Istituto di Sanità Pubblica – Sezione di Igiene

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Istituto di Sanità Pubblica – Sezione di Igiene Il report HTA Il caso della prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale: Risultati di una valutazione di HTA Dr. Silvio Capizzi Istituto di Sanità Pubblica – Sezione di Igiene UCSC Roma

Come è composto il Report HTA

Indice Introduzione al Report HTA di rivaroxaban Flavia Kheiraoui, Walter Ricciardi Capitolo1: Valutazione del burden of disease della fibrillazione atriale e dell’ictus in Italia e nel mondo Chiara de Waure, Andrea Poscia, Gianluigi Quaranta, Francesco Di Nardo, Chiara Cadeddu, Walter Ricciardi Capitolo 2: Definizione dello scenario clinico-terapeutico-assistenziale: descrizione delle raccomandazioni attuali relative alla gestione del paziente con fibrillazione atriale e dell’efficacia della sicurezza dei diversi trattamenti Chiara Cadeddu, Francesco Di Nardo, Roberto Falvo, Gianluigi Quaranta, Chiara de Waure, Andrea Poscia, Walter Ricciardi Capitolo 3: Rivaroxaban: aspetti biotecnologici (farmacodinamica/farmacocinetica), di efficacia e sicurezza Raffaele Landolfi Capitolo 4: Valutazione economica di rivaroxaban Stefano Capri, Maria Assunta Veneziano Capitolo 5: La gestione della TAO con i nuovi farmaci anticoagulanti orali: una nuova frontiera Silvio Capizzi, Maria Lucia Specchia, Anna Maria Ferriero, Chiara Cadeddu, Flavia Kheiraoui, Agostino Mancuso, Chiara De Waure, Giuseppe La Torre, Walter Ricciardi Capitolo 6: HTA di rivaroxaban: considerazioni etiche Maria Luisa Di Pietro Capitolo 7: Elementi chiave per i decisori Chiara de Waure, Flavia Kheiraoui, Walter Ricciardi. APPENDICE A: Impatto sul Budget – Analisi Regionale APPENDICE B: Confronti Indiretti Valter Torri, Michela Cinquini

La necessità della valutazione delle tecnologie sanitarie Negli ultimi anni lo sviluppo di tecnologie innovative è diventato un elemento di fondamentale importanza per i sistemi sanitari dei Paesi europei. Nuove tecnologie come farmaci, dispositivi, strumenti diagnostici, procedure chirurgiche, hanno apportato benefici rilevanti per i pazienti, consentendo un miglioramento anche in termini di efficacia, efficienza e qualità di trattamento. E’ proprio a supporto di un adeguato meccanismo decisionale, anche per le nuove tecnologie, che si e sviluppato l’Health Technology Assessment (HTA).

Che cos’è l’HTA L'HTA nasce come strumento di valutazione multidisciplinare, per dare una risposta operativa al divario tra le risorse limitate di cui il sistema sanitario dispone, la crescente domanda di salute e l'innovazione tecnologica1-2. La sua valutazione multidisciplinare e multi professionale prende in considerazione gli aspetti clinici, economici, organizzativi, etici e sociali relativi all’introduzione, utilizzo, diffusione o dismissione di una nuova tecnologia, analizzando tutti gli aspetti che possono essere influenzati dalla tecnologia in studio, ma anche tutti quelli che possono influenzarne l’impiego e i relativi risultati1-2. La definizione del valore di un farmaco consente un migliore utilizzo delle risorse disponibili e una consapevole programmazione degli interventi necessari al suo management. I decisori hanno infatti bisogno di conoscere le potenzialità, i vantaggi e gli svantaggi dell’utilizzo delle diverse tecnologie sanitarie, al fine di poter valutare il beneficio derivante dal loro utilizzo. 1) Jonsson E, Banta HD. Management of health technologies: an international view. BMJ 1999;319:1293 2) Battista RN. Towards a paradigm for technology assessment. In: Peckham M, Smith R, Eds. The scientific basis of health services. London: BMJ Publishing Group,1996

Background La Fibrillazione Atriale (FA) rappresenta la più diffusa forma di aritmia cardiaca Le evidenze internazionali dimostrano chiaramente come la FA sia un fattore di rischio rilevante per l’ictus ischemico L’ictus associato alla FA è caratterizzato da maggiore gravità, più alta mortalità, maggiore durata di degenza ospedaliera, aumento di disabilità e maggiore rischio di ricorrenza rispetto all’ictus non associato alla FA Gli antagonisti della vitamina K rappresentano lo standard di cura nell’ambito della FANV ma la loro efficacia e sicurezza potrebbe essere compromessa da : possibili interazioni con altri farmaci e con alcuni alimenti da continui monitoraggi dell’INR Le attuali linee guida europee raccomandano la terapia antiaggregante solo nei pazienti che rifiutano il trattamento con qualunque anticoagulante orale La disponibilità dei NAO consente di rispondere ad un bisogno clinico ancora oggi insoddisfatto permettendo anche di: trattare in modo appropriato i pazienti con FANV oggi esclusi dall’anticoagulazione per i problemi gestionali e i pazienti in terapia con warfarin ma non ben controllati ottenere un importante risparmio di risorse economiche

In Italia , il costo medio annuo per paziente a carico del SSN risulta essere pari a €20.000 Il costo complessivo di un ricovero per ictus (DRG 14) risulta essere pari a € 3.391 che, disaggregato per gravità, corrisponderebbe a €2.850 se lieve, €3.500 se moderato o €4.000 se grave1 Considerando il recupero ed il trattamento del paziente dalla dimissione alla fine di un trimestre i costi salirebbero a € 6.500, € 11.000 e € 23.500 se, rispettivamente, lieve, moderato e grave1. Accanto ai costi dell’ictus a carico del SSN occorre inoltre considerare i costi diretti a carico della famiglia ed i costo indiretti a carico della collettività. Lucioni C, Mazzi S, Micieli G, Sacchetti ML, Toni D. Valutazione economica del trattamento con alteplase di pazienti con ictus ischemico in fase acuta, con riferimento all'Italia. Pharmacoeconomics – Italian Research Articles 2010;12(2):91-103.

I costi dell’ictus Lucioni C. et al. PharmacoEconomics - Italian Res Art 2010; 12(2):91-103 Indagine ALICe Italia Onlus, Università di Firenze e Censis 2010 – Quaderno del Sole 24 ore, 32-33, sett. 2011

E’ presente un importante sotto-trattamento dei pazienti con FA rispetto a quanto indicato dalle linee guida internazionali La revisione sistematica internazionale di Ogilvie et al.del 2011 sull’utilizzo degli AO nei pazienti con FA ha evidenziato un importante sotto-trattamento di questi pazienti rispetto a quanto indicato dalle Linee Guida internazionali. In particolare: tra i pazienti a basso rischio tromboembolico: il 34% non riceve alcun trattamento, il 29% è in terapia antiaggregante piastrinica e il 37% e in terapia con VKA tra i pazienti a rischio tromboembolico moderato: il 24% non riceve alcun trattamento, il 31% è in terapia antiaggregante piastrinica e il 45% è in terapia con VKA tra i pazienti ad alto rischio tromboembolico: il 13% non riceve alcun trattamento, il 30% è in terapia antiaggregante piastrinica e il 58% è in terapia con VKA.

Per quanto riguarda l’Italia è stato confermato un sotto-trattamento dei pazienti con FA Una survey del 2010 (Mazzaglia et al.) sul management della FA con farmaci antitrombotici ha confermato un rilevante sotto-trattamento anche nel nostro paese. l’uso di farmaci antiaggreganti presenta un incremento significativo nelle fasce più a rischio di ictus (da 21% circa in pazienti con score 0 a 39% in pazienti con score 4+); non si registra un analogo incremento relativamente all’uso di anticoagulanti orali, che invece appaiono meno utilizzati proprio nella fascia di pazienti a più alto rischio di ictus nel complesso, al 37% dei pazienti non è stato prescritto alcun farmaco antitrombotico, al 31% è stato prescritto un antiaggregante, solo al 26.6% un anticoagulante orale. Il 5.5% dei pazienti sono in trattamento con entrambi i farmaci.

La maggior parte dei pazienti con FA e rischio intermedio/alto di ictus non è trattato in modo appropriato In Italia: fino al 65% circa dei pazienti con FA non è trattato con VKA anche se raccomandato al trattamento secondo le Linee Guida internazionali1 iI sottotrattamento risulta indipendente dal livello di rischio d’ictus e resta quindi rilevante anche nel caso di alto rischio1 il 35% circa dei pazienti a intermedio - alto rischio è trattato con antiaggreganti piastrinici1 il cui impiego, secondo le nuove Linee Guida internazionali, è decisamente scoraggiato la prevalenza d’uso dei VKA è fortemente influenzata dall’area geografica di riferimento2: nei pazienti a rischio moderato la prevalenza d’uso dei VKA si attesta al 32% con un valore massimo registrato in Emilia Romagna (38,9%) e uno minimo nel Lazio (23%) nei pazienti a rischio elevato la prevalenza d’uso dei VKA si attesta al 38% con un valore massimo registrato in Emilia Romagna (43,9%) e uno minimo nel Lazio (30,4%) Mazzaglia G. et al. Thrombosis and Haemostasis 2010; 103(5): 968-75; Report Studio Health Search – data on file; OSMED –Rapporto nazionale anno 2008

I problemi della TAO sono legati anche a numerose difficoltà logistiche che ne determinano un sottoutilizzo Appare pertanto evidente che nella pratica quotidiana la TAO con VKA è ancora gravata da numerose ed irrisolte criticità: la scarsa disponibilità di laboratori e Centri di Sorveglianza la difficolta di gestione e di comunicazione fra laboratorio, medico e paziente la paura dei medici che la ritengono una terapia pericolosa i numerosi adempimenti burocratici che complicano il percorso di cura Tutto ciò, associato al notevole carico di lavoro per i pazienti e i familiari incide negativamente sull’aderenza alla terapia e ne giustifica l’alto rischio di complicanza che porta spesso i medici a non prescrivere questi farmaci.

A causa quindi dei limiti oggettivi clinici e gestionali, il numero di pazienti con maggior bisogno clinico non soddisfatto in questa patologia è ancora elevato Un’elevata percentuale di pazienti (circa il 50%), soprattutto tra quelli più anziani, nonostante una chiara indicazione all’anticoagulazione, non riceve alcun trattamento oppure è in terapia con farmaci antiaggreganti la cui efficacia nella prevenzione dell’ictus in pazienti con FANV è limitata. Inoltre, a questi si devono aggiungere i pazienti attualmente in TAO che, in una proporzione che varia da circa la metà a un terzo ha valori di INR al di fuori del range terapeutico desiderato nonostante frequenti monitoraggi e aggiustamenti della dose.

Pz a maggior bisogno medico non soddisfatto La popolazione a maggior bisogno clinico non soddisfatto corrisponde al 65% del totale e………… Pz con FA in Italia 1.060.00* Pz con FANV 900.000** Pz trattati con AP= 337.500^ [37.5%] VKA= 414.000^ [46%] VKA con INR instabile= 136.620§ Pz non trattati = 148.500^ [16,5%] CHADS-VASc≥1= 317.250^^ CHADS-VASc 0= 20.250^^ CHADS-VASc 0= 24.840^^ CHADS-VASc 0= 8.910^^ CHADS-VASc 0= 8.197^^ CHADS-VASc ≥1= 389.160^^ CHADS-VASc≥1= 128.423^^ CHADS-VASc≥1= 139.590^^ Pz a maggior bisogno medico non soddisfatto 585.263 (65%) *Epidemiologia della fibrillazione atriale. Bollettino informativo a cura del Sistema Epidemiologico Regionale del Veneto. Informazione Epidemiologia Salute Anno VI - numero 4 - dicembre 2009. Disponibile online al sito: www.ser-veneto.it (Ultimo accesso:21.08.2012). Proiezione sulla popolazione italiana residente – ISTAT 2011 **Lévy S, Maarek M, Coumel P, Guize L, Lekieffre J, Medvedowsky JL, et al. Characterization of different subsets of atrial fibrillation in general practice in France: the ALFA study. The College of French Cardiologists. Circulation 1999;99:3028-35 ^Massimo Zoni-Berisso et al. Frequency, patient characteristics, treatments strategies, and resource usage of atrial fibrillation (from the italian Survey of atrial fibrillation management [ISAF] study. Am. J. cardiol 2013; 111: 705-711 §Morelli FB, Mandelli PM, Venturini M, Granati Allori A, Giustini S. La gestione dei pazienti in terapia anticoagulante orale in Medicina Generale e lo score CHADS2: una revisione fra pari. Rivista SIMG n 6, dicembre 2008 ^^Leif Friberg Evaluation of risk stratification schemes for ischaemic stroke and bleeding in 182 678 patients with atrial fibrillation: the Swedish Atrial Fibrillation cohort study, European Heart Journal33, 1500-1510, Gennaio 2012.

Ictus evitabili N. TOT ictus 11.129 21.664 ……………..e il trattamento di tutti i pazienti a maggior bisogno clinico non soddisfatto con un NAO consentirebbe una più efficace prevenzione degli ictus: circa 11.000 casi evitabili Rischio annuale di ictus in pazienti con FANV NON trattati 5%1 Trattati con antiaggreganti 3,9% Gli antiaggreganti riducono il rischio di ictus del 22% rispetto al NON trattamento2 Trattati con warfarin 1,8% Il warfarin riduce il rischio di ictus del 64% rispetto al NON trattamento2 …nei pazienti con FANV e maggior bisogno medico non soddisfatto Oggi nella reale pratica clinica… N. pazienti N. ictus NON trattati 139.590 6.980 Trattati con antiaggreganti 317.250 12.373 Trattati con antagonisti della vitamina K (VKA) MA INR instabile 128.423 2.312 In una situazione «ideale»… N. pazienti N. ictus Pazienti in trattamento con un NOAC di efficacia almeno pari a quella del warfarin 585.263 10.535 Ictus evitabili 11.129 N. TOT ictus 21.664 Fonte dati:rivaroxaban per la prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale: risultati di una valutazione HTA. QIJPH- Year 2013, Volume 2, number 7; Fuster V. et al. Eur Heart J. 2006; 27(16): 1979-2030; (3) Hart R. et al. Ann Intern Med 2007; 146(12): 857-67

……………..con un risparmio per il SSN di circa 230 mln € 11.129 ictus evitabili ogni anno Costi cessanti per ictus evitati: € 230 MLN (21.664 ictus) (10.535 ictus) Costo medio paziente/anno: 21.000 € (ricovero, riabilitazione, assistenza post-acuta)

L’impiego dei NAO consentirà un importante risparmio di risorse economiche La disponibilità dei NAO consente di rispondere ad un bisogno clinico ancora oggi insoddisfatto permettendo anche di: trattare in modo appropriato sia i pazienti con FANV oggi esclusi dall’anticoagulazione per i problemi gestionali sia i pazienti in terapia con warfarin ma non ben controllati ottenere un importante risparmio di risorse economiche legato a: alla migliore prevenzione degli eventi cerebrovascolari e delle sequele invalidanti associate. alla riduzione delle emorragie intracraniche, così come evidenziato dai trials clinici di confronto tra i nuovi anticoagulanti orali e il warfarin all’inutilità del monitoraggio periodico della TAO con VKA

Analisi di Budget Impact: obiettivo e metodologia1 Allo scopo di valutare quanto e come l’introduzione di rivaroxaban all’interno del contesto nazionale e regionale influisce sul numero di eventi, complicanze e costi L’analisi ha considerato un orizzonte temporale di 3 anni La popolazione oggetto di studio è rappresentata da soggetti con bisogno medico non soddisfatto nella pratica clinica italiana che presentano una maggiore probabilità di ricevere rivaroxaban come trattamento: pazienti in terapia con warfarin ma con INR instabile Pazienti trattati in modo non appropriato in quanto, nonostante l’indicazione a ricevere la terapia anticoagulante orale, non ricevono tale terapia (i.e. pazienti trattati con antiaggreganti e pazienti non trattati affatto) L’impatto di rivaroxaban è stato valutato confrontando due scenari: scenario “CON rivaroxaban” scenario “SENZA rivaroxaban”: i pazienti sono trattati secondo l’attuale pratica clinica: (pazienti non trattati, trattati con VKA, trattati con antiaggreganti piastrinici) Rivaroxaban per la prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale: risultati di una valutazione di HTA. QIJPH- Year 2013, Volume 2, Number7

Analisi di Budget Impact: Assunzioni Nello scenario «con rivaroxaban»: percentuali dei pazienti trattati con il nuovo farmaco crescenti e pari all’8% nel primo anno, 20% nel secondo anno e 30% nel terzo anno. Nello scenario «senza rivaroxaban»: le percentuali dei pazienti trattati sono tratte dalla reale pratica clinica documentata Le complicanze prese in esame sono state: Ictus ischemico ed emorragico Embolia sistemica Infarto del miocardio Sanguinamenti extracranici maggiori Sanguinamenti extracranici minori I costi associati al monitoraggio dei pazienti sono valorizzati sulla base delle tariffe nazionali più recenti e assumendo una frequenza di monitoraggio pari a un controllo settimanale per i pazienti in terapia con warfarin (in quanto pazienti instabili) e a 1 visita annuale per i pazienti in trattamento con rivaroxaban.

L’analisi di Budget Impact per rivaroxaban nel Report HTA L’introduzione di rivaroxaban con quote di mercato incrementali (dall’8% al 30%, primo e terzo anno rispettivamente) consente di ridurre gli eventi di ictus, embolia sistemica e infarto del miocardio in maniera crescente dal primo anno del suo ingresso nel mercato sia a livello nazionale che a livello regionale. A livello nazionale consente: nonostante un incremento di spesa farmaceutica un risparmio complessivo di risorse sanitarie a carico del SSN pari a € -7 mln nel primo anno, € -19 mln nel secondo anno e pari a € - 32 mln nel terzo anno una notevole riduzione di eventi per ictus pari a -642 nel primo anno, -1.636 nel secondo anno e - 2.504 nel terzo anno Queste analisi non prendono in considerazione altri importanti risparmi su altri costi quali i costi diretti a carico delle famiglie e indiretti a carico della collettività

La valutazione dell’impatto economico da parte di organismi internazionali Il NICE ha raccomandato l’utilizzo di rivaroxaban nella prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare senza alcuna restrizione rispetto all’indicazione approvata dall’Agenzia europea del farmaco (EMA). Inoltre, sulla base dei risultati dell’analisi di costo-efficacia, il NICE ha concluso che rivaroxaban, rispetto al warfarin, è un trattamento costo-efficace nella popolazione generale arruolata nello studio Rocket (l’analisi è stata condotta assumendo per rivaroxaban un costo/die pari a £ 2.10) e conferma quindi i risultati ottenuti in Italia sulla stessa popolazione.

non consentendo un confronto “indiretto". Non esistendo studi diretti che confrontino i nuovi anticoagulanti tra loro in termini di efficacia e sicurezza, non è possibile stabilire con certezza quale tra essi sia il più efficace L’eterogeneità dei trial clinici in cui le nuove molecole sono state testate fa riferimento a : differenze nel disegno dello studio: gli studi ROCKET AF e ARISTOTLE sono stati condotti in doppio cieco, mentre il RE-LY in aperto, con assegnazione delle dosi di dabigatran in cieco (disegno di studio PROBE) differenze nella popolazione di pazienti arruolati: i pazienti arruolati nello studio ROCKET AF presentavano un più alto rischio tromboembolico (CHADS2 medio di 3.5 nel ROCKET AF vs 2.1 negli studi RE-LY e ARISTOTLE), un’età più elevata (73 anni vs 70-71.5), un livello di rischio emorragico medio-elevato differenze nella definizione degli end-point primari di sicurezza: RE-LY e ARISTOTLE sanguinamenti maggiori vs ROCKET AF sanguinamenti maggiori e non maggiori clinicamente rilevanti) e definiti diversamente (nell’ARISTOTLE caduta di emoglobina e trasfusioni nell’arco di 24 ore) differenze nei periodi di follow up: solo con rivaroxaban sono stati inclusi nell’end-point primario di efficacia gli eventi tromboembolici accaduti fino a 30 giorni dopo la sospensione del farmaco in studio mentre era escluso negli altri due studi. non consentendo un confronto “indiretto". Per lo stesso motivo ad oggi le molecole non possono essere confrontate tra loro anche in termini di costo-efficacia.

L’inappropriatezza a confrontare tra loro i nuovi anticoagulanti è stata affermata dalle più autorevoli agenzie di HTA: il NICE e il CADTH Il NICE ha concluso che, a causa delle differenze nelle caratteristiche basali dei pazienti arruolati nei trials clinici, i risultati dei confronti indiretti e metanalisi tra rivaroxaban, dabigatran e apixaban dovrebbero essere interpretati con estrema cautela in quanto non sono sufficientemente robusti per differenziare in modo realistico le molecole tra loro L‘agenzia canadese - il CADTH - dopo un’estesa revisione del profilo di sicurezza, efficacia e costo-efficacia dei nuovi anticoagulanti orali ha concluso che le differenze tra i trial rendono il confronto tra le molecole difficoltoso e non realistico sia in termini di efficacia relativa che di costo-efficacia Le stesse Linee guida Europee non hanno dato nessuna indicazione su quale molecola preferire dato che “non ci sono evidenze sufficienti per raccomandare un farmaco rispetto all’altro" L’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e l’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione (AIAC) sostengono l’impossibilità a confrontare i nuovi anticoagulanti orali e l’assenza di chiare evidenze a favore dell’una o dell’altra molecola. Valter Torri, Michela Cinquini Capitolo 6 : Rivaroxaban per la prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale: risultati di una valutazione di HTA. QIJPH- Year 2013, Volume 2, Number7

Grazie per l’attenzione!