Celentano; si canta “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”; ma sarà Morandi, con la sua “C’era un ragazzo” ad oltrepassare l’oceano, con la voce di Joan Baez

Il Sessantotto e la sua contestazione Si diffondono i gruppi musicali: i Nomadi, i Dik-Dik, l’Equipe 84, con canzoni innovative, con testi impegnati, con contenuti politici, soprattutto dai cantautori da De Andrè, a Guccini, a Paoli,a Battisti

Il Sessantotto e la sua contestazione La contestazione giovanile si manifesta anche con il cambiamento dell’abbigliamento e dell’aspetto. I gruppi musicali diffondono la moda dei capelli lunghi, dei jeans scoloriti, degli stivaletti con il tacco. Gli studenti sfilano nei cortei con l’eskimo, tipico giaccone militare che diventa simbolo del ’68. Le ragazze invece vestono al minigonna, ideata a Londra da Mary Quant, e che diventa espressione di massima libertà ed emancipazione femminile.

Il Sessantotto e la sua contestazione La Terra nel ’68 viene scossa da rivolte operaie, studentesche, note musicali che inneggiano la pace; la Luna viene “toccata” dall’uomo. Il 27 luglio 1969, il primo uomo cammina sulla Luna. È l’astronauta Neil Armstrong che, insieme ad Aldrin, vicino al “mare della tranquillità”, compie i primi passi sulla Luna in assenza di gravità. Commenta: “ è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l’Umanità”