Percorso sui diritti umani Progetto CONCITTADINI a.s. 2013/2014 Percorso sui diritti umani «Popoli in viaggio» Consiglio Comunale dei ragazzi e ragazze.

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Percorso sui diritti umani Progetto CONCITTADINI a.s. 2013/2014 Percorso sui diritti umani «Popoli in viaggio» Consiglio Comunale dei ragazzi e ragazze di Mirabello

Tappe di lavoro Scopo: indagine sui fenomeni migratori nel contesto sociale degli alunni della scuola Tappa 1: acquisire informazioni di base sulle migrazioni di ieri e di oggi Tappa 2: raccogliere informazioni e compilare una «carta d’identità» del migrante Tappa 3: individuare i diritti dei migranti nel nostro Paese Tappa 4: visualizzare in un Power Point gli aspetti salienti del fenomeno migratorio

Tappa 1 Le migrazioni di ieri Con il termine «migrare» si indica il trasferimento di una popolazione o di una tribù dal luogo di origine verso un altro luogo, a volte solo per un periodo, ma più spesso per sempre. Nella storia dell’uomo le migrazioni sono sempre avvenute, sin dalla Preistoria, e nel corso dei secoli, spinti dalla ricerca di una migliore condizione di vita, i nostri antenati hanno cominciato a migrare stabilendosi a poco a poco su territori vastissimi. Senza le migrazioni, non ci sarebbe stato popolamento di gran parte della terra.

I popoli del passato lasciavano i propri territori per diversi motivi: Per motivi economici Per invasioni di altri popoli Per la guerra Per la schiavitù

Le migrazioni di oggi Le migrazioni di oggi, a differenza di quanto avveniva nel passato, quando si migrava in gruppo, riguardano soprattutto individui o gruppi familiari. Oggi si migra soprattutto per questi motivi: Per cercare lavoro Per fuggire dalle guerre o dalle persecuzioni di governi dittatoriali o violenti: tanti conflitti che ancora oggi sono presenti nel mondo hanno creato milioni di rifugiati che vivono in condizioni difficili nei campi profughi, dove restano a volte per lunghi periodi.

Dall’Unità d’Italia ad oggi, ben 22 milioni di italiani hanno lasciato la nostra nazione per cercare lavoro in altri Paesi e, spesso, per trasferirsi definitivamente. I primi a emigrare, diretti verso il Brasile e l’Argentina furono i contadini veneti, seguiti a ruota da quelli meridionali: entrambi si allontanavano da situazioni di grande povertà con la speranza di arricchirsi oltreoceano. In realtà gli italiani trovavano condizioni di vita dure, lavori mal pagati, sfruttamento e molti pregiudizi. Il flusso di migrazione continuò nel 1800 per poi riprendere ancora più intensamente alla fine della Seconda Guerra mondiale.

Dal 1950 anche in Italia iniziarono a svilupparsi le industrie, soprattutto in Lombardia e in Piemonte, e ciò richiamò moltissime persone in cerca di lavoro e iniziarono così gli spostamenti interni all’Italia. A partire dagli anni ‘80 è invece diventata meta di molti migranti provenienti da Paesi con economie deboli come quelli dell’Africa, dell’Est, dell’Asia e dell’America latina.

La situazione attuale Nel primo semestre 2014, extracomunitari sono sbarcati sulle nostre coste. Provengono da diversi Paesi africani, che fanno capo a due grandi punti di «raccolta» e snodo: l’oasi di Kufra (sud-est della Libia) e l’area di Sebah (sud-ovest della Libia). Qui si trovano le organizzazioni dei trafficanti che utilizzano barconi dopo aver pagato ingenti somme per l’estenuante viaggio verso l’Italia. In alcuni casi gli scafisti, soprattutto egiziani consentono che il pagamento della traversata sia saldato dopo l’arrivo in Italia, anche attraverso «prestazioni lavorative».

Esiste poi quella più «silenziosa», la migrazione asiatica, che si avvale di canali diversificati in tratte aeree, terrestri e via mare. Le organizzazioni che le gestiscono sono abilissime nel procacciamento di documenti falsi, di viaggio e di lavoro. Flussi migratori che presentano anche rischi sanitari: i migranti africani hanno un alto tasso di malattie polmonari ed epatiti che sfuggono a ogni forma di prevenzione e cura, mantenendo elevato il rischio della diffusione delle patologie.

Attualmente l’Italia ha adottato la politica dell’accoglienza, soprattutto con l’operazione «mare nostrum», che si basa sull’utilizzo di navi della Marina Militare italiana per il recupero di profughi in difficoltà. Lampedusa è ufficialmente candidata al Premio Nobel per la Pace 2014, un traguardo che riconosce la solidarietà dimostrata negli anni dagli abitanti dell’isola. Questa candidatura è un messaggio di speranza per i diritti umani e per la legalità nel Mediterraneo, e per questo deve mobilitare tutti i Paesi dell’Unione Europea per una vera «globalizzazione della solidarietà».

Infatti gli Stati membri dell’Unione Europea garantiscono protezione dei rifugiati, ma solo se si trovano sul loro territorio. Paradossalmente la legge europea vieta l’ingresso ai profughi: anche se si tratta di donne e bambini, anche se sono in fuga dai regimi come quello al potere in Eritrea, o da massacri come quello in Siria. L’unica via di salvezza resta così la rotta clandestina. Lampedusa ha dimostrato di rispettare la dignità umana e che gli esseri umani di qualunque etnia possono praticare la convivenza pacifica.

Carta d’identità del migrante sul territorio mirabellese (aggiornato al 03/04/2014) Dall’anagrafe i migranti residenti attualmente sono 338: di seguito sono considerate solo le etnie più rappresentative a livello numerico Cittadinanza MaschiFemmineTotale ALBANESE CAMERUNENSE325 CINESE14923 FILIPPINA3710 GHANESE347 MAROCCHINA MOLDAVA3912 NIGERIANA8816 PAKISTANA14 28 POLACCA2911 RUMENA61319 TUNISINA8412 UCRAINA21214

Considerazioni sull’integrazione Il viaggio dal Paese d’origine a quello di destinazione risulta molto faticoso e complicato L’accoglienza ricevuta viene identificata come discreta L’alloggio in cui vive è spesso umile e modesto (in particolare dopo il terremoto del 2012) Difficoltà di comprensione della lingua del Paese ospitante I migranti mantengono le loro tradizioni e «fanno gruppo» con i loro connazionali Vengono mantenuti i contatti con la famiglia di origine tramite telefono e internet La scuola dalla materna in poi funziona come mediatore tra i bambini e la famiglia In alcuni casi l’Istituzione scolastica con la collaborazione del Comune ha richiesto mediatori culturali per promuovere una effettiva integrazione