Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.)

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Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Sommario La figura di Parmenide Il sentiero della Verità Il mondo dell’essere e della ragione La problematica identificazione dell’essere Il mondo dell’apparenza e dell’opinione Parmenide nella storia

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) La figura di Parmenide Parmènide di Elea (in greco Παρμενίδης; Elea, 515 a.C. – 450 a.C.), filosofo presocratico, fu il maggiore esponente della scuola eleatica. Nacque in Magna Grecia, ad Elea (Velia in epoca romana, oggi Ascea), da una famiglia aristocratica. Della sua vita si hanno poche notizie. Fu probabilmente discepolo di Senofane. Dai suoi concittadini sarebbe stato chiamato a redigere le leggi della sua città. Ad Elea fondò, inoltre, una scuola, insieme al suo discepolo prediletto Zenone. Platone nel Parmenide riferisce di un viaggio che negli anni della vecchiaia il filosofo avrebbe intrapreso alla volta di Atene, dove avrebbe conosciuto Socrate da giovane, col quale avrebbe avuto una vivace discussione. Profilo

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) La figura di Parmenide L'unica opera di Parmenide è il poema in esametri intitolato Poema sulla natura di cui alcune parti sono citate da Simplicio (V–VI sec. d.C.) in De coelo (De cœlo 556, 25) e nei suoi commenti alla Fisica aristotelica (In Aristotelis Physica commentaria), da Sesto Empirico (II–III sec. d.C.) (Adversus mathe-maticos, libro VII) e da altri scrittori antichi. Di tale poema ci sono giunti diciannove frammenti, per complessivi 150 versi, alcuni dei quali allo stato di puro stralcio, che comprendono un Proemio e una trattazione in due parti: La via della Verità e La via dell'Opinione; di quest'ultima abbiamo solo pochi versi.

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Il sentiero della verità La narrazione si snoda intorno al percorso intellettuale del filosofo che racconta il suo viaggio immaginario verso la dimora della dea Diche (dea della Giustizia) la quale lo condurrà al «cuore inconcusso della ben rotonda verità». Secondo alcuni, la splendida donna rappresenterà d'ora in poi il significato della filosofia. La dea mostra al filosofo la via dell'opinione, (doxa) che conduce all’apparenza e all'inganno, e la via della verità (alétheia) che conduce alla sapienza e all'Essere (τὸ εἶναι, tò èinai).

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Il sentiero della verità Pur non specificando cosa sia questo essere, Parmenide è il filosofo che per primo ne mette a tema esplicitamente il concetto; su di esso egli esprime soltanto una lapidaria formula, la più antica testimonianza in materia, secondo la quale «l'essere è, e non può non essere», «il non-essere non è, e non può in alcun modo essere» In tal modo Parmenide enuncia implicitamente e per la prima volta il principio di identità (l’essere è uguale a se stesso) e il principio di non contraddizione (l’essere non può essere diverso da se stesso).

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Il sentiero della verità Con queste parole Parmenide intende affermare che niente si origina dal niente, e nulla può cadere nel nulla. Già i primi filosofi greci avevano cercato l'origine (ἀρχή, archè) della mutevolezza dei fenomeni in un principio statico che potesse renderne ragione, non riuscendo a spiegarsi il divenire. Ma i cambiamenti e le trasformazioni a cui è soggetta la natura, tali per cui alcune realtà nascono, altre scompaiono, secondo Parmenide non hanno semplicemente motivo di esistere, essendo pura illusione. La vera natura del mondo, il vero essere della realtà, è statico e immobile.

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Il mondo dell’essere e della ragione A tali affermazioni Parmenide giunge promuovendo un pensiero basato su un metodo razionale, da cui si traggono le seguenti conclusioni: L'Essere è immobile perché se si muovesse sarebbe soggetto al divenire, e quindi ora sarebbe, ora non sarebbe. L'Essere è Uno perché non possono esserci due Esseri: infatti, dovrebbero differire o per il non-essere, ma è impossibile perché il non-essere non esiste, o per l’essere, il che è altrettanto impossibile perché sarebbero la stessa cosa coincidendo nell’essere.

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Il mondo dell’essere e della ragione L'Essere è eterno perché non può esserci un momento in cui non è più, o non è ancora: se l'essere fosse solo per un certo periodo di tempo, in un certo momento non sarebbe, e si avrebbe contraddizione. L'Essere è dunque ingenerato e imperituro (immortale), poiché in caso contrario implicherebbe il non essere: la nascita significherebbe che prima non era, il che è impossibile; la morte significherebbe che non sarà, e anche questo è impossibile. L'Essere è indivisibile, perché altrimenti richiederebbe la presenza del non-essere come elemento separatore.

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Il mondo dell’essere e della ragione L'Essere risulta così vincolato dalla necessità (ἀνάγχη, anànche), che è il suo limite, ma al contempo il suo fondamento costitutivo: «La dominatrice Necessità lo tiene nelle strettoie del limite che tutto intorno lo cinge; perché bisogna che l'essere non sia incompiuto». È privo di imperfezioni e identico in ogni sua parte come una … sfera perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita (per gli antichi greci il finito era sinonimo di perfezione).

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Il mondo dell’essere e della ragione

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) La problematica identificazione dell’essere Cosa sia precisamente l’essere vero di cui parla Parmenide non è dato saperlo poiché possediamo pochi frammenti. Le identificazioni possibili sono con: una realtà metafisica o teologica una realtà fisica e corporea una costruzione logico-grammaticale

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Il mondo dell’apparenza e dell’opinione A parte l’essere assoluto, la realtà presente, che i sensi ci attestano molteplice e in divenire, come dev’essere interpretata? Parmenide risponde che essa, in quanto implica il non essere, è pura apparenza o illusione: “Perciò tutti nomi saranno quelli che hanno posto i mortali, credendo che fossero veri: nascere e perire, essere e non essere, cambiare luogo e mutare luminoso colore”. Severino - Parmenide, Il mondo è illusione

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Parmenide nella storia Parmenide e gli eleati si contrapponevano soprattutto al pensiero di Eraclito, loro contemporaneo, filosofo del divenire che, secondo loro, basava la conoscenza interamente sui sensi. Nella prospettiva della storia della filosofia, sarà Hegel (XIX sec.) a concepire l'essere in maniera radicalmente opposta a Parmenide. Anche l'atomismo democriteo intese contrapporsi alla teoria eleatica dell'Essere, presupponendo gli atomi e uno spazio vuoto, diverso dagli atomi, in cui essi potessero muoversi, ipotizzando in un certo senso una convivenza di essere e non-essere.

Parmenide di Elea (Elea, 515 a.C. – 450 a.C.) Parmenide nella storia In seguito furono i Sofisti a cercare di confutare il pensiero degli eleati, opponendo al loro sapere certo e indubitabile (επιστήμη, epistéme) sia il relativismo di Protagora, sia il nichilismo di Gorgia. Uno dei maggiori problemi sollevati da Parmenide riguardava in particolare l'impossibilità di oggettivare l'Essere, di darne un predicato, di sottrarlo all'astrattezza formale con cui l'aveva enunciato, e che sembrava contrastare con la pienezza totale del suo contenuto. Fu seguendo questa strada che Platone, nel tentativo di risolvere il problema, approderà al mondo delle idee. Severino - L'essere, il nulla, la morte