Morire giovanissimi ammazzati per Cristo Daudi Okelo e Jildo Irwa Morire giovanissimi ammazzati per Cristo Proclamati Beati da Giovanni Paolo II il 20 ottobre 2002
L´albo dei martiri ugandesi non si è chiuso con la canonizzazione dei 22 giovanetti martirizzati a Namugongo/Kampala nel 1886 nelle missioni aperte dai Padri Bianchi, perché si è arricchito il 20 ottobre 2002, con la beatificazione di un catechista giovanissimo e di un aiuto catechista quasi bambino di Paimol/Kitgum, martirizzati nel 1918 nelle missioni dei Padri Comboniani: sono Davide Okelo e Gildo Irwa, ambedue battezzati nel 1916 all´età rispettivamente di 14 e 10 anni. E’ stata una data memorabile per tutto il mondo missionario e anche per le comunità cattoliche africane che stanno fiorendo un po´ ovunque in Italia .Viene messo in risalto di fronte alla società italiana che questi cristiani vengono dall´Africa non solo col fardello delle loro povertà ma anche con la ricchezza della loro fede, mai tanto eloquente come quando dà la testimonianza del sangue. Cliccare
Davide Okelo e Gildo Irwa martiri di Paimol ( 1917-1918) Sono due ragazzi Acholi,, Ugandesi che una volta abbracciata la fede, si sono offerti di prestare il loro servizio di catechisti in una delle zone in guerra dell’Uganda, in Paimol, dove furono uccisi . Alcuni frasi riportate da chi li ha conosciuti indicano la loro scelta fondamentale per Cristo e per i fratelli.
La gente di Paimol diceva di loro: “ I ragazzi andavano volentieri da loro ed essi erano sempre pronti a DEDICARE LORO TEMPO E PAZIENZA per spiegare il catechismo e ascoltarli e rispondere a tante loro domande. Tutta la gente li amava per il bene che facevano a tutti senza distinzione. Diffondere il vangelo, far conoscere Gesù Cristo occupava tutto il loro tempo ; però trovavano il tempo per pregare e per lavorare.
La vita secondo il vangelo, la preghiera, l’aiuto fraterno, l’operosità, l’accoglienza, il desiderio di essere strumento della diffusione della buona nuova, li rendeva sicuri di fronte ad ogni difficoltà.
Dicevano: “Non basta ricevere il grande dono della fede, ma occorre trasmetterlo con la vita e la parola convinta”. “ Essere cristiano significa essere libero di scegliere, di stare con Cristo.”
Essi scelsero prima di ANDARE e poi di RIMANERE, perché testimoniare vuol dire condividere la vita degli altri, dedicare tempo e vita agli altri, camminare insieme agli altri verso Cristo”. E fin dall’inizio loro scelsero di stare con la gente, a favore della vita, spinti dall’amore per Gesù Cristo e per i fratelli che ancora non lo conoscevano.
La storia dell'avvento e della crescita del cristianesimo in Uganda si imbatte da subito nella figura del catechista, la persona che ha avuto il ruolo più importante nella diffusione della parola di Dio nei villaggi e nelle comunità cristiane. In effetti i catechisti hanno rappresentato, e tuttora rappresentano, il più stretto legame tra i sacerdoti e le piccole comunità, perché essi vivono tutto il tempo con la gente e altrettanto bene conoscono i luoghi dove abitano. Anche oggi continuano ad essere indispensabili nella crescita e nel sostegno delle parrocchie e delle cappelle. Infatti garantiscono il contatto immediato con la gente del posto e l'organizzazione del lavoro pastorale nelle loro comunità. Senza di loro, i sacerdoti troverebbero veramente arduo poter condurre avanti il lavoro pastorale nelle loro parrocchie. I catechisti quindi, tanto sono vitali per la comunità cristiana, quanto sono i riconosciuti leaders del loro popolo: insomma punto di riferimento in ogni tempo ed evenienza.
Si capisce allora che in questa parte del paese, concretamente nell'Archidiocesi di Gulu, tra il 1986 e il 2002, almeno 66 abbiano perso la vita nell'esercizio del loro ministero. La drammaticità dei numeri non scoraggia , però lo sforzo intrapreso per la loro formazione. Al momento, oltre 700 di loro so no attivamente presenti sul campo. Musica: anonimo, Io sono l’Africa Produzione: Comboninsieme sevemaster@virgilio.it