Diritti umani e sviluppo… uno spreco di cibo che arricchisce la povertà…. Sabato 24 maggio
Signore dona Pane a chi ha fame e fame a chi ha Pane …Il cibo che buttiamo via è come se lo avessimo rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! .. Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore… Nella società attuale prevale una “cultura dello scarto” che “ci ha resi insensibili anche al cibo sprecato e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’udienza generale. 6 Giugno in piazza San Pietro
Signore dona Pane a chi ha fame e fame a chi ha Pane… Nella festa del Corpus Domini” – ha detto ancora il Papa – “abbiamo letto il racconto del miracolo dei pani: Gesù dà da mangiare alla folla con cinque pani e due pesci. E la conclusione del brano è importante: ‘Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste‘. Gesù chiede ai discepoli che nulla vada perduto: niente scarti! E c`è questo fatto delle dodici ceste: perché dodici? Che cosa significa?”. “Dodici è il numero delle tribù d`Israele” – continua Papa Francesco – “rappresenta simbolicamente tutto il popolo. E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri“.
IL MANGIARE… Il significato del mangiare-nutrirsi, come evento sintetico antropologico- religioso: il banchetto come luogo dell’incontro…
ANZITUTTO… Tutta la realtà è un alimento e viceversa il cibo è sempre insieme sostanza e simbolo
È attraverso il cibo che il bambino conosce per la prima volta il mondo e nell’ aprire la bocca egli firma il suo corpo con questa indelebile legge della vita e si fa alimento dell’ essere che lo abita…
A questa esperienza primordiale il principio del piacere,ma anche la radice della sofferenza e della mancanza (la fame)
Il cibo è solido e liquido: il solido va distrutto per poterlo assorbire è più elaborato e viene dopo il liquido, più elementare e immediato che si manda giù… Così si possono rappresentare le dinamiche umane della violenza e della distribuzione, della rielaborazione e della reinterpretazione della realtà…
Il percorso che il cibo compie dentro all’ uomo è un viaggio nella sua interiorità… L’ unione intima tra l’ uomo e l’ alimento avviene al di fuori dell’ uomo stesso immagine questa che allude ad una presenza che ci trascende una sapienza superiore che regola il mondo…
Il cucciolo d’ uomo non può alimentarsi da solo è l’ istinto della madre a porgergli il seno e l’ istinto del bambino a ricercare la madre… Questa constatazione ci aiuta a capire alcuni fatti. Per l’ uomo il cibo ha un valore sacro è e sarà sempre ricevuto più che creato. Esiste una connessione tra cibo e sacrificio(dono di sé ma anche distruzione dell’ altro).
Produrre cibo… Il cibo non esiste senza lavoro è sempre un fatto sociale: coinvolge mani bocca lingua cervello.
Preparare il cibo… L’ alimento nutre l’ uomo e allo stesso tempo in quanto preparato, gli fa fare esperienza della propria umanità. È questione di cucina divisione del lavoro specializzazione estetica ed etica.
Per ultimo ma non ultimo la cucina è un fatto di comunità
Ogni pranzo è festa, ne svolge e sintetizza tutte le dinamiche. Celebrare… Ogni pranzo è festa, ne svolge e sintetizza tutte le dinamiche.
In ogni religione il cibo è una componente fondamentale che crea il vero passaggio di connessione con la vita…. ATTRAVERSO IL MANGIARE, DELLA TAVOLA, DEL TROVARSI COMUNITARIO, DEL RITO, DEL SACRIFICIO, ECC…
LA QUESTIONE CIBO-SPRECO-POVERTA’VA BEN OLTRE LA QUESTIONE DELLA PANCIA PIENA… DICE UN PROFONDISSIMO PASSAGGIO DI VISONONE UMANA CHE ATTRAVERSO LA “GESTIONE DEL CIBO” PARLA DI CHI SEI TU, DI CHI è L’ALTRO PER TE, DI QUEI PASSAGGI DI “DIRITTO UNIVERSALE” LEGATO ALL’ESSERE UMANO CHE STANNO ALLA BASE DELL’ESISTENZA STESSA…
«La fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale. Manca, cioè, un assetto di istituzioni economiche in grado sia di garantire un accesso al cibo e all’acqua regolare e adeguato dal punto di vista nutrizionale, sia di fronteggiare le necessità connesse con i bisogni primari e con le emergenze di vere e proprie crisi alimentari, provocate da cause naturali o dall’irresponsabilità politica nazionale e internazionale. Il problema dell’insicurezza alimentare va affrontato in una prospettiva di lungo periodo, eliminando le cause strutturali che lo provocano ...» (Caritas in Veritate, n. 27)
Il diritto al cibo è uno dei diritti umani fondamentali, riconosciuto sin dalla Dichiarazione Universale sui Diritti dell’Uomo del 1948. Più di un miliardo di persone si trovano attualmente prive di cibo adeguato, a svantaggio della loro dignità e dei loro diritti. Secondo il comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Economici, Sociali e Culturali, il contenuto fondamentale del diritto al cibo adeguato implica (a) la disponibilità di cibo in quantità e qualità sufficiente a soddisfare i bisogni di ogni individuo, libero da sostanze tossiche, e accettabile in ogni contesto culturale dato; (b) la possibilità di accedere a tale cibo in modalità che sono sostenibili e non interferiscono con il godimento di altri diritti umani.
La crisi che ha investito il pianeta negli ultimi anni ha molte cause ma un solo effetto: Quello di rendere più vulnerabile la situazione di masse ingenti di persone, che vedono in questo modo ridursi la loro capacità di fare fronte alle proprie necessità di base e di reagire efficacemente a calamità di qualsiasi natura. Alla sempre maggiore vulnerabilità di crescenti quote della popolazione mondiale si contrappone paradossalmente una sempre maggiore diffusione delle malattie legate all’obesità, così come lo spreco, che solo in Italia è pari a circa il 17% dei consumi alimentari annui. Ma insieme a questi segnali di opulenza e disattenzione nei riguardi della finitezza delle risorse del pianeta cresce vertiginosamente, anche nelle ricche società del Nord, il numero di coloro che sono costretti a comprimere i livelli di consumo anche di beni e di servizi essenziali. Secondo un rapporto dell’OCSE del 2011, in Italia, il reddito medio del 10% più ricco della popolazione è circa dieci volte quello del 10% più povero. Oggi in Italia oltre 4.000.000 di persone sono sotto la soglia della povertà alimentare e il numero degli indigenti alimentari in Italia è in continuo aumento.
Queste persone vengono sostenute nei loro bisogni primari da quasi 15 Queste persone vengono sostenute nei loro bisogni primari da quasi 15.000 strutture caritative territoriali che attraverso i pacchi alimentari o le mense offrono aiuto a chi ne ha bisogno.
La crescente disuguaglianza sospinge masse crescenti in una situazione in cui anche il consumo di cibo diventa un lusso. A livello globale, a fronte di una popolazione di oltre 7 miliardi di persone, produciamo cibo per 12 miliardi di persone; eppure 842 milioni soffrono ancora la fame!
La realizzazione di questo diritto umano fondamentale si scontra con una situazione di squilibrio globale, le cui cause fondamentali sono da ricercarsi, più che in eventi esterni incontrollabili, in scelte politiche dannose e sconsiderate: nei modelli di produzione, nel commercio, nel consumo. Questa situazione di forte squilibrio deve essere dunque affrontata sin dalle sue radici… DA NOI…
Se certamente una grossa questione è legata ai sistemi di produzione del cibo, altra grande dimensione è legata alla sua distribuzione, commercio, consumo nella sua dimensione regionale e di prossimità.
La nostra responsabilità per garantire il diritto all’accesso al cibo a ogni donna e uomo del pianeta è chiamata a non nascondersi nel cercare colpe nei massimi sistemi e tanto meno a sentirsi impossibilitati a qualsiasi cosa perché troppo piccoli e impotenti…
A livello personale, nel nostro mondo concretissimo, la nostra attenzione dovrà essere posta, in primo luogo, a quanto e come i nostri stessi comportamenti determinano conseguenze nella piena realizzazione del diritto al cibo per tutti, vicini e lontani. Occorre acquisire una consapevolezza sempre maggiore circa la necessità di uno stile di vita sobrio e consapevole… sul peso del “voto con il portafoglio” per determinare le scelte di mercato, così come occorre affrontare con determinazione il tema dell’accesso al cibo sempre più difficile nella nostra stessa società per quote crescenti della popolazione.
Particolare attenzione deve avere sempre più la dimensione di rete e la dimensione territoriale operando a livello individuale, di famiglia, di gruppo, di parrocchia, di quartiere, di città, favorendo il cambiamento dei nostri comportamenti, verso pratiche più sostenibili da un punto di vista sociale, economico e ambientale… E se è vero che a livello di macrosistema ci sentiamo distanti o impossibilitati non trascuriamo i prossimi appuntamenti internazionali quali il semestre italiano di presidenza dell’Unione europea, le elezioni del Parlamento europeo, l’Expo del 2015… occasioni in cui sollecitare attenzione da parte dell’opinione pubblica e dei decisori politici.