L'inflazione in Italia: differenziali settoriali e territoriali

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Transcript della presentazione:

L'inflazione in Italia: differenziali settoriali e territoriali e differenziali con gli altri paesi europei Roberto Monducci Roma, 22 aprile 2004 CNEL

Contenuto della relazione Principali misure dell’inflazione prodotte dall’Istat Dinamiche dell’inflazione in Europa Analisi disaggregata delle dinamiche dei prezzi al consumo in Italia: 1) Aspetti settoriali 2) Aspetti territoriali 3) Tendenze recenti (marzo 2004) Approfondimenti: 1) Prezzi alla produzione e prezzi al consumo 2) Analisi di impatto per tipologia familiare

1. Principali misure dell’inflazione prodotte dall’Istat I numeri indici dei prezzi al consumo misurano le variazioni nel tempo dei prezzi di un paniere di beni e servizi rappresentativi di tutti quelli destinati al consumo finale delle famiglie presenti nel territorio economico nazionale e acquistabili sul mercato attraverso transazioni monetarie (sono escluse quindi le transazioni a titolo gratuito, gli autoconsumi, i fitti figurativi, ecc.). Gli indici dei prezzi al consumo sono calcolati utilizzando l’indice a catena del tipo Laspeyres in cui sia il paniere sia il sistema dei pesi vengono aggiornati annualmente.

In particolare, l’Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: 1)l’Indice Nazionale dei prezzi al consumo per l’Intera Collettività (NIC); 2)l’Indice dei prezzi al consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati (FOI); 3)l’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione Europea (IPCA).

I tre indici hanno finalità differenti. • Il NIC è utilizzato come misura dell’inflazione a livello dell’intero sistema economico, in altre parole considera l’Italia come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate. • Il FOI si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (extragricolo). E’ l’indice usato per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato. • L’IPCA è stato sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo.

I tre indici hanno in comune i seguenti elementi: la rilevazione dei prezzi; la metodologia di calcolo; la base territoriale; la classificazione del paniere dei prodotti. I tre indici differiscono per i seguenti elementi: NIC e FOI si basano sullo stesso paniere e si riferiscono ai consumi finali individuali indipendentemente se la spesa sia a totale carico delle famiglie o, in misura parziale o totale, della Pubblica Amministrazione o delle istituzioni non aventi fini di lucro (ISP). L’IPCA ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia dagli altri due indici poiché si riferisce alla spesa monetaria per consumi finali sostenuta esclusivamente dalle famiglie.

Un’ulteriore differenziazione fra i tre indici riguarda, di conseguenza, il concetto di prezzo considerato: Il NIC e il FOI considerano sempre il prezzo pieno di vendita. L’IPCA si riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore. Ad esempio, nel caso dei medicinali, mentre per gli indici nazionali viene considerato il prezzo pieno del prodotto, per quello armonizzato il prezzo di riferimento è rappresentato dalla quota effettivamente a carico delle famiglie. Inoltre, l’IPCA tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo (saldi, sconti e promozioni).

Come si rilevano i prezzi al consumo Da gennaio 2004 la rilevazione viene effettuata in 19 capoluoghi di regione e 66 capoluoghi di provincia, e la rete è in continua espansione. I prezzi vengono rilevati in un totale di quasi 33.000 punti vendita (che comprendono sia piccoli esercizi commerciali sia grande distribuzione sia mercati rionali) ai quali si aggiungono poco meno di 11.000 abitazioni per la parte che riguarda gli affitti. Sono circa 332.000 le quotazioni rilevate ogni mese. I dati sono raccolti in due modi diversi: rilevazione territoriale, effettuata dagli Uffici comunali di statistica; rilevazione centralizzata, effettuata direttamente dall’Istat.

Riepilogo delle principali caratteristiche degli IPC Caratteristica NIC FOI IPCA Prezzo Pieno, di vendita, sconti esclusi Effettivamente pagato dal consumatore, sconti inclusi Consumi Consumi finali individuali effettivi Spesa per consumi finali individuali Popolazione Famiglie di operai ed impiegati presente Paniere 569 posizioni rappresentative Formula Laspeyres a catena Classificazione COICOP 95 COICOP Rev. dicembre 99

2. Dinamiche dell’inflazione in Europa Dinamiche annuali per paese Dinamiche cicliche I capitoli di spesa

Indici armonizzati dei prezzi al consumo dei paesi dell’Unione europea Indici armonizzati dei prezzi al consumo dei paesi dell’Unione europea. Indice generale. Anni 2000-2003 (variazioni percentuali in media annua)   2000 2001 2002 2003 Unione europea (EU15) 1,9 2,2 2,1 2,0 Unione monetaria (EMU12) 2,4 2,3 Belgio 2,7 1,6 1,5 Danimarca Germania 1,4 1,3 1,0 Grecia 2,9 3,7 3,9 3,4 Spagna 3,5 2,8 3,6 3,1 Francia 1,8 Irlanda 5,3 4,0 4,7 Italia 2,6 Lussemburgo 3,8 2,5 Olanda 5,1 Austria 1,7 Portogallo 4,4 3,3 Finlandia 3,0 Svezia Regno Unito 0,8 1,2

Fino a luglio 2003 il differenziale si allarga. Dall’ingresso della moneta unica si amplia progressivamente il differenziale inflazionistico tra Italia e media Ue, che raggiunge i valori massimi a metà del 2003. All’inizio del 2002 si inverte il processo di lenta convergenza tra i tassi d’inflazione, iniziato nel 1999. Fino a luglio 2003 il differenziale si allarga. Successivamente, tende a stabilizzarsi intorno a poco più di mezzo punto percentuale. dic-03

La differenza tra le due misurazioni è stata spesso ampia. Il confronto tra il tasso d’inflazione medio della Uem (linea nera) e quello calcolato escludendo l’Italia (linea blu) evidenzia l’impatto inflazionistico del nostro Paese. La differenza tra le due misurazioni è stata spesso ampia. A metà del 2003 ha sfiorato il mezzo punto percentuale. dic-03

Indice armonizzato dei prezzi al consumo per capitolo (variazioni tendenziali a marzo 2004) ITALIA EMU 12 Alimentari e bevande analcoliche 3.6 1.8 Bevande alcoliche e tabacchi 12.7 8.5 Abbigliamento e calzature 1.6 0.6 Abitazione, acqua, elettricità, combustibili 1.3 1.2 Mobili, arredamento e servizi per l a casa 2.2 0.8 Servizi sanitari e spese per la salute 2.9 7.1 Trasporti 1.5 Comunicazione -6.3 -1.2 Ricreazione, spettacolo e cultura 1.9 -0.3 Istruzione 3.3 Alberghi e pubblici servizi 3.0 2.7 Beni e servizi vari 2.3 Indice generale 1.7

Paesi che registrano i tassi di crescita dei prezzi massimi e minimi, all’interno di Emu12, per capitolo MAX MIN Alimentari e bevande analcoliche Spagna Olanda Bevande alcoliche e tabacchi Francia Germania Abbigliamento e calzature Grecia Irlanda Abitazione, acqua, elettricità, combustibili Irlanda Belgio Mobili, arredamento e servizi per la casa Lussemburgo Irlanda Servizi sanitari e spese per la salute Germania Austria Trasporti Lussemburgo Finlandia Comunicazione Irlanda Finlandia Ricreazione, spettacolo e cultura Grecia Germania Istruzione Portogallo Belgio Alberghi e pubblici esercizi Grecia Germania Beni e servizi vari Olanda Grecia Totale beni Grecia Olanda Totale servizi Olanda Finlandia Indice generale Grecia Finlandia

Indici armonizzati dei prezzi al consumo di paesi dell’Unione europea – Gennaio 2004 (variazioni percentuali sullo stesso mese dell’anno precedente)

Indici armonizzati dei prezzi al consumo di paesi dell’Unione europea – Gennaio 2004 (variazioni percentuali sullo stesso mese dell’anno precedente)

Indici armonizzati dei prezzi al consumo di paesi dell’Unione europea – Gennaio 2004 (variazioni percentuali sullo stesso mese dell’anno precedente)

Indici armonizzati dei prezzi al consumo di paesi dell’Unione europea – Gennaio 2004 (variazioni percentuali sullo stesso mese dell’anno precedente)

Indici armonizzati dei prezzi al consumo di paesi dell’Unione europea – Gennaio 2004 (variazioni percentuali sullo stesso mese dell’anno precedente)

Indici armonizzati dei prezzi al consumo di paesi dell’Unione europea – Gennaio 2004 (variazioni percentuali sullo stesso mese dell’anno precedente)

Indici armonizzati dei prezzi al consumo di paesi dell’Unione europea – Gennaio 2004 (variazioni percentuali sullo stesso mese dell’anno precedente)

Indici armonizzati dei prezzi al consumo di paesi dell’Unione europea – Gennaio 2004 (variazioni percentuali sullo stesso mese dell’anno precedente)

3. Analisi disaggregata delle dinamiche dei prezzi al consumo in Italia Aspetti settoriali La dinamica aggregata del tasso d’inflazione sottintende notevoli eterogeneità settoriali. E’ necessario disporre di un ampio insieme di aggregazioni dei 569 indici elementari che vengono calcolati per ogni città ed a livello nazionale. Classificazioni “standard” (COICOP: capitoli, categorie ecc.) e classificazioni per l’analisi economica. L’Istat utilizza la classificazione COICOP nei comunicati stampa mensili e classificazioni ulteriori nelle note di analisi diffuse ogni mese via Web.

Indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale – A livello aggregato: stabilità del tasso d’inflazione negli ultimi tre anni (2,7% 2,5% 2,7%). Tuttavia: i dati per capitolo di spesa segnalano notevoli differenziazioni merceologiche e di periodo. Dinamica relativamente vivace degli alimentari, degli alberghi e pubblici esercizi, dei beni e servizi vari. Riduzione dei prezzi delle comunicazioni. Più di recente: crescita dei prezzi dei tabacchi, ulteriore riduzione delle comunicazioni, tensioni persistenti sugli alimentari. Indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale – Anni 2000 - 2003. Base 1995 = 100 (variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente)   Capitoli di spesa Anni Trimestri Mesi 2003 2001 2002 III IV ott nov dic Alimentari e bevande analcoliche 4,1 3,7 3,1 3,6 4,2 3,9 Bevande alcoliche e tabacchi 2,5 2,1 6,9 7,5 7,6 7,3 7,7 7,8 Abbigliamento e calzature 2,9 3,0 2,6 2,7 Abitazione, acqua, elettricità e combustibili 0,3 3,3 3,2 2,8 Mobili, arredamento e servizi per la casa 1,9 2,0 Servizi sanitari e spese per la salute 2,3 1,6 0,7 0,4 0,6 Trasporti 2,4 2,2 Comunicazione -2,1 -1,4 -1,7 -4,1 -3,8 -4,6 Ricreazione, spettacolo e cultura 3,4 1,5 1,0 1,4 Istruzione Alberghi e pubblici esercizi 4,5 Beni e servizi vari Indice generale

Indice generale e componente ”core”. Al di là delle dinamiche per capitolo e prodotto, la riaggregazione degli indici elementari secondo particolari tipologie di spesa consente una lettura del fenomeno particolarmente efficace. Indice generale e componente ”core”. Beni e servizi. Servizi a prezzo amministrato e non. Beni durevoli, non durevoli, durevoli, energetici (a prezzo regolamentato e non). Per gli alimentari, alimentari “lavorati” e alimentari “freschi”. Indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale: Disaggregazione per tipologia di prodotto - Anni 2001–2003 (variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente)   Anni Trimestri Mesi 2003 2001 2002 III IV ott nov dic Beni alimentari, di cui: 4,1 3,6 3,3 4,2 4,3 3,9 Alimentari lavorati 2,3 2,4 2,5 2,8 2,7 Alimentari non lavorati 6,4 5,2 5,3 5,9 6,3 6,1 5,4 Beni energetici, di cui: 1,5 -2,9 3,1 1,4 1,0 1,7 Energetici regolamentati -4,2 3,4 Altri energetici -1,5 -0,2 -0,9 0,4 Tabacchi 1,9 8,3 9,1 9,2 8,7 9,4 Altri beni, di cui: 2,0 1,2 1,3 1,1 Beni durevoli 0,8 0,9 -0,1 0,1 -0,3 Beni non durevoli 1,6 0,3 0,5 0,6 Beni semidurevoli 2,6 Beni 1,8 2,2 Servizi 3,2 3,0 2,9 Componente di fondo Indice generale

Il confronto tra indice generale e componente “core” (rappresenta l’87,6% dei pesi) segnala il ruolo delle componenti volatili (alimentari freschi ed energia). Queste hanno determinato un notevole impatto inflazionistico nel periodo compreso tra gennaio 2000 e agosto 2001. Un effetto contrario fino a settembre 2002. Nell’ultimo anno hanno sostenuto la dinamica inflazionistica, soprattutto nella parte finale.

Peso dei beni: 58,8%. Peso dei servizi: 41,2%. Indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale: Disaggregazione per tipologia di prodotto - Anni 2001–2003 (variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente) Peso dei beni: 58,8%. Peso dei servizi: 41,2%. La dinamica dei prezzi dei servizi è stata sistematicamente superiore a quella dei beni. Nel 2001-2003 il differenziale medio annuo è stato pari a 0,8 1,6 e 1,0 punti percentuali. Tendenze al rallentamento dei prezzi dei servizi tra il terzo e il quarto trimestre del 2003.   Anni Trimestri Mesi 2003 2001 2002 III IV ott nov dic Beni alimentari, di cui: 4,1 3,6 3,3 4,2 4,3 3,9 Alimentari lavorati 2,3 2,4 2,5 2,8 2,7 Alimentari non lavorati 6,4 5,2 5,3 5,9 6,3 6,1 5,4 Beni energetici, di cui: 1,5 -2,9 3,1 1,4 1,0 1,7 Energetici regolamentati -4,2 3,4 Altri energetici -1,5 -0,2 -0,9 0,4 Tabacchi 1,9 8,3 9,1 9,2 8,7 9,4 Altri beni, di cui: 2,0 1,2 1,3 1,1 Beni durevoli 0,8 0,9 -0,1 0,1 -0,3 Beni non durevoli 1,6 0,3 0,5 0,6 Beni semidurevoli 2,6 Beni 1,8 2,2 Servizi 3,2 3,0 2,9 Componente di fondo Indice generale

Le tendenze degli ultimi tre anni si manifestano dopo una fase (marzo 2000-febbraio 2001) di dinamica opposta. Da agosto 2002 lenta riduzione del differenziale positivo per i servizi. Distinguendo tra servizi non regolamentati e servizi regolamentati si osservano nette differenziazioni.

Indici dei prezzi al consumo dei servizi regolamentati e non Peso dei servizi non regolamentati: 35,9%. Peso dei servizi regolamentati: 5,3% (1,8% a regolamentazione locale e 3,5% quelli a regolamentazione nazionale). I servizi a regolamentazione locale comprendono, tra gli altri, la tariffa per i rifiuti solidi, l’istruzione secondaria, i trasporti urbani, i taxi, le autolinee extraurbane, la navigazione interna. Persistenza inflazionistica dei servizi non regolamentati. Riduzione dell’inflazione in quelli regolamentati a livello nazionale. Indici dei prezzi al consumo dei servizi regolamentati e non regolamentati - Anni 2001-2003 (variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente).   Anni Trimestri Mesi Servizi 2003 2001 2002 III IV ott nov dic Servizi non regolamentati 3,2 3,7 3,5 3,6 3,3 3,4 Servizi regolamentati di cui: 2,7 1,6 1,3 1,1 1,4 -Servizi a regolam. locale 1,9 2,9 3,8 -Servizi a regolam. nazionale 4,2 2,4 0,6 0,1 0,3 0,2 3,0 I servizi a regolamentazione nazionale comprendono, tra gli altri, i concorsi pronostici, i pedaggi autostradali, l’istruzione universitaria, i trasporti ferroviari e marittimi, il canone tv colore, i servizi di telefonia, i servizi postali.

Peso dei semidurevoli (come abbigliamento, calzature, libri): 14,7%. Dinamiche fortemente differenziate per i prezzi dei beni non alimentari distinti tra durevoli, semidurevoli e non durevoli. Peso dei beni durevoli (come autovetture, articoli di arredamento, cellulari, elettrodomestici): 11,3%. Peso dei non durevoli (come beni per l’igiene della casa e della persona, medicinali) : 8,5%. Peso dei semidurevoli (come abbigliamento, calzature, libri): 14,7%. Notevole contributo disinflazionistico dei durevoli e dei non durevoli. Stabilità dell’inflazione per i semidurevoli. Indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale: Disaggregazione per tipologia di prodotto - Anni 2001–2003 (variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente)   Anni Trimestri Mesi 2003 2001 2002 III IV ott nov dic Beni alimentari, di cui: 4,1 3,6 3,3 4,2 4,3 3,9 Alimentari lavorati 2,3 2,4 2,5 2,8 2,7 Alimentari non lavorati 6,4 5,2 5,3 5,9 6,3 6,1 5,4 Beni energetici, di cui: 1,5 -2,9 3,1 1,4 1,0 1,7 Energetici regolamentati -4,2 3,4 Altri energetici -1,5 -0,2 -0,9 0,4 Tabacchi 1,9 8,3 9,1 9,2 8,7 9,4 Altri beni, di cui: 2,0 1,2 1,3 1,1 Beni durevoli 0,8 0,9 -0,1 0,1 -0,3 Beni non durevoli 1,6 0,3 0,5 0,6 Beni semidurevoli 2,6 Beni 1,8 2,2 Servizi 3,2 3,0 2,9 Componente di fondo Indice generale

Peso degli altri beni: 39,5%. Fenomeno importante sia per gli effetti reali (penalizza soprattutto le fasce più basse di reddito) sia in termini di inflazione percepita: dinamica dei prezzi dei beni di largo consumo (e ad acquisto frequente). Peso dei beni di largo consumo: 19,3% (alimentari, cura della casa e della persona). Peso degli altri beni: 39,5%. Forte e persistente crescita dei prezzi dei beni di largo consumo, intensa anche alla fine del 2003. Dinamica più moderata, ed in rallentamento, dei prezzi degli altri beni. Indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale dei beni di largo consumo e degli altri beni - Anni 2001-2003 (variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente)   Anni Trimestri Mesi 2003 2001 2002 III IV ott nov dic Beni di largo consumo 3,9 3,5 2,9 3,4 3,8 3,7 Beni non di largo consumo 2,0 1,0 2,1 1,6 1,5 Beni 2,5 1,8 2,2 2,3

Notevoli dinamiche cicliche Differenziale di crescita tra i prezzi dei beni di largo consumo e gli altri beni negativo da luglio 1999 a gennaio 2001. Da febbraio 2001 a dicembre 2002 si apre una rilevante forbice tra le dinamiche di prezzo dei due aggregati di prodotti: accelerazione dei prezzi dei beni di largo consumo e decelerazione dei prezzi degli altri beni. Picco massimo del gap a gennaio 2002. Successiva chiusura del differenziale. Da giugno 2003 i due indici tornano a divergere.

Stabilità della dinamica dei prezzi degli alimentari lavorati. Peso dei beni alimentari: 16,8% (9,9% quelli lavorati e 6,9% quelli non lavorati). Stabilità della dinamica dei prezzi degli alimentari lavorati. Tensioni forti e persistenti nel settore degli alimentari non lavorati. Differenziale tra i tassi di variazione nel 2001-2003: 4,1 2,8 e 1,7 punti percentuali. Il differenziale si allarga di nuovo nella seconda metà del 2003. Indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale: Disaggregazione per tipologia di prodotto - Anni 2001–2003 (variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente)   Anni Trimestri Mesi 2003 2001 2002 III IV ott nov dic Beni alimentari, di cui: 4,1 3,6 3,3 4,2 4,3 3,9 Alimentari lavorati 2,3 2,4 2,5 2,8 2,7 Alimentari non lavorati 6,4 5,2 5,3 5,9 6,3 6,1 5,4 Beni energetici, di cui: 1,5 -2,9 3,1 1,4 1,0 1,7 Energetici regolamentati -4,2 3,4 Altri energetici -1,5 -0,2 -0,9 0,4 Tabacchi 1,9 8,3 9,1 9,2 8,7 9,4 Altri beni, di cui: 2,0 1,2 1,3 1,1 Beni durevoli 0,8 0,9 -0,1 0,1 -0,3 Beni non durevoli 1,6 0,3 0,5 0,6 Beni semidurevoli 2,6 Beni 1,8 2,2 Servizi 3,2 3,0 2,9 Componente di fondo Indice generale

Le dinamiche infrannuali sono molto marcate. L’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati prende avvio a febbraio 2000 per raggiungere un picco massimo a luglio 2001. Successivamente si osserva una irregolare tendenza al rallentamento fino a luglio 2002, una ripresa fino a dicembre 2002 ed un rallentamento fino ad aprile 2003. Da maggio 2003 si osserva una intensa accelerazione, con un picco massimo a ottobre 2003.

Dinamica sostenuta per i beni regolamentati nel 2003. Peso dei beni energetici: 5,5% (2,5% quelli regolamentati e 3% quelli non regolamentati). I beni energetici regolamentati includono le tariffe per l’energia elettrica, il gas per usi domestici, il gas da riscaldamento. Tra gli altri energetici sono invece inclusi i carburanti per gli autoveicoli. Forte variabilità. Dinamica sostenuta per i beni regolamentati nel 2003. Contributo tendenzialmente deflazionistico degli altri energetici. Indici dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale: Disaggregazione per tipologia di prodotto - Anni 2001–2003 (variazioni percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente)   Anni Trimestri Mesi 2003 2001 2002 III IV ott nov dic Beni alimentari, di cui: 4,1 3,6 3,3 4,2 4,3 3,9 Alimentari lavorati 2,3 2,4 2,5 2,8 2,7 Alimentari non lavorati 6,4 5,2 5,3 5,9 6,3 6,1 5,4 Beni energetici, di cui: 1,5 -2,9 3,1 1,4 1,0 1,7 Energetici regolamentati -4,2 3,4 Altri energetici -1,5 -0,2 -0,9 0,4 Tabacchi 1,9 8,3 9,1 9,2 8,7 9,4 Altri beni, di cui: 2,0 1,2 1,3 1,1 Beni durevoli 0,8 0,9 -0,1 0,1 -0,3 Beni non durevoli 1,6 0,3 0,5 0,6 Beni semidurevoli 2,6 Beni 1,8 2,2 Servizi 3,2 3,0 2,9 Componente di fondo Indice generale

Marcate dinamiche cicliche e congiunturali. Picco della crescita dei prezzi dei carburanti a marzo 2003. Successiva rapida e intensa decelerazione. Tensioni nel corso dell’anno. Stabilità della dinamica dei prezzi degli energetici regolamentati nel corso del 2003 su livelli relativamente elevati.

3. Analisi disaggregata delle dinamiche dei prezzi al consumo in Italia Aspetti territoriali I dati sui prezzi al consumo vengono raccolti in 85 capoluoghi di provincia. Gli indici generali vengono calcolati anche per comune. Con riferimento al 2002, il tasso di crescita medio dei prezzi al consumo rilevato a livello locale è risultato compreso tra un minimo dell’1,4 per cento e un massimo del 4,3 per cento. Nell’anno successivo, gli estremi dell’intervallo di variazione sono risultati rispettivamente pari all’1,6 e al 3,7 per cento. La diminuzione dello scarto tra minimo e massimo dell’inflazione nei capoluoghi di provincia è associata ad una diminuzione della variabilità territoriale.

Nel 2003 le cinque città con la maggiore inflazione sono state: Cosenza (3,7%) Massa Carrara (3,6%) Siracusa (3,5%) Napoli (3,4%) Teramo (3,3%) Le cinque città con la minore inflazione sono state: Sondrio (1,6%) Latina (1,7%) Arezzo (1,7%) Rovigo (1,8%) Terni (1,8%) Altre città: Torino, Roma, Venezia e Palermo (2,8%) Milano (2,3%), Firenze e Bologna (2,1%)

Distribuzione dei comuni secondo la variazione media dell’indice generale fatta registrare nel 2002 e 2003. Tra il 2002 e il 2003 la quota delle città con tassi di crescita dei prezzi superiori a quello nazionale si è ridotta di oltre 9 punti percentuali, passando dal 35,6% al 26%. Nel 2003 la quota è risultata pari al 33% nel Mezzogiorno, al 27,8% nel Centro, al 22,2% nel Nord-ovest, al 21,1% nel Nord-est

3. Analisi disaggregata delle dinamiche dei prezzi al consumo in Italia Tendenze recenti (marzo 2004) Stabilizzazione del tasso tendenziale (2,3%) Forte impatto dei rincari dei tabacchi Rallentamento degli alimentari Contributo deflazionistico dei durevoli Tensioni congiunturali sui prezzi dei carburanti Inflazione “acquisita” per il 2004 all’1,6%

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Prezzi alla produzione e 4. Approfondimenti Prezzi alla produzione e prezzi al consumo La dinamica dei prezzi al consumo di beni può essere confrontata con quella dei prezzi alla produzione Necessità di costruire indici il più possibile omogenei in termini di prodotti considerati Emergono significative differenziazioni per settore merceologico

Confronto indici dei prezzi alla produzione e al consumo Differenziale prezzi al consumo - prezzi alla produzione 1,1 0,5 A livello aggregato i prezzi al consumo di beni sono cresciuti più di quelli alla produzione, soprattutto nel 2002. Differenziazioni a livello settoriale e per anno di riferimento. Nel 2003 sostanziale omogeneità nel settore alimentare e superiore crescita dei prezzi al consumo in quello non alimentare. Marcato andamento ciclico. Confronto indici dei prezzi alla produzione e al consumo (variazioni percentuali annue)   2001 2002 2003 Prezzi alla produzione - beni di consumo 2,4 0,5 1,8 Prezzi al consumo - beni di consumo 2,5 2,2 Differenziale prezzi al consumo - prezzi alla produzione 0,1 1,3 0,4 Prezzi alla produzione - beni al netto delle carni fresche ed energ. 2,7 2,1 1,6 Prezzi al consumo - beni al netto degli alimentari freschi ed energ. 1,9 -0,6 0,3 Prezzi alla produzione - beni alimentari 3,8 1 2,8 Prezzi al consumo - beni alimentari (lavorati) 3,4 -0,4 1,2 -0,1 Prezzi alla produzione - beni non alimentari al netto degli energetici 2,3 Prezzi al consumo - beni non alimentari al netto degli energetici -0,5 0,6

Andamento differenziati per componente: alimentari e non alimentari. Considerando la componente “core” dei due indici (netto beni energetici e alimentari freschi) emerge una marcata ciclicità del differenziale. La forte accelerazione dei prezzi al consumo nella prima metà del 2003 trova spiegazione in fattori diversi dalla dinamica dei prezzi alla produzione. Andamento differenziati per componente: alimentari e non alimentari. dic-03

Picco massimo nell’autunno del 2003 e successiva decelerazione. Alimentari Marcato differenziale inflazionistico negativo per i prezzi alla produzione nel corso del 2002. Progressiva accelerazione dei prezzi alla produzione dalla metà del 2002. Picco massimo nell’autunno del 2003 e successiva decelerazione. Andamento accelerativo costante dei prezzi al consumo dall’inizio del 2003. dic-03

Tendenze alla convergenza alla fine del 2003. Non alimentari Triennio (2000-2002) di aumenti dei prezzi alla produzione superiori a quelli dei prezzi al consumo. Ad aprile 2003 netta accelerazione dei prezzi al consumo, in un contesto di stabilità dell’inflazione alla produzione. Tendenze alla convergenza alla fine del 2003. dic-03

Analisi di impatto per tipologia familiare 4. Approfondimenti Analisi di impatto per tipologia familiare Gli indici NIC e IPCa si riferiscono all’intera popolazione L’indice FOI alle famiglie di operai ed impiegati Da più parti viene posta l’esigenza di indici dei prezzi costruiti sulla base dei consumi di specifiche tipologie di consumatori La costruzione di indici per sub-popolazioni è soggetta a notevoli limitazioni, di carattere metodologico e di rilevazione dei prezzi

Il calcolo esatto dell’impatto della variazione dei prezzi sulla spesa di gruppi di famiglie e’ molto difficile, e praticamente non viene effettuato da nessun paese Si può tentare di costruire indici appositi per particolari categorie di famiglie (pensionati ecc.), calcolati usando lo stesso vettore di indici elementari di prezzo, aggregati a livello di beni o gruppo di beni usando un sistema di pesi differente per ciascun sotto-gruppo di famiglie Così facendo si assume che ogni sotto-gruppo di famiglie subisca la stessa variazione di prezzo per ogni prodotto Tuttavia, famiglie di differenti sotto-gruppi usualmente “sopportano” differenti prezzi, e soprattutto, differenti variazioni dei prezzi, acquistando beni di differente qualità, in differenti negozi, ecc. Inoltre le famiglie appartenenti ai singoli sotto-gruppi sono spesso eterogenee (differente reddito disponibile e differenti comportamenti)

Per stimare gli effetti delle variazioni dei prezzi su gruppi di popolazione è necessario conoscerne i comportamenti di consumo. Nelle misure di erosione del potere d’acquisto si dovrebbe tenere conto di tre fattori: la composizione della spesa per tipologie di prodotto; le abitudini di consumo per varietà di prodotto; la tipologia di esercizio commerciale (o di fornitore del servizio) presso il quale i prodotti sono acquistati. Soltanto sul primo aspetto si dispone di informazioni solide, sugli altri due sono richiesti dati dettagliati sulle varietà di prodotto acquistate e le tipologie di canale distributivo preferite da sottoinsiemi di consumatori.

L’Istat ha effettuato analisi di impatto relative a famiglie distinte per tipologia e per classe di spesa. Gli indici calcolati per le varie tipologie differiscono per il solo effetto imputabile alla struttura di ponderazione, derivata dalle rilevazioni Istat sui consumi delle famiglie Risultati: Scarse differenze tra le variazioni dell’indice dei prezzi stimato per le varie tipologie di famiglie

Calcolo della variazione di prezzo nel 2003 stimata per le famiglie distinte in base ai decili di classe di spesa equivalente: lievi differenze, sfavorevoli alle famiglie con minore capacità di consumo