PSICOLOGIA DELLE EMOZIONI

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Transcript della presentazione:

PSICOLOGIA DELLE EMOZIONI Dott. Cavalera Cesare cesare.cavalera@gmail.com

Tematiche Affrontate COSA SONO LE EMOZIONI? COME PROVIAMO LE EMOZIONI? COME ESPRIMIAMO LE EMOZIONI? A COSA SERVONO LE EMOZIONI?

COLPA

Tematiche Affrontate COSA SONO LE EMOZIONI? COME PROVIAMO LE EMOZIONI? COME ESPRIMIAMO LE EMOZIONI? A COSA SERVONO LE EMOZIONI?

Per primo, Darwin [1872] si e chiesto se le espressioni facciali delle emozioni fossero culturalmente invarianti. Parti dai resoconti di inglesi residenti in 46 paesi, e, sebbene il suo metodo fosse piuttosto rudimentale, giunse alla conclusione che le emozioni fossero categorie discrete (emozioni ≪di base≫), che le loro espressioni facciali fossero universali in quanto attivate da esperienze emotive comuni e che fossero riconosciute in modo attendibile dagli intervistati (ipotesi dell’universalità). Inoltre, ritenne che le espressioni facciali degli umani avessero caratteristiche in comune con quelle di altri primati non umani (il riso o l’aggressione. Charles Darwin

DARWIN E LA TEORIA DELL’UNIVERSALITà Resoconti di inglesi residenti in 46 paesi Emozioni come categorie discrete Espressioni universali attivate da esperienze comuni e universalmente riconosciute dagli intervistati Caratteristiche in comune con quelle di altri primati (il riso o l’aggressione) Le espressioni facciali sono Universali? (1872)

100 anni dopo Paul Ekman

L’espressione facciale di ciascuna delle sei emozioni ≪di base≫ (collera, disgusto, paura, gioia, tristezza, sorpresa) e unica e universale, presente in tutte le culture, riconosciuta da tutti in modo attendibile (al di sopra delle probabilita da attribuire al caso), innescata e governata da un preciso programma neuromotorio che attiva una specifica configurazione di fasce muscolari (cfr. fig. 11.3). Al momento della nascita, le emozioni ≪di base≫ emergono gia strutturate come totalita distinte seguendo un programma maturativo innato (teoria differenziale) [Izard 1977; 1994; 2009]. Fin dai primi mesi, vi sarebbe una concordanza naturale e biunivoca fra l’espressione facciale e l’emozione corrispondente per alcune esperienze soggettive primarie (disgusto, distress, interesse). Parimenti, l’universalita e il fondamento genetico delle espressioni emotive facciali sarebbero dimostrate dalle condotte emotive degli individui non vedenti congeniti. A partire da alcuni studi su casi singoli [Dumas 1932], sono state osservate notevoli somiglianze nell’attivazione delle espressioni facciali spontanee delle emozioni in soggetti vedenti e non vedenti sia nei bambini sia negli adulti. Tuttavia, la mimica facciale dei non vedenti risulta assai piu ridotta e limitata [Matsumoto e Willingham 2009], non presenta quasi mai una configurazione completa e spesso e compensata dalla maggiore frequenza di certi movimenti (innalzamento delle sopracciglia, bocca aperta, sollevamento della testa).

A cento anni di distanza, Ekman, Sorenson e Friesen [1969] si sono proposti di verificare empiricamente le affermazioni di Darwin. Basandosi su ricerche sperimentali condotte presso varie popolazioni, comprese comunita non alfabetizzate (i Fore, i Bahinemo e i Dani della Nuova Guinea, nonche i Sadong del Borneo), seguendo cio che successivamente fu chiamato il metodo standard (mostrare fotografie di espressioni facciali posate), questi studiosi si sentirono autorizzati ad affermare che le espressioni facciali emotive sono Gestalt unitarie e chiuse, universali e fisse, di natura discreta. Ekman e Friesen [1978]. Essi seguirono il ≪metodo delle componenti≫, che consente di misurare in modo accurato le diverse componenti motorie di una data configurazione facciale. Attraverso meticolose misurazioni elettromiografiche dei muscoli facciali, Ekman e Friesen furono in grado di individuare 44 ≪unita di azione≫ (Action Units, AU) , ossia movimenti elementari, attivati da una o piu fasce muscolari striate (o volontarie), in grado di dare origine a oltre 7.000 configurazioni espressive della faccia. Sulla scorta di questi dati essi elaborarono il Facial Action Coding System (FACS), che e un sistema comprensivo di osservazione di tutti i movimenti facciali visibili, fondato sulla rilevazione dei loro correlati anatomo-fisiologici. Oggi, grazie all’ausilio di dispositivi digitali sempre piu avanzati, si sta procedendo al riconoscimento automatico delle espressioni facciali via computer.

100 anni dopo Decide di verificare le ipotesi di Darwin Ricerche sperimentali condotte presso varie popolazioni, comprese comunità non alfabetizzate attraverso il metodo standard Mostrare fotografie di espressioni facciali posate Il soggetto deve scegliere da una lista chiusa di parole qual è l’emozione presente

TEORIA DEI PROGRAMMI AFFETTIVI L’espressione facciale di ciascuna delle sei emozione di base è unica e universale È innescata da uno specifico programma neuromotorio che attiva una specifica configurazione di fasce muscolari PAURA DISGUSTO RABBIA TRISTEZZA GIOIA SORPRESA

TEORIA DEI PROGRAMMI AFFETTIVI Fin dai primi mesi vi è una concordanza naturale e biunivoca fra espressione e emozione Grazie all’attivazione del programma neuroaffettivo l’adulto è in grado di capire quello che il neonato prova e quindi quello di cui ha bisogno Disgusto Sorpresa

TEORIA DEI PROGRAMMI AFFETTIVI Somiglianze nell’attivazione delle espressioni facciali spontanee tra soggetti vedenti e non vedenti Tuttavia la mimica dei non vedenti risulta più ridotta e non presenta quasi mai una configurazione completa

Vedente Non vedente

LIMITI DELLA TEORIA DEI PROGRAMMI AFFETTIVI E DEL METODO STANDARD Foto posate e stereotipate delle sei emozioni di base, non scattate in modo spontaneo Le persone nelle foto erano solo americane, non ci sono stati confronti con altri soggetti Gli intervistati dovevano riconoscere l’emozione scegliendo una parola in una lista chiusa di sei termini emotivi

LA PROSPETTIVA CONTESTUALISTA Le espressioni facciali assumono un valore definito solo in riferimento a una specifica situazione Non sono pianificate in modo astratto secondo standard fissi Quello che conta è il contesto immediato e le regole contingenti che il soggetto ha imparato a seguire a seconda degli standard culturali

3 espressioni di gioia: Un torero subito dopo aver colpito un toro «uno dei momenti più felici della mia vita» Un torero subito dopo aver colpito un toro: «Uno dei momenti più felici della mia vita»

Un nuotatore nel momento in cui si rende condo di aver vinto Un nuotatore nel momento in cui si rende conto di aver vinto Un nuotatore nel momento in cui si rende condo di aver vinto

Il vincitore di una medaglia d’oro alle olimpiadi durante la cerimonia

LA PROSPETTIVA CONTESTUALISTA Secondo tale prospettiva le espressioni facciali assumono un valore emotivo definito solo in riferimento a una specifica situazione. Non sono pianificate in modo astratto secondo standard fissi e universali, bensi in relazione al contesto immediato e a regole contingenti in funzione degli standard culturali.

Italia – Germania 1982 Le espressioni fanno riferimento a una certa realta mediante l’impiego sistematico di indizi contestuali. Senza contesto il loro significato diventa indecifrabile. Solo il contesto e in grado di fornire gli indizi necessari per attribuire un significato attendibile all’espressione facciale, di volta in volta, mostrata (gestione locale). La medesima emozione puo suscitare espressioni facciali assai diverse (cfr. fig. 11.4). L’emozione della felicità genera espressioni facciali molto differenti: dall’urlo del nuotatore nel momento in cui si accorge di avere vinto alla mimica facciale del torero nella situazione in cui ha trafitto il toro, all’espressione contenuta di un vincitore di una medaglia d’oro alle Olimpiadi.

Italia – Germania 2012

LA TEORIA NEUROCULTURALE Photographs from Ekman, P. (1980). Face of Man: universal expression in a New Guinea village. Garland, New York

LA TEORIA NEUROCULTURALE Esiste una base neurobiologica che rende i soggetti predisposti a esprimere le emozioni al fine di adattarsi Vivendo in un certo contesto culturale gli individui apprendono Quali sono gli standard espressivi a cui conformarsi Quali eventi sono da considerarsi emotivamente marcati

Display Rules Accentuazione Attenuazione Soppressione Camuffamento Simulazione Ekman [1972], pur ribadendo la determinazione genetica e l’universalita delle espressioni emotive della faccia, ha ammesso che nella loro esibizione esistono rilevanti differenze culturali. Tali differenze espressive sono generate e governate dalle regole di esibizione (display rules) apprese nei primi anni di vita in funzione delle esperienze e degli apprendimenti culturali. Sono ≪tecniche di gestione≫ delle espressioni emotive facciali. Data una certa situazione, impariamo a esprimere le emozioni cosi come le stiamo provando (genuinità), ad aumentare le loro espressioni mostrando piu di quanto sentiamo (accentuazione), a diminuirle manifestandole di meno (attenuazione) a nasconderle del tutto palesando niente (soppressione), a camuffarle esibendo le espressioni di un’emozione diversa (camuffamento) o a recitarle ostentando un’emozione che invece non proviamo affatto (simulazione). Nell’analisi delle manifestazioni emotive facciali occorre, quindi, distinguere fra le espressioni genuine (involontarie e non intenzionali) e quelle false (volontarie e intenzionali). Le prime corrispondono a esperienze realmente ≪sentite≫ dall’organismo in funzione dell’attivazione dei processi neurofisiologici poc’anzi menzionati; le seconde, invece, sono finte e ≪posate≫, segni di simulazione e finzione sociale.

Nella nostra cultura, gli effetti di facilitazione tendono ad essere più ragguardevoli e frequenti di quelli connessi con l’inibizione In caso di strike i giocatori di bowling sorridono solo nel 5% dei casi se sono soli e nel 95% quando si rivolgono agli amici Nella loro regolazione, la presenza di altri svolge una funzione di inibizione, quando si tratta di esperienze negative e spiacevoli e al cospetto di persone con una posizione sociale superiore; per contro, assume un valore di facilitazione in presenza di eventi favorevoli e piacevoli. In generale, gli effetti di facilitazione sono piu frequenti e ragguardevoli di quelli connessi con l’inibizione. In caso di strike (abbattimento di tutti i birilli con un tiro solo), i giocatori di bowling sorridono solo nel 5% dei casi quando osservano il risultato da soli, mentre sorridono praticamente sempre se si rivolgono agli amici presenti.

CULTURA COLLETTIVISTA DELL’ONORE CULTURA DELL’ORGOGLIO Prevale la dimensione emotiva personale Valore dell’orgoglio come modalità di auto affermazione del sé Rigida distinzione dentro/fuori CULTURA COLLETTIVISTA DELL’ONORE Prevale la dimensione emotiva intersoggettiva Cultura dell’onore di gruppo in cui prevale il rispetto e l’armonia per il gruppo L’orgoglio individuale è un’emozione immorale Cultura della facciata: Emozioni (+ o -) di intensità ridotta A cento anni di distanza, Ekman, Sorenson e Friesen [1969] si sono proposti di verificare empiricamente le affermazioni di Darwin. Basandosi su ricerche sperimentali condotte presso varie popolazioni, comprese comunita non alfabetizzate (i Fore, i Bahinemo e i Dani della Nuova Guinea, nonche i Sadong del Borneo), seguendo cio che successivamente fu chiamato il metodo standard (mostrare fotografie di espressioni facciali posate), questi studiosi si sentirono autorizzati ad affermare che le espressioni facciali emotive sono Gestalt unitarie e chiuse, universali e fisse, di natura discreta. Ekman e Friesen [1978]. Essi seguirono il ≪metodo delle componenti≫, che consente di misurare in modo accurato le diverse componenti motorie di una data configurazione facciale. Attraverso meticolose misurazioni elettromiografiche dei muscoli facciali, Ekman e Friesen furono in grado di individuare 44 ≪unita di azione≫ (Action Units, AU) , ossia movimenti elementari, attivati da una o piu fasce muscolari striate (o volontarie), in grado di dare origine a oltre 7.000 configurazioni espressive della faccia. Sulla scorta di questi dati essi elaborarono il Facial Action Coding System (FACS), che e un sistema comprensivo di osservazione di tutti i movimenti facciali visibili, fondato sulla rilevazione dei loro correlati anatomo-fisiologici. Oggi, grazie all’ausilio di dispositivi digitali sempre piu avanzati, si sta procedendo al riconoscimento automatico delle espressioni facciali via computer.

EMOZIONI AUTOCONSAPEVOLI Vergogna Colpa Orgoglio Imbarazzo

EMOZIONI AUTOCONSAPEVOLI Evento importante per la propria identità. Rispetto al sé ideale e reale Dal 1°anno di età tramite apprendimento osservativo, il bambino comprende ciò che è appropriato a livello culturale. Emozioni autoconsapevoli +/- a seconda della concordanza tra obiettivi raggiunto e identità Imbarazzo Orgoglio Colpa Vergogna

COLPA Percezione di una violazione che ha causato un danno ingiusto. (Volontario/Involontario) Nella colpa l’altro è visto come vittima come debole pertanto il danno risulta ingiustificato Colpa ≠ Vendetta

EMOZIONI AUTOCONSAPEVOLI HO SBAGLIATO! Chi prova colpa si assume la responsabilità. Il focus è sull’azione Non sono stato io!

COLPA La colpa è una delle emozioni più dinamiche perchè caratterizzata da due funzioni Funzione punitiva Funzione riparativa Non esiste una faccia della colpa. È difficile riconoscere in modo affidabile l’espressione non verbale della colpa. Funzione riparativa

COLPA – Aspetti Funzionali Può essere usato per esercitare potere, ti faccio provare colpa per riequilibrare un periodo di disattenzioni e segnalare comportamenti scorretti HO SBAGLIATO! Obiettivo della colpa è poter monitorare le proprie azioni in modo da poter cambiare comportamento in caso di errore

COLPA e DISAGIO Quando è troppa -> Senso di responsabilità ipertrofico Il rituale ha la funzione di allontanare la possibilità che succeda qualcosa di negativo a sé o agli altri Il tormento ossessivo di essere responsabile di possibile misfatti può portare a rituali o comportamenti ossessivi

COLPA e DISAGIO Quando è poca-> Comportamento antisociale Condotta impulsiva, la regola è per i paurosi, unico asse piacere/dispiacere Il tormento ossessivo di essere responsabile di possibile misfatti può portare a rituali o comportamenti ossessivi

COLPA Obiettivo della colpa è mantenere e rafforzare le relazioni interpersonali in quanto motiva gli individui a cooperare Chiedere scusa è un gesto che rafforza l'amicizia, chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l'odio, non è mai un segno di debolezza. Romano Battaglia, Silenzio, 2005

Gli errori e le colpe che avrai commesso diventeranno gradini della tua elevazione, se saprai conoscerli e confessarli. Arturo Graf, Ecce Homo, 1908

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