Per una storia…mille modi per raccontarla

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Transcript della presentazione:

Per una storia…mille modi per raccontarla

Le fiabe non dicono ai bambini che esistono i draghi: i bambini sanno già che esistono. Le fiabe dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. (Chesterton)

“C’è un significato più profondo nelle fiabe che mi furono narrate nella mia infanzia che nella verità qual è insegnata dalla vita” (Schiller)

SIAM TRE PICCOLI….. Se i libri fossero (Piumini) Se i libri fossero di torrone, ne leggerei uno a colazione. Se un libro fosse fatto di prosciutto, a mezzogiorno lo leggerei tutto. Se i libri fossero di marmellata, a merenda darei una ripassata. Se i libri fossero frutta candita, li sfoglierei leccandomi le dita. Se un libro fosse di burro e panna, lo leggerei prima della nanna.

“La narrazione di una storia è uno dei modi per favorire uno scambio di parole, idee e pensieri” scrive un’educatrice per documentare questa esperienza. Aggiungerei un ingrediente che come, il lievito, amplifica, come il burro amalgama, come il peperoncino, eccita: emozioni.

Sì, il racconto di una storia, favorisce, suscita uno scambio di parole, pensieri, emozioni: in un clima di stupore, magia, dove il tempo è sospeso (“C’era una volta…”), in un luogo tranquillo, lontano da distrazioni, sapientemente allestito, l’educatrice conduce un piccolo gruppo di bambini portando con sé una valigia “magica” contenente i 3 porcellini, il lupo, il libro, il materiale per le tre casette (sassi, paglia, legno), un accendino e una candela.

Non ricordo chi lo abbia scritto, ma da qualche parte, ho letto che, quando si racconta ad un bambino, “la voce è la storia”, una voce dolce, forte, sommessa, misteriosa, buffa, accompagnata da gesti enfatizzati, teatrali, curati, pensati, da azioni che narrano. E la voce ha un volto, che nello sguardo e nella mimica tradisce i segni delle emozioni…ed è questo volto che il bambino “legge”, decifra, come la pagina di un libro: un volto che ha tante facce, come le “facciate” di un libro, quante sono le scene che racconta..

C’è un rito di apertura…ognuno si prende il suo cuscino e un rito di chiusura, una canzone, quella canzone che tutti noi abbiamo ascoltato, cantato da piccoli: “siam tre piccoli porcellin…”Il lieto fine della fiaba si conclude così con un festeggiamento. E la fiaba è sempre quella, calibrata sulla durata dell’attenzione dei bambini: Timmy, Tommy e Jimmy, il maggiore dei tre, ognuno di loro costruisce una casa, la più resistente salverà i tre fratelli che si faranno beffa del lupo affamato…La valigia si apre e lentamente l’educatrice tira fuori gli oggetti: paglia, legno, sassi passano tra le mani dei bambini rendendosi consistenti, visibilmente concreti, evidenti, vitali, ma nello stesso tempo rappresentati nella mente attraverso le parole dell’adulto. Una parola, un’azione, un oggetto.

“Ancora!” grida il bambino, per riprovare il “piacere della paura”, il controllo delle emozioni, perché vuole impadronirsi di quella storia. Il bambino vive tra il bisogno di gesti, parole, azioni ripetute e quello di novità. E la triplice ripetizione delle azioni nei “Tre porcellini” (ci sono tre porcellini, tre case, per tre volte il lupo si presenta alla porta) corrisponde e soddisfa pienamente questo bisogno. Ci vuole tempo, quindi, tutto il tempo necessario per costruire una casa solida e sicura al riparo dal lupo, tutto il tempo necessario per raccontare una storia…

Bettelheim e i Tre porcellini (“il principio di piacere contro il principio di realtà”p.44) Ne “Il mondo incantato” (trad. it.1977) Bettelheim ci suggerisce una chiave di lettura di questa fiaba: i porcellini più piccoli, vivendo sulla base del principio di piacere, costruiscono velocemente la loro casa per poter ritornare a giocare, mentre il terzo, il maggiore, grazie ad un’attenta programmazione e ad un duro lavoro mette in piedi la casa che li salverà: “Al bambino s’infonde la speranza (…)che sviluppando la propria intelligenza potrà sconfiggere anche un avversario molto più forte (…) Il bambino si identifica volta per volta con ciascuno dei tre e riconosce la progressione dell’identità (…)Le case che i tre porcellini costruiscono simboleggiano il progresso dell’uomo nella storia: prima una baracca, poi una casa in legno e per finire una solida casa di mattoni.” Scritto da Simona Vigoni per Mondo03

Ecco alcuni esempi di libri tattili realizzati dai genitori con l’aiuto delle educatrici…

In valigia La storia dei tre porcellini si narra anche in valigia….

E dietro ad un sipario realizzato dai genitori…