Come arriviamo a valutare il nostro mondo sociale? Gli atteggiamenti, le impressioni la reputazione 2.Il giudizio sociale
La modalità con cui cogliamo le cose, le persone e gli eventi rappresenta un sistema valutativo (atteggiamento)
Gli atteggiamenti “Uno stato mentale o neurologico di prontezza organizzata verso l’esperienza che esercita un’ influenza direttiva o dinamica sulla risposta dell’individuo nei confronti di un oggetto o situazione con cui entra in relazione” (Allport)
Verso gli anni ‘20-’30 si ipotizza una relazione causale tra atteggiamenti e comportamenti: gli atteggiamenti come antecedenti dei comportamenti: Costruzione di molte scale di misura degli atteggiamenti Critiche: Definizioni di atteggiamenti spesso non concordanti: oltre 500 definizioni operative di “atteggiamento”
Modello tripartito (Rosemberg e Holand 1960) Gli atteggiamenti sono un costrutto psicologico costituito da tre componenti: Cognitiva Cognitiva: informazioni, credenze che la persona ha su quell’oggetto Affettiva Affettiva: la reazione emotiva che la persona ha rispetto l’oggetto Comportamentale Comportamentale: azioni di avvicinamento o allontanamento verso l’oggetto ES:centri commerciali
Successivamente l’approccio della Social Cognition porta a considerare l’atteggiamento come una struttura cognitiva caratterizzata da: Disponibilità: associazione tra oggetto e valutazione immagazzinata nella memoria a lungo termine Accessibilità: tempo e sforzo richiesti per il recupero mnestico di tale struttura *Non in contrapposizione con il modello tripartito
L’atteggiamento ha la funzione di: Organizzare e favorire la codifica delle informazioni in entrata Aspetti innovativi: Introduce il concetto di “ forza dell’associazione” tra oggetto e valutazione misurato attraverso il tempo di latenza (tempo che occorre all’individuo per formulare la valutazione dal momento in cui appare lo stimolo) Due persone possono manifestare lo stesso orientamento nei confronti dell’oggetto di atteggiamento ma un diverso grado di sicurezza verso tale orientamento. Es. ambientalista/cittadino coscienzioso
Come si formano gli atteggiamenti Se per esempio ad un invito a cena mi presentano delle lumache e mi coglie un senso di disgusto mi chiedo come ho associato questa sensazione?? Esperienza diretta Osservazione esperienza altrui Comunicazione Memory-based atteggiamento
L’atteggiamento che deriva dall’esperienza diretta è rappresentato da una forte associazione depositata in memoria per cui l’atteggiamento sarà memory-based La forza che lega la rappresentazione dell’oggetto e la sua valutazione è minore se è memorizzata attraverso l’esperienza altrui, ancor meno se solo comunicata. L’atteggiamento formati da questi ultimi due sono meno sensibili al cambiamento mentre l’atteggiamento derivante dall’esperienza diretta può cambiare completamente.
Come si misurano gli atteggiamenti?? Scale likert o del differenziale semantico Likert (1932) propose di ottenere un punteggio di atteggiamento attraverso una scala relativamente semplice da costruire. Si trattava di costruire una serie di affermanzioni favorevoli e sfavorevoli che traducevano credenze, reazioni emotive, comportamenti. Da 5 a 7 passi La mia famiglia dovrebbe eliminare la carne dalla nostra dieta Completamente disaccordo ……..completamente d’accordo Consente di effettuare operazioni statistiche come l’aggregazione delle risposte sullo stesso oggetto, il calcolo della media
2) Misure meno dirette di misurazione: Risposta elettrogalvanica (capacità della pelle di condurre elettricità) Attività dei muscoli del viso Vantaggi: Risposte non influenzate dalla desiderabilità sociale Critiche: Metodologie troppo intrusive 3) Tempo di latenza nella espressione della risposta: Utilizzo di un software che permette di calcolare il tempo tra l’apparizione dello stimolo sullo schermo del computer e la pressione esercitata dal soggetto su appositi tasti per la risposta
Prevedere il comportamento a partire dall’atteggiamento Prima ricerca sugli atteggiamenti: La Piere (1934) Viaggio in America in compagnia di una coppia di cinesi. In quegli anni esisteva un diffuso pregiudizio verso i cinesi; nonostante ciò: Casi rari di discriminazione da parte di albergatori e ristoratori Sei mesi più tardi La Piere mandò un questionario agli stessi albergatori e ristoratori: Ottenne risposte molto negative nei confronti dei cinesi Non è sempre possibile prevedere i comportamenti dagli atteggiamenti Alcuni autori arrivarono a proporre l’abbandono dello studio degli atteggiamenti Altri autori hanno cercato di rilevare le lacune metodologiche nelle ricerche sul rapporto tra atteggiamenti e comportamenti
Atteggiamento per prevedere il comportamento Teoria dell’azione ragionata Fishbein e Ajzen (1975) Le basse correlazioni tra atteggiamento e comportamento può essere determinato dalle misure di atteggiamenti generali e osservazioni di comportamenti specifici senza considerare che questi comportamenti specifici hanno a che fare con una serie di fattori situazionali. I comportamenti sono dunque il frutto dell’intenzione Il comportamento è l’esito di un’intenzione Secondo Fazio questa teoria si attiva solo quando l’associazione tra la rappresentazione dell’oggetto e la sua valutazione è debole.
Teoria della dissonanza cognitiva Leon Festinger era sta allievo di Lewin La teoria della dissonanza cognitiva si è sviluppata a partire dagli anni ’50 ed ha costituito il cuore stesso della psicologia sociale fino agli anni ’70.
La teoria della dissonanza cognitiva è sorta come un tentativo di formalizzare nell’ambito di un modello sperimentale una constatazione frequente dell’esperienza comune: L’uomo tende in generale a essere coerente con se stesso nel modo di pensare e agire. Quando questa coerenza manca si crea uno stato di disagio che si cera di eliminare o almeno di ridurre.
Ammettendo dunque che la coerenza sia la norma, che dire di tutte quelle eccezioni che senza difficoltà affiorano alla mente? “Si può sapere benissimo che fumare fa male, senza per questo smettere di farlo”
Un individuo per esempio sa che il fumo gli fa male e perciò vorrebbe smettere di fumare Se decide in tal senso il problema è risolto riportando una coerenza tra il dato cognitivo e il dato comportamentale Se invece decide di non fumare lo stato di dissonanza (tra il sapere che il fumo fa male e il sapere di continuare a fumare) dovrà essere risolto attraverso una ristrutturazione cognitiva.
Così, la persona che continua a fumare, pur sapendo che ciò fa male, può dirsi: che fumare è piacevole e questo gli basta; che le probabilità di danno alla salute non sono poi così serie come si vorrebbe far credere; che non si può vivere evitando sempre ogni possibile pericolo In genere, la persona “incoerente” cerca, con più o meno successo, di operare delle razionalizzazioni
Ma ci sono persone che non sono in grado di dare a se stesse una spiegazione esauriente o di razionalizzare le proprie incoerenze. Per l’una o per l’altra ragione, tentativi di raggiungere la coerenza possono fallire: l’incoerenza allora continua semplicemente ad esistere.
In tali circostanze, cioè in presenza di un’incoerenza, si verifica uno stato di disagio psicologico. Nella teoria elaborata da Festinger, l’incoerenza è definita dissonanza.
CATTOLICO PRATICANTE Sono andato in vacanza con amici Mi sono sposato in municipio Mi sono sposato in chiesa CONSONANZA (nessuna azione) DISSONANZA (tendenza a ridurla) NESSUNA CONSONANZA (nessuna azione) Fonte: Zamperini, Testoni, 2002.
La discordanza tra due cognizioni non è di per sé sufficiente a produrre il fenomeno della dissonanza: occorre che esse siano messe in azione nel mondo concreto dell’esperienza personale nell’ambito di una decisione.
L’individuo sperimenta una dissonanza in concomitanza con una decisione. La produzione di stati di dissonanza è in stretta connessione con tutte quelle situazioni post-decisionali in cui la persona si sente responsabile direttamente delle sue azioni e delle conseguenze che ne derivano
Consideriamo ciò che accade quando si deve scegliere fra due alternative: - prima della decisione si considerano le caratteristiche di ciascuna alternativa e le si pongono a confronto - nel momento della decisione si sceglie una delle due alternative e contemporaneamente si rifiuta l’altra - gli aspetti attraenti dell’alternativa respinta sono ora in uno stato di dissonanza con la decisione compiuta
COGNIZIONE COMPORTAMENTO DISSONANZA DESIDERIO DI RIPORTARE L’EQULIBRIO
Strategie per ristabilire l’equilibrio: Modificazione dell’elemento dissonante meno resistente al cambiamento Esempio: il cambiamento del comportamento il soggetto modifica il comportamento e utilizza sempre il casco Cambiamento della credenza relativa all’utilità del casco attraverso la percezione selettiva delle informazioni Esempio: il cambiamento di atteggiamento il soggetto ricorda le informazioni che criticano l’utilità del casco
Profezie disattese… Le decisioni suscettibili di produrre dissonanza non riguardano solo quelle
A un gruppo di soggetti venivano offerti 20 dollari per dire una piccola bugia, ossia riferire ad altri soggetti ignari che un certo compito che si apprestavano a fare sarebbe stato interessante, quando invece era noiosissimo. A un altro gruppo di soggetti veniva assegnato lo stesso compito menzognero, ma la ricompensa era di un dollaro soltanto. Secondo la teoria comportamentista del rinforzo, all’epoca il paradigma dominante, avrebbe dovuto essere più convincente - e convinto - nel mentire chi riceveva 20 dollari. Invece il risultato fu l’opposto: chi ricevette un solo dollaro non solo risultò più convincente nel mentire, ma anche più convinto nel giustificarsi per aver dovuto dire una menzogna.
L’interpretazione del fenomeno di Festinger e collaboratori fu che la sgradevole sensazione del sentirsi disonesti, per aver dovuto mentire, poteva essere ridotta meglio da una ricompensa piccola anziché da una grande. Infatti, se la ricompensa era piccola significava tutto sommato che la menzogna non era così grave. Se invece ricevevo ben 20 dollari per mentire, cifra che 50 anni fa era ben più consistente di oggi, voleva dire che “la stavo raccontando grossa”. E alla maggior parte delle persone non piace dare o avere di sé l’immagine del contaballe.
Anni ‘80 elaborazione di due modelli a due percorsi: il cambiamento di atteggiamenti come esito di due processi di diversa natura I) Modello della probabilità di elaborazione (Petty e Cacioppo, 1981) II) Modello euristico-sistematico (Chaiken 1980; Eagly e Chaiken 1984)
I) Modello della probabilità di elaborazione: Un individuo modifica il proprio atteggiamento attraverso due processi di elaborazione dei messaggi: a) Percorso centrale: elaborazione attenta delle argomentazioni e delle informazioni richiede risorse cognitive: focalizzazione dell’attenzione comprensione delle argomentazioni confronto e integrazione fra informazioni e credenze possedute b) Percorso periferico: basato su elementi che non hanno a che fare con le argomentazioni ma sul modo in cui vengono presentate e su elementi del contesto (attrattivi della fonte, musica, colori vivaci)
2 Modello euristico- sistematico II) Il modello euristico-sistematico Due processi di elaborazione che non si escludono a vicenda: a) processo sistematico: elaborazione approfondita del messaggio (come processo centrale) b) processo euristico: applicazione di euristiche utilizzate come modalità per arrivare a un giudizio.
Fine anni 90’: elaborazione di un modello unimodale (Kruglansky et al.) La natura del processo di elaborazione è unica Le differenze nelle ricerche sono dovute ad artefatti metodologici Il cambiamento di atteggiamento consiste nella: Verifica ipotesi Generazione di inferenze da informazioni rilevanti Cambiamento
In quali occasioni le persone intraprendono il primo percorso e in quali il secondo? I due fattori che determinano una conclusione sono: 1: Motivazione = rilevanza del messaggio per il ricevente 2:Abilità cognitiva = -capacità stabili (intelligenza, competenze necessarie) -condizioni contingenti (livello di allerta, carico cognitivo)
Formazione della reputazione Impressioni degli altri come elementi di scambio comunicativo Tre modalità per conoscere gli altri: Osservazione diretta del comportamento Ascoltare ciò che gli altri dicono di loro stessi Avere informazioni da terzi = formazione della reputazione Che cosa è la reputazione? “Giudizio formulato da una comunità su un individuo in particolare che generalmente, ma non necessariamente, appartiene alla comunità stessa” (Emler, 1994) Forma di conoscenza sociale mediata dall’esperienza altrui Prende il via dalla formazione delle impressioni e si costruisce nella comunicazione
Perché un individuo abbia una reputazione è necessario che: Faccia parte di una comunità come membro stabile I membri scambino, nelle conversazioni, informazioni sui comportamenti e sulle qualità altrui I membri siano inseriti in una rete che colleghi chi non si conosce per via diretta A che cosa serve la reputazione? Assicura gli scambi comunicativi: coordina gli sforzi degli individui Controllo sociale: limita l’accesso alle interazioni a persone potenzialmente dannose Promuove autocontrollo: l’individuo ha interesse ad avere una reputazione positiva per avere accesso agli scambi comunicativi Di conseguenza: l’individuo agisce attivamente e consapevolmente nella costruzione della propria reputazione