Summer School “I costi economici e sociali della criminalità organizzata” Milano, 11 settembre 2012 La filiera dei costi. L’effetto corruzione.1 Alberto Vannucci Università di Pisa
Corruzione…. cosa? Definire la corruzione – nei suoi legami simbiotici con la criminalità organizzata – come premessa logica per comprendere natura e ammontare dei suoi (eventuali) “costi” Perché eventuali? Vedi il paradosso di Becher-Eichman (Arendt – “La banalità del male”) Costi o profitti della corruzione?
La corruzione pubblica nel rapporto principale-agente (Banfierd Rose-Ackerman 1978)
Dal “menage a trois” (tradimento istituzionalizzato) verso “l’orgia” della corruzione sistemica politiciimprenditori CARTELLIPARTITI burocrati/ dirigenti mafie Elettori/ clienti mediatori tangenti, denaro, risorse economiche protezione, garanzia di adempimento informazioni consenso, sostegno politico decisioni pubbliche che assicurano un vantaggio
Corruzione… quanta?
Figura 3.12: Indice su esperienze e percezione della corruzione in 181 regioni dei paesi dell’Unione europea – punteggi più alti e colori più scuri corrispondono a livelli più alti di corruzione. (Fonte: Elaborazione da Measuring the Quality of Government and Sub- National variation dataset, 2010, Quality of Government Institute)
Corruzione… e dopo? I costi economici: gli “eroici” tentativi di quantificazione miliardi di euro l’anno (Corte dei conti – World Bank) il peggioramento di un punto dell’indice di percezione della corruzione (CPI) in un campione di paesi determina una riduzione annua del prodotto interno lordo pari allo 0,39 per cento, del reddito pro-capite pari allo 0,41 per cento; riduce la produttività del 4 per cento rispetto al prodotto interno lordo l’Italia nel decennio ha visto una crollo del proprio punteggio nel CPI da 5,5 a 3,9. Si potrebbe allora stimare una perdita di ricchezza causata dalla corruzione pari a: (a) circa 10 miliardi di euro annui in termini di prodotto interno lordo; (b) circa 170 euro annui di reddito pro-capite (c) oltre il 6% in termini di produttività
Il costo economico “diretto” della corruzione sui bilanci pubblici “Il denaro per il pagamento delle tangenti derivava dai singoli contratti. Quando si costruiva il contratto [di Enav] con Selex, normalmente il riferimento era M. F.. Si calcolavano le spese e, tra esse, il valore delle tangenti e delle somme che mi erano dovute. E si aumentava il valore del contratto. Da tali sovrafatturazioni, si traeva il denaro per il pagamento delle tangenti. Non mi occupavo delle tecnicalità. Mi limitavo a percepire quanto a me destinato, su conti a me riferibili”
I costi economici “indiretti” della corruzione: come la corruzione inquina le relazioni di mercato La corruzione nel settore privato fa lievitare i prezzi finali pagati dai consumatori avvantaggia imprenditori con minori scrupoli e abili nel malaffare, piuttosto che nella produzione di beni e servizi utili alla collettività. corruzione pubblica e privata non sono a realtà compartimenti stagni, l’una alimenta l’altra: appresa “l’arte delle tangenti”, i corruttori tendono a replicare quelle strategie di successo nei loro affari, quale che sia il mercato (pubblico o privato) in cui li realizzano La prospettiva di poter eludere i controlli con una mazzetta trasforma in una comune strategia d’impresa la non applicazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori, l’evasione di tasse e contributi, l’inquinamento, l’accumulazione di fondi neri, la frode verso i partner commerciali. Corruzione diffusa e incerta applicazione del diritto trasformano l’illecito in scelta spesso vincente sotto il profilo competitivo. Se questo accade, la vera concorrenza si realizza su un terreno parallelo, quello dell’illegalità. Il mercato inquinato dalla corruzione premia chi è meno propenso al rispetto delle leggi, esalta l’abilità nel maneggiare tangenti, concentrandone i costi su fornitori, concorrenti onesti, cittadini-consumatori
Le “chiavi di accesso per il successo” in un mercato (pubblico e privato) dominato dalla corruzione
“Ci sono due piani distinti. Due livelli di imprenditori. Quelli amici e quelli che stanno fuori dal cerchio. I primi sono quelli che possono pagare – 10mila, 100mila, 1 milione. E’ a loro che vengono chiesti i soldi. Il politico se li fa dare da uno con cui è in confidenza, non da uno che non conosce e conosce appena. E’ così: quelli che non possono pagare vengono sbattuti fuori. E’ il sistema che seleziona. Non potendo mettere i soldi sul tavolo non hai accesso al binario e non lavori” “gli ho solo chiesto di presentarmi il responsabile della Protezione Civile, il dottor G. B., in quanto volevo che E. I. mio amico con il quale avevo stipulato un contratto di collaborazione, potesse esporre allo stesso B. le competenze del suo gruppo industriale nella prospettiva di poter lavorare con la Protezione Civile. Una sera il presidente B. mi presentò G. B. con il quale in seguito mi sono incontrato unitamente ad E. I.. (…) Voglio infine precisare che il ricorso alle prostitute ed alla cocaina si inserisce in un mio progetto teso a realizzare una rete di connivenze nel settore della Pubblica amministrazione perché ho pensato in questi anni che le ragazze e la cocaina fossero una chiave di accesso per il successo nella società
I costi “politici” della corruzione
Tessere e tangenti Perché i tesserati si moltiplicano negli anni dei congressi? (…) Infatti sono tutte tessere fasulle. Io non ho mai conosciuto un elettore che fosse anche iscritto, chissà perché. Allora diciamoci: gestire le tessere serve per gestire il potere, a tutti i livelli, Arriva uno con cento tessere, tratta e porta a casa un posto nella municipalizzata. E’ un sistema perverso.[1][1] [1] La Stampa, 18 febbraio 2012, p.7. [1]
La corruzione deteriora efficienza e qualità dei servizi pubblici
La corruzione uccide
La corruzione rafforza le mafie Il sistema degli appalti funziona in Sicilia come funziona in Italia. La differenza è che in Sicilia c’è più disciplina. Che significa? Significa che in Sicilia, al contrario di quanto avviene in Italia, ogni tanto ci scappa il morto e la disciplina ne è una conseguenza. (…) Quel che so io è questo: ogni appalto dai dieci miliardi in su si decide in un triangolo tra politici- imprenditori-funzionari e progettisti. La mafia in questo triangolo non c’è, ma c’è, eccome, all’esterno di questo triangolo Con riferimento al Comune di Casal di Principe, è Antonio Corvino (Udeur), figlio di Gaetano, il politico di riferimento con il fratello Demetrio, per la gestione degli appalti per il clan Schiavone: essi fanno capo a Nicola Schiavone, figlio di Sandokan. (…) In effetti il clan inizia a programmare la gestione degli appalti fin da momento in cui si parla della assegnazione dei finanziamenti da enti sovraordinati. Anche i finanziamenti dello Stato per la legge 488 furono utilizzati dal clan per far aprire imprese commerciali e poi farle fallire (…). Tutti gli appalti erano controllati per conto di Nicola Schiavone e per il tramite dei funzionari del Comune