LUGLIO 2006.

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Transcript della presentazione:

LUGLIO 2006

Quel giorno, quel mese, quell’ anno, QUALCOSA CAMBIO’. La mano sinistra tremò per la prima volta. Non prendeva più un oggetto. La forza mancava. Mi chiedevo “perché?”, mi dicevo “forse..”, e, tanti dubbi mi assalirono in quell’estate così calda.

E POI…

Pensai che fosse solo un momento di stanchezza e che, vista l’età, i dolori reumatici potevano anche permettersi di avanzare in un corpo che ha superato i 60 anni. .

L’autunno, con quel calore meno intenso e quel colore più tenero, mi destò da quel torpore mentale a cui mi costringevo

ed eccomi a pensare che a quel punto una soluzione al problema doveva essere trovata! Quella mano e quell’intero braccio sinistro stavano facendo i capricci un po’ troppo spesso.

Ma sul suo viso apparve un lampo di preoccupazione per me. DANIELA, la mia dottoressa, lei sempre così calma e serena, con amore e coraggio iniziò a sostenermi con le prime cure. Ma sul suo viso apparve un lampo di preoccupazione per me.

Ma non bastarono le sue cure. Ero lì, in una stanza di un centro medico per essere sottoposta ad una visita neurologica, quando arrivò un professore, un neurologo, che dopo avermi posto alcune domande, mi guardò con occhi tristi e mi diagnosticò una sospetta malattia chiamata “Motoneurone”, che fino a quel momento non conoscevo.

Lui, quell’uomo con occhi piccoli e marcati, alto e distinto, mi fece paura. Quella sera stessa mi documentai sulla malattia di cui mi aveva parlato e la esclusi a priori dalla mia vita, non era possibile!

Dal giorno seguente, evitai di pensarci, tolsi il problema dalla mia mente e dimenticai anche il professore.

”Il Motoneurone” era una malattia totalmente sconosciuta anche ai miei familiari che hanno iniziato a preoccuparsi per me e a raccomandarsi perché facessi esercizi fisioterapici più assiduamente per poter rinforzare la muscolatura del braccio, credendo che in quel momento fosse la cosa migliore da fare.

mano e braccio perdevano ogni giorno di più, Invece… mano e braccio perdevano ogni giorno di più, come si suol dire, “i colpi” . Oggetti di ogni tipo, ormai, li afferravo con una difficoltà incredibile.

Ed ecco affiorare nella mia mente tanti PERCHE’!!! Perché non potevo più stendere i panni? Perché non potevo più allargare quelle mollette? Perché non riuscivo più a far sì che quei bottoni del pigiama combaciassero tra loro? e perché…e perché… e perché… Talmente tanti perché da iniziare la trafila di accertamenti ed esami.

Andai a Bergamo e cominciai a fare esami come: “Elettromiografia”, “Evocati Potenziali”, ecc… Accompagnati sempre da tanta, tanta, tanta paura. Esami, esami ed ancora esami per escludere dalla mia vita la malattia del “ Motoneurone”, malattia rara detta anche “Sclerosi Laterale Amiotrofica” ( SLA ).

eccomi qui a dover affrontare la malattia E invece no, eccomi qui a dover affrontare la malattia e a dovermi affidare a quel professore neurologo, alto e distinto, che mi ha presa in cura definitivamente.

Oggi, sono qui a fare le coccole al mio braccio e alla mia mano sinistra, che se è vero che mi hanno resa DIVERSABILE , nel contesto di questo mondo che mi circonda, mi hanno comunque permesso di essere accettata, per quella che ero e per quella che sono .

Posso testimoniare e ringraziare: non solo il professore alto e distinto, con quegli occhi che ora non vedo più piccoli ma profondi, con quel sorriso un po’ nascosto sotto i baffi, con quel parlare sereno e pacato, che mi sta donando, con quelle poche medicine che sono sul mercato per questa malattia, la speranza di affrontarla con serenità;

i miei familiari, che ogni giorno mi aiutano e s’ impegnano con grande amore a farmi vivere senza farmi sentire inutile;

gli amici e le amiche che mi sostengono con la loro vicinanza e non mi fanno sentire il peso della solitudine;

non tanto per dare quanto per ricevere dagli altri; il mio lavoro, a cui mi dedico da anni, non tanto per dare quanto per ricevere dagli altri;

la mia comunità che, attraverso incontri settimanali e attraverso la lettura della Parola di Dio e le preghiere, mi rende più forte;

Alla Parola di Dio mi aggrappo, come su di una roccia, per sostenermi nei momenti più deboli e faticosi delle mie giornate, quando tutto si ingrigisce e si incupisce, ed è proprio grazie a Lei che li supero. Tutto è un dono per la mia crescita interiore e per la mia debole personalità.

Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Questa lettura sia di chiusura al mio racconto personale … Dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinzi: “ Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio”.

Rappresentante dell’Associazione AISLA di Arezzo Firmato Rappresentante dell’Associazione AISLA di Arezzo Via Don Luigi Sturzo,n 14 Maria Luisa Valesio Impostazione Fotografica di GIULIA SORRENTINO MUSICA di ANDREA CHIMENTI “ CANTICO DEI CANTICI “