Il primo patriarca dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam LA FIGURA DI ABRAMO Il primo patriarca dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam
Chi sono i patriarchi? Ciò che caratterizza questi personaggi è la longevità. Il record è detenuto da Matusalemme che aveva 969 anni. Nella Bibbia la longevità è vista come segno della benedizione di Dio. Il racconto biblico deve coprire lunghi periodi di storia con pochi personaggi. Viene così allungata la loro vita.
Secondo il libro della Genesi i Patriarchi possono essere divisi in tre gruppi:
I patriarchi antidiluviani: Coprono il periodo che va dalla creazione del mondo fino al Diluvio universale: da Adamo (930 anni) a Noè (950 anni) Il Diluvio universale avvenne nell'anno 1656 della creazione, quando Noè aveva seicento anni.
I patriarchi postdiluviani: Coprono il periodo che va dal Diluvio fino ad Abramo: da Sem (600 anni) a Terach, padre di Abramo (205 anni) Vivono generalmente vite meno lunghe dei loro predecessori.
I patriarchi ebrei: Sono quelli che più direttamente hanno dato origine al popolo ebraico: Abramo Isacco Giacobbe
Matriarche del popolo di Israele: - Sara, sposa di Abramo - Rebecca, sposa di Isacco - Lia e Zilpa, Rachele e Bila, spose di Giacobbe.
ABRAMO
Abramo è un pastore che vive in Ur, in Mesopotania con la moglie Sara e i parenti. Abramo visse 175 anni (1946-2121).
Un giorno sente la voce di Dio e dà la piena disponibilità alla Sua chiamata. Dio entra così nella storia di Abramo e a lui si manifesta progressivamente: inizia la STORIA DELLA SALVEZZA
Genesi 12, 1-5: la chiamata Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra». Abramo partì, come il SIGNORE gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran. Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che possedevano e le persone che avevano acquistate in Caran, e partirono verso il paese di Canaan.
Giunsero così nella terra di Canaan, e Abramo attraversò il paese fino alla località di Sichem, fino alla quercia di More. In quel tempo i Cananei erano nel paese. Il SIGNORE apparve ad Abramo e disse: «Io darò questo paese alla tua discendenza». Lì Abramo costruì un altare al SIGNORE che gli era apparso. Di là si spostò verso la montagna a oriente di Betel, e piantò le sue tende, avendo Betel a occidente e Ai ad oriente; lì costruì un altare al SIGNORE e invocò il nome del SIGNORE. Poi Abramo partì, proseguendo da un accampamento all'altro, verso la regione meridionale.
Il popolo eletto, che da Abramo ha origine, è prescelto per proclamare fra gli altri popoli la presenza dell’unico e vero Dio e per preparare la venuta del Salvatore. Abramo, chiamato da Dio, lascia per sempre il suo ambiente e si mette in cammino verso una terra che Dio gli ha promesso, ma non gli ha detto quale sarà.
Abramo spera una discendenza, promessa da Dio stesso, nonostante la moglie sia già vecchia e sterile, ed ha un figlio che chiama Isacco.
Dio chiede ad Abramo una grande fede e una grande disponibilità ai Suoi disegni: Abramo risponde sempre con attenzione e con devozione ai richiami di Dio, è obbediente alla Sua volontà fino a sacrificare a Lui il figlio che gli è nato da Sara.
Genesi 22, 1-8: il sacrificio d’Isacco Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi». E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò». Abraamo si alzò la mattina di buon'ora, sellò il suo asino, prese con sé due suoi servi e suo figlio Isacco, spaccò della legna per l'olocausto, poi partì verso il luogo che Dio gli aveva indicato.
Il terzo giorno, Abraamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo Il terzo giorno, Abraamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo. Allora Abraamo disse ai suoi servi: «Rimanete qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi torneremo da voi». Abraamo prese la legna per l'olocausto e la mise addosso a Isacco suo figlio, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco parlò ad Abraamo suo padre e disse: «Padre mio!» Abraamo rispose: «Eccomi qui, figlio mio». E Isacco: «Ecco il fuoco e la legna; ma dov'è l'agnello per l'olocausto?» Abraamo rispose: «Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto». E proseguirono tutti e due insieme.
Giunsero al luogo che Dio gli aveva detto Giunsero al luogo che Dio gli aveva detto. Abraamo costruì l'altare e vi accomodò la legna; legò Isacco suo figlio, e lo mise sull'altare, sopra la legna. Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare suo figlio. Ma l'angelo del SIGNORE lo chiamò dal cielo e disse: «Abraamo, Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi».E l'angelo: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo». Abraamo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé un montone, impigliato per le corna in un cespuglio. Abraamo andò, prese il montone e l'offerse in olocausto invece di suo figlio. Abraamo chiamò quel luogo «Iavè-Irè». Per questo si dice oggi: «Al monte del SIGNORE sarà provveduto».
L'angelo del SIGNORE chiamò dal cielo Abraamo una seconda volta, e disse: «Io giuro per me stesso, dice il SIGNORE, che, siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo, io ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza s'impadronirà delle città dei suoi nemici.Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce».
Il figlio Isacco, che sale il monte con la legna sulle spalle per volontà del padre è la figura di Cristo che per volontà del Padre salirà i calvario con la croce sulle spalle per la salvezza di tutti gli uomini.
Perchè Abramo è grande. Perchè ha creduto contro ogni speranza umana Perchè Abramo è grande? Perchè ha creduto contro ogni speranza umana. Per questa fede ha goduto della benevolenza divina. Dio ha fatto meraviglie per lui e per mezzo di lui ed è il padre di tutti i credenti.
Lettera ai Romani 4, 18-25: la grande fede di Abramo e la nostra giustificazione Fratelli, Abramo ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo — aveva circa cento anni — e morto il seno di Sara. Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento.
Ecco perché gli fu accreditato come giustizia Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia, ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
Che cosa significa l’esperienza di Abramo? Con la sua testimonianza Abramo ci insegna che è Dio che prende l’iniziativa di inserirsi nell’umanità per far conoscere agli uomini la via della salvezza. Dio chiama Abramo ed ogni uomo ad uscire dal proprio ambiente per permettere la realizzazione della salvezza. Abramo è attento e si fa disponibile alla chiamata di Dio, lo ascolta e lo segue anche se Dio non gli indica il paese nel quale deve andare.
Dinanzi ad una richiesta misteriosa come il sacrificio dell’unico figlio, ubbidisce a Dio perchè si fida pienamente di Lui. È per questa disponibilità e questa piena fiducia che Dio da inizio alla storia del suo popolo, una storia che diventerà la storia della salvezza per tutta l’umanità.
Ogni uomo è un chiamato e Dio scrive per lui una piccola storia: dal suo modo di rispondere dipende la sua realizzazione e la sua salvezza.
Di solito, l’uomo è portato a fidarsi troppo di se stesso e a poggiare le sue sicurezze su valori che non lo soddisfano e addirittura gli danno insicurezza, procurandogli samarrimento. L’uomo da solo non si realizza, ha bisogno di aprirsi a Dio e di accogliere gli altri per costruire una storia che lo renda sereno e benevolo.
L’esempio di Abramo ci invita ad essere attenti a Dio che chiama ogni uomo, a venir fuori dalle nostre chiusure e dalle nostre sicurezze e ad avere fiducia piena in Lui. Dio ci vuole attori di una storia di salvezza che dobbiamo costruire insieme agli altri come Popolo suo, non come semplice spettatori.
Abramo e Agar Siccome Sara non aveva figli, offre al marito la propria schiava egiziana Agar e da questa unione nasce Ismaele. In seguito, quando Sara ha il figlio Isacco, scoppia nella donna una profonda gelosia nei confronti della giovane serva, al punto che Abramo è costretto ad allontanare Agar e suo figlio Ismaele.
Genesi 16:1-16 Sarai, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarai disse ad Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli». Abram ascoltò la voce di Sarai. Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nel paese di Canaan, Sarai, moglie di Abram, prese Agar l'egiziana, sua schiava e la diede in moglie ad Abram, suo marito. Egli si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei. Allora Sarai disse ad Abram: «L'offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho dato in braccio la mia schiava, ma da quando si è accorta d'essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me e te!». Abram disse a Sarai: «Ecco, la tua schiava è in tuo potere: falle ciò che ti pare». Sarai allora la maltrattò tanto che quella si allontanò. La trovò l'angelo del Signore presso una sorgente d'acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, e le disse: «Agar, schiava di Sarai, da dove vieni e dove vai?».
Rispose: «Vado lontano dalla mia padrona Sarai» Rispose: «Vado lontano dalla mia padrona Sarai». Le disse l'angelo del Signore: «Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa». Le disse ancora l'angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla per la sua moltitudine». Soggiunse poi l'angelo del Signore:«Ecco, sei incinta: partorirai un figlio e lo chiamarai Ismaele, perché il Signore ha ascoltato la tua afflizione. Egli sarà come un ònagro; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli». Agar chiamò il Signore, che le aveva parlato: «Tu sei il Dio della visione», perché diceva: «Qui dunque sono riuscita ancora a vedere, dopo la mia visione?». Per questo il pozzo si chiamò Pozzo di Lacai-Roi; è appunto quello che si trova tra Kades e Bered. Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito. Abram aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.
Tra Bibbia e Corano La tradizione musulmana si considera erede di Ismaele, il figlio maggiore di Abramo La Bibbia afferma che il figlio della promessa e dell’alleanza è Isacco, il figlio di Sara
Nel Corano Abramo anticipa la missione di Maometto, anzi diventa il vero fondatore della religione musulmana, che è chiamata “religione di Abramo”. Tale aspetto appare soprattutto in tre momenti della vita del patriarca: la sua scoperta del monoteismo, il sacrificio del figlio e il soggiorno alla Mecca.
Per il Corano, Abramo è il fondatore del monoteismo. Abramo, è scelto da Dio e cerca di convertire la propria famiglia al culto del solo vero Dio.
Il sacrificio del figlio e la sottomissione” di Abramo. L’episodio coranico si allontana in diversi punti dal racconto biblico: il patriarca vede in sogno che sta immolando suo figlio; lo avverte, ed egli accetta subito di essere sacrificato. Entrambi “si rimettono [a Dio]” e Abramo per dimostrarlo mette contro la terra la fronte del figlio; allora Dio interviene per mettere fine alla prova. Tale figlio sarà identificato con Ismaele . Abramo è presentato come un modello di sottomissione, che è il significato della parola islàm