L’amore ti abbraccia in tutto ciò che vedi”.

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Capitolo 7 1 Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Capitolo 8 1 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi,
V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO a Gv 11, b-45.
Transcript della presentazione:

L’amore ti abbraccia in tutto ciò che vedi”. L’ arte di vivere consiste, fondamentalmente, nell’arrivare a vedere tutto con il cuore. Solo il cuore scopre in tutto le orme dell’ ultima Verità e Certezza, che mi guarda dal volto di ogni persona, dall’immobilità di una pietra, dallo stelo del campo, e mi dice: “Tu sei amato, senti di essere amato. L’amore ti abbraccia in tutto ciò che vedi”. A. Grül Testo : Giovanni 9, 1-41 / 4ª domenica di Quaresima –A-. Musica: Mahler. Sinfonia 5ª. Adagietto

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Ci sono molti modi di guardare. Gesù vede il cieco, il suo sguardo è pieno di compassione, cura, è carico di misericordia, accoglienza, tenerezza, fiducia, liberazione e speranza. Lo sguardo di altre persone è superficiale, curioso, indifferente, di condanna.... Secondo la dottrina della retribuzione, la povertà e la malattia solo potevano essere spiegate come castigo di Dio per il peccato. Gesù rifiuta questa convinzione, libera da questa stretta -e interessata- interpretazione, rivelando il Dio della vita e dell’ amore. Insegna che il Padre non guarda agli esseri umani come peccatori, ma come figli e figlie amati di un amore assoluto e come bisognosi di Lui. Un Padre che vuole che i suoi figli e figlie vivano e vedano.

Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Per Gesù quello che conta non è la “causa” ma la “finalità”. Abbiamo scartato definitivamente questa “teologia” tanto semplicista e tanto sbagliata tanto ingiusta dei castighi di Dio?. Gesù è la luce che ci illumina e dà significato alle nostre gioie, alle nostre tristezze, alla nostra salute, alla nostra malattia, alla nostra vita, alla nostra morte... Sento Gesù come luce che illumina tutti i momenti e tutte le circostanze della mia vita?

Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa "Inviato". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Gesù prende l’iniziativa, interviene senza che gli venga rivolta nessuna richiesta. Anche se non lo vediamo, Egli ci guarda, si avvicina, ci tocca e ci cura. Il cieco seppe rispondere con coraggio, libertà e con una fiducia piena, con fede... Sapeva di essere cieco e povero. Si lasciò spalmare il fango sugli occhi -strana medicina-. Non l’ha curato il fango, né l’acqua. L’ha curato la Parola di Gesù e la sua fede.

Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so». Anche noi siamo invitati da Gesù a dirigerci alla piscina di Sìloe per sentire la nuova vita, e deciderci a manifestare di essere maggiorenni e dare una testimonianza ragionata, convinta e piena di speranza della fede in Gesù. Una fede che ci aiuti a scoprir Dio per strade diverse da quelle della Legge, a scoprirlo per i sentieri della fiducia e della luce.

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Sono proprio i dirigenti religiosi, quelli che si dicono rappresentanti autorizzati della divinità, che si credono in possesso della verità, a non saper riconoscere Gesù né le sue opere. Vedono minacciati i presupposti del sistema, non importa loro la grazia concessa, né la verità; a loro importa l’osservanza della legge. Si domandano: Come è possibile che un uomo che non osserva la legge religiosa agisca in nome di Dio? Secondo gli insegnamenti tradizionali, peccatore è chi agisce contro la Legge. In questa e in altre occasioni, Gesù non rispetta la rigorosa legge del sabato. C’è in gioco l’immagine che i farisei hanno di Dio: un Dio legalista, giudice, che esige sottomissione alla legge al di sopra delle persone, della loro libertà e felicità. E quella che rivela Gesù, che manifesta un Dio, Padre/Madre, misericordioso e liberatore.

Allora dissero di nuovo al cieco: Dalla mia fiducia in Gesù viene la mia fede nel suo Dio. Da nessun’altra fonte. José Enrique Ruiz de Galarreta Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!» Gesù guida abilmente il cieco guarito –e noi- verso un’altra luce più profonda, quella della fede. Lo fa passare dalla cecità alla visione. La sua risposta ai farisei è categorica. Sa difendere la sua posizione di fronte a quelli che lo bersagliano. Si sono impresse molto profondamente in lui la Persona e la Parola di Gesù. La sua testimonianza, ferma e personale, rappresenta quanti si interrogano, credono e danno testimonianza. Qual è la mia risposta e la mia testimonianza?

Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!». Mano a mano che la luce va aprendo gli occhi del corpo e della fede del cieco, i farisei vanno aumentando la loro ostilità verso Gesù. Il cieco sta diventando una persona scomoda per quanti hanno un atteggiamento inquisitore e dogmatico con chi è vicino a Gesù. Si credono in diritto di minacciare e di scacciare le persone che danno un’autentica testimonianza di Gesù. I genitori e i vicini hanno paura, non osano dare la loro testimonianza personale. Molte volte, “vedere” ha conseguenze e richiede indipendenza, coerenza e coraggio. La persona che si lascia illuminare da Gesù si trasforma e incomincia a vedere la vita in modo nuovo.

Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Chi fissa i suoi occhi nella legge per misurare la condotta degli altri solo riesce a vedere che tutti sono cattivi, meno lui. Chi volge i suoi occhi ai bisogni degli altri scopre il molto che può fare per gli altri e come il Padre sorride, compassionevole, davanti agli sbagli propri e altrui. Come per il cieco, Gesù ci libera dalle nostre cecità perché i nostri occhi vedano in modo nuovo e illuminino tutte le oscurità.

Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Quanti vogliono continuare ad essere discepoli della legge antica non ammettono la luce e la verità di Gesù né di nessun altro; stanno sulla difensiva, si credono superiori e migliori degli altri, hanno paura che crolli il sistema legale che hanno bisogno di mantenere. Per loro sono più forti i pregiudizi sociali, culturali e religiosi che la verità. Grande cecità e ingiustizia. La fede salva, è contagiosa e porta a dare testimonianza. Il cieco non solo ha ricevuto la luce, ma si è convertito a sua volta in luce. La paura, L’insicurezza e la mancanza di argomenti, davanti alla testimonianza coraggiosa e libera, si traduce nel “cacciare fuori”, scomunicando e perseguitando Gesù e chi gli dà testimonianza.

Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù non compare durante la discussione. Adesso torna per “incontrare” il cieco e condurlo pienamente alla fede, restituirgli la dignità e curargli ogni altra cecità. Non c’è conversione né fede autentica senza un incontro personale con Gesù. Il cieco diventa un vero testimone, proclama senza riserve la sua fede. Come vivo il mio processo di fede? Lo sento crescere e maturare?

Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane». Al cieco manca la luce fisica degli occhi. Gli scribi e farisei sono ciechi morali, che non vedono né vogliono vedere e non tollerano che altre persone vedano. È l’atteggiamento di quanti si impegnano a non uscire dalla loro cecità e dalla loro ipocrisia, appoggiati nelle istituzioni e nei criteri costruiti da loro stessi. Gesù ci invita a fare la scelta della luce nella nostra vita. La luce che Egli ci comunica. La luce che ci incarica di comunicare agli altri.

Benedetto sii, o mio Dio, mia aria, che sei lì, così sicuro come l’aria che respiro. Benedetto sii, mio Dio, mio vento, che mi animi, mi sospingi, mi dirigi. Benedetto sii, mio Dio, mia acqua, essenza del mio corpo e del mio spirito, che rendi la mia vita più limpida, più fresca, più feconda. Benedetto sii, mio Dio, mio medico, sempre vicino a me, più vicino quanto più mi sento infermo. Benedetto sii, mio Dio, mio pastore, che cerchi per me buoni e freschi pascoli, che mi guidi per le valli oscure, che vieni a me quando sono perduto nell’oscurità. Benedetto sii, mio Dio, mia madre, che mi ami come sono, che per me sei capace di dare la vita, mio rifugio, mia sicurezza, mia fiducia. Benedetto sii, Dio, benedetto sii. José Enrique Galarreta Sii benedetto