La famiglia dei legni
CLARINETTO Il clarinetto è uno strumento musicale a fiato ad ancia semplice battente appartenente alla famiglia dei legni. Lo strumento più antico che adotta il principio dell'ancia semplice è il memet egiziano, costituito da una coppia di canne e conosciuto dal 2700 a.C. Esistono vari tipi di strumenti che adottano questo principio tra cui le launnedas sarde, conosciute dal 900 a.C Sullo stesso principio si basa lo chalumeau, il predecessore del clarinetto, costituito da un tubo cilindrico di canna alla cui parte superiore c'era un'incisione fatta per ricavare l'ancia.
Il clarinetto è diviso in cinque parti, unite ad incastro con guarnizioni in sughero. Partendo dall'alto, lo strumento inizia con il bocchino, corredato di ancia e legatura. Il bocchino è l'imboccatura adatta a produrre le vibrazioni sonore. I materiali più usati oggi per bocchini di buona qualità sono l'ebanite,il cristallo ed il legno. Segue il barilotto, che fa risuonare le vibrazioni. La parte centrale è costituita dal corpo superiore e dal corpo inferiore, sebbene oggi alcuni clarinetti li presentino uniti. Su questi due corpi sono presenti ventiquattro fori di dimensioni differenti: sette fori, di cui sei circondati da anelli, vengono chiusi dalle dita, mentre gli altri vengono chiusi dai cuscinetti, azionati dagli anelli oppure dalle diciassette o diciotto chiavi (a seconda del modello). Tramite la chiusura e l'apertura dei fori della parte centrale, viene modificata la lunghezza della colonna d'aria vibrante in modo da ottenere i suoni dell'intonazione desiderata. Lo strumento termina con la campana, che dà ulteriore risonanza ai suoni. Poiché provvisto di una cameratura sostanzialmente cilindrica, il clarinetto produce suoni una quinta più gravi di uno strumento di eguale lunghezza ma provvisto di cameratura conica. S T R U A
DI CHE COSA È FATTO? Legno : Il legno tradizionalmente utilizzato per costruire il clarinetto è l‘ebano, che conferisce il caratteristico colore nero. Altri legni impiegati sono il grenadilla (oggi il più utilizzato) ed il palissandro dell‘Honduras. Il legno grenadilla, originario del Mozambion è divenuto quello maggiormente impiegato non in virtù di superiori qualità acustiche, come taluni erroneamente credono, ma grazie alla sua compattezza, ottima lavorabilità e capacità di mantenere le dimensioni in cui viene lavorato. Quest'ultima caratteristica è estremamente importante in quanto variazioni anche minime nelle misure della cameratura interna hanno grande influenza sull'intonazione e la qualità del suono del clarinetto. Ogni tipo di legno conferisce caratteristiche peculiari alla sonorità dello strumento con esso costruito, oltre ad avere differenti caratteristiche di lavorabilità e durata nel tempo. Ebanite : L‘ebatite, nota anche come hard rubber(cioè gomma dura) poiché ottenuta dal processo di vulcanizzazione della gomma, è impiegata nella costruzione di clarinetti anche di livello professionale. Ha un costo molto competitivo rispetto ai legni pregiati, che devono essere selezionati e ben stagionati Secondo alcuni, l'ebanite è un materiale superiore al legno, poiché consente di ottenere clarinetti con un suono di alta qualità, con in più il vantaggio di una grande durata nel tempo ed insensibilità alle variazioni di umidità (i clarinetti in ebanite o materiale plastico sono spesso usati nelle bande, o comunque all'aperto, in quanto non temono condizioni atmosferiche che per il legno sarebbero avverse). Altri materiali : I clarinetti in passato erano costruiti anche con materiali oggi meno impiegati quali il metallo. Infatti, negli anni venti i clarinetti in metallo erano tenuti in alta considerazione per il loro bel suono, unito al costo modesto e alla facilità di fabbricazione.
SUONO Suono : Il clarinetto ha un suono alto, acuto e versatile. Il timbro del clarinetto è suadente e grintoso.Studi fisici hanno successivamente dimostrato che il suono del clarinetto dipende in misura piuttosto bassa dal materiale con cui è costruito lo strumento, e tutte le armoniche vengono generate dall'ancia che vibra e dal barilotto che sta all'inizio della colonna d'aria interna allo strumento. Anche i clarinetti costruiti in materiale plastico (ABS), in linea di principio, potrebbero essere degli ottimi strumenti se nella loro realizzazione fosse impiegata la stessa cura ed attenzione utilizzate nei clarinetti in legno. Scelte commerciali ben precise delle maggiori case di fabbricazione di questi strumenti hanno tuttavia escluso la realizzazione di clarinetti in metallo e plastiche avanzate, anche se esistono case produttrici (come Buffet Crampon e Hanson) che utilizzano una sorta di legno polverizzato misto a resine sintetiche per la realizzazione del corpo dello strumento
CLARINETTO BASSO Il clarinetto basso è uno strumento musicale a fiato (strumento traspositore ad ancia semplice) appartenente alla famiglia dei clarinetti. Questo strumento è tagliato in Si♭, un'ottava sotto il clarinetto soprano (esistono anche rarissimi modelli in La).Il clarinetto basso nella sua forma moderna, che gli fu impartita per primo da Adolphe sax nel 1838, è composto da 5 pezzi: il bocchino (con legatura ed ancia), il collo (o "S"), il pezzo superiore, il pezzo inferiore e la campana (con la caratteristica forma a pipa) e presenta diverse somiglianze col clarinetto alto e col corno di basetto, coi quali viene a volte confuso: rispetto a questi ultimi è però più lungo e quindi più grave. A differenza degli altri membri della sua famiglia, si tratta di uno strumento curvo, che l'interprete suona tenendolo verticalmente rispetto al suolo. Lo strumento è abbastanza pesante e perciò viene normalmente supportato da una cinghia appesa al collo del musicista o appoggiato ad un supporto fissato al corpo. Benché, per queste caratteristiche, lo strumento assomigli superficialmente ad un sassofono, si tratta di uno strumento completamente differente, a partire dai materiali (legno) e dalle tecniche di costruzione per arrivare alla sonorità, alle caratteristiche acustiche (corpo cilindrico) e alle tecniche esecutive che sono quelle proprie della famiglia dei clarinetti.
ESTENSIONE e TIMBRO L'estensione del clarinetto basso va normalmente dal Reb sotto la chiave di basso al Sol sopra la chiave di violino, anche se gli esecutori esperti raggiungono il Re con due tagli: si possono anche trovare riferimenti per diteggiature fino al secondo Do sopra il rigo - Do8, di esecuzione sempre più difficile: in ogni caso è raro trovare pezzi con note sopra il Do6. Sono anche abbastanza diffusi modelli "discendenti" di clarinetto basso: il pezzo inferiore è più lungo e munito di chiavi che permettono di scendere fino al Sib sotto la chiave di basso. Il clarinetto basso ha quindi un'estensione utile di circa quattro ottave, rivaleggiante con quella del fagotto (la scarsità di letteratura per clarinetto basso solista fa quindi sì che molti interpreti si cimentino con trascrizioni di lavori per fagotto). Il timbro del clarinetto basso è molto distintivo e più ricco di quello di strumenti di estensione simile.
OBOE L'òboe è uno strumento musicale a fiato ad ancia doppia appartenente al gruppo dei legni. Ha un suono leggero e assai penetrante. Di forma conica, è generalmente fatto di ebano (Dalbergia melanoxylon, noto anche come Grenadilla) o, meno frequentemente, di palissandro (Dalbergia nigra, chiamato spesso "legno di rosa" o "brazilian rosewood"). I tasti e la meccanica sono in metallo, generalmente alpacca argentata, nichelata o dorata.L'oboe è utilizzato generalmente nella musica da camera, nelle bande o nelle orchestre sinfoniche, anche come solista; più raramente nel jazz.L'oboe che conosciamo oggi è l'erede di una lunga tradizione di strumenti ad ancia doppia. La sua importanza tra i fiati dell'orchestra barocca è testimoniata anche dal fatto che l'oboe dà il «La» agli altri strumenti dell'orchestra (su questo ci sono pareri discordanti: alcuni sostengono che dia il La perché nelle orchestre spesso sostituiva il violino, altri invece che dia il La perché è lo strumento di più difficile intonazione).
SISTEMA DI MECCANICA Attualmente il sistema di meccanica più usato e diffuso è il Gillet A6 Conservatoire originario del 1902, perfezionato nel 1906 con l'avvento dei piattelli al posto degli anelli e chiamato comunemente «sistema francese». Gli strumenti di questo tipo sono prodotti con meccanica completa o semplificata; quest'ultima, omettendo alcune chiavi ausiliarie utili ma di fatto non indispensabili in fase di apprendimento, è montata sugli strumenti economici da studio. La dotazione completa in genere comprende: tastiera chiusa a piattelli, di cui il 1°, 2°, 3° e 5° forati piattello del «mezzo buco» (indice sinistro) con regolazione indipendente dell'apertura due chiavi per i trilli sul passaggio di registro, di cui una duplicata boccola composita per il trillo MIb-Mi (anulare destro) con adiacente chiave ausiliaria per il trillo Do-Do# articolazione del gruppo Do / Do# / Mib (mignolo destro) chiavi gemellate basculanti del Si basso / Mib (mignolo sinistro) chiave di Sol# articolata (mignolo sinistro) chiave duplicata del Sol# (indice destro) sincronizzata con il 3° piattello per il trillo chiave duplicata del Fa (mignolo sinistro) correttore automatico del Fa 'a forchetta' correttore del Sib basso alla campana (con doppia connessione in alcuni modelli) chiavi ausiliarie per i trilli portavoce semiautomatico terzo portavoce, azionato dal pollice sinistro per mezzo di una leva sovrapposta a quella del primo
TIBRO E DITEGGIATURA L'estensione dell'oboe va dal Sib sotto il Do centrale del pianoforte fino al La due ottave al di sopra. Sebbene nelle partiture orchestrali non siano quasi mai richieste note sopra il Fa acuto, le tecniche esecutive più evolute hanno evidenziato la capacità dell'oboe moderno di arrivare fino al Do sovracuto; le tre note estreme richiedono altresì una modifica radicale dell'imboccatura dell'ancia e lo spostamento della mano destra dalla posizione standard per azionare contemporaneamente piattelli e chiavi ausiliarie. La diteggiatura 'naturale' dello strumento, quella che utilizza esclusivamente i sei fori principali, è comune al flauto traverso e segue la scala diatonica di Re maggiore.
CORNO INGLESE Il corno inglese è uno strumento musicale a fiato ad ancia doppia e canna conica, usato non solo in ambito orchestrale ma anche come strumento bandistico. Una teoria è che il suo nome derivi dall'espressione francese corne d'angle o cor anglé, quindi "angolato", per l'angolo che presentava al centro della canna, successivamente tradotta erroneamente "inglese" ("anglais", dalla pronuncia analoga ad "anglé"). La teoria è dibattuta (vedi l'articolo inglese corrispondente). Si tratta in effetti di un oboe contralto, la cui estensione è una quinta giusta sotto quella dell'oboe. Si diffuse nella prima metà del XVIII secolo come modificazione dell'oboe da caccia (quello utilizzato da Johann Sebastian Bach). L'estensione va dal mi sotto il do centrale fino al si bemolle, una quattordicesima sopra il do centrale.
DIFFERENZA TRA L’OBOE E IL CORNO INGLESE Come l'oboe, anche il corno inglese è uno strumento difficile da suonare, per la capacità di "fiato" richiesta e per la difficoltà di mantenere una corretta imboccatura. Un musicista professionista ha paragonato lo sforzo di suonare il corno inglese a quello di gonfiare palloncini consecutivamente per ore. Il confronto è tuttavia esagerato: per quanto faticoso, il corno inglese è senz'altro meno impegnativo dell'oboe. Rispetto a quest'ultimo, difatti, il corno inglese possiede un'ancia più larga che ne agevola l'emissione del suono. Coloro che lo suonano, inoltre, potrebbero rischiare la tendinite o la sindrome deltunnel carpale, a causa del peso dello strumento da sostenere per lunghi periodi. Onde evitare questo pericolo, il suonatore del corno inglese assicura il proprio strumento al collo tramite un apposito cordino o cinghietto, come fanno anche i fagottisti e i saxofonisti. Da notare ancora che mentre nell'oboe il cannello con l'ancia doppia si inserisce direttamente nel pezzo superiore dello strumento, il corno inglese si avvale di un tubicino metallico inclinato, chiamato "esse" per la sua forma, che fa da interfaccia tra il cannello e lo strumento stesso
FAGOTTO Il fagotto è uno strumento musicale a fiato ad ancia doppia appartenente al gruppo dei legni, di cui costituisce il basso. Il nome fagotto deriva dalla forma che esso aveva in origine, simile a quella di un mantice a soffietto che immetteva l'aria in due tubi affiancati. Il musicista che lo suona va sotto il nome di fagottista.
STRUTTURA È composto da un tubo conico lungo circa 2,60 m ripiegato su sé stesso a "U", e ricavato in tre diversi segmenti e un padiglione, da altrettanti masselli di legno (pero, acero, palissandro, ebano ecc.): i segmenti esterni sono innestati su quello mediano, detto "piede" o "stivale", costituito da un blocco a sezione ovale nel quale sono ricavati due tratti di tubo paralleli, uno ascendente e l'altro discendente, congiunti da un accordo a gomito (culatta) all'estremità inferiore. Ha l'imboccatura ad ancia doppia e un sistema di chiavi e 5 fori. L'ancia è inserita su un cannello metallico ritorto inserito nel segmento iniziale chiamato "esse". I fori sono scavati con andamento obliquo, in modo da raggiungere la colonna d'aria contenuta nel tubo in punti tra loro più distanziati di quanto non siano le aperture esterne, adeguate all'estensione delle dita delle mani
TIMBRO ED ESTENSIONE Il suo timbro particolare, pieno e scuro, è dato dall'ancia doppia e dalla lunghezza e corposità del legno che lo compone. Molti compositori lo utilizzano in orchestra sia per concerti sinfonici che per opere liriche. È uno strumento fondamentale in orchestra sia come basso che come solista. Strumento dalle notevoli capacità musicali, in grado di estendersi per tre ottave e mezzo
CONTROFAGOTTO Il controfagotto è uno strumento musicale ad ancia doppia che rappresenta la tessitura contrabbassa dell'intera famiglia. Deriva dal fagotto, di cui è, in un certo senso, un ampliamento e ne condivide l'intero sistema di chiavi e di posizioni, tanto che a suonare questo strumento sono solitamente i fagottisti. Lo strumento è traspositore d'ottava verso il basso, vale a dire che le note scritte suonano d'effetto un'ottava sotto. Ma dalla fine del XIX secolo in poi il suo posto in orchestra è stabile ed indispensabile per coprire il registro 32' della famiglia dei legni.
ESTENSIONE Il controfagotto è uno strumento traspositore, le note realmente prodotte suonano un'ottava sotto. Le note più gravi in nero sono di difficile emissione e intonazione; le note acute sopra il Sib sarebbero eseguibili solo con l'uso di ance speciali che, però, renderebbero difficile l'emissione dei suoni gravi, cioè proprio quelli che rendono timbricamente prezioso questo strumento.
OTTAVINO L'ottavino, chiamato anche flauto piccolo o piccolino, è la più piccola taglia del flauto traverso. Viene realizzato in metallo, in legno duro (ebano) o in grenadilla. Le sue dimensioni sono pari alla metà di un flauto traverso. La sua estensione comprende il Re4 come nota più grave (gli ottavini moderni sono privi di trombino) e si estende per tre ottave. È uno strumento traspositore, in quanto lo strumentista, pur leggendo la partitura ed impostando le posizioni delle chiavi nella stessa maniera del flauto traverso, porta l'altezza delle note stesse all'ottava superiore. Inoltre, possiede l'ottava più alta in assoluto fra tutti gli strumenti musicali. È lo strumento più agile ed acuto dell'orchestra. Viene generalmente suonato da un flautista, come strumento principale o come secondo strumento (alternato al flauto). Questa soluzione (utilizzata spesso nei piccoli organici) richiede un particolare allenamento al flautista per adattarsi rapidamente allo strumento in quanto il foro della testata dell'ottavino è più piccolo rispetto a quella del flauto e le chiavi sono molto più piccole e ravvicinate.
SUONO E TIMBRO L'ottavino è uno strumento difficile dal punto di vista dell'emissione del suono e dell'intonazione: occorre molta maestria ed allenamento da parte dell'esecutore. Il carattere dello strumento è estremamente brillante e si adatta perfettamente all'esecuzione di passaggi virtuosistici, meno alle melodie cantabili. La sonorità è esile nel registro medio grave, mentre acquista di forza e chiarezza salendo: la terza ottava è potente e penetrante al punto da "bucare" qualsiasi sonorità orchestrale. Il suo timbro non possiede la dolcezza del flauto, ma ne conserva il carattere brillante e penetrante.
FLAUTO DOLCE Il flauto dolce (detto anche flauto a becco o flauto diritto) è uno strumento musicale della famiglia degli aerofoni, di legno; è uno strumento "a fischietto", in cui l'emissione del suono è provocata dall'incanalamento dell'aria in un condotto, ricavato nell'imboccatura dello strumento, che la dirige contro un bordo affilato (detto labium): l'oscillazione della colonna d'aria fra l'esterno e l'interno del labium mette in vibrazione l'aria contenuta nello strumento. Si suona tenendo lo strumento frontalmente tra le labbra, a differenza del flauto traverso che si tiene orizzontale. Per questo motivo il flauto dolce è a volte chiamato "flauto diritto". Esistono flauti dolci di diverse lunghezze: i flauti più lunghi hanno un suono più grave, i più corti hanno un suono più acuto.
STRUTTURA Ha in tutto otto fori, sette sul lato anteriore e uno su quello posteriore; dei sette anteriori, i tre superiori si suonano con la mano sinistra (il foro sul lato posteriore, detto "portavoce", si chiude con il pollice della mano sinistra, e serve per ottenere le note dell'ottava superiore) e i quattro inferiori con la mano destra. Il mignolo della mano sinistra ed il pollice della destra non vengono usati (il pollice destro regge lo strumento). Il foro più basso è disallineato rispetto agli altri, per poter essere agevolmente raggiunto dal dito mignolo; nei flauti rinascimentali, in luogo del foro più basso venivano praticati due fori alla stessa altezza, in posizione simmetrica, per permettere un eventuale uso con le mani invertite (la destra in alto, la sinistra in basso): il foro non utilizzato era sigillato con la cera. Per alzare di un semitono la nota più grave è necessario tappare il foro più basso solo a metà: nel XVIII secolo, per rendere più precisa l'intonazione della nota alterata, il foro fu sdoppiato in due fori ravvicinati (e lo stesso fu fatto per il foro immediatamente superiore), come si vede nei flauti dolci di costruzione moderna.
IMBOCCATURA DEL FLAUTO DOLCE Nel flauto dolce (diversamente dal flauto traverso) non è possibile variare l'imboccatura cambiando la posizione delle labbra, per adattarla a un flusso d'aria più o meno intenso: pertanto, nel flauto dolce variazioni di pressione dell'aria da parte dell'esecutore producono inevitabilmente variazioni di altezza della nota emessa. Gli effetti espressivi ottenibili con il flauto dolce si basano quindi sull'articolazione del fraseggio (la variazione del transitorio di attacco di ciascuna nota, ottenuta con diversi "colpi di lingua"), sull'uso (sporadico) di diteggiature alternative, e su moderate variazioni di intensità sulle singole note; è invece preclusa la possibilità di ampie variazioni di intensità (piano e forte) e di effetti dicrescendo e diminuendo sull'arco di frasi lunghe. Per contro, il fatto che l'imboccatura del flauto dolce possa essere anche molto lontana dalla bocca dell'esecutore (negli strumenti più lunghi l'aria viene soffiata a ttraverso un tubo di ottone detto ritorta) permette di realizzare strumenti molto lunghi (e quindi con tessitura molto bassa), cosa assai più problematica per i flauti traversi.
FLAUTO DOLCE NEL RINASCIMENTO Proprio la diversa costruzione dell'imboccatura, che differenzia il flauto dolce dal flauto traverso, ha quindi determinato tanto la grande diffusione del flauto dolce nel Rinascimento (epoca in cui si apprezzava molto l'effetto di insiemi omogenei di strumenti che riproducessero, grazie alle diverse taglie, l'insieme delle voci umane dal basso al soprano), quanto la successiva prevalenza del flauto traverso verso la fine del XVIII secolo (allorché le possibilità dinamiche del flauto dolce risultarono inadeguate alle mutate esigenze musicali e alle dimensioni delle sale da concerto) e infine l'uso massiccio del flauto dolce come strumento didattico nel XX secolo. Nella seconda metà del XX secolo divenne possibile produrre flauti di bachelite e poi di plastica; in questo modo i flauti dolci divennero economici e veloci da produrre. Il rinnovato interesse per lo strumento, unito a questa circostanza, fece sì che lo strumento divenisse popolare come supporto didattico da utilizzare nelle scuole, soprattutto per la facile emissione sonora e per la ridotta distanza fra i fori, che rende il flauto soprano in do adatto anche a mani molto piccole. Il flauto dolce, inoltre, non pone ai principianti i problemi di intonazione tipici degli strumenti ad arco, né i problemi di acquisizione dell'imboccatura che si incontrano in quasi tutti gli altri strumenti a fiato, sia labiali, che ad ancia, che a bocchino.
FLAUTO TRAVERSO Il suo nome (anticamente: traversiere) deriva dal fatto che viene suonato in posizione trasversale asimmetrica, con il corpo dello strumento alla destra dell'esecutore ("di traverso"). Nella sua forma moderna, il flauto traverso (anche noto come flauto traverso da concerto occidentale) è costruito normalmente in metallo. Ha forma cilindrica nel corpo centrale e nel trombino, leggermente conica nella testata. Lo strumentista, detto flautista, suona soffiando nel foro d'imboccatura e azionando un numero variabile di chiavi (aperte o chiuse), che aprono e chiudono dei fori praticati nel corpo dello strumento, modificando così la lunghezza della colonna d'aria in vibrazione contenuta nello strumento stesso e quindi variando l'altezza del suono prodotto. L'emissione del suono è dovuta all'oscillazione della colonna d'aria che, indirizzata dal suonatore sull'orlo del foro d'imboccatura, forma vortici che ne provocano l'oscillazione dentro e fuori dal foro mettendo in vibrazione l'aria all'interno dello strumento.
STRUTTURA I flauti traversi moderni sono strumenti in legno o più comunemente in metallo (alpacca placcata argento, argento,oro, platino) composti da 3 parti: testata corpo centrale trombino(o, imitando l'inglese, piede) I 3 pezzi vengono montati assieme tramite innesti a baionetta: lo strumento montato è lungo circa 65 centimetri con un diametro interno di circa due centimetri (lo spessore del materiale, nei flauti di metallo, è inferiore al millimetro, mentre è di alcuni millimetri per i flauti in legno). La testata è inserita nel corpo tramite un innesto lungo alcuni centimetri, che viene usato come dispositivo di accordatura: variando l'inserimento della testata nel corpo si regola la lunghezza complessiva dello strumento e, di conseguenza, l'intonazione. In passato questa tecnica veniva usata anche per variare la tonalità dello strumento, modificandone la nota fondamentale di diversi toni: questo però produce stonature nella tessitura dello strumento e la pratica fu abbandonata con l'avvento di strumenti completamente cromatici.La testata è chiusa a un'estremità da un tappo dotato di un foro filettato che ne permette l'aggiustamento mediante la rotazione di una ghiera ("tappo a vite") e la cui funzione è permettere il bilanciamento delle ottave, operazione che viene fatta raramente.Il corpo contiene tutte le altre chiavi, con una disposizione che ammette alcune varianti. Le più popolari riguardano le chiavi del Sol che possono essere allineate (Sol in linea) o leggermente spostate verso l'esterno per una posizione più comoda delle dita (Sol fuori) e il cosiddetto "Mi snodato" o "Mi meccanico", un dispositivo che facilita l'emissione del Mi7. Le opinioni dei flautisti su quest'ultimo dispositivo sono discordi: alcuni ne sono decisi assertori, altri ritengono che l'appesantimento della meccanica non sia compensato dalla facilitazione da esso introdotta.Esistono due versioni di trombino: in Do (la più comune) porta tre chiavi comandate da un gruppo di leve, azionate con il mignolo della mano destra, che permettono di produrre le note Do4 Do#4 (ottava grave) e Re#4 (ottava grave e intermedia). Più rari sono i trombini discendenti al Si (Si3) essi sono più lunghi e hanno una chiave addizionale che viene comandata da una leva dedicata, inserita nel gruppo che comanda le altre chiavi. Oltre alla produzione del Si3, questa chiave, se presente, facilita notevolmente anche l'emissione del Do7 (la nota più alta dell'estensione standard del flauto).
ESTENSIONE E TIMBRO Estensione Il più usato dei flauti (flauto traverso in Do) possiede un'estensione che va dal Do centrale (Do4) fino al Do7 e comprende quindi 3 ottave.I flauti moderni possono raggiungere un'estensione di tre ottave e mezza, e alcuni flautisti sono in grado di emettere il Do8, portando l'estensione dello strumento a quattro ottave piene. La quarta ottava, di difficile emissione (quasi impossibile su strumenti d'epoca) è per questo poco usata nel repertorio flautistico, anche se negli anni recenti alcuni compositori hanno spesso usato il Re. Timbro Il flauto ha un suono limpido anche se un po' freddo, ma la brillantezza del suo timbro lo ha reso adatto, per esempio, per imitare il canto degli uccelli, caratteristica usata in molti brani di diversa provenienza: esempi nella musica classica sono il concerto Il cardellino di Antonio Vivaldi, il concerto nella Sinfonia Pastorale di Ludwig van Beethoven e la parte dell'uccellino Sasha in Pierino e il lupo di Sergei Prokofiev: nella musica jazz il brano Conference of the birds di Dave Holland; nella musica popolare irlandese la giga Lark in the morning (normalmente affidata al flauto traverso irlandese a sei fori). Inoltre, la sua discendenza popolare (non bisogna dimenticare che, essendo uno degli strumenti di più facile fabbricazione, il flauto è anche uno dei più antichi e diffusi nella musica popolare) faceva sì che il flauto evocasse ambienti pastorali e bucolici, molto frequentati in musica e nelle arti in genere dal XVI al XIX secolo: si vedano a questo proposito la già citata Sinfonia Pastorale e la raccolta Il Pastor Fido, opere che già nel titolo rivelano la loro ispirazione e che contengono importanti parti per flauto (la seconda è una raccolta di sei concerti per flauto, clavicembalo e basso continuo)
COME VIENE PRODOTTO IL SUONO? Il suono viene prodotto dal flusso d'aria che si frange contro lo spigolo del foro di insufflazione presente sulla testata. In questo modo viene eccitata la colonna d'aria all'interno del tubo e ha inizio la vibrazione sonora. L'emissione di note di diversa altezza avviene chiudendo i fori, tramite le "chiavi" (i tasti) e controllando in questo modo l'altezza della colonna d'aria che viene messa in vibrazione. Le chiavi possono essere forate, per permettere effetti di glissato (passaggio da una nota all'altra senza salti tonali) ed una maggiore proiezione di suono.
GRUPPO: Irene,Anna,Erika Sofia