06/04/2017 “LITIGARE CON METODO. Perché è benefico imparare a gestire le contrarietà piuttosto che evitarle soltanto” Daniele Novara, pedagogista, direttore.

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06/04/2017 “LITIGARE CON METODO. Perché è benefico imparare a gestire le contrarietà piuttosto che evitarle soltanto” Daniele Novara, pedagogista, direttore del CPP

La tendenza correttiva nei litigi infantili si perde nella notte dei tempi. Resta un tabù pedagogico ancora operativo.

Le frasi che si tende ad usare sono molto emblematiche : “Chi è stato?” “Chi ha iniziato?” “Basta!” Segnalano che il comportamento infantile è sbagliato e che solo l’adulto lo può correggere. Accentuano nel bambino la vergogna e la dipendenza.

06/04/2017 PER I BAMBINI I LITIGI SONO COMPONENTI NATURALI LEGATI AL BISOGNO DI CONOSCERSI E DI IMPARARE A STARE CON GLI ALTRI

“I PICCOLI AGISCONO COME CUCCIOLI CHE GIOCANO AL LITIGIO PER IMPARARE A VIVERE E A STARE INSIEME” Fino a sei anni i bambini hanno una naturale tendenza ad autoregolarsi per gestire le loro litigiosità, anche quando sono di carattere fisico.

NON C’ E’ NESSUN MOTIVO SCIENTIFICO DI PENSARE CHE ENTRO I PRIMI SEI ANNI I BAMBINI POSSANO FARSI MALE Lo sviluppo del pensiero cognitivo non prevede, fino a quell’età, la genesi del rancore come struttura relazionale.

I LITIGI FAVORISCONO: - il riconoscimento delle proprie risorse e dei propri limiti - la scoperta dell’errore come strumento per imparare nuovi contenuti - la capacità di vedere la realtà da un altro punto di vista - le funzioni auto regolative

IL METODO MAIEUTICO NON CERCARE IL COLPEVOLE NON IMPORRE LA SOLUZIONE FAVORIRE LA VERSIONE RECIPROCA DEL LITIGIO FAVORIRE L’ACCORDO CREATO DA LORO STESSI

Primo passo indietro: NON CERCARE IL COLPEVOLE È il compito più difficile per l’adulto che spesso chiamato in causa come riferimento e in parte gratificato dal ruolo di giudice assegnatoli dai bambini, tende a intervenire continuamente. È difficile che in un litigio tra bambini si possa individuare chiaramente un colpevole e spesso l’intervento di un “grande” non fa altro che aumentare la percezione della gravità di un problema che spesso è banale, a volte è solo un gioco. Il litigio è anche una richiesta di attenzione e se litigando si ottiene questa attenzione…più si litiga meglio è!

L’adulto ha paura che i bambini non ce la facciano da soli. Secondo passo indietro: NON IMPORRE LA SOLUZIONE L’adulto ha paura che i bambini non ce la facciano da soli. Teme che il litigio possa degenerare. La paura genera un intervento coercitivo “Smettetela, fate la pace, dagli la mano, dagli un bacino”. La soluzione imposta dall’adulto non corrisponde alla sostenibilità relazionale fra i bambini.

Primo passo avanti: FAVORIRE LA VERSIONE RECIPROCA DEL LITIGIO “Datevi la vostra versione” È importante che ciascun bambino possa spiegare i fatti e presentare le proprie ragioni. Le emozioni negative decantano nei bambini con molta rapidità, parlare favorisce questa decantazione. Vanno bene le parole ma anche le versioni scritte e i disegni per i più piccoli. L’adulto resta neutrale favorendo questo atto di reciprocità.

Secondo passo avanti: FAVORIRE L’ACCORDO CREATO DA LORO STESSI Tutte le ragioni fornite sono legittime, ognuno ha potuto esprimersi comunicando la propria versione all’altro/altri. È il momento in cui si crea spontaneamente un accordo fra i bambini. L’adulto sostiene questa possibilità autoregolativa. Progressivamente i bambini imparano da soli e non si rivolgono più agli adulti. Imparano a stare insieme anche nelle situazioni di contrarietà.

LE TRE FUNZIONI PROTETTIVE DEL LITIGIO INFANTILE: Perché litigare bene da piccoli serve tutta la vita

1) Capacità AUTOREGOLATIVA Saper trovare un accordo da soli. Regolare gli interessi individuali in modo da trovarne uno comune.

2) Capacità DI DECENTRAMENTO Saper vedere il problema da un altro punto di vista. Consente di analizzare le situazioni con un occhio esterno. Funzione anti rigidità, sviluppa la capacità plastica mentale ed emotiva.

Si tratta di rinuncia attiva. 3) Capacità CREATIVO-DIVERGENTE A un certo punto devo rinunciare perché l’altro è più forte di me. Vado a cercare qualcosa che mi piace di più di quello che volevo condividere con il mio amico e che lui non ha voluto condividere. Si tratta di rinuncia attiva.

Queste fidanzate… Come ogni giovedì pomeriggio Andrei, Sorin e David si trovano al parco per fare due tiri con il pallone. Sorin ha 9 anni ed è accompagnato dalla zia, andrei e David hanno 10 anni e sono soli. Stanno giocando, a un certo punto Andrei inizia a raccontare di essere arrabbiato con una bambina di classe 4 perché non ha accettato la sua proposta e anche se lui ha già una fidanzata si lamenta perché prima ne aveva ben 4. Allora Sorin dice di aver visto la sua fidanzata in bagno con un altro bambino. Dopo poco i due si mettono le mani addosso. La zia li ferma, loro molto concitati vogliono farsi le loro ragioni e iniziano a urlare “Lui ha detto…lui mi ha fatto…ma io…adesso ti spacco i denti…”. La zia consegna loro due foglietti dicendo di scrivere cosa è successo. I bambini prendono i foglietti e scrivono in silenzio. Anche David si fa dare un foglietto perché dice di aver sentito tutto. Dopo poco arrivano con i foglietti in mano. La zia li fa leggere.

Andrei: Lui mi ha detto che ha visto la sua fidanzata in bagno con un altro bambino. Ed io ho detto che non me ne frega. Allora lui mi ha tirato una botta forte sulla guancia. Sorin: Andrei ha parlato della sua fidanzata e io ho detto che oggi ho visto la mia fidanzata in bagno con un altro. Poi ho fatto vedere a Andrei cosa è successo. David: Sorin aveva parlato della sua fidanzata. Andrei gli ha detto che non gli importa e Sorin gli ha dato uno schiaffo sulla guancia.

I due litiganti continuano a sostenere la loro versione, la zia consegna loro un altro foglietto dicendo “scrivete cosa potete fare, cercate di trovare un accordo”. I due bambini si parlano, sbuffano, fanno no con la testa, poi Andrei prende il foglio e scrive consultandosi con Sorin. David li osserva e ascolta. Ecco il loro accordo: Abbiamo deciso di sfidarci a un gioco: schiacciadito. Lo ripetiamo 3 volte e vediamo chi vince. David farà l’arbitro. I due si sfidano, vince Andrei e tornano tutti e tre a giocare pallone.

1) Non attaccare la persona ma resta Istruzioni per 1) Non attaccare la persona ma resta sul problema L’altro, gli altri entrano in conflitto con noi a partire da un problema. Si tratta di focalizzare bene in quale problema ci stiamo imbattendo e in che misura ci riguarda. L’altro nel conflitto è necessario per comprendere, superare e integrare il problema. In ogni caso il problema c’è e bisogna tenerne conto.

2) Meglio prendere tempo che una qualsiasi reazione emotiva Vorremmo subito mettere a tacere il fastidio che il problema ci suscita. In questo modo apriremmo solo un ping pong di reazioni, tendente ad avere l’ultima parola sull’altro e perderemmo di vista il problema. Aspettiamo che passi l’impeto!

3) Capire il conflitto è più importante che volerlo risolvere Il problema, la difficoltà che attraversiamo rimanda ad un conflitto che ha significati spesso impliciti e estremamente soggettivi. Comprendere quello che sta succedendo consente di sciogliere i nodi emotivi e gli eventuali equivoci su cui il conflitto costruisce confusione e percezione distorta. Chiarificare è più importante che eliminare il conflitto.

4) Non prenderti i conflitti degli altri. Aiutali a gestirli Diventare parti o controparti di un conflitto altrui non aiuta a dipanare il gomitolo ma aggiunge benzina al fuoco già acceso, viceversa assumere una funzione di regolazione comunicativa permette ai contendenti di riconoscere le ragioni reciproche. Né giudice né difensore ma mediatore maieutico aiutando a fare da soli.

5) Meglio una domanda (maieutica) che una minaccia! Nel conflitto servono informazioni per poterlo integrare nella relazione. La domanda aiuta a prendere tempo, a spostare sull’altro il testimone. Le domande verificano la disponibilità, la sostenibilità, il possibile della situazione. La domanda maieutica è una domanda di interessamento e non di controllo né inquisitoria.

6) C’è sempre un interesse in comune! Questa è la parte inedita del conflitto: se c’è un conflitto, c’è un interesse da trattare insieme. Il conflitto è spesso una copertura di questo interesse, si tratta di farlo emergere, esplicitarlo e farlo diventare il regolatore della relazione che ci riguarda.

“LE PAROLE SERVONO A LITIGARE SENZA FARSI MALE” (un bambino di Reggio Emilia)

BUON LITIGIO A TUTTI!