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Lettera 119
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti seguire la dottrina dell’immacolato Agnello col cuore libero e spogliato d'ogni creatura, vestito solo del Creatore, col lume della santissima fede.
Perché senza il lume non potresti andare per la via dritta dello svenato e immacolato Agnello. E però desidera l'anima mia di vedere te, e l'altre, schiette e virili; e che non vi volgiate mai per verun vento che vi venisse.
Guarda che tu non volgi il capo a dietro; ma sempre va innanzi, tenendo a mente la dottrina che t'è stata data. E ogni dì di nuovo fa che entri nell'orto dell'anima tua col lume della fede, a trarne ogni spina che potesse affocare il seme della dottrina data a te, e a rivolgere la terra: cioè che ogni dì spogli il cuore tuo.
Questo è di necessità di spogliarlo continuamente; perché spesse volte ho veduto di quelli, che è parso che siano stati spogliati, che io li ho trovati vestiti, per prova d'opere più che per parole. Con la parola parrebbe il contrario, ma l'operazione dimostra l'affetto.
Voglio dunque che tu in verità spogli il cuore; seguendo Cristo crocifisso. E fa che il silenzio stia nella bocca tua. Mi sono avveduta; che poco credo che l'altra l'abbia tenuto. Di questo molto m'incresce. S'egli è così, come mi pare, vuole il mio Creatore, che io porti, e io son contenta di portare; ma non son contenta dell'offesa di Dio.
Mi scrivesti che pareva che Dio ti costringesse nell’orazione a pregarlo per me. Grazia sia alla divina bontà che tanto amore ineffabile dimostra alla miserabile anima mia. Dicesti ch'io ti scrivessi se io avevo pena, e se io avevo delle mie infermità usate in questo tempo: a che ti rispondo, che Dio ha provveduto mirabilmente dentro e di fuori.
Nel corpo ha provveduto molto in questo Avvento, facendo passar le pene con lo scrivere; e vero è che, per la Bontà di Dio, elle sono più aggravate che elle non solevano. E se egli l'ha più aggravate, ha provveduto, ché Lisa è guarita, subito che frate Santi infermò; che è stato in su l’estremità della morte.
Ora quasi miracolosamente tanto è migliorato, che si può dire guarito. Ma pare che lo Sposo mio della Verità eterna abbia voluto fare una dolcissima e reale prova dentro e di fuori, di quelle che si vedono, e di quelle che non si vedono, che sono molto più, innumerabilmente, che quelle che si vedono: ma egli ha tanto dolcemente provveduto, insieme con la prova, che la lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo.
Onde io voglio che le pene mi siano cibo, le lagrime beveraggio, il sudore mio unguento. Le pene voglio che mi ingrassino, le pene mi guariscano, le pene mi diano lume, le pene mi diano sapienza, le pene mi rivestano la mia nudità, le pene mi spoglino d'ogni proprio amore, spirituale e temporale.
La pena della privazione delle consolazioni d'ogni creatura m'ha richiesta nella privazione delle virtù, in conoscere l’imperfezione mia, e il perfettissimo lume della dolce Verità, provveditore, e accettatore dei santi desideri, e non delle creature:
quello che non ha ritratto a dietro la sua bontà verso di me per la mia ingratitudine, per il poco lume e conoscimento mio; ma solamente ha guardato a sé, che è sommamente buono.
Ti prego per l'amore di Gesù Cristo crocifisso, dilettissima figliuola mia, che non allenti l'orazione; anco, la raddoppia (perché io ne ho maggiore bisogno che tu non vedi); e che tu ringrazi la bontà di Dio per me.
E pregalo che mi dia grazia che io dia la vita per lui, e ch'egli tolga se gli piace, il peso del corpo mio; perché la vita mia è di poca utilità ad altrui; ma piuttosto è penosa, e gravezza ad ogni creatura da lunga e da presso per i peccati miei.
Dio per la sua pietà mi tolga tanti difetti; e questo poco del tempo che io ho a vivere, mi faccia vivere spasimata per l'amore della virtù; e con pena offri dolorosi e penosi desideri dinanzi a lui per la salute di tutto quanto il mondo, e per la riforma della santa Chiesa.
Godi, godi in Croce con me; sicché la Croce sia un letto dove si riposi l'anima; una mensa dove si gusti il cibo, e il frutto della pazienza con pace e con quiete. Mi mandasti dicendo... Della quale cosa fui consolata, sì per la vita sua, sperando che ella si corregga, mandandola con meno vanità di cuore che fino a ora non ha fatto; e sì per i fanciulli, che erano condotti a lume del santo Battesimo.
Dio gli dia la sua dolcissima grazia; e gli dia la morte, se non debbono essere buoni. Benedì loro, e conforta lei in Cristo dolce Gesù; e digli ch'ella viva col santo e dolce timore di Dio; e che ella riconosca da Dio la grazia che ha ricevuta, che non è stata piccola, ma ben grande. E se ella ne fosse ingrata, dispiacerebbe molto a Dio; e forse che non lascerebbe impunita.
Ti raccomando... Di costoro novella nessuna non ho avuto; la cagione non so. Sia fatta la volontà di Dio. Il nostro Salvatore m'ha posta in su l'Isola, e da ogni parte i venti percuotono. Ognuno goda in Cristo crocifisso, di lunga l’uno dall'altro.
Sérrati nella casa del conoscimento di te. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio.