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Transcript della presentazione:

Significa che il suo ricordo e la sua presenza sono continui in noi. Anche oggi ci diciamo e siamo seguaci di Cristo. La sequela, in primo luogo non consiste nell'apprendere e nell'insegnare quanto ha detto e fatto Gesù La sequela di Gesù non è un'ideologia, non è moralismo o semplice imitazione dei comportamementi: Questi sono stati all'inizio gli atteggiamenti delle Comunità di base. Che significa “seguire”? Significa avere una relazione strettissima con Gesù. Significa che il suo ricordo e la sua presenza sono continui in noi. E' fare della sua Fede la nostra fede e fare della sua Speranza la nostra speranza E' appropriarci dei suoi criteri e dei suoi atteggiamenti, del suo comportamento, adeguandoli al nostro tempo. José Arregi Testo: Giovanni 10, 27-30. Pasqua 4 domenica –C- 21 aprile 2 013. Commenti e presentazione: M. Asun Gutiérrez Cabriada. Musica: Bruch. Adagio. Violoncello e Orchestra.

Il testo di oggi è in continuità con il capitolo precedente che presentava la guarigione del “cieco fin dalla nascita”. Come sfondo c'è un conflitto e alcune accuse molto dure dai capi giudei. I falsi pastori espellono il cieco dalla sinagoga, Gesù, al contrario, si pone in contraddizione con loro e lo accoglie. Il contesto non è condito di tenerezza, ma è pieno di tensione.

Gv Gv 10, 27-3 Le mie pecore ascoltano la mia voce Ascoltare e seguire Gesù è ciò che distingue i suoi discepoli. E’ fondamentale saper distinguere la sua voce in mezzo a tante chiacchiere, voci, rumori... e conoscere la differenza tra sentire e prestare ascolto. Ascolto la mia voce interiore? Ho bisogno di momenti di silenzio interiore e esteriore? Mi interessa pormi in ascolto degli altri?

Io le conosco ed esse mi seguono Gesù risponde ai desideri più profondi di ogni persona: abbiamo bisogno che qualcuno ci conosca nella verità, qualcuno in cui possiamo riporre fiducia. “Conoscere” nella Bibbia significa amare, amore reciproco e generoso, conoscenza vicendevole, comprendersi anche senza parlare, intima comunione, relazione profonda e personale, abbandono incondizionato, piena accettazione e fiducia. Cerco di riconoscere e rispettare le persone, come ha fatto Gesù? Quali sentimenti e atteggiamenti provoca in me sapermi incondizionatamente conosciuto e amato da Gesú? L’essere sicuro che, come me, conosce e ama ogni uomo? Seguirlo è fare la scelta di partecipare a transformare il mondo, riempirlo di speranza, renderlo più domestico, più degno, più umano e più felice per tutti.

Io do loro la vita eterna e non periranno per sempre; nessuno me le può portare via Gesù ci contagia e ci dona l’immortalità. Non parla di darci qualcosa in cambio, del continuo bisogno di perdono, del poco che meritiamo e del molto che pecchiamo. I padri e le madri parlano così ai loro figli. Gesù ci ricorda gli atteggiamenti che lo caratterizzano: conoscere – vicinanza, fiducia, intimità; dar vita eterna – ed ha già iniziato -; non strappare, sicurezza, aiuto, protezione...- Seguendo l’esempio di Gesú, anch’io posso contagiare e donare vita. Se il mio modo di agire fa che le persone che sono in relazione con me abbiano maggiore pace, speranza, gioia, felicità..., allora sto testimoniando e donando vita, quella che non perisce, che niente e nessuno può rubare. Come fa Gesú.

Gesù non solo ci conosce, ci protegge e ci dà vita, ma pure ci introduce nell’unità d’amore con il Padre. Ci dimostra il suo amore senza limiti (Gv 15,13). Ha allontanato definitivamente da noi ogni pericolo di morte, dandoci vita piena. Non camminiamo per ottenere un premio. Gesú ci invita a vivere come chi realmente GIA’ lo ha ottenuto perché Egli ce l’ha donato. Siamo sempre nelle sue mani. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre.

Il Padre e Io siamo uno. Messaggio fondamentale della nostra Fede: conosciamo Dio guardando Gesú. Non si tratta solo di ammirare o accettare Gesù, ma di credere che Egli è l’Único nel quale possiamo vedere e ascoltare Dio. A noi tocca accogliere e credere alla sua Parola e continuare a riprodurre la sua immagine nella nostra vita. Come mostro il volto di Gesù nella mia famiglia, sul lavoro, nella società...?

Nella comunità di Gesù non ci sono dirigenti e diretti, pastori e pecore. Siamo tutti fratelli e tutti “responsabili”! Il vangelo ci parla del “Buon Pastore” che è Gesù e del popolo di Dio nel quale siamo tutti investiti di responsabilità. Le guide, i “ministri” ci vogliono, ma sono a servizio della comunità, del Regno. Se è brutto sentirsi “pastore”, considerando “pecora” gli altri membri della comunità non è miglior cosa sentirsi “pecora”, considerando altri come “pastori”. Questi atteggiamenti non ci aiutano a costruire né la comunità né il Regno di Dio. “Uno solo è il vostro Padre, quello del cielo, e voi tutti siete fratelli” (Mt 23,9)

Tu sei il Buon Pastore Pastore energico che non fai una grinza e ci chiami a camminare con te nella ricera di altri pascoli e delle fonti. Ci aiuti a rifiutare le dottrine inscatolate, i riti ripetuti e senza senso; e ci dici: Andate dove vi porta il cuore. Tu sei il buon pastore. Con Te passiamo dalla dipendenza sciocca alla fede gioiosa e personale, dal gregarismo alla comunione, dalla paura alla libertà, dall’individualismo alla solidarietà, dal timore all’atteggiamento di figli. Tu sei il buon pastore.  Con Te abbiamo rotto il silenzio e riusciamo ad alzare la voce, a denunciare e a contestare; e pure sgorghiamo nel canto e nella lode perché la vita ribolle nelle nostre viscere e riempie di speranza il nostro cuore. Tu sei il buon pastore. Florentino Ulibarri