Delegazione Certosa 1)Certosa ha il suo primo impatto con il mondo civile nel iI secolo A. C. quando viene creata la via Postumia voluta dall’imperatore.

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Delegazione Certosa

1)Certosa ha il suo primo impatto con il mondo civile nel iI secolo A. C. quando viene creata la via Postumia voluta dall’imperatore romano Postumio Albino Losco da cui prese la denominazione e in prossimità del futuro abitato si diparte un sentiero che scende a valle, percorre un tratto della riva sinistra del torrente Polcevera per giungere all’attraversamento di essa all’altezza dell’odierna Fegino e quindi permettere la continuazione del percorso verso Borzoli, Sestri e la riviera ponentina. Il bivio, che si trovava nei pressi dell’attuale salita Bersezio, era segnalato da una pietra miliare con l’indicazione della deviazione; pietra miliare che denomina tuttora, a molti secoli dalla sua scomparsa, l’abitato e la via «della Pietra». L’intensificarsi dei traffici lungo quel tratto di strada suggerì molto tempo dopo la creazione della prima struttura civile di una certa importanza. Si tratta dell’ospizio per viandanti fondato verso la fine del XII secolo dal nobile genovese Opizzo Lecavella.

2)L’albergo, che aveva all’interno la chiesa dedicata a San Biagio e veniva fatto funzionare dai religiosi, continuò la sua benefica opera per secoli giungendo in piena attività lino ad Ottocento inoltrato. Intanto, con gli ultimi anni del ‘200, il nobile Bartolino Di Negro fondava in posizione limitrofa all’ospizio il convento della Certosa destinato a denominare successivamente l’intera borgata. I frati Certosini fecero il loro ingresso nel fabbricato a partire dal All’interno del convento era stata edificata la chiesa, intitolata a San Bartolomeo e diventata poi parrocchia nel Sui terreni sparsi attorno alle due istituzioni ma in special modo lungo l’antico cammino reso più sicuro dalle opere di arginamento del torrente messe in atto nei secoli successivi si formavano i vari nuclei abitati, destinati in seguito ad assumere dimensioni borghigiane.

3)Nel XVI secolo popolavano Certosa oltre 200 abitanti, destinati a raddoppiare nel giro di un centinaio di anni. Alla metà del ‘500 il convento e la chiesa di 5. Bartolomeo vennero rifatti, assumendo le forme attuali. Un valido rilancio per la borgata fu costituito dalla realizzazione della strada della Polcevera, entrata in funzione nel Certosa trasse un beneficio immediato da quella importante struttura che giovò a vivificare i già movimentati centri polceveraschi. Alla fine del secolo, grazie a tale coinvolgimento, Certosa aveva visto crescere le sue componenti commerciali, artigianali e per il ristoro, nonché il numero degli abitanti, giunti alla soglia dei 500. Con la costituzione del comune di Rivarolo, nei primi anni dell’800, Certosa venne inclusa nella cerchia delle sue frazioni costituendo di gran lunga il centro più consistente.

4)Tale realtà appariva sempre più evidente con l’inoltrarsi del secolo e il continuo influsso positivo che il costante miglioramento dell’economia genovese aveva nei confronti della nostra borgata. A metà del secolo la popolazione ammontava ad oltre 2000 anime che diventavano 4000 alle soglie del ‘900. Intanto erano sorte anche le strutture socialitarie, componenti ormai indispensabili in una borgata popolosa e laboriosa, esposta ai contraccolpi negativi apportati da un’economia non più legata alla piccola imprenditoria privata dei periodi precedenti. Dopo il 1850 erano infatti parecchie le aziende ad alta levatura che avevano approdato sui terreni disponibili attorno all’abitato; si andava dalle raffinerie degli oli minerali scaglionate lungo il Polcevera al deposito delle locomotive nell’attuale zona di piazza Facchini e alle officine di vario tipo disseminate qua e là, specie lungo i piedi collinari. Tra le numerose associazioni di mutuo soccorso fondate in quel periodo spiccano maggiormente la «Società del Borghetto» di ispirazione laica, fondata nel 1868, e la «S.O.C. S. Bartolomeo» che vide la luce nel I primi anni del ‘900 furono ugualmente movimentati:nel 1905 veniva fondata la P.A. Croce Rosa in una sede sociale certosina, la «Concordia», mentre nel 1908 entrava in funzione il tunnel tranviario Certosa Di Negro. Tra le pieghe delle cronache certosine si annida il ricordo di un personaggio alquanto originale: Pietro Timone, più noto come «il baciuio».

5)Egli, che visse tra il 1873 ed il 1948, è rammentato dai vecchi che lo conobbero per la sua voracità. Di professione carrettiere, era dotato di una eccezionale forza fisica che gli permetteva di fare- a meno di camalli e scaricatori. Alto e ben piantato, egli aveva concorso per il ruolo di Maciste in cinematografia, ma era stato battuto per un soffio dalla di Sampierdarena. Le sue imprese... divoratorie, raccontate da chi lo conobbe, sarebbero degne di figurare in un novello Guiness dei primati. Una volta andò a portare della legna in una trattoria, e mentre il padrone preparava il ripostiglio lasciandolo solo nella sala da pranzo, egli facendo finta di niente in un baleno mangiò ben 13 minestre già scodellate e in attesa dei clienti, rimettendo a posto i piatti che facevano da coperchio... Si narra poi di frittate divorate per scommessa e tutte vinte — composte di 45 o 50 uova! La lunghezza delle salsicce... tolte di mezzo in men che non si dica ha raggiunto fino i 37 metri, tutti misurati coscienziosamente dagli scommettitori avversari! La sua porzione abituale di brodo era composta di 4 litri, fino a 6 nelle sfide più combattute, con dentro un chilo di «cappelli d’angelo»! I teatri delle spettacolari esibizioni erano costituiti dalle osterie di Certosa, che per l’occasione registravano il «tutto esaurito>