INTRODUZIONE AL CRISTIANESIMO Istituto Francescano di Spiritualità Anno accademico 2009-2010
INTRODUZIONE AL CRISTIANESIMO Corso di Formazione Clarisse Cappuccine Anno accademico 2009-2010
Testo fondamentale del corso: Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano 1992 Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, Città del Vaticano 2005. Tutte e due i testi si possono scaricare da internet: http://www.vatican.va/archive/ccc/index_it.htm
Il Catechismo della Chiesa Cattolica [Francese, Inglese, Italiano, Latino, Lettone, Portoghese, Spagnolo, Tedesco] Catechismo della Chiesa Cattolica: Compendio [Francese, Inglese, Italiano, Lituano, Portoghese, Rumeno, Russo, Sloveno, Spagnolo, Svedese, Tedesco, Ungherese] Altra letteratura verrà indicata durante il corso
Premessa Perché fare un corso di introduzione al cristianesimo in un corso di formazione alle clarisse? Siamo già cristiani... Siamo anche consacrati… Primo motivo: perché nella vita rimane solo quello che cresce: reimparare quello che già si sa; imparare di nuovo quello che già si è Secondo motivo: perché conoscendo meglio il cristianesimo lo si può comunicare meglio
Premessa Inoltre… terzo motivo Oggi c’è una certa confusione sulla essenza del cristianesimo dovuto soprattutto al processo di globalizzazione e di diffusione di varie visioni della vita e della religione attraverso i grandi mezzi di comunicazione: giornali, televisione, internet… E’ facile confondere il cristianesimo con altre religioni (come se non ci fossero differenze sostanziali) o con sue degenerazioni (ad esempio le sette).
INTRODUZIONE 1) Ci domandiamo che cosa sia il cristianesimo e quale sia la sua essenza? E come si fa a capirlo? Che cosa è il cristianesimo: E’ una filantropia? E’ una religione? Che tipo di religione? Una religione del libro? Quale la sua essenza: una etica, una idea nuova?
Benedetto XVI, Deus Caritas est 1. « Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui » (1 Gv 4, 16). Queste parole della Prima Lettera di Giovanni esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: l'immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell'uomo e del suo cammino. Inoltre, in questo stesso versetto, Giovanni ci offre per così dire una formula sintetica dell'esistenza cristiana: « Noi abbiamo riconosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto ». Abbiamo creduto all'amore di Dio — così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Nel suo Vangelo Giovanni aveva espresso quest'avvenimento con le seguenti parole: « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui ... abbia la vita eterna » (3, 16). Con la centralità dell'amore, la fede cristiana ha accolto quello che era il nucleo della fede d'Israele e al contempo ha dato a questo nucleo una nuova profondità e ampiezza.
Qualche esempio dalla sacra scrittura Gv 1: 35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Qualche esempio dalla sacra scrittura Gv 1: 40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Gv 1: 43Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». 44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». 46Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». 48Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». 49Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». 50Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Il cristianesimo si caratterizza non da una dottrina innanzitutto ma da un incontro con un uomo (Gesù) che ci conosce e che ha la capacità di cambiare la vita. L’incontro con Gesù è l’incontro con una Persona che ci rivela Dio e ci rivela a noi stessi Come dice la Gaudium et spes 22: “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (28) (Rm5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione.
2. Come facciamo a sapere che cosa è il cristianesimo? Il cristianesimo lo si conosce attraverso l’annuncio/testimonianza: il Kerigma cristiano: “Non è qui, è risorto” (Mt 28,6) E’ risorto dai morti (Mt 28,7; Rm 6,4) E’ risorto come aveva detto (Mt 28,2) E’ risorto per la nostra giusficazione (Rm4,25)
“E’ stato costituito Signore e Messia” Gesù è Signore (Rm 10,9) Gesù è il Cristo (Atti 18,5) “L’unigenito figlio di Dio” (Gv 1,18) Alla destra del Padre (Atti 7,55) Il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16). Il Verbo era Dio – Il Verbo si è fatto carne (Gv 1, 14) “Se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Rm 10,9).
3. Credere all’amore di Dio manifestatosi nella morte e risurrezione di Cristo Che cosa vuol dire la parola “credere”, “avere fede”? Una distinzione importante: Fides qua creditur: La fede come atto che il credente compie Ovvero l’atto con il quale si crede Fides quae creditur: la fede come contenuto Ovvero la realtà che viene creduta
4. La fede (atto e contenuto) e la vita spirituale. In che rapporto sta la spiritualità con la fede? Cosa dice l’esperienza spirituale (dei santi) alla comprensione della fede? San Francesco con la sua vita esprime il mistero dell’umiltà di Dio, dell’incarnazione e della passione e della vita fraterna Il curato d’Ars (Giovanni Maria Vianney) fa capire di più il sacramento del perdono Sant’Ignazio di Loyola ha mostrato la radicalità dell’obbedienza di Cristo Santa Teresa di Lisieux ha mostrato il mistero della sostituzione vicaria di Cristo (che prende su di sé i peccati degli altri) Come cambia nella nostra vita spirituale in relazione agli articoli del credo? Cosa sono, in questa prospettiva, le spiritualità: una sola fede e tante spiritualità Modi di vivere l’unica fede secondo un dono particolare dato dallo Spirito Santo
Il senso della formula del credo come “simbolo apostolico”. il “credo apostolico” (simbolo di fede) nasce in relazione al rito del battesimo Il credo niceno costantinopolitano relazione alle eresie che contrastano la fede apostolica Ad esempio: contrasta la negazione della divinità piena o della piena umanità di Gesù
Credo niceno – costantinopolitano: Credo Apostolico: tradizione orale antica, fissato nei testi nel IV secolo Credo niceno – costantinopolitano: Dal Concilio di Nicea: 325 Dal Concilio Costantinopolitano I: 381
I. PARTE: “IO CREDO”- “NOI CREDIAMO” Quali sono le obiezioni e le difficoltà più comuni che oggi sono presenti alla fede cristiana? Le grandi obiezioni moderne alla fede cristiana Razionalismo: è vero solo quello che la ragione autonoma dell’uomo può conoscere; il resto è superstizione . E’ la tipica posizione dell’illuminismo che sta al cuore del pensiero moderno: soprattutto si nega il valore della rivelazione da parte di Dio e della fede come forma autentica di conoscenza. Si nega ogni forma di conoscenza soprannaturale.
I. PARTE: “IO CREDO”- “NOI CREDIAMO” Ateismo Il pensiero di Dio sarebbe una forma primordiale di pensiero che ora va superata. In realtà, la religione non è diminuita nell’epoca contemporanea. La religione come “giustificazione” e “mantenimento” delle ingiustizie sociali (Marx): religione come “oppio dei popoli”. In realtà, è una strumentalizzazione della religione ma non la sua essenza.
I. PARTE: “IO CREDO”- “NOI CREDIAMO” La religione come “nevrosi collettiva” (Freud) In realtà, si trattava di una critica che lui stessi ha rivisto e che è stata superata dai suoi stessi discepoli: ad es. Lacan La scienza sarebbe in grado di spiegare quello che prima veniva riferito a Dio (Darwin: evoluzionismo) Ma la bibbia non dice il “come” Dio ha creato ma “perché” ha creato il mondo Ridicolizzazone delle verità cristiane senza cercare argomenti filosofici In realtà l’ironia supplisce alla mancanza di ragioni ed è segno della superficialità dell’interlocutore
Il cristianesimo e le religioni: Agnosticismo: l’uomo non è in grado di conoscere con le sole forze la verità in modo sicuro. In realtà si tratta di sfiducia nelle capacità di conoscere dell’uomo Relativismo/nichilismo: non esisterebbe la verità: la realtà sarebbe solo materia che l’uomo manipola per soddisfare i propri desideri Il grande potere della tecnica come applicazione delle scoperte scientifiche Il culto dell’apparenza: mass media Invece la realtà esiste… Il cristianesimo e le religioni: Il neo paganesimo e il new age Il relativismo religioso: “tutte le religioni sono uguali” In realtà non è vero che tutte le religioni sono uguali, questo è un pregiudizio e frutto di ignoranza
Il problema del male e della sofferenza Ad esempio la presenza dei campi di concentramento, Auschwitz, le altre sofferenze causate da ingiustizie ma anche da calamità naturali… Dire che Dio non esiste a causa del dolore del mondo non è forse ancora più assurdo? La mancata testimonianza dei cristiani … Cosa vuol dire testimonianza? E’ la coerenza con i propri valori? Comunicare qualche cosa di cui si è fatto esperienza La testimonianza più vera è far vedere come il cristianesimo dà significato alla vita: fa diventare la vita più umana Mancanza di conoscenza della fede cristiana La mancanza più grave: il rapporto tra la fede e la vita
LE POSSIBILI RIDUZIONI DELLA FEDE - Fideismo: la fede come atteggiamento cieco e irrazionale che non sa rendere ragione del perché si crede in Dio Moralismo: la fede non è considerata come una forma di conoscenza, ma solo come ispiratrice dei grandi valori morali che devono guidare la società e che si impongono alla coscienza autonoma dell’uomo Sentimentalismo: la fede come sentimento di dipendenza da un Essere Supremo Intimismo: la fede come atto privato della coscienza che non ha alcuna rilevanza pubblica nella vita sociale degli uomini Ma la fede è 1) un dono (grazia), 2) un atto ragionevole, 3) libero Quindi: la cosa più importante è scoprire il valore profondamente umano della fede e la sua bellezza
Benedetto XVI: “E’ proprio così: noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui” (24 aprile 2005).
I.1. CONSIDERAZIONI ANTROPOLOGICHE RIGUARDANTI LA FEDE L’uomo è “capace” di Dio: l’uomo come essere religioso (CCC 27-43) L’uomo è desiderio di Dio Dio ha creato l’uomo perché entrasse in comunione con lui e per la felicità (27) L’uomo come essere religioso (28): come dice san Paolo (Atti 17), Dio ha creato l’uomo perché lo cercasse Ma l’uomo può tradire questa ricerca per molti motivi, tuttavia, Dio continua ad offrire all’uomo la salvezza e la felicità eterna (29-30)
Le vie che portano l’uomo a conoscere Dio: La facoltà che l’uomo ha di conoscere è la ragione, tuttavia l’uomo può non volere conoscere la verità, a causa del peccato, ed è per questo che può usare male la propria ragione (37) Con l’indagine della sola ragione l’uomo può arrivare ad una conoscenza “naturale” di Dio: cioè a sapere che c’è Dio, ma non chi è Dio (Trinità d’Amore) A partire dal mondo e dall’uomo: l’uomo si accorge che esistere è essere fatto da un Altro: io non posso essere il fondamento di me stesso
San Paolo: “l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, 19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. 20Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa 21perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. 22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti 23e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili” (Rm 1,19-23). Cioè: invece di conoscere Dio attraverso le creature hanno fatto delle creature degli idoli…
Cosa vuol dire in definitiva che l’uomo è un essere religioso? Il senso religioso non è un bisogno particolare in fianco ad altri bisogni. Infatti il “senso religioso” è l’esigenza radicale dell’uomo che la propria vita abbia un significato ultimo. Questo senso religioso si documenta in tutte le esperienza religiose (religioni) come desiderio di rapporto con il Divino
Ma si documenta in tutti gli uomini nelle esperienze in cui l’uomo sperimenta in particolare la bellezza o il dolore di cui si cerca la spiegazione. Tutte le spiegazioni che l’uomo si può dare da solo non bastano mai: torna sempre la domanda sul senso ultimo della vita. Per questo la ragione dell’uomo, quando è se stessa, culmina nel senso religioso, cioè nel riconoscimento che la propria vita è legata ad un Mistero che supera la nostra capacità di conoscerlo e per questo mendica (cioè domanda) a Dio che si riveli. La domanda a Dio che si riveli è il culmine della razionalità
In definitiva: L’uomo è un essere religioso Perché inevitabilmente cerca un dio per il quale vivere Se non cerca il Dio vero finirà per identificare il suo dio in qualche cosa di finito, cui darà un valore infinito, ossia vivrà di idoli: Il potere Il piacere Il denaro
Un’ultima osservazione: Il tema del nostro linguaggio su Dio (39-43): Apofatismo: il silenzio dell’uomo su Dio Teologia “negativa”: cioè parlare di Dio solo per via di negazione: in-finito Somiglianza e dissomiglianza con Dio Linguaggio analogico dell’uomo su Dio Questo problema cambia radicalmente quando ci viene fatto l’annuncio che Dio si rivela, cioè che il Verbo di Dio si è fatto carne (Gv 1,14)
RIVELAZIONE RELIGIONE GESÙ CRISTO
I.2: Dio viene incontro all’uomo Dio si rivela e si dona liberamente all’uomo rivelando il disegno prestabilito dall’eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini 1. LA RIVELAZIONE DI DIO (CCC 50-95) 1.1. Dio rivela il suo disegno di Benevolenza Il disegno divino della Rivelazione si realizza ad un tempo “con eventi e parole” che sono “intimamente connessi tra loro” [Dei Verbum, 2] e si chiariscono a vicenda. Esso comporta una “pedagogia divina” particolare: Dio si comunica gradualmente all'uomo, lo prepara per tappe a ricevere la Rivelazione soprannaturale che egli fa di se stesso e che culmina nella persona e nella missione del Verbo incarnato, Gesù Cristo.
I.2: Dio viene incontro all’uomo 1.2. Le tappe della Rivelazione Nella creazione Dio da una perenne testimonianza di sé (DV 3) Fin dall’inizio l’uomo è creato da Dio e invitato alla comunione con lui La rivelazione non si interrompe non il peccato dell’uomo: “Quando, per la sua disobbedienza, l'uomo perse la tua amicizia, tu non l'hai abbandonato in potere della morte... Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza” [Messale Romano, Preghiera eucaristica IV].
I.2: Dio viene incontro all’uomo - L’Alleanza con Noè (Gn 9,9) L’elezione di Abramo (Gn 12) Da qui l’importanza dei Patriarchi Dio forma Israele come suo popolo Liberazione dalla schiavitù dell’Egitto L’alleanza sul Monte Sinai per mezzo di Mosé La Chiesa riconosce nel popolo ebraico i fratelli maggiori nella fede di Abramo La funzione profetica: richiamare all’Alleanza e accendere l’attesa di una Alleanza nova ed eterna
I.2: Dio viene incontro all’uomo Gesù Cristo mediazione e pienezza di tutta la rivelazione: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1,1-2). “Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella”. (CCC 65)
San Giovanni della Croce (mistico spagnolo, 1542-1591), Salita al monte Carmelo, 2, 22 “Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola e non ha più nulla da dire. . . Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l'ha detto tutto nel suo Figlio, donandoci questo tutto che è il suo Figlio. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità”
Importantissimo: Gesù non può essere in nessun modo considerato un fondatore di religione come Budda, Confucio, Maometto… Tutti questi hanno indicato vie verso la divinità; Gesù si è presentato come “la via” e si è dichiarato identico a Dio: “io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30). Questo è anche il senso dell’espressione dal credo: “generato non creato, della stessa sostanza del Padre” Egli è la Parola definitiva di Dio agli uomini.
Nota bene dal Catechismo: 1. La rivelazione è compiuta ma non ancora totalmente esplicitata: “L'Economia cristiana, in quanto è Alleanza Nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcuna nuova Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo” [Dei Verbum, 4]. Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli. 2. Quale il senso delle cosiddette rivelazioni private? Alcune vengono riconosciute dalla Chiesa non come “nuove rivelazioni” ma come aiuto per vivere l’unica rivelazione cristiana Non possono essere accettate “pretese” nuove rivelazioni che vadano “oltre” quella di Cristo
I.2: Dio viene incontro all’uomo 2. LA TRASMISSIONE DELLA RIVELAZIONE DIVINA (CCC 74-95) Abbiamo detto che Dio si è comunicato definitivamente nella storia (tempo e spazio) nella persona di Cristo (vita, morte, risurrezione, ascensione, invio dello Spirito Santo) La domanda diviene: come può questa rivelazione di Dio raggiungere tutti i popolo in tutti i tempi?
I.2: Dio viene incontro all’uomo Quanto il Signore ha rivelato viene fedelmente trasmesso lungo i secoli: la rivelazione rimane nella Chiesa come realtà viva I. La Tradizione apostolica (ccc 75-79) “La Tradizione Apostolica è la trasmissione del messaggio di Cristo, compiuta, sin dalle origini del cristianesimo, mediante la predicazione, la testimonianza, le istituzioni, il culto, gli scritti ispirati. Gli Apostoli hanno trasmesso ai loro successori, i Vescovi, e, attraverso questi, a tutte le generazioni fino alla fine dei tempi, quanto hanno ricevuto da Cristo e appreso dallo Spirito Santo” (cccc 12).
I.2: Dio viene incontro all’uomo II. Il rapporto tra la Tradizione e la Sacra Scrittura (ccc 80-83) - Due modalità differenti e inseparabili di trasmissione, con cui la Parola di Dio si trasmette nel tempo. Infatti la Parola di Dio si trasmette attraverso la Scrittura e la Tradizione: insieme formano il sacro deposito della fede. - Attenzione: distinguere la Tradizione apostolica e le tradizioni ecclesiali
I.2: Dio viene incontro all’uomo III. L’interpretazione del deposito della fede (ccc 84-95) - Che cosa è il deposito della fede? (1Tm 6,20) È quanto ci è stato comunicato per la nostra salvezza e che è contenuto nella Sacra Scrittura e nella Sacra Tradizione Il deposito della fede è affidato dagli Apostoli alla Chiesa tutta Il compito del Magistero L'interpretazione autentica di tale deposito compete al solo Magistero vivente della Chiesa, e cioè al Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, e ai Vescovi in comunione con lui. Al Magistero, che nel servire la Parola di Dio gode del carisma certo della verità, spetta anche definire i dogmi, che sono formulazioni delle verità contenute nella Rivelazione divina. Tale autorità si estende anche alle verità necessariamente collegate con la Rivelazione (cccc 16).
Il senso soprannaturale della fede (ccc 91-93) “Tutti i fedeli sono partecipi della comprensione e della trasmissione della verità rivelata. Hanno ricevuto l'unzione dello Spirito Santo che insegna loro ogni cosa [Cf 1Gv 2,20; 1Gv 2,27 ] e li guida “alla verità tutta intera” (Gv 16,13)”. “La totalità dei fedeli... non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa proprietà mediante il senso soprannaturale della fede in tutto il popolo quando "dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici" esprime l'universale suo consenso in materia di fede e di costumi” [Lumen gentium, 12]. NB. Un problema: “senso della fede” e “opinione pubblica”
- La crescita della comprensione della Tradizione (DV 8) Attraverso la riflessione e lo studio Attraverso l’esperienza spirituale Attraverso la predicazione dei successori degli apostoli “Le parole divine crescono insieme a coloro che le leggono” (san Gregorio magno)
I.2: Dio viene incontro all’uomo 3. LA SACRA SCRITTURA Cristo è la Parola di Dio contenuta nelle scritture Il cristianesimo non è una “religione del libro” La ispirazione della scrittura e la verità Lo Spirito Santo è l’autore della Scrittura attraverso l’ispirazione data all’autore umano La Scrittura contiene tutte le verità di cui abbiamo bisogno per la nostra salvezza Lo Spirito Santo è l’interprete della Sacra Scrittura: essa deve essere interpretata nello stesso Spirito in cui è stata scritta Il canone della Scrittura (46 AT e 27 NT) La sacra Scrittura nella vita della Chiesa
III. LA RISPOSTA DELL’UOMO ALLA DIVINA RIVELAZIONE L’uomo risponde alla rivelazione con la fede 1. IO CREDO 1. Obbedienza della fede Abramo e Maria: prototipi della fede 2. “So a chi ho creduto” (2Tim 1,12) La fede come adesione personale: “Significa aderire a Dio stesso, affidandosi a Lui e dando l'assenso a tutte le verità da Lui rivelate, perché Dio è la Verità. Significa credere in un solo Dio in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo” (cccc 27)
III. LA RISPOSTA DELL’UOMO ALLA DIVINA RIVELAZIONE 3. Le caratteristiche della fede: -1)La fede, dono gratuito di Dio e accessibile a quanti la chiedono umilmente, 2) è la virtù soprannaturale necessaria per essere salvati, 3) L'atto di fede è un atto umano, cioè un atto dell'intelligenza dell'uomo che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio, dà liberamente il proprio consenso alla verità divina.
4) La fede, inoltre, è certa, perché fondata sulla Parola di Dio; 5) è operosa « per mezzo della carità» (Gal 5,6); 6) è in continua crescita, grazie all'ascolto della Parola di Dio e alla preghiera, 7) Essa fin d'ora ci fa pregustare la gioia celeste. NB. La fede non può essere in conflitto con la ragione, anche se la supera, perché tutte e due provengono dallo stesso Dio
Dimensione ecclesiale dell’atto di fede “La fede è un atto personale, in quanto libera risposta dell'uomo a Dio che si rivela. Ma è nello stesso tempo un atto ecclesiale, che si esprime nella confessione: «Noi crediamo». È infatti la Chiesa che crede: essa in tal modo, con la grazia dello Spirito Santo, precede, genera e nutre la fede del singolo cristiano. Per questo la Chiesa è Madre e Maestra” (CCCC 30). Da qui l’importanza dei simboli della fede