Per essere bravi Operatori Soc. San. bisogna :

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Transcript della presentazione:

Per essere bravi Operatori Soc. San. bisogna :

Avere cuore per i nostri utenti e averli nel cuore Avere cuore per i nostri utenti e averli nel cuore. Far capire che se siamo lì con loro, non è perché non avevamo niente di meglio da fare o solo perché è il nostro dovere, ma perché loro sono importanti, le cose che dicono ci interessano ed essere con loro fa stare bene anche noi. Se il nostro affetto è sincero, se traspare dai gesti, sarà più facile diventare loro amici, compagni, confidenti.

Conoscere i nostri utenti per farli sentire un “valore”. Conoscerne i nomi, la storia, i gusti, i punti deboli, i pregi, il modo con cui gioiscono o si arrabbiano. L’operatore è un bravo operatore riesce a valorizzare le potenzialità di ciascuno rivolgendole ad un fine comune, se per ognuno c'é uno spazio da protagonista, un applauso, una lode.

Fare dell'empatia il proprio mantello e della sensibilità il proprio cappello. L'empatia è la capacità dell'animatore di "mettersi nei panni" dei membri del gruppo e di percepire i loro vissuti soggettivi, assumere il loro punto di vista, vedere il mondo con i loro occhi, com-prendere (nel senso di prendere su di sé) le loro gioie e i loro piccoli grandi dolori. La sensibilità è quella di chi non giudica alla prima occhiata, non separa i buoni dai cattivi, non sentenzia,ma accoglie tutti con lo stesso calore ed offre a tutti la possibilità di essere se stessi, senza etichette sociali né ruoli rigidi. E' pericoloso e dannoso pensare che un "silenzioso" non abbia mai niente da dire, un "contestatore" brontoli sempre, un"gregario" non prenda mai l'iniziativa; in questo modo non ci si accorge delle idee interessanti che stanno dietro al silenzio, delle lamentele sensate coperte dal borbottio e delle tante proposte nascoste dall'insicurezza.

che sono bianche!>> Due passerotti se ne stavano beatamente a prendere il fresco sulla stessa pianta, un salice. Uno si era arrampicato sulla cime del salice, l’altro in basso, su una biforcazione di due rami. Dopo un po’, il passerotto che stava in alto, tanto per rompere il ghiaccio, disse: <<Oh, come sono belle queste foglie verdi!>> Il passerotto che stava in basso la prese come una provocazione. Gli rispose in modo seccato: <<Ma sei orbo? Non vedi che sono bianche!>> E quello di sopra, indispettito: <<Sei orbo tu! Sono verdi…>> E l’altro dal basso, con il becco in su: <<Ci scommetto le piume della coda che sono bianche. Tu non capisci nulla. Sei matto>>. Il passerotto che era in cima al salice sentì bollire il sangue nelle vene e senza pensarci due volte si precipitò sul suo avversario per dargli una lezione. L’altro non si mosse. Quando furono vicini, uno di fronte all’altro, con le piume del collo arruffate per l’ira, prima di cominciare il duello ebbero la lealtà di guardare nella stessa direzione, verso l’alto. Il passerotto che veniva dall’alto emise un <<oh>> di meraviglia: <<Guarda un po’, sono proprio bianche!>> Disse allora al suo amico: <<Prova a venire lassù, dove stavo prima…>> Volarono sul ramo più alto del salice, e questa volta dissero in coro: <<Guarda un po’, sono verdi!>>

Non sentire ma ascoltare, non vedere ma guardare. La conoscenza, la comunicazione passano attraverso l'ascolto; l'animatore dovrebbe "coltivare" un paio di "antenne" per captare gli umori, i desideri, gli interessi, le incomprensioni. Ascoltare dunque ma anche osservare i movimenti, i gesti, gli atteggiamenti per cogliere quello che viene detto non solo con le parole ma anche con i corpi.

è tentare di raggiungere il tesoro nascosto nel cuore dell’altro ASCOLTARE … è tentare di raggiungere il tesoro nascosto nel cuore dell’altro è sintonizzarsi profondamente con l’altro lasciarsi coinvolgere e interrogare da quello che proviene dall’altro è accettare di farsi cambiare dal dialogo instaurato con l’altro è un gesto d’amore raffinato è far tacere se stessi per dare la precedenza all’altro è fare spazio dentro di sé per accogliere l’altro

Curare l’atmosfera del gruppo. E' importante curare l'atmosfera del gruppo, favorire un clima di solidarietà e condivisione, promuovere l'accettazione incondizionata del compagno con cui si vive e si gioca, allenare al rispetto, esortare alla collaborazione, sapere che anche in un gruppo "felice" tra tanti giorni di sole può capitare qualche acquazzone, ma basta aprire un ombrello per continuare a sorridere.

E dopo avere letto questa manciata di righe, fatto corsi, imparato bans, studiato nuovi giochi e …. ebbene tutto questo a nulla serve se non ci sono la fantasia, la passione, l'entusiasmo, la creatività, il coraggio che rendono un animatore travolgente, accattivante, "seducente", che fanno ballare, cantare, giocare e dipingersi la faccia, che aiutano a superare gli ostacoli, saltare le pozzanghere e non stancarsi mai di donare un sorriso e un abbraccio ad ogni ragazzo che cammina al vostro fianco.  

Il senso di questa lezione Cogliere, accogliere e integrare: ecco l’obiettivo, non così nascosto, delle tecniche d’animazione in esame. Esperienza di gruppo significa differenti modi di sentire la vita, di giudicare ciò che è importante oppure no. Spesso la diversità sfocia nella contrapposizione: <<Il tuo modo di sentire è diverso dal mio quindi tu hai torto>>, <<Non è esatto ciò che senti>>, <<Ti sbagli>>, si coglie per confutare e il problema rimane. Bisogna cogliere per accogliere, con il risultato finale di una nuova sensibilità affettiva e cognitiva di gruppo, tipica del <<noi>>. Dall’Io si passa al tu ed infine al noi. Non basta rispettare la diversità dell’altro, occorre integrarla nel proprio modo di sentire e utilizzarla come seconda penna per scrivere il diario della propria vita!!!