Storia dell’arte Romanticismo Pittori macchiaioli Impressionismo Post-impressionismo Cubismo Futurismo.

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Storia dell’arte Romanticismo Pittori macchiaioli Impressionismo Post-impressionismo Cubismo Futurismo

Il Romanticismo Il Romanticismo è un movimento artistico e letterario che nasce in Germania alla fine del Settecento, e si diffonde in Europa durante l’Ottocento. Esso esalta la passione e i sentimenti, dando poca importanza alla “ragione” venerata dai neoclassicisti. Per questo i romantici rivalutano il Medioevo, l’“Infanzia dei popoli”, nel quale si hanno moltissime innovazioni, molte delle quali non completamente legate alla ragione. I romantici privilegiano il rapporto tra l’artista e la natura, la quale è selvaggia, in modo tale che possa generare molte emozioni, a differenza di una natura sotto il controllo dell’uomo e “razionalizzata”. Un rappresentante del Romanticismo è William Turner, con il suo quadro “Bastimento nella tempesta”.

William Turner Turner è nato a Londra alla fine del Settecento. Suo padre era un fabbricante di parrucche e sua madre era morta giovane; quindi, all’età di dieci anni, Turner fu affidato a un suo zio, dal quale iniziò a interessarsi alla pittura. Nel 1789 chiese di entrare nella Royal Academy e vi fu annesso l’anno successivo. Studiò il paesaggio classico e lo stile dell’epoca, che tendeva a trasfigurare le immagini reali in visioni più personali e soggettive. Viaggiò a lungo in Europa, visitando anche il Louvre di Parigi e Venezia. Quando suo padre morì, Turner cadde in depressione. Ebbe due figlie senza mai sposarsi e morì proprio in casa di una sua amante durante la metà dell’Ottocento. Fu seppellito, sotto sua richiesta, nella Cattedrale di Sant Paul.

Bastimento nella tempesta Il dipinto raffigura un nave travolta da una tempesta. Il soggetto si trova al centro e, da questo, si muovono a spirale le nuvole e le onde. Le forme sono reali, ma confuse dalla fusione di luce e spazio, fatta per dare un senso di angoscia. I colori sono sia caldi sia freddi. Il quadro è stato realizzato con colori ad olio su tela. La luce, che si trova principalmente al centro del quadro, è accentuata, per suscitare una forte emozione. I volumi sono quasi assenti, perché i soggetti si mescolano con la luce ed il colore. Ho scelto questo quadro per le forti emozioni che suscita: angoscia, vertigine, sgomento, ma anche perché, in quanto mira a mostrare alcune emozioni e non tanto le forme e l’oggettività del dipinto, può essere tranquillamente detto “romantico”.

Macchiaioli Nasce in Italia alla metà dell’Ottocento l’esigenza di abbandonare la pittura accademica, per utilizzare, invece, un linguaggio orientato al realismo. Nel 1856 a Firenze, al caffè Michelangelo, nasce il movimento dei macchiaioli, che affermano che la realtà può essere resa attraverso macchie di colore. Uno dei maggiori esponenti di questo movimento è Giovanni Fattori, con il quadro più caratteristico tra le rappresentazioni di paesaggi: Buoi al carro.

Giovanni Fattori Giovanni Fattori nacque a Livorno nel 1825, figlio di un artigiano. Studiò a Livorno e a Firenze, dove, frequentando il caffè Michelangelo, entrò in contatto con i pittori macchiaioli, per diventare, poi, uno tra i rappresentanti più autorevoli. Lasciò Firenze solo per brevi viaggi: andò a Parigi, dove conobbe Manet, a Londra e a Filadelfia. Il pittore cominciò a dipingere scene di vita militare dal vero, cioè senza alcun elemento celebrativo. In seguito, abbandonò la tecnica chiaro-scuro romantica per un contrasto a macchia di luce-colore, realizzando, quindi, i suoi quadri per zone cromatiche. Realizzò numerosi ritratti, ma, soprattutto, dipinse paesaggi, in particolare quelli della Maremma, e la vita militare, vista con amaro realismo. Infatti ciò che accomuna tutti i suoi quadri è l’adesione al realismo, cioè al rappresentare la vita reale in tutti i suoi aspetti, sia positivi, sia negativi. Lui stesso affermava che l’arte deve trarre ispirazione dalle manifestazioni della natura e dall’impegno sociale. Fattori morì a Firenze nel 1908.

Buoi al carro Il dipinto è stato realizzato da G. Fattori nel 1867 durante il suo soggiorno a Castiglioncello. Esso rappresenta la campagna Maremmana, caratterizzata dall’accostamento delle colline al mare. Diviso in due parti dalla linea dell’orizzonte, la parte superiore è occupata dal cielo e da nuvole chiare, mentre la parte inferiore ospita il mare in lontananza, le colline e i campi, attraversati in diagonale da un sentiero. La stesura in larghezza e la strada in diagonale contribuiscono a creare la profondità prospettica. Le forme sono reali. Le linee dei contorni non sono definite e si alternano in dritte (orizzonte, strada) e ondulate (nuvole, prato, ombre). Vi sono colori caldi e freddi: in primo piano prevalgono i colori caldi, mentre all’orizzonte i colori freddi e scuri delle colline e del mare; il cielo è piuttosto chiaro, grazie anche alle numerose nuvole. Il quadro è realizzato con colori a olio su tela; nelle parti rappresentanti il terreno il colore è steso con uno strato molto sottile, lasciando intravedere la trama della tela, per rendere il paesaggio più realistico. La luce illumina tutto il quadro, in particolare le teste e i dorsi dei buoi. Il quadro trasmette tranquillità: il mare calmo, la posizione rilassata del contadino, tutto contribuisce a comunicare questa sensazione.

Impressionismo L’Impressionismo è una corrente pittorica nata in Francia tra il 1860 e il 1880. Gli impressionisti devono il loro nome a un critico d’arte di quel tempo, che, in modo dispregiativo, definì impressionista il quadro di Monet, chiamato appunto “Impression: Soleil levant”. L’Impressionismo prende spunto dal Romanticismo e dal Realismo, i quali negavano l’importanza del soggetto, per esaltare i sentimenti e le emozioni che il quadro suscita. Gli impressionisti prediligevano dipingere all’aria aperta (En plein air), per poter cogliere a fondo l’impressione visiva suscitata dal paesaggio. Le forme venivano rappresentate senza un disegno preparatorio, ma con pennellate veloci, e create grazie a una particolare mescolanza di luce e colore; è anche per questo che i pittori impressionisti preferiscono dipingere en plein air, per vedere bene le variazioni della luce, e quindi del colore, durante i vari momenti del giorno. Inoltre essi dipingevano spesso l’acqua, poiché essa, muovendosi, creava molte variazioni di luce e colore. Un altro dato fondamentale della tecnica impressionista è il non utilizzo del colore grigio: i pittori creano le ombre e le figure scure grazie alla sovrapposizione di colori complementari (verde e rosso; viola e giallo; arancione e blu), che da, appunto, un colore simile al grigio. In questo periodo muta anche la funzione dell’arte: diventa indipendente dalla committenza, quindi possono essere dipinti paesaggi, scene di vita quotidiana, a scelta del pittore. I rappresentanti più autorevoli sono: Monet, Manet, Pissarro, Degas, Renoir, Cézanne.

Monet Claude Monet nacque a Parigi nel 1840 e morì a Giverny nel 1926. Trascorse l’adolescenza a Le Havre, dove iniziò a dipingere en plein air. Negli anni sessanta frequentò l’Academie Suisse, dove studiò i riflessi della luce sull’acqua, prime esperienze impressioniste. Studiò, inoltre, le variazioni della luce e del colore su uno stesso soggetto (Cattedrale di Rouen). Il suo quadro più famoso, che è anche il quadro che da il nome agli impressionisti, è “Impression: Soleil levant”.

Impression: Soleil levant Il quadro, realizzato da Claude Monet nel 1872, è oggi conservato a Parigi, nel museo Marmottan. Il dipinto raffigura il porto di Le Havre all’alba; sullo sfondo si trovano le industrie, mentre in primo piano vi sono delle barche di pescatori che tornano dalla pesca notturna. Possiamo dividere il dipinto orizzontalmente a metà circa, dove termina il mare e iniziano gli edifici: nella parte superiore vi è il porto, mentre in quella inferiore sono presenti le barche con i pescatori. Le forme sono reali e, grazie al particolar uso del colore, steso con rapide pennellate, sembrano in movimento. La linea è quasi assente: i contorni delle cose sono creati dal mescolamento di luce e colore (prevalgono l’arancio, il blu e il verde, che si mescola con il blu del mare. Il quadro è realizzato En plein air con colori ad olio su tela. La luce è tipica di un paesaggio all’alba e, insieme al colore, serve a delineare le forme. I volumi sono creati da particolare uso del colore, steso con rapide ma corpose pennellate. Quello che mi colpisce in questo quadro è che, pur rappresentando un paesaggio in maniera realistica, proprio per la tecnica usata, la scena appare un po’ surreale, fantastica. È sorprendente come, con una tecnica abbastanza semplice, Monet sia riuscito a rappresentare un paesaggio piuttosto complesso.

Post-Impressionismo In questo periodo non vi sono veri e propri movimenti pittorici, quindi si usa chiamare le tecniche della seconda metà dell’Ottocento Post-Impressionismo. I più grandi artisti sono: Vincent Van Gogh e Paul Gauguin.

Vincent Van Gogh Vincent Van Gogh è nato in Olanda nella la metà dell’Ottocento, figlio di un pastore protestante. Terminati gli studi, fu assunto da un mercante d’arte e lavorò per qualche anno presso le filiali di Parigi. L’anno dopo fu licenziato e tornò in Olanda, dove si unì ai predicatori. Ma era mal visto anche lì, a causa delle sue posizioni estremiste; quindi per Van Gogh iniziò un periodo di solitudine e miseria. Cinque anni dopo si appassionò alla pittura, prendendo lezioni di disegno, e l’anno seguente si trasferì a Parigi, dal fratello, il quale era un mercante d’arte. Nel 1888 andò ad Arles per fondare un atelier con Gauguin, ma la convivenza durò poco e terminò con una lite, che portò Van Gogh a tagliarsi il lobo di un orecchio. Da quest’anno iniziarono le frequenti crisi nervose che lo portarono a ricoverarsi in un istituto per alienati. È lì che lui realizzò il quadro “Notte stellata”. Nel 1890 si uccise sparandosi un colpo di pistola al torace.

Notte stellata Il quadro è stato realizzato da Vincent Van Gogh durante un momento di insonnia. Esso rappresenta un paesaggio notturno sotto un cielo stellato. In primo piano, nell’angolo a sinistra, si trova uno scuro e ondeggiante cipresso, dietro al quale si vede un villaggio, con la chiesa e le casette intorno, con le colline per sfondo. Le forme sono poco reali, in particolare il cipresso e il cielo: infatti, invece di voler rappresentare realisticamente un paesaggio, il pittore mira a suscitare stati d’animo agitati e inquieti. Il cipresso e il cielo, tracciati con linee ondulate, sono gli elementi più dinamici del quadro, mentre il villaggio è statico, quindi è rappresentato con linee dritte. Nonostante il paesaggio sia notturno, si trovano i colori caldi del giallo e dell’arancio (stelle nel cielo, luna, finestre delle case, luci dell’alba…). Il quadro è stato realizzato con colori ad olio su tela. La luce proveniente dalle stelle si riflette su tutto il paesaggio ed è una luce innaturale, suggestiva. I volumi sono realizzati accostando colori chiari e scuri. Questo quadro mi ha colpito per la grande luminosità, nonostante sia notte, del paesaggio, e per i movimenti a spirale del cielo, che sembra minacciare il paese. Inoltre, il cipresso in primo piano mi sembra un osservatore (magari lo stesso Van Gogh), che guarda inquieto il paesaggio.

Paul Gauguin Paul Gauguin nacque a Parigi nel 1848 e trascorse la sua infanzia in Perù, fino a quando si arruolò in marina in Francia. Dopo qualche anno cominciò a frequentare il pittore Pissarro e nel 1886 conobbe Van Gogh. L’anno successivo si recò a Panama e nel 1888 raggiunse Van Gogh a Arles, dove si fermerà per poco tempo. Qui realizzò il quadro “La visione del sermone”. Infine si trasferì definitivamente a Tahiti. Gauguin si distaccò dall’Impressionismo, rappresentando figure bidimensionali create da larghe zone cromatiche. Morì a Tahiti nel 1903.

La visione del sermone Il quadro rappresenta alcune persone che assistono ad una visione (lotta notturna tra Giacobbe e l’angelo). Il dipinto viene diviso in diagonale dal tronco dell’albero: da una parte le persone in preghiera, dall’altra la visione. Le forme, apparentemente reali, mancano di volume e prospettiva. Il rosso dello sfondo contribuisce a rendere surreale la rappresentazione (come l’oro per le icone bizantine). Le linee, per lo più curve, sono tracciate in maniera netta, delineando i contorni scuri di ogni elemento. I colori, in prevalenza caldi, sono sia scuri sia chiari. La luce è innaturale. Quasi tute le figure sono prive di volume, poiché i colori sono stesi in maniera piatta e uniforme. Mi ha colpito per la particolare composizione, per le grandi cuffie in primo piano, per l’uso del giallo e del rosso, che sottolineano l’episodio della visione.

Il Cubismo Il Cubismo è un movimento pittorico che nasce a Parigi, intorno al 1907. Il termine deriva da l’espressione che un critico d’arte utilizzò per descrivere un quadro di Braque: diceva che il pittore tendeva a ridurre tutto a “cubi”. I cubisti, in particolare Braque e Picasso, rappresentavano solo oggetti usuali, dei quali indagavano la struttura. Essi annullarono l’unicità del punto di vista, creando figure come se il pittore (e l’osservatore) vedesse ciò che rappresenta da più punti di osservazione. Di conseguenza, la tridimensionalità si ottiene accostando varie parti di un oggetto, in modo tale che l’osservatore possa vedere anche le parti nascoste. In un primo periodo, i cubisti rappresentavano le forme in modo schematico e semplificato (Cubismo originario, 1907-1909), poi cominciarono a spezzare le figure tramite la sovrapposizione dei piani, confondendo l’oggetto con lo sfondo (Cubismo analitico, 1909-1912). Da quest’ultima fase si inizia a sperimentare la tecnica del collage.

Pablo Picasso Pablo Picasso nacque a Malaga nel 1881, figlio di un insegnante di disegno. Picasso frequentò l’accademia di belle arti a Barcellona. Si recò spesso a Parigi, fino a quando vi si trasferì, per poi spostarsi nella Francia meridionale. La sua arte è strettamente legata ai problemi di quei tempi (due Guerre Mondiali e la guerra in Spagna); infatti il pittore cominciò a rappresentare i soggetti utilizzando solo il colore blu, simbolo della tristezza. Successivamente, nel periodo rosa, Picasso rappresentò attori e giocolieri del circo. “Les demoiselles d’Avignon” del 1907 preannunciò il Cubismo: i piani sono composti in modo bidimensionale. La sua sperimentazione è evidente nei ritratti, dove il colore ha un ruolo fondamentale (“Autoritratto”). Picasso morì a Firenze nel 1908.

Autoritratto Realizzato con colori ad olio su tela nel 1907, rappresenta il viso del pittore visto di tre quarti. Il soggetto occupa tutta la tela. Le forme geometriche semplificate sono tracciate con linee marcate e spezzate (Cubismo originario). I colori sono caldi e insistono sui toni del marrone e dell’arancio, con un contrasto di colori chiari e scuri. I volumi, come le forme, sono semplificati e quasi del tutto assenti. Il quadro dà un’impressione di rigidità; l’espressione degli occhi e l’estrema semplificazione delle forme trasmettono un senso di ansia e disagio.

Il Futurismo Il Futurismo è un movimento fondato da Marinetti con il suo Manifesto, pubblicato a Parigi nel 1909 e sviluppatosi dopo l’adesione di un gruppo di artisti che firmarono a Milano il manifesto dei pittori futuristi (1910, U. Boccioni, C. Carrà, L. Russolo, G. Severini e G. Balla). Contrapponendosi alla cultura del loro tempo, suscitano riflessioni critiche. Esaltano la velocità, quale espressione dei tempi moderni, si ispirano alla città industriale e si rifanno ai principi della scomposizione della forma e del colore (Divisionismo). I soggetti sono sempre rappresentati in movimento; le forme si mescolano con lo sfondo, creando effetti di luce differenti. Infatti segno, luce, spazio, composizione, tutto contribuisce alla dinamicità del quadro. Uno tra i rappresentanti più autorevoli è Giacomo Balla.

Giacomo Balla Nato a Torino nel 1871, si trasferì a Roma nel 1895, dove morì nel 1958. Nella prima fase dipinse en plein air, poi si interessò al Divisionismo e al mondo degli operai e degli esclusi. La “Lampada ad arco” segnò l’inizio della sua svolta futurista, per la quale studiò la scomposizione della luce e approfondì il tema del movimento. Negli anni venti si interessò di cinema e illustrò temi psicologici, per poi tornare a temi figurativi pre-futuristi: città, paesaggi, ritratti.