Il difficile tentativo di conciliare principi religiosi, benessere animale e sanità nelle macellazioni rituali
Il primato della specie umana sulle altre specie va considerato come segno di responsabilità e non di potere; non può dar luogo a pratiche crudeli, violente. L’allontanamento della uccisione degli animali dall’azienda (che in molti casi umanizzava in processo), ha industrializzato il processo che ha subito influenze di tipo economico di profitto
La macellazione rituale (sacra) è accompagnata da atti che ne manifestano il carattere di sacralità e di rito. La macellazione rituale sottolinea la gravità e la solennità, “debanalizzando” la morte provocata da un essere vivente ad un altro La preparazione al rito è essa stessa mossa dalla volontà di non far soffrire l’animale (immobilizzazione, lama affilata, perizia, ecc.) Il culto domina sulla semplice pratica alimentare
Riccardo di Segni scrive: “La shechitàh rimane ad esprimere il legame originario con i principi che regolano l’alimentazione. Uccidere un animale per mangiare le sue carni non è un atto lecito; e se non è più il sacrificio che può espiare la colpa (perché il sacrificio è diventato un rito che esprime valori molto ampi e perché il luogo del sacrificio è troppo lontano) è necessario segnalare sempre quest’idea con un rito che è la shechitàh……”
“Diverso è il problema dei metodi e degli strumenti necessari per contenere e bloccare l’animale in preparazione alla shechitàh e che potrebbero procurargli delle sofferenze evitabili. Le critiche che sono state fatte in questa direzione trovano consenzienti anche gli esperti ebrei, e da tempo sono state progettate e costruite apparecchiature speciali per questo scopo, ed è opportuno, proprio per la difesa della shechitàh e dei suoi significati, che le autorità ebraiche si adoperino affinché ogni mattatoio si fornisca di questi macchinari.”
“In alcuni casi, nella polemica contro la shechitàh le motivazioni di protezione degli animali hanno rappresentato soltanto una copertura di intenti antiebraici.”
All’atto della macellazione è obbligatorio formulare l’intenzione ed invocare il nome di Dio. Si esorta inoltre: ad adoperare uno strumento di ferro ed acuminato; ad orientare l’animale verso la qibla (Mecca); ad adagiare sul fianco destro l’animale che deve essere macellato con il metodo chiamato dabh (il cammello e gli altri animali che vengono macellati con il metodo chiamato nahr, devono invece stare ritti in piedi).
È riprovevole: che più animali vengano macellati intorno ad una fossa comune, sia perché non possono essere rivolti tutti verso la qibla, sia per evitare che essi soffrano vedendo la macellazione degli altri; bruciare o tagliare parti del corpo dell’animale prima che esso muoia.
Si può macellare ritualmente (e quindi la sua carne diventa lecita, halal) l’animale gravemente ferito o malato, al punto tale che si disperi della sua sopravvivenza, purché nel corso della macellazione esso dia segni di vita.
QUESTO E’ ANCORA VERO NELLE MACELLAZIONI RITUALI EFFETTUATE NEGLI IMPIANTI INDUSTRIALI O NELLE STRADE?
Esiste la sensazione che, in molti casi, il tutto ruoti solo attorno alla necessità di sgozzare
La macellazione rituale, sia ebraica che islamica, non intende affatto costituire un atto volontario di maltrattamento, ma anzi vuole essere un modo tendenzialmente rapido ed indolore (almeno per le conoscenze e le tecniche disponibili nelle epoche in cui le rispettive tradizioni si sono sviluppate) di procurare la morte degli animali destinati all’alimentazione umana. Alberto Roccella
L’orizzonte culturale e di valori delle due religioni in tema di macellazione non è dunque radicalmente divergente da quello dell’odierna civiltà occidentale di stampo cristiano, ma converge con quest’ultimo sull’esigenza di ridurre al minimo la sofferenza dell’animale. Alberto Roccella Ciò che varia è “soltanto” una modalità esecutiva della uccisione, come il previo stordimento che le due religione non permettono
Pour Brigitte Bardot
Reale interessamento al benessere degli animali
Guillermo Habacuc Vargas
Guillermo Habacuc Vargas
Intolleranza
Scontro tra civiltà
Lotta di classe
Cosa pensiamo dei cani utilizzati per la pesca allo squalo?
Chi è senza peccato scagli la prima pietra!
Priorità? Quante discussioni per sapere se è meglio proteggere gli orfani di guerra e i bambini percossi nei suburbi urbani oppure i cuccioli di foca sgozzati vivi sulla banchisa o gli orsi che impazziscono nei giardini zoologici. Come ha potuto la coscienza umana, la coscienza cristiana crearsi simili dilemmi? TUTTO E’ DA SCEGLIERE, TUTTO E’ DA FARE, NESSUN ESSERE, TRA QUANTI SOFFRONO E MUOIONO DEVE ESSERE ESCLUSO, POICHE’ LE CAUSE PROFONDE DEL DISORDINE SONO LE STESSE Michel Damien “Gli animali, l’uomo e Dio”
Non esistono priorità “….tra un cane e l’uomo da salvare si deve salvare l’uomo, ma il problema non si pone quasi mai così: si pone nei termini sconcertanti secondo cui l’uomo si salva salvando il cane.” Michel Damien “Gli animali, l’uomo e Dio”
Paolo De Benedetti “Animali” Ecco le parole scritte da un bambino in una scuola materna di Riesi, in Sicilia: Gianfranco stava camminando, ha gridato, ha visto uscire un uccello da un buco nel muro, ha guardato: c’erano cinque uova. Sarino ha preso un uovo e l’ha rotto. E’ uscito sangue, dentro c’era l’uccello piccolo piccolo, aveva già il becco e poche penne, era fatto di carne come noi. Questo bambino ha capito tutta la Bibbia prima ancora di averla letta.