Plauto AULULARIA & AMPHITRUO.

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Transcript della presentazione:

Plauto AULULARIA & AMPHITRUO

PRESENTAZIONE DEL LAVORO Quasi due mesi fa, le nostre professoresse di lettere (Freschi per la classe 3A, Turchi per la 3B) ci hanno assegnato due commedie di Plauto da leggere: “Aulularia” e “Amphitruo”. Ci siamo così divisi in vari gruppi all’interno delle classi: la 3A è stata divisa in due gruppi, di cui ognuno ha letto una commedia diversa, in 3B, invece, si sono formati ben 4 gruppi di circa cinque persone ciascuno, tre dei quali si sono occupati dell’ Anfitrione e uno della commedia della pentola, l’Aulularia appunto. Non c’è niente di male nel leggere una semplice e divertente commedia, ma il punto è che abbiamo dovuto analizzare ciascun opera e poi presentare il nostro lavoro non solo alla nostra professoressa ma anche all’altra classe. All’inizio questo lavoro ci ha lasciati un po’ perplessi: “Come facciamo a leggere e presentare una commedia da soli? Non l’abbiamo mai fatto prima!!!” “Ma dobbiamo proprio esporre davanti all’altra classe??!?!” Ci siamo però subito messi d’impegno e abbiamo utilizzato le tre ore dateci a disposizione dalle professoresse per unire le nostre idee e le nostre forze per svolgere un buon lavoro. Varie ed originali sono state le modalità di organizzazione e di presentazione del proprio lavoro: il 5 dicembre, come prestabilito, ci siamo riuniti (3A e 3B) in aula magna per esporre i nostri lavori e abbiamo avuto modo di notare che ogni gruppo ha avuto un’idea diversa per l’esposizione, alla quale tutti i ragazzi dei vari gruppi hanno preso parte.

3A Il gruppo dell’Anfitrione ha recitato una scena della commedia: si sono travestiti con originali costumi (un manico di scopa come spada, una freccia di cartone rivestita di carta stagnola, costruita durante la precedente ora di supplenza …), hanno preceduto le tre parti della scena – introduzione, svolgimento, conclusione – con delle frasi inventate da loro. La recitazione è stata accompagnata anche da un sottofondo musicale (chitarra).  Il gruppo dell’Aulularia ha esposto oralmente l’analisi della commedia con l’ausilio del computer. Ogni ragazzo aveva un compito preciso: raccontare la trama, presentare i personaggi, leggere alcuni versi o trattare gli temi centrali dell’opera (linguaggio, comicità, equivoci, meta-teatro). Tutto quello che loro dicevano veniva proiettato, dal computer, sulla parete in modo che gli altri potessero seguire anche visivamente l’esposizione.

3B Il gruppo dell’Aulularia ha analizzato un atto della commedia, presentandone la trama, l’ambientazione, i personaggi e i temi fondamentali. Hanno anche esposto il riassunto accompagnandolo con la recitazione delle scene più comiche. Gli altri, che hanno trattato l’Anfitrione, si sono organizzati in questo modo: Un gruppo ha esposto il lavoro svolto in classe leggendo l’analisi della commedia, soffermandosi su una scena che avevano considerato particolarmente interessante. Altri hanno presentato un confronto tra questa commedia e un’altra, sempre di Plauto e letta precedentemente da entrambe le classi, intitolata “Pseudolo”, che narra di un astuto servo, Pseudolo appunto, che riesce, attraverso idee geniali e inganni, a liberare la ragazza amata dal suo padroncino dalle grinfie del lenone Ballione, che stava per venderla a un soldato macedone. L’ultimo gruppo, infine, ha analizzato particolari figure retoriche e versi presenti nel testo latino della commedia, cercando di tradurli in modo che anche in italiano si potesse cogliere il senso e il suono reso dall’accostamento delle parole.

Oggi, 20 febbraio, ci siamo tutti nuovamente riuniti in aula magna per spiegare il lavoro che abbiamo svolto collaborando insieme nelle tre ore di approfondimento di Latino. Le professoresse ci hanno assegnato, oltre al compito di unire tutti i lavori (per ottenere un’unica presentazione contenente le nostre analisi delle due commedie), anche quello di raccontare le nostre modalità di organizzazione e di svolgimento dei lavori, che vi abbiamo appena spiegato. Ora non ci rimane altro che fare delle riflessioni, trarre delle conclusioni su questo nostro lavoro, ma poiché abbiamo pensato che i nostri cinque modesti pareri potrebbero non essere sufficienti per giungere ad un adeguato giudizio su quest’esperienza e che potrebbero anche essere diversi da quelli dei nostri compagni, abbiamo deciso di interpellare anche loro, ponendo a ciascuno delle domande, come in un’intervista, e abbiamo riassunto le loro risposte nei seguenti grafici.

Ti è piaciuta la commedia?

Ti è piaciuta la commedia ? 3B Ti è piaciuta la commedia ?

Da 1 a 10 quanto è stato utile questo lavoro?

Da 1 a 10 quanto è stato utile questo lavoro? 3B Da 1 a 10 quanto è stato utile questo lavoro?

E’ stato utile per socializzare con l’altra classe?

E’ stato utile per socializzare con l’altra classe? 3B E’ stato utile per socializzare con l’altra classe?

3A E’ stato impegnativo?

3B E’ stato impegnativo?

3A Ti sei divertito/a?

3B Ti sei divertito/a?

Hai utilizzato solo le ore curricolari?

Hai utilizzato solo le ore curricolari? 3B Hai utilizzato solo le ore curricolari?

Ti è piaciuta di più la commedia “Pseudolo”?

Ti è piaciuta di più la commedia “Pseudolo”? 3B Ti è piaciuta di più la commedia “Pseudolo”?

Rifaresti questa esperienza?

Rifaresti questa esperienza? 3B Rifaresti questa esperienza?

INTRODUZIONE: PARTE CENTRALE: CONCLUSIONE: Nell'antica Grecia c'erano sostanzialmente due possibilità: o nascevi schiavo o nascevi padrone. Se nascevi padrone...bene, se nascevi schiavo…avevi due possibilità: o lavoravi tutto il giorno sotto i colpi di frusta oppure andavi a fare le guerre in compagnia del tuo padrone. Se lavoravi tutto il giorno...bene, se andavi a fare le guerre...avevi due possibilità: o combattevi o scappavi... Se combattevi...bene, se scappavi avevi due possibilità: o ti beccavano e ti uccidevano all'istante oppure riuscivi a tornare a casa... Se ti beccavano...bene, se riuscivi a tornare a casa, avevi due possibilità: o tornavi alla vita di tutti i giorni o trovavi qualcuno di fronte a casa tua del tutto uguale a te e pronto a menarti. E proprio questo è il caso del nostro amico Sosia, fedele schiavo di Anfitrione, coraggioso generale tebano appena tornato vittoriso dalla guerra contro i Teleboi. PARTE CENTRALE: Per Einstein 2 erano le cose infinite: l'universo e la stupidità. Visto che però non abbiamo potuto portarvi l'universo qui, vi abbiamo portato un calzante esempio di stupidità. Il nostro amico Sosia, scosso per l’accaduto, è corso al porto per avvertire Anfitrione che, infastidito dal continuo parlare del suo schiavo, non vede l'ora di rivedere la mogliettina che non vede da lungo tempo… CONCLUSIONE: Dopo un lungo discorso lungo di insulti, scuse e ricerche di capri espiatori, il padre degli dei scende dal cielo interropendo i 3 personaggi spiegando a tutti l'accaduto. Successivamente annuncia ad Anfitrione che Alcmena darà alla luce 2 gemelli, dei quali uno gli darà grande gloria. Finito di parlare Giove torna all'Olimpo.

TRAME

AULULARIA Il vecchio ed avaro Euclione trova una pentola d'oro, parte dell'eredità di famiglia, e su di essa veglia quasi come un folle per paura che qualcuno gliela rubi. Il Lare gli ha permesso di trovarla solo perchè Fedria, la figlia di Euclione, mostra grande rispetto al dio protettore della famiglia. Fedria è incinta al nono mese e il padre del bambino è un ragazza che l’ha violentata, Liconide, il nipote del loro vicino di casa. Un giorno Euclione viene fermato da Megadoro (il vicino di casa), che vuole chiedergli, senza dote, la mano di Fedria. Euclione, anche se non troppo convinto delle buone intenzioni di Megadoro, accetta. Mergadoro manda il suo servo Strobìlo al mercato,il quale torna accompagnato da due flautiste e da due cuochi, Congrione e Antrace, che hanno il compito di preparare il banchetto nuziale. Congrione e una flautista vanno a casa di Euclione per cucinare, ma il vecchio, vedendoli armeggiare con delle pentole, pensa che gli vogliano rubare l'oro, e li caccia a bastonate. Euclione nasconde l'oro del tempio della Buona Fede, ma scopre di essere stato visto dal servo di Liconide, Stròbilo. Eulcione porta la pentola in un boschetto, ma il servo di Liconide gliela ruba. Liconide, intanto, decide di confessare lo stupro allo zio ed a Euclione, convincendoli poi a farsi dare la ragazza in sposa. Quando Liconide viene a sapere dal suo servo la faccenda della pentola piena d'oro, lo convince a riconsegnarla al vecchio avaro in cambio della libertà. Durante il banchetto finale Euclione torna in possesso del suo oro, ma decide di donarlo ai due novelli sposi, Fedria e Liconide.

AMPHITRUO Approfittando dell’assenza di Anfitrione, impegnato nella guerra contro i Teleboi, Giove decide di congiungersi alla moglie di questo tramite la tecnica dello scambio di persona e del travestimento. Per riuscire nel suo scopo ha bisogno dell’intervento di Mercurio, il cui compito è quello di prendere le sembianze di Sosia, schiavo di Anfitrione, e controllare che suo padre Giove possa trascorrere una felice notte, prolungata dalla volontà divina, con la donna di cui si è invaghito. E’ proprio in questo momento della storia che si apre la commedia: con lo stesso Mercurio che controlla che nessuno si rechi a disturbare il suo “padrone”. In questo ambito avviene l’esilarante incontro tra il vero Sosia e Mercurio travestito da Sosia, in cui il povero schiavo entra in crisi: non riesce più a comprendere quale sia la sua vera identità, si trova in una situazione a lui sfavorevole, non ha le capacità logiche per affrontare lo scontro con la furbizia del dio, grande esperto di retorica. Alcune ore dopo la partenza di Giove e Mercurio, dopo la lunga permanenza all’estero, ritorna a casa il vero Anfitrione. L’accoglienza di Alcmena è, però, fredda e il marito inizia a nutrire qualche dubbio su quanto sia successo in sua assenza, visto che la moglie sostiene di aver trascorso la notte precedente con lui, che poi era ripartito verso il suo esercito. A difesa delle sue affermazioni, la donna racconta quanto le è stato riferito sull’esito della guerra e mostra al marito la coppa d’oro del re Pterelao che lui le ha portato in dono. La donna viene accusata dal marito di adulterio, ma Giove decide di svelare quanto realmente è successo per difendere l’innocenza dell’ignara donna, che era stata lasciata incinta dallo stesso Anfitrione prima della partenza ed ora, oltre a questo primo figlio, Giove comunica all’uomo che è gravida anche di un suo discendente. Anfitrione accetta la decisione divina, sentendosi onorato del fatto che lo stesso Giove abbia scelto sua moglie, mortale, per procreare un figlio, e decide, quindi, di crescerli entrambi. La vicenda si conclude con la nascita dei due bambini e il ritorno alla normalità, anche se il figlio di Giove dimostra da subito una forza e un coraggio estraneo a tutti i bambini umani.

LINGUAGGIO Il linguaggio delle commedie è molto vario: è presente una mescolanza di lingua letteraria e lingua parlata, in cui possiamo trovare anche parole appartenenti al lessico militare, giuridico e politico. Nel complesso il modo di esprimersi è informale, quotidiano e colloquiale. Sono presenti molte figure foniche, come l’allitterazione e la ripetizione, e altre figure retoriche, come la metafora, i doppi sensi e il gioco di parole. I dialoghi e i battibecchi sono numerosi e caratterizzati dalla battuta corta e veloce, che è alla base della comicità. Molto spesso alcuni termini diventano intraducibili nella lingua italiana, perdendo così l’effetto edonistico (del far divertire): Il linguaggio utilizzato da alcuni personaggi contribuisce a determinarne il comportamento e la posizione sociale: Alcmena, nel suo monologo, fa considerazioni di tipo filosofico (quando parla del destino degli uomini guidato dal volere degli dei), Mercurio, invece, ha un registro basso, si esprime a volte in maniera volgare, che è però funzionale all’obiettivo dell’opera: far ridere. Nell’ Aulularia, dato che l’estrazione sociale dei personaggi è relativamente popolare, il linguaggio è quotidiano, condizionato anche dai rapporti tra i personaggi: un esempio è quello fortemente rude ed offensivo utilizzato da Euclione verso la propria serva Stafila, 

oppure quello tra Megadoro ed Euclione , che è invece rispettoso, cosa che non si può altrettanto dire per quanto riguarda le frasi che Euclione rivolge al servo di Liconide o al cuoco Congrione: linguaggio arrogante, iroso e offensivo. Il tipo di lessico usato, semplice, efficace e popolare, serve per stabilire un contatto diretto tra attore e pubblico. Secondo noi, però non è dalla semplice lettura che emerge la vera comicità: l’Anfitrione e l’Aulularia sono due opere destinate alla rappresentazione teatrale e quindi, oltre alle battute, sono molto significativi i gesti, i costumi, le scenografie e le musiche. Nelle commedie troviamo infatti i deverbia, le parti recitate, accompagnati dai cantica, le animate e allegre parti cantate. 

PERSONAGGI PRINCIPALI

AULULARIA Euclione Essendo il protagonista, compare fin dal primo atto. Il suo nome può significare “buona fama”, se lo si collega a “kleos”, che vuol dire gloria, oppure “serrabene”, se lo facciamo derivare dalla parola “kleio”, che significa chiudo. E’ un uomo avaro, dominato dal desiderio di possedere, e per questo si riduce a vivere come un poveraccio; è sospettoso (nella scena II del I atto dice: “Il presidente della nostra curia ci ha avvertiti che distribuirà del denaro, tanto a testa. Se non si vado e non chiedo nulla, subito tutti sospetterebbero che tengo del denaro in casa. Non è certo verosimile che un poveretto disdegni una somma anche piccola e non ne chieda. Già ora, che mi preoccupo di nascondere a tutti quanto non devono sapere, mi sembra che tutti lo sappiano. Mi salutano con più cortesia di prima…”), è pauroso, sofferente (ha paura di essere ingannato e derubato) e frenetico: è sempre sospinto a continue ispezioni per assicurarsi che il tesoro si trovi ancora al sicuro. E’ anche violento (la serva Stafila e il cuoco Congrione sono vittime delle sue bastonature)e reso cieco dalla sua avarizia (troppo preoccupato per il tesoro, non si accorge neanche che sua figlia è incinta e sta per partorire). E’ un personaggio comico, una caricatura, in quanto vengono esasperate le sue caratteristiche negative.

AMPHITRUO Giove Anfitrione E’ il padre di tutti gli dei e approfitta di questo suo potere per trascorrere una notte in compagnia della donna di cui si è invaghito. E’ molto galante nei confronti di questa donna, Alcmena, ma fa. invece, il superbo con Mercurio. Possiamo dire che sia anche onesto, infatti alla fine della vicenda si assume la responsabilità delle proprie azioni . Ha il ruolo di protagonista attivo: dalle sue scelte e dal suo scambio di persona con Anfitrione derivano tutti gli equivoci sui quali si basa la tragi-commedia. Anfitrione E’ un generale tebano profondamente affezionato alla moglie, che ha dovuto lasciare per andare a combattere in guerra. E’ tanto rispettoso degli dei e della loro volontà, quanto poco fiducioso nei confronti del suo servo Sosia. Accetta l’adulterio della moglie solo perchè questo è stato causato da un desiderio divino, pur soffrendo per l’ onore macchiato.

ORIGINE DEI NOMI DEI PERSONAGGI AULULARIA Nomi parlanti: Euclione = buona fama (da “kleos”, gloria) = chiudi bene (da “kleio”, chiudo) Stafila (la serva) = grappolo d’uva (riferimento alla sua tendenza al bere) Eunomia (sorella di Megadoro, madre di Liconide) = ben regolata (donna razionale ed equilibrata) Megadoro = generoso (lato del carattere che si nota durante i preparativi per il banchetto) Antrace (cuoco) = carbone (colore della pelle) Congrione (cuoco) = anguilla Strobilo = trottola (personaggio attivo, sempre in movimento, mai fermo) ANFITRIONE Alcmena e Anfitrione  nomi dei genitori di Ercole, che appunto nascerà da Alcmena, in seguito alla notte trascorsa con Giove. 

DUE COMMEDIE ELEMENTI COMUNI ALLE  Scambio di persona ed equivoci Beffa (Il servo Strobilo riesce a rubare la pentola ad Euclione, Giove prende le sembianze di Anfitrione per trascorrere una notte con la moglie di questo) Amore problematico (stupro – adulterio) Intervento di divinità (Lare – Giove, Mercurio) Prologo (Autopresentazione della divinità, narrazione dell’antefatto, preannuncio degli avvenimenti-di ciò che accadrà) Oggetti importanti per le vicende: pentola e coppa (trofeo di guerra) Furbizia del servo (Strobilo – Mercurio, servitore di suo padre Giove) Meta-teatro (scene di interazione tra attore e spettatori) Acrostici presentati negli argomenti introduttivi Ambientazione greca delle vicende ma riferimenti al mondo romano Ruoli comuni 

AULULARIA Aulam repertam auri plenam Euclio Vi summa servat, miseris adfectus modis. Lyconides istius vitiat filiam. Volt hanc Megadorus indotatam ducere, Lubensque ut faciat dat coquos cum obsonio. Auro formidat Euclio, abstrudit foris. Re omni inspecta compressoris servolus Id surpit. Illic Euclioni rem refert. Ab eo donatur auro, uxore et filio. Ansiosamente veglia il vecchio Euclione sulla pentola piena d’oro che Un giorno casualmente ha rinvenuto. Un giovane, Liconide, ha violato La figlia di Euclione. Megadoro, che vuol prenderla in moglie senza dote, Una cena promette, e lauta, per ottenere dal padre il suo consenso. La pentola nasconde fuor di casa nel timore di perder l’oro, Euclione. A spiarlo c’è un servo di Liconide, il seduttore. Il servo vede tutto: Ruba quindi la pentola dell’oro. Ma il giovane Liconide, che sa, Informa della cosa il vecchio Euclione. E questi finalmente decide: Al giovane concede ed oro e figlia e il bambino da questa generato

AMPHITRUO Amore captus Alcumenas Iuppiter Mutavit sese in formam eius coniugis, Pro patria Amphitruo dum decernit cum hostibus. Habitu Mercurius ei subservit Sosiae. Is advenientis servum ac dominum frustra habet. Turbas uxori ciet Amphitruo, atque invicem Raptant pro moechis. Blepharo captus arbiter Vter sit non quit Amphitruo decernere. Omnem rem noscunt. geminos Alcumena enititur. Giove, innamoratosi di Alcmena, si è trasformato nella figura di suo marito, mentre Anfitrione combatte per la patria contro i nemici. Suo fedele aiutante, nelle vesti dello schiavo Sosia, è Mercurio, il quale inganna alloro ritorno servo e padrone. Anfitrione fa una scenata alla moglie, e i due rivali si accusano a vicenda di adulterio. Blefarone, preso come arbitro, non riesce a distinguere chi dei due sia Anfitrione. Tutta la storia viene infine chiarita: Alcmena partorisce due gemelli.

RIFERIMENTI AL MONDO ROMANO AMPHITRUO Gli dei vengono chiamati con nomi romani (Giove e Mercurio) La figura femminile è in rilievo AULULARIA Riferimenti alle feste di Cerere Presenza del tempio della Buona Fede Intervento del Lare, divinità domestica romana Allusione alla croce, la più severa punizione per gli schiavi e per i liberi non romani nella Roma repubblicana (atto I, scena I: “io ti insegnerò subito a cosa serve una croce”) Uso di un’espressione simile a: “aquae et ignis interdictio”, formula per l’interdizione e l’esilio nel mondo romano

RUOLI COMUNI Uomo innamorato di una donna (Liconide vuole sposare Fedria, Giove si è invaghito di Alcmena) Divinità (Il Lare nell’ Aulularia, Giove e Mercurio nell’Anfitrione) Servo (Strobilo nell’ Aulularia, Sosia nell’Anfitrione) Il servo è anche una figura comica (Strobilo grazie alla sua astuzia, Sosia soprattutto per la sua crisi di identità) Figura femminile (Fedria e Alcmena)

DIFFERENZE TRA LE DUE COMMEDIE Figura della donna: nell’Aulularia Fedria non appare mai in prima persona, sembra assente e viene solo nominata da altri. Nell’Anfitrione, invece, Alcmena ha un ruolo importante, quasi da protagonista, è un personaggio parlante e incarna l’ideale di donna-padrona. Protagonista: nell’Aulularia è un vecchio avaro, pieno di vizi, mentre nell’Anfitrione è un dio, Giove. Oggetto del desiderio: nell’Aulularia si tratta di una pentola contenente oro, nell’Anfitrione, invece, di una donna.

BATTUTE IN LATINO

AULULARIA “Scelesta sola secum murmurat” (v.52) = Mugugna per conto suo la scellerata ↓ Espressione allitterante, gioco fonico delle vocali scure, che fanno venire in mente il brontolio del vecchio Euclione e che fanno seguito alle sue sibilanti maledizioni “Defaecato demum animo” (v.79) = posso uscir di casa col cuore leggero Espressione molto colorita, che si sarebbe tentati di tradurre “con animo scaricato” “Malum maerore metuo mixtum” (v.279) = (allitterazione) sorbirmi mali e malanni mescolati “Perii, interii, occidi. (v.713) = Sono perduto, sono morto, e sepolto pure → Tricòlon, sequenza di tre verbi al perfetto, con climax ascendente “Quo curram? Quo non curram? Tene, tene! Quem? Quis?”(v.713) = Dove correre? Dove non correre? Fermalo, fermalo! Ma chi? E chi? → ripetizione delle parole curram, tene e quis: esprimono l’emotività e la concitazione di Euclione, che ha appena scoperto che ha appena scoperto che gli è stata rubata la pentola

ANFITRIONE “Optumo optume optumam operam das, datam pulcre locas” (v. 278) = Tu rendi nel modo migliore al migliore degli dei il migliore servigio → allitterazione della parola “optimus”. “Ubi sunt isti scortatores, qui soli inuiti cubant? Haec nox scita est esercendo scorto conduco male” (v. 285) = Dove sono codesti donnaioli cui non piace andare a letto soli? Questa è la notte adatta per godersi una baldracca pagata a caro prezzo → Uso di espressioni popolaresche e volgari. Lo spaziare tra diversi registri linguistici ha come scopo la comicità. “Nescio quam tu familiaris sis, nisi actutum hinc abis, familiaris, accipere faxo haud familiariter” (v. 357) = Non so quanto tu sia familiare, ma, se non te ne vai subito, caro mio, farò in modo che tu sia accolto in modo non proprio familiare → Uno dei tanti giochi di parole usati da Plauto “Quo ambulas tu, qui Vulcanum in cornu conclusum geris?” (v.340) = Dove vai tu che porti Vulcano racchiuso in un corno? → metafora allusiva, infatti Vulcano è il dio del fuoco. Il corno è trasparente ed è la lanterna che regge Sosia “Perii, pugnos ponderat” (v. 312) = Sono spacciato, sta soppesando i suoi pugni → allitterazione della lettera “P” 

The End