ETICA PUBBLICA – Una Introduzione*

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ETICA PUBBLICA – Una Introduzione* È possibile procedere alla definizione di un’Etica pubblica condivisibile nella contemporaneità? Pluralità e complessità di modelli culturali, soggetti, istanze, nella società contemporanea. Quale tipo di Etica pubblica? Quale fondazione della stessa? Punto di partenza del volume: l’esigenza di un tentativo teorico per la comprensione del reale per il tramite di una presa di coscienza filosofica. A fronte della pluralità e della specificità dei saperi, l’etica pubblica come forma di autocomprensione critica e collettiva basata su principi filosofici di natura morale. Etica pubblica condivisa, dunque, come strumento di comprensione attraverso cui filtrare e dotare di senso assiologico la pluralità di elementi che emergono e si trasformano nei principali ambiti (economia, tecnologia, comunicazione, cultura, politica) della società contemporanea. * Insegnamento di Etica dell’azione pubblica. Slides a introduzione e commento del saggio: Etica pubblica, di S. Maffettone.

Etica Pubblica - Metafisica Presupposti metafisici dell’etica pubblica Principio di riconduzione unitaria e dunque comprensione del reale attraverso l’opera della ragione Crisi della metafisica nella contemporaneità: pensiero antimetafisico moltiplicazione e parcellizazione dei saperi teologizzazione della metafisica QUALI PROBLEMI? Perdita del patrimonio speculativo della metafisica Richiesta di senso stimolata proprio dalla pluralità e differenziazione del reale

Metafisica Pubblica – Metafisica speculativa Possibile recupero della metafisica a partire da due premesse: Metafisica descrittiva Centralità filosofica della comunicazione Questo tipo di proposta assume come elemento costitutivo il “fatto del pluralismo” che vale anche nella prospettiva metafisica. Conseguentemente: Confronto tra prospettive metafisiche differenti Esclusione di metafisiche prescrittive Metafisica Pubblica – Metafisica speculativa Indagine sui principi primi che connettono le reciproche credenze sul mondo e sui principi primi che governano gli atteggiamenti e i comportamenti pratici nell’ambito di un concetto di esperienza inteso intersoggetivamente Concezione del mondo espressa indipendentemente dalla ricorsività del processo intersoggettivo di conoscenza

Inaccettabilità di un “uso privato” della ragione che equivale a dire: La concezione proposta di Etica pubblica si lega necessariamente alla concezione di Metafisica pubblica Inaccettabilità di un “uso privato” della ragione che equivale a dire: la valutazione comparata della sfera etica pubblica presuppone una metafisica pubblica, descrittivista ed oggetivista, in modo che sia possibile e sensato un confronto morale tra posizioni differenti senza esclusioni aprioristiche ma senza sfociare nell’arbitrarietà. Date queste condizioni di “metafisica pluralista” il nesso tra etica pubblica e politica rimanda ad una concezione politica liberal-democratica. Concezione politica liberal-democratica come parte e conseguente declinazione in ambito politico di una più ampia visione filosofica, metafisica, etica Concezione politica liberal-democratica come risposta fondata a visioni politico-filosofiche totalizzanti Concezione politica liberal-democratica come concezione adeguata alle esigenze di unitarietà nel pluralismo della contemporaneità

Liberalismo critico – Liberalismo realistico Il fondamento tradizionale del liberalismo: diritti dell’individuo da cui discendere una dottrina consensuale della politica e delle istituzioni, giustificate in ragione della tutela di tali diritti. Il liberalismo realistico rimanda al consenso così come rivelato dalle scelte dei consociati (sia in ambito politico che economico, ad esempio) Il liberalismo critico pretende di andare oltre il consenso così come espresso, perché ne rivela i limiti e dunque ne ricerca una determinazione più autentica su base razionale Ne consegue una diversa lettura del principio consensuale: per il liberalismo realistico è sufficiente il rilevamento del consenso effettivo senza ulteriore bisogno di giustificazione; Per quello critico, al contrario, occorre pensare un consenso ideale, più rilevante di quello effettuale.

Ne consegue una forte componente normativa che inevitabilmente rimanda ad una considerazione etica della politica, dato che è necessario individuare, nell’ambito di una argomentazione razionale dialogica, le condizioni ideali di espressione del consenso per far sì che le scelte dei consociati siano operate su un piano di reale eguaglianza di capacità di valutazione ed espressione. In questa prospettiva la giustificazione della politica e delle istituzioni non dipende dal consenso collettivo così come si mostra, ma da un consenso che può essere argomentato criticamente sulla base di fondate ragioni. A questo punto risulta chiaro il nesso tra metafisica pubblica e liberalismo critico come fondamento costitutivo di un progetto di etica pubblica. Il liberalismo critico come ricerca di un principio di consenso razionale, maturo e consapevole, rimanda alla metafisica pubblica quale ricerca razionale - effettuata su base argomentativa e dialogica - dei principi fondativi del vivere consociato. L’etica pubblica, fondata su tali presupposti, può aspirare a fornire gli strumenti adatti per orientarsi comprendendo la pluralità delle dinamiche e le emergenze che caratterizzano la società contemporanea.

Si propone, in conclusione, quella che può essere definita un etica pubblica liberale, che dovrebbe risultare adeguata proprio al modello politico liberal-democratico delle democrazie contemporanee. Un’etica pubblica liberale che dovrebbe costituire un repertorio di argomenti che, sulla base di alcune premesse metafisiche e politiche, può fornire un insieme di giudizi valutativi di tipo filosofico sulla natura e gli scopi delle istituzioni sociali. Un’etica pubblica, che coerentemente ai propri presupposti metafisici, argomentativi e dialogici, lascia aperto il campo al confronto ed al possibile dissenso, sia relativamente alle conclusioni cui può giungere su determinati temi, sia rispetto alle sue stesse premesse. Un dissenso che però si manifesti con la stessa caratterizzazione argomentativa e dialogica ad un livello di complessità e profondità critica adeguato a quello proposto.

Metaetica – Discorso critico sull’etica, analisi formale Metaetica – Discorso critico sull’etica, analisi formale. Al fine di analizzare la natura dell’etica e il fondamento dell’argomentazione morale. Tradizionalmente si occupa di alcune tematiche fondamentali per l’etica: quella sul significato dei principali termini morali, come bene, giustizia, responsabilità; il problema dell’ontologia morale; i criteri di giustificazione e la loro validità. Etica normativa – Riguarda i criteri di valutazione dei comportamenti moralmente rilevanti. In genere rimanda a principi da cui poi derivare la valutazione morale dei comportamenti, come ad esempio il principio dell’utilitarismo. Etica descrittiva – Descrizione dei comportamenti che presentano rilevanza morale. Più che una valenza filosofica, confina con la sociologia riferita al campo morale, alla antropologia etica, alla psicologia morale. Etica applicata – Riguarda lo studio dell’etica in contesti e circostanze specifici. Studia le conseguenze pratiche delle teorie etiche applicate nelle date circostanze e formula valutazioni, prescrizioni e consigli conseguenti.

In ambito metaetico è possibile distinguere, schematicamente tra cognitivismo e non-cognitivismo. Per i cognitivisti i giudizi morali sono equiparabili alle altre forme di conoscenza,e i termini morali corrispondono a qualità del mondo. Ne deriva una posizione razionalista che afferma la conoscibilità oggettiva dei fatti morali e la definizione ultima dei termini morali. Per i non cognitivisti questa lettura non è corretta, perché la conoscenza morale non è equiparabile ad altre forme di conosceza. Ne deriva che le teorie etiche devono rinunciare ad una descrizione dei loro termini fondamentali o circoscriverla ad un ambito sui generis morale.

teorie deontologiche e teorie teleologiche (o conseguenzialiste). L’etica normativa verte al nocciolo filosofico dell’etica e si declina in elaborazioni teoriche che fondano e giustificano i criteri morali fondamentali con i quali poi valutare i comportamenti moralmente rilevanti. Schematicamente è possibile distinguere tra teorie deontologiche e teorie teleologiche (o conseguenzialiste). Deontologiche Fondano l’eticità delle azioni per loro stesse a prescindere dalle conseguenze Rimandano per lo più ad imperativi categorici Privilegiano criteri formali o trascendentali Teleologiche Fondano l’eticità delle azioni in ragione delle conseguenze prevedibili Rimandano per lo più ad imperativi ipotetici Privilegiano criteri materiali La teoria kantiana, deontologica, razionalista, di tipo universalista: agisci in modo che la massima della tua azione possa essere elevata a principio universale. L’utilitarismo come teoria conseguenzialista, che rimanda la moralità delle azioni alle conseguenze in funzione della massimizzazione dell’utile per gli uomini, o per una data comunità.

Alcuni problemi relativi alle teorie deontologiche e teleologiche La rigidità dei criteri L’assolutezza dell’imperativo L’individuazione del bene da conseguire La prevedibilità delle conseguenze delle azioni Altri approcci oltre le teorie deontologiche e teleologiche Neoaristotelici e teorici della virtù. Si recupera a vari livelli l’etica aristotelica ai fine dell’elaborazione di etiche della virtù declinate sotto varie forme. L’approccio basato su buone ragioni (GRA). Si cerca di conciliare moralità e razionalità sostanziando un’etica normativa che si fondi sulla nozione di giustificazione. Recupera una razionalità dialogica che tende ad una oggettività intersoggettiva di valutazione dell’azione morale, basata sulle ragioni addotte per giustificare i comportamenti.