L’alimentazione degli antichi greci
Cosa si serviva in tavola? Carne e pesce Il vino Le spezie e le erbe aromatiche I dolci
Carne e pesce Sulle mense greche arrivavano oltre una quarantina di specie di pesci. Una risorsa preziosa per l’economia e l’alimentazione del greco antico, il pescato, per secoli, sarà il cibo quotidiano del popolo, della gente comune. Simbolo della dieta popolare saranno le acciughe del Falero che la plebe ateniese consumava crude. Naturalmente, esistevano specie ben più pregiate e costose. Pensiamo alle triglie di scoglio pescate nelle acque di Mileto o al tonno di Sicilia. Una vera leccornia erano considerate le anguille del lago Copaide, molto amate dai buongustai ateniesi. A partire dal V-VI secolo, il pesce assurgerà agli onori dei ricchi banchetti. Oltre al semplice arrosto, consigliato per le specie più pregiate, si cita la cottura “al cartoccio”: per le anguille suggerisce un involucro di bietola bianca, mentre, per lo sgombro, foglie di fico. A differenza del pescato, la carne compariva di rado sulle mense degli antichi greci e soltanto in occasione dei sacrifici. E ciò perché era vietato uccidere animali domestici fuori dall’orizzonte sacrificale. Nei rudi banchetti omerici si mangiava, rigorosamente, agnello o bue allo spiedo, immolati in onore di Zeus. L’arrosto era l’unico metodo di cottura in uso in epoca minoica e micenea. In epoca classica, la carne sarà appannaggio soltanto dei ricchi, delle classi abbienti. La lista delle pietanze di carne nei fastosi simposi non si può dire fosse esigua. La carne meno costosa era quella di maiale. Inoltre, sempre nella ”età d’oro”, compaiono, per la prima volta, sulle tavole dei signori cacciagione e pollame, considerate, nelle epoche precedenti, carni immonde.
Il vino Oltre all’acqua e all’idromele, che si bevevano soprattutto in estate, era senza dubbio il vino la bevanda per eccellenza degli antichi greci. Intorno a questa bevanda si sviluppò tutta una liturgia ricollegata della socialità simposiale. L’immaginario primitivo credeva che nella bevanda vi fosse una componente di fuoco. E ciò perché il vino greco antico vantava una altissima gradazione alcolica, dovuta alla vendemmia tardiva Diversi erano i vini di buona qualità. Archestrato di Gela pone ai primi posti il “biblino profumato” proveniente da Biblo ed il “lesbio”, prodotto sull’isola di Lesbo. Mentre, sulle tavole degli eroi omerici, oltre all'Ismaro compariva il vino Pramnio ,considerato il primo vino d.o.c della storia. Nell’Iliade, Nestore offrirà al medico Macaone “vino pramnio, mescolato con formaggio grattugiato e bianca farina”. Inoltre, è documentato come tutti i vini greci, a prescindere dalla qualità e dalla gradazione, avessero in comune un retrogusto resinato, dovuto alla resina di pino che sigillava le anfore. Per conservarlo più a lungo, lo si aromatizzava con miele, timo e altre spezie. Non di rado lo si miscelava con acqua di mare, una mistura che, come riferisce l’informatissimo Ateneo “aveva il profumo delle viole”.
Le spezie e le erbe aromatiche Nella cucina greca antica, avevano le spezie e le erbe aromatiche, avevano una funzione importante nei rituali di iniziazione, nonché, nelle pratiche funebri. Con l’origano, la menta e il rosmarino si usava frizionare i cadaveri, per preservarli più a lungo. Una pratica, questa, mutuata dalla tecnica culinaria di aromatizzare le carni prima della cottura. L’uso delle erbe è una delle prerogative della cucina greca antica. Inoltre , ritroviamo, il mirto caro ad Afrodite, il lauro apollineo, il timo sacrificale, l’odorosa maggiorana, il carvi dei prati, il sedano afrodisiaco, il digestivo finocchio, i semi di papavero, il costosissimo pepe, il raro terebinto e il lentisco .Mancavano dalle tavole greche il prezzemolo ed il basilico, usati per scopi ornamentali e per scacciare gli insetti. Molto diffuse nella cucina greca erano due erbe, il silfio e il cipero.Un’altra salsa famosa nell’antichità era “olio, cumino, ed erbette spiranti odor soave” . Un’altra erba oggi scomparsa, la cosiddetta “erba pazienza”, era, invece, utilizzata per stuzzicare l’appetito. Invece, la malva e l’asfodelo,, venivano consumate in tempo di carestia. Due erbe umili, dunque, emblema di una vita parca, semplice . Tra gli aromi, un posto di tutto rilievo avevano le cipolle. Le dolcissime cipolle greche furono importate in Italia dai coloni euboici, l’aglio era meno La sua polvere era alla base di un potente filtro d’amore. Legato alla sfera femminile, lo zafferano propiziava l’unione coniugale, tanto che la sua polvere veniva sparsa sul letto nuziale la prima notte di nozze.
I dolci I primi dolci di cui si ha notizia nella storia greca sono quelli offerti sugli altari ai ghiottissimi dei. Ciambelle a forma di mezza luna erano offerte ad Artemide, mentre, quelle a forma di lira ad Apollo. I cosiddetti “aidola”, impastati con miele e sesamo, venivano consumati durante le festività di Dioniso. Biscotti a forma di bue comparivano, invece, sugli altari di Zeus Poliade, insieme ad altre offerte. La lista dei dolci cerimoniali, nell’antica Grecia, non si può dire fosse esigua, quasi che ogni divinità avesse il suo preferito. Comunque, il comune denominatore della pasticceria divina era, senza dubbio, il miele.Il sacro frutto di Melissa era, spesso, accompagnato dal sesamo, ma anche dalle noci e dalle mandorle. I minoici prediligevano dei dolcetti al sesamo e allo zafferano, dalla forte valenza erotica. Miele, sesamo e farina sono i componenti delle cosiddette “itria”, arcaiche crepes,. Mentre, le “placente” erano sottili sfoglie di pasta, condite in vario modo. Nella Creta arcaica era in voga il “gastrin”, composto da noci, mandorle, uva sultanina, semi di papavero e semi di sesamo. In particolare, i semi di sesamo decoravano una gran quantità di pani e di dolci. Nei banchetti dell’epoca classica si sgranocchiavano dei dolcetti di solo miele e sesamo, detti sisamithis.Una sorta di budino, a base di mosto e farina, era il “moustalevrìa”.
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