I Promessi Sposi Autore:Manzoni Genere:Romanzo Storico Composizione: Manzoni inizia a scrivere I promessi sposi il 24 aprile 1821, pubblica la versione definitiva fra il 1840 e il 1841-42 Ambientazione storica:Il Seicento I luoghi:La Lombardia
I Promessi Sposi ebbero tre stesure o redazioni. IL ROMANZO STORICO Il romanzo manzoniano è di tipo storico. Per romanzo storico si intende una narrazione che racconta VICENDE IMMAGINARIE AMBIENTATE IN CONTESTI STORICI DEFINITI che fanno da sfondo al racconto. Manzoni, scrittore ottocentesco, narra una storia ambientata nel 1600, ricostruisce gli eventi e le abitudini del tempo e in tale contesto dà vita ad una vicenda “verosimile”, cioè che sarebbe potuta accadere. Gli avvenimenti che fanno da sfondo alla vicenda sono realmente accaduti, come ad esempio la sommossa popolare di Milano e la peste che devastò il Milanese. Per quel che riguarda i personaggi del romanzo ci sono da una parte personaggi di pura fantasia, dall’altra parte si incontrano personaggi storici realmente esistiti. STORIA DELLA COMPOSIZIONE I Promessi Sposi ebbero tre stesure o redazioni. Tra il 1821 e il 1823: la prima stesura aveva come titolo “Fermo e Lucia” e poi “Gli Sposi Promessi”; Insoddisfatto della sua opera, il Manzoni dopo la prima stesura ne pubblicò un’altra nel 1827 col titolo di “Promessi Sposi, storia milanese del XVII sec., scoperta e rifatta da A. Manzoni”. Lavora ad una prima revisione linguistica e ad uno sfoltimento di numerose parti del romanzo. Lo scrittore, però, insoddisfatto della seconda redazione, che gli appariva ricca di lombardismi, lo stesso anno (1827) si recò a “risciacquare i cenci in Arno” e sottopose tutto il romanzo ad un’accurata revisione linguistica sul modello del fiorentino vivo e medio, si ebbe così la terza ed ultima edizione, che fu pubblicata tra il 1840 e il 1842.
Per dare veridicità storica al romanzo, nell'introduzione Manzoni costruisce il pretesto del manoscritto-ritrovato: l'opera, secondo l'invenzione dell'autore, sarebbe la trascrizione/traduzione in un italiano moderno di un manoscritto di un anonimo autore del Seicento. In questo modo Manzoni viene a occupare il ruolo di narratore onniscente (focalizzazione zero) e nello stesso tempo quello artificiale di traduttore del romanzo, un fatto quest'ultimo che gli consente di operare nel testo continue incursioni moralistiche.
LA TRAMA Il periodo che fa da sfondo al romanzo è il 1600. Infatti siamo nel 1628, ai tempi della dominazione spagnola sul ducato di Milano. Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due contadini e operai tessili di un non precisato paesino della provincia di Lecco, stanno per sposarsi. Don Rodrigo, il signorotto del villaggio, infatuatosi di Lucia, impedisce le nozze, intimidendo il curato Don Abbondio. I due promessi sposi tentano di tutto, per difendersi: Renzo si reca da un avvocato di Lecco (soprannominato Azzecca-garbugli), Lucia si rivolge a Fra Cristoforo, un borghese che ha vestito il saio per espiare un delitto commesso in gioventù. I fidanzati ricorrono perfino all’espediente di un matrimonio a sorpresa. Tutto inutile. In compenso Lucia sfugge al rapimento organizzato da Don Rodrigo e viene portata al sicuro in un convento di Monza, mentre Renzo si dirige a Milano. La vicenda segue due percorsi. Il primo porta Lucia a subire un nuovo rapimento, questa volta riuscito, da parte di un potente fuorilegge “L’Innominato”, che proprio all’interno del convento ottiene la complicità di Gertrude. Portata al suo castello, Lucia fa voto alla Madonna di rinunciare al matrimonio, in cambio della propria salvezza. Il miracolo avviene e l’Innominato decide di cambiare vita. Infatti quest’ultimo, invece di consegnare la donna a Don Rodrigo, la dà in custodia alla famiglia nobile milanese di don Ferrante. Nel frattempo, Renzo, giunto a Milano nel pieno della carestia, si lascia trascinare ingenuamente nei tumulti, si ubriaca e viene ritenuto pericoloso dalle autorità spagnole. Arrestato, riesce poi a fuggire e a rifugiarsi nei territori di Bergamo. In seguito arriva la peste, che colpirà i due protagonisti principali. Proprio nel lazzaretto di Milano i due fidanzati si ritroveranno, scampati al terribile morbo. Fra Cristoforo, prima di morire, scioglie Lucia dal suo voto e nulla impedirà a Don Abbondio di celebrare le sospirate nozze, che concludono il romanzo (autunno 1630).
I PERSONAGGI Personaggi di pura fantasia Renzo Lucia Agnese Don Abbondio e Perpetua Don Rodrigo Azzeccagarbugli Personaggi storici realmente esistiti Fra Cristoforo Innominato Monaca Di Monza
Il Seicento Le vicende di Renzo e Lucia, nella narrazione manzoniana, si sviluppano nei primi decenni del XVII sec. Il Seicento è stato un secolo particolarmente cupo per i territori della penisola italiana. Gli Spagnoli dominavano in Lombardia, in Sicilia, nel Regno di Napoli e in parte della Toscana, generando malgoverno e scontento tra la popolazione. Un secolo segnato dall’ingiustizia. Tutta la narrazione vive nell’ambito di questa cornice di valori, dove la condizione degli umili oppressi può trovare solo riscatto nella salvezza morale, non potendo sperare in nessuna forma di garanzia da parte delle istituzioni e del potere. L’analisi spietata che Manzoni opera sulla dominazione spagnola è un atto di accusa a tutte le dominazioni straniere, è quindi testimonianza di opposizione al governo austriaco, potenza straniera che governava nel Lombardo-Veneto al tempo in cui l’autore compose l’opera. La dominazione spagnola in Italia rappresentava indirettamente la dominazione austriaca dell'Ottocento: per questo motivo il romanzo manzoniano veniva ad assumere anche un chiaro messaggio politico.
I luoghi “I Promessi Sposi” è ambientato in Lombardia nel XVII secolo. Specificatamente: in un paesino, non nominato, che si trova sul ramo lecchese del lago di Como, nella città di Lecco, a Milano e in tutta la parte che comprendeva il Ducato di Milano, A Bergamo, luogo dove si rifugia Renzo per sfuggire alla polizia che lo sta cercando ed è nel territorio della Repubblica di Venezia. Il borgo natìo dove è stata ambientata la prima parte della vicenda è stato identificato con Olate, piccolo paesino poco a nord di Lecco. L’identificazione dei luoghi reali dove si svolgono le vicende appare complessa, in quanto Manzoni raramente fornisce chiare indicazioni in merito.
LA STRUTTURA La struttura dei Promessi Sposi è A CANNOCCHIALE, per l'ampliamento della prospettiva che, dai primi capitoli chiusi nell'ambito ristretto del paese dei protagonisti, coinvolge spazi sempre più ampi e fatti storici di portata europea. I primi otto capitoli costituiscono la sezione borghigiana, perché luogo dell'azione è il borgo dove vivono Renzo e Lucia. La storia prende inizio con la mancata celebrazione delle nozze, qui incontriamo i personaggi d'invenzione. Cronologicamente la sezione borghigiana presenta una narrazione molto lenta e un numero assai elevato di fatti, concentrati in quattro giorni, dal 7 al 10 novembre 1628. La seconda sezione e la terza sezione del romanzo comprendono rispettivamente i capitoli IX-XVII e XVIII-XXVI. Le storie dei fidanzati divergono: Lucia viene a contatto con i personaggi "storici" (la monaca di Monza, l'innominato, il cardinal Borromeo, dopo la sua liberazione). La ragazza svolge, del tutto inconsapevolmente, il ruolo di strumento della Provvidenza, perché ha una parte significativa nella conversione dell'innominato. Renzo rimane coinvolto nei tumulti contro il carovita nel capoluogo lombardo, dove, nell'arco di due giorni (11 e 12 novembre) partecipa alla rivolta, si ubriaca, litiga con un ospite, si fa credere un rivoltoso, cade nella trappola di una spia, si fa arrestare, ma riesce a scappare. Il 13 novembre eccolo libero in territorio bergamasco, alla volta del cugino Bortolo, presso cui si ferma una quantità di tempo non specificata. Le azioni si svolgono in tre giorni (11-13 novembre 1628)
La quarta e quinta sezione sono costituite rispettivamente dai capitoli XXVII-XXXII e XXXIII-XXXVIII. Vi sono descritte la carestia a Milano, la guerra per il possesso di Mantova (episodio "italiano" della guerra dei trent'anni che insanguina l'Europa) la peste diffusa dai soldati imperiali (i lanzichenecchi). Renzo guarisce dalla malattia e torna a Milano in cerca di Lucia. Dopo che l'ha trovata , si reca al paese. I loro destini si ricongiungono e finalmente ecco celebrate le nozze. I personaggi essenziali alla storia ci sono tutti: i fidanzati, in primo luogo, la madre Agnese e poi don Abbondio. Il respiro narrativo si fa ampio, non viene raccontato nulla di ciò che accade ai nostri eroi nell'anno 1629; ciò che fa scorrere velocemente il racconto.
DON ABBONDIO Don Abbondio è il curato di un piccolo paese vicino Lecco, inoltre è uno dei primi personaggi che si incontrano nel romanzo. É uno dei personaggi più importanti di questa vicenda, ma non è né nobile, né ricco, né coraggioso. Il suo sistema di vita si basava su poche regole precise: scansare tutti i pericoli, schierarsi sempre dalla parte del più forte facendo, rimanere sempre neutrale per evitare rischi, badare solo a sé stesso, non prendere mai posizione nei contrasti per evitare qualunque problema. Il momento in cui dimostra appieno la sua “ fifa” è durante il suo incontro con i bravi, quando cerca una via di fuga e rendendosi conto che l’unica maniera era affrontarli gli corre incontro e affretta i tempi, così che la paura duri il meno possibile. Un episodio che evidenzia la paura di Don Abbondio nei confronti dei più ricchi e potenti è testimoniato dall’incontro con i bravi. In tal contesto, appena sente il nome di Don Rodrigo, si dichiara disposto ad ubbidire ai suoi comandi, pur sapendo di andare incontro ad un guaio. Don Abbondio è un tipo insolito e, pur non approvando il suo comportamento di fronte ai bravi, non si può che non provare una forte pena per un uomo così debole, che si trova a vivere in un mondo così crudele, in una società piena di violenza.
RENZO Renzo è uno dei protagonisti principali del romanzo, è un filatore di seta che praticamente vive del suo lavoro. Egli vive in una determinata epoca: il XVII secolo. E’ un personaggio configurato in modo strettamente storico, che è il modo poetico del Manzoni: Dalla descrizione che fa Manzoni , Renzo appare un personaggio pacifico , anche se affronta le avversità con impeto ed impulsività, adirandosi e inveendo, ma poi quasi sempre si contiene facendosi guidare da una radicata moralità. A volte sembra ingenuo come nella taverna di Milano, quando si lascia andare fino a sembrare un sovversivo, ma riesce anche ad evitare le trappole che insidiano la sua fuga verso Bergamo, dove trova rifugio dal cugino. E’ legato a Lucia e non riesce a non pensare ad un futuro senza la sua promessa sposa, così quando viene a sapere del voto è pronto a “partire soldato”.
DON RODRIGO Don Rodrigo è l’antagonista di Renzo, è colui che vuole impedirne il suo matrimonio con Lucia e che si pone contro i protagonisti e dà origine a tutta la vicenda. Don Rodrigo è lo specchio del suo tempo, di quel Seicento di cui Manzoni ci ha lasciato il quadro più vasto, multiforme e completo che mai sia stato fatto. Sebbene sia colui che, con il suo agire avventato e prepotente, rende possibile tutta la vicenda, è l’unico personaggio di cui non ci venga fatta una presentazione, né fisica, né morale. Lo conosciamo solo attraverso la sua autorità e attraverso il suo agire e le conseguenze che ne derivano. Appare sin dall’inizio tramite le parole dei bravi e il racconto di Lucia, ma la sua vera comparsa fisica è nel cap. V: «…Don Rodrigo […] era lì in capo di tavola, in casa sua, nel suo regno, circondato d’amici, d’omaggi, di tanti segni della sua potenza, …» .Quello che subito salta agli occhi è la sua prepotenza e il suo essere uomo al di sopra degli altri. Per quanto riguarda il suo carattere, egli compie il male solamente per l’ appoggio che riceve da persone di una certa importanza, che gli permettono di violare molte leggi. Per lui esiste solo una legge :quella del più forte, visto che le altre le può violare sempre, grazie alla sua ricchezza e a persone che lo aiutano come i “Bravi”. Questi ultimi insieme ad alcuni amici suoi fedelissimi sono inviati a fare i lavori sporchi per conto suo, come ad esempio nel caso del rapimento di Lucia, di cui viene incaricato il Griso anche se tale tentativo di sequestro fallirà. Don Rodrigo è un tiranno di campagna che non accetta le conseguenze delle sue azioni, non facendosi così valere neppure nel male, non sapendo suscitare paura e rispetto allo stesso tempo. Don Rodrigo può essere considerato un personaggio statico, visto che non cambia nel male, ma neanche nel bene.
( capitolo II “I Promessi Sposi” ). LUCIA ”…..Lucia s’andava schermando con quella modestia un po’ guerriera delle contadine,facendosi scudo alla faccia col gomito, chinandola sul busto,e aggrottando i lunghi e neri sopracigli,mentre però la bocca s’apriva al sorriso…..aveva qello quotidiano d’una modesta bellezza,rilevata allora e accresciuta dalle varie affezioni che le si dipingeva sul viso:una gioia temperata dal un turbamento leggiero,quel placido accoramento che si mostra di quand’in quando sul volto delle spose,e,senza scompor la bellezza,le dà un carattere particolare…” ( capitolo II “I Promessi Sposi” ). Lucia è la protagonista de “I Promessi Sposi”, a cui vengono attribuite come doti la bontà e l’innocenza. Lei è fedele al suo sposo, lo ama e cerca in tutti i modi di sposarlo. La ragazza è molto religiosa e sincera e non mente mai, anche quando Agnese le propone di sposare Renzo, prendendo alla sprovvista don Abbondio, Lucia non se la sente di sposarlo con l’inganno. Ella è convinta che i mali non si possono evitare, tuttavia possono essere superati con l’abbandono alla provvidenza. Figura semplice e delicata, di modesta bellezza, la descrive l’autore, ma con una luce di interiore serenità che mette a disagio l’interlocutore : sia la Monaca di Monza, che l’Innominato provano turbamento al cospetto di Lucia, che sembra risvegliare rimorsi da tempo soffocati.
AZZECCA-GARBUGLI Nel romanzo di Alessandro Manzoni "I Promessi Sposi", Azzecca-garbugli è l'avvocato di Lecco (a quel tempo chiamato dottore). Nel suo studio è presente una notevole quantità di libri, che tiene più come elementi decorativi che come materiale di studio. Il suo tavolo invece è cosparso di fogli che impressionavano gli abitanti del paese che vi si recavano. Renzo Tramaglino si presenta da lui, per chiedere se ci fosse stato un editto che avrebbe potuto condannare don Rodrigo, ma lui sentendo nominare il potente signore, respinge Renzo, perché non avrebbe potuto contrastare la sua potente autorità. Azzecca-garbugli è un personaggio del tutto secondario, ma è rimasto famoso per l'abilità con cui Manzoni descrive la sua personalità. Egli viene descritto come un uomo sulla sessantina d’anni, alto, magro, calvo, con il naso sporgente. Nel testo il dottor Azzeccagarbugli rappresenta la crisi della giustizia del Seicento.
FRA CRISTOFORO Il personaggio di fra Cristoforo, oltre ad avere un importanza non trascurabile ai fini della storia de “I Promessi Sposi”, presenta delle caratteristiche che testimoniano l’abilità di Manzoni nel creare personaggi compositi e dotati di una vera e propria psicologia. L’autore lo presenta inizialmente con la descrizione dell’aspetto fisico, attraverso la quale mostra anche alcune delle caratteristiche interiori la cui natura sarà specificata da Manzoni in seguito. Di fra Cristoforo, durante la narrazione del suo passato, ci viene detto che, pur essendo di origini plebee, disponeva di mezzi sufficienti per condurre una vita da aristocratico; nonostante le sue grandi ricchezze Lodovico (questo era il suo nome prima di ricevere gli ordini) era trattato con disprezzo dai vari signori del luogo, e quindi aveva iniziato a difendere con la violenza gli umili dalla prepotenza dei nobili, giungendo ad ucciderne uno per futili motivi; il rimorso e l’orrore per questa azione lo portano infine a farsi monaco. La narrazione della storia passata di Padre Cristoforo è molto interessante sotto vari punti di vista. In primo luogo ci permette di capire la morale dello scrittore: la purezza interiore, di conseguenza la grazia divina, non è insita nell’uomo, ma va ricercata attraverso un duro percorso di peccato e purificazione. . Manzoni mette anche in risalto alcune caratteristiche positive di Lodovico: viene presentato sì come arrogante e impulsivo, ma si dice di lui che non era un sanguinario e spesso risultava aggressivo solo per impedire che venissero commessi dei soprusi sui più deboli; queste qualità, pur moderate dall’umiltà acquisita in seguito al suo pentimento, continuano a costituire un tratto distintivo della personalità di fra Cristoforo. Egli quindi può essere per certi versi paragonato a Renzo, con cui condivide un’impetuosa generosità d’animo, inoltre il suo percorso spirituale presenta delle analogie con quello dell’autore.
AGNESE Agnese si può identificare come il personaggio che svolge la funzione di aiutante dei protagonisti all’interno della storia. L’autore presenta questo personaggio indirettamente: non fornisce una descrizione completa, ma una serie di indizi che costruiscono la figura. Agnese è la tipica donna che si trova nelle contrade brianzole. Il suo carattere, deciso e sbrigativo, unito ad un’esperienza di vita che lei stessa dentro di sé forse sopravvaluta, la induce ad un’estrema sicurezza di giudizio; la sua sollecitudine e il suo amore per l’unica figlia, la sua facilità di parola e la sua arditezza di espressioni, costituiscono un marchio inconfondibile. Una caratteristica di Agnese è la sollecitudine con cui si dispone ad aiutare la figlia nel raggiungimento della sua felicità. Agisce con la sicurezza di sé, propria della gente di limitata cultura, che è portata a vedere una faccia sola della realtà, quella che la interessa direttamente. Agnese è astuta, a volte invadente e ciarlona, ma anche acuta conoscitrice dell’animo umano: sa come distrarre Perpetua quando i due giovani promessi tentano di sorprendere Don Abbondio. Inoltre è amorevole verso Lucia e ama, come fosse suo figlio, Renzo ed è anche pettegola quando serve. Infine c’è da dire che rappresenta nel corso di tutta la storia un punto d’appoggio per Lucia.
L’INNOMINATO L'Innominato è una delle figure psicologicamente più complesse e interessanti del romanzo. Con pochi tratti Manzoni ci delinea la figura fisica dell’Innominato: alto, bruno, calvo, vicino alla sessantina, ma ancora virile e vitale. È un personaggio storicamente esistito al quale l’autore fa svolgere un dramma spirituale. L'Innominato, figura malvagia, la cui malvagità più che ripugnanza forse incute rispetto, è il potente cui Don Rodrigo si rivolge per attuare il piano di rapire Lucia. In preda a una profonda crisi spirituale, l'Innominato scorge nell'incontro con Lucia un segno, una luce che lo porta alla conversione: durante la famosa notte in cui Lucia è prigioniera nel castello, la disperazione dell'Innominato giunge al culmine, tanto da far pensare al suicidio, ma ecco che il pensiero di Dio e le parole di Lucia lo salvano e gli mostrano la via della misericordia e del perdono. L'Innominato è un personaggio de “I promessi sposi” chiamato così per il nome sconosciuto.. Dopo la conversione l'Innominato cambia completamente e coglie al volo l'occasione per fare del bene in maniera proporzionata al male che aveva fatto. Infatti quando scendono in Italia i lanzichenecchi (mercenari tedeschi che combattono nella guerra di successione al Ducato di Mantova), che mettono a sacco il paese di Renzo e Lucia e diffondono il morbo della peste, molti, tra cui don Abbondio, Perpetua e Agnese, trovano rifugio nel castello dell'Innominato, che si è fatto campione di carità.
FEDERIGO BORROMEO Il cardinale F. B. è un personaggio realmente esistito, in quanto si avvicina molto all’arcivescovo di Milano suo omonimo “Federigo Borromeo” realmente esistito e nato a Milano il 16 agosto 1564, arcivescovo di Milano dal 1595. Il Cardinale è uomo dotto, sapiente, ma caritatevole e misericordioso, pronto ad accogliere chi si pente con sincerità,come l’innominato. Federigo Borromeo non rappresenta la Chiesa rigida e inflessibile,ma quella che svolge la sua azione tra la gente. Egli non è combattivo come Padre Cristoforo, tuttavia si muove tra gli umili e non ha paura di correre rischi. Borromeo viene presentato da Manzoni nel capitolo XXII con una lunga digressione in cui non è raccontata solo la vicenda umana del cardinale, ma delineata la sua personalità, il suo temperamento e le sue debolezze: egli assecondò le credenze superstiziose del suo tempo circa le cause della peste.
LA MONACA DI MONZA La storia di Gertrude occupa il capitolo IX e per intero quello successivo. Tutto il racconto offre un illuminante spaccato delle consuetudini, sulle ipocrisie e sulle convenzioni del sec. XVII. Gertrude è vittima delle convenienze e degli interessi superiori, ai quali viene sacrificata tutta la sua esistenza. E’ avviata alla vita monacale, con metodi subdoli: infatti ella non è animata da vera fede ma dalla convinzione che in convento avrà un ruolo molto importante. <quando comprende che sarà costretta a rinunciare alla vita di tutti i giorni intreccia una relazione amorosa con Egidio; scoperta, viene segregata in casa, non le resta altro che accettare la vita monacale, con tutto il rancore e l’astio per una scelta subìta. La sua vita da monaca diventa una rivalsa contro quanti hanno causato la sua infelicità, la famiglia e le monache. La sua colpa è quella di essere troppo debole, di non aver mai osato una reale opposizione alle decisioni dei genitori.