Elsa MORANTE LA STORIA a.a. 2013-2014 Università della Terza Età e del Tempo disponibile – San Martino Buon Albergo docente: prof. Cecilia Chiumenti Elsa MORANTE LA STORIA a.a. 2013-2014
Por el analfabeto a quien escribo
ELSA MORANTE Nata a Roma nel 1912, morta nel 1985, è considerata da alcuni critici una tra le più importanti autrici del secondo dopoguerra. Figlia naturale d'una maestra ebrea (Irma Poggibonsi) e d'un impiegato delle poste, alla nascita fu riconosciuta da Augusto Morante, marito della madre, col quale crebbe insieme ai fratelli più piccoli Aldo, Marcello e Maria. Morante lasciò la famiglia giovanissima e cominciò a scrivere filastrocche e favole per bambini, poesie e racconti , che a partire dal 1933, furono via via pubblicati, anche grazie ai consigli del critico Francesco Bruno, che la lanciò nel 1935, su varie riviste , tra le quali si ricordano "Corriere dei piccoli". Il suo primo libro fu proprio una raccolta d'alcune di queste sue storie giovanili, Il gioco segreto, pubblicato nel 1941 che fu seguito da un libro per ragazzi, intitolato Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina, da lei stessa illustrato. Nel 1936 conobbe lo scrittore Alberto Moravia che sposò nel 1941; insieme incontrarono e frequentarono i massimi scrittori e uomini di pensiero italiani del tempo, tra cui più spesso Pier Paolo Pasolini , Umberto Saba, Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani, Sandro Penna ed Enzo Siciliano. Verso la fine della seconda guerra mondiale, per sfuggire ai nazisti, Morante e Moravia lasciarono Roma ormai occupata e si rifugiarono a Fondi, un paesino in provincia di Latina. Tale parte dell'Italia Meridionale appare di frequente nelle opere narrative successive dei due scrittori; Elsa Morante ne parla soprattutto nel romanzo La Storia, Moravia vi ambienta La ciociara.
Il primo romanzo che Elsa Morante pubblicò fu Menzogna e sortilegio, uscito presso Einaudi nel 1948, e che vinse il Premio Viareggio. Il successivo romanzo, L'isola di Arturo, uscì in Italia nel 1957 riscuotendo grande successo di pubblico e di critica (vinse il Premio Strega). Ne fu tratto anche un film omonimo, diretto da Damiano Damiani. Durante gli anni sessanta, la scrittrice allestì una seconda raccolta di racconti, pubblicata da Einaudi nel 1963: Lo scialle andaluso, in cui confluirono alcuni dei racconti già pubblicati nel Gioco segreto. Nel 1968 pubblica Il mondo salvato dai ragazzini, un misto di poesia, canzoni e dialoghi e, a partire dal 1971 si dedica al suo nuovo romanzo La Storia. Il romanzo, ambientato a Roma durante la seconda guerra mondiale, uscì nel 1974 (per sua scelta direttamente in edizione economica, nella collana "Gli struzzi") ed ebbe fama internazionale, ma ricevette anche attacchi spietati da parte di alcuni critici. Luigi Comencini ne trasse uno sceneggiato TV. L'ultimo romanzo di Elsa Morante fu Aracoeli, pubblicato nel 1982 ed espressione dell’amarezza dell’autrice per lo sviluppo della situazione politica italiana e personale. Ammalatasi in seguito a una frattura del femore, tentò il suicidio nel 1983. Nel 1984 ricevette il Prix Médicis per Aracoeli. Morì nel 1985 a seguito di un infarto dopo una seconda operazione chirurgica.
trama La vicenda si svolge a Roma fra il 1941 e il 1947. Ida Ramundo, una maestra mezza ebrea rimasta vedova con un figlio, Nino, viene violentata da un soldato tedesco e concepisce un secondo figlio, che ella chiamerà Giuseppe. Quando la loro casa resta distrutta da un bombardamento, la famiglia si trova coinvolta dalla guerra. Ida e Giuseppe (Useppe) vivono in un centro per sfollati, mentre Nino si unisce ai partigiani. La vita si fa sempre più difficile per Ida, costretta a vagare per la città in cerca di cibo per il suo bambino. Ma Useppe in questo mondo caotico degli sfollati trova una sorta di incantata felicità. Tra i compagni di Nino c’è Davide Segre, ebreo, la cui famiglia è stata sterminata in Germania. La fine della guerra non porta alcun sollievo a Ida: Nino rifiuta di tornare alla vita normale di prima della guerra e muore in uno scontro a fuoco con la polizia. Davide muore per una overdose. Useppe si rivela affetto di una grave forma di epilessia. Il finale è tragico per Useppe, Ida e Bella, la grande cagna maremmana che viveva con loro.
Un (altro) caso letterario clamoroso… Al successo di pubblico si accompagnò un dibattito critico: l’opera fu vista come un «ritorno» alla narrativa tradizionale, ampia, distesa e «popolare». In effetti La Storia si presenta come un’opera di vaste dimensioni, oltre 600 pagine, apparentemente di facile lettura, capace di commuovere il lettore per la straordinaria capacità della Morante di creare personaggi che rimangono vivi nella nostra mente anche a libro finito. In realtà è un’opera elaborata a lungo dall’autrice e complessa. Il tema di fondo è la contrapposizione fra la Storia (con la maiuscola, cioè la storia ufficiale = uno scandalo che dura da 10.000 anni) e la vita di persone comuni. Tale opposizione è evidente dalla struttura: ogni capitolo è dedicato a un anno, 1941, 1942, 1943, 1944, 1945, 1946, 1947 ed è preceduto da una schematica esposizione di fatti storici e politici (dall’A. selezionati). L’intento è quello di separare la storia ufficiale ( = l’irrealtà) dalla narrazione romanzesca che si occupa invece della vita cioè della «realtà». Al contrario del romanziere tradizionale (Manzoni o Tolstoi) l’autrice si occupa solo delle vittime e non dei potenti. Ma chi sono le vittime? Anche il soldato tedesco stupratore? Morante = lontana dal Neo-realismo (cronaca, attualità storica)
Il romanziere, al pari di un filosofo-psicologo, presenta nella sua opera, un proprio, e completo, sistema del mondo e delle relazioni umane. Solo che, invece di esporre il proprio sistema in termini di ragionamento, è tratto, per sua natura, a configurarlo come finzione poetica, per mezzo di simboli narrativi. Ogni romanzo, perciò, potrebbe, da parte di un lettore intelligente […] essere tradotto in termini di saggio, e di opera di pensiero. (da un’intervista a Elsa Morante) Interesse per i temi universali, per gli aspetti psico-analitici, il romanzo nasce dall’introspezione Una visione del mondo rivoluzionaria, anarchica, libertaria Chi racconta La Storia? Ho spesso sentito dire, e ho anche letto, che la Storia sarebbe raccontata in terza persona da un «narratore onnisciente» secondo le vecchie forme romanzesche di tradizione […] La Storia è il solo romanzo della Morante a essere raccontato da Elsa Morante ipse, proprio da lei, con l’intonazione e il timbro della sua voce […] Il narratore raccoglie delle notizie intorno a un fatto accaduto a Roma, di cui si finge che sia rimasta memoria al Ghetto e al Testaccio ( Cesare Garboli dall’introduzione alla Storia, 1995)
Personaggi e simboli Ida Ramundo, maestra elementare, madre di Nino e Useppe, vedova, 37 anni nel 1941, terrorizzata da tutto, un’adolescente che deve fronteggiare prove troppo difficili, il contrario di una mamma-coraggio (un perfetto capro espiatorio, simbolo del popolo ebraico) Giuseppe, Useppe, figlio dello stupro, la gioia, l’innocenza, la capacità di stupirsi e scoprire una stella in uno sputo, legame col fratello Nino e con i due cani Blitz e Bella. Tutto ciò che è malattia, morte è escluso dalla sua visione, è come se egli non vedesse la realtà che lo circonda (la vita come dono, come gioia inaspettata) Nino, il fratello scapestrato, ribelle, alla ricerca del suo posto nel mondo (e nella guerra) che passa dalle bande fasciste a quelle partigiane (il figlio ribelle)