Il credit crunch Francesco Daveri.

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Il credit crunch Francesco Daveri

Il credito bancario cresceva del 10% l’anno fino a metà 2008 Il credito bancario cresceva del 10% l’anno fino a metà 2008. Poi crescita del credito privato a società non finanziarie azzerata a metà 2009 … Fonte: Banca d’Italia

Il credito riparte nel 2010, con crescita fino a +4% .. Il credito riparte nel 2010, con crescita fino a +4%. Crescita sotto zero da metà 2012. Ma il LIVELLO aggregato del credito bancario è oggi superiore al 2007. Il grafico mostra i tassi di crescita tendenziali. Il VOLUME di credito bancario complessivamente erogato al febbraio 2014 era di 1855 mld € (+10,9% rispetto a fine 2007). Nello stesso periodo di tempo, il Pil a prezzi correnti è salito dello 0,3 per cento. Implicazione: Non c’è ovvia evidenza di credit crunch IN AGGREGATO.

Cosa è successo dopo il 2011? Le banche hanno inasprito i criteri di erogazione del credito sia verso le famiglie che nei confronti delle imprese Difficoltà di raccolta dei fondi sul mercato interbancario (causa crisi dell’€) Difficoltà attenuata con la politica di rifinanziamento della BCE (LTRO, Long term refinancing operations, dicembre 2011 e marzo 2012) Depositi Mercato interbancario Banca centrale Obbligazioni bancarie Banche Titoli pubblici Riserve Altri impieghi Prestiti a famiglie e imprese

Credit crunch (stretta creditizia) Domanda importante: Ogni volta che il credito si riduce siamo in presenza di un credit crunch? No. Si parla di credit crunch quando un’azienda che vorrebbe ottenere dei fondi al tasso di interesse prevalente non trova nessuno che glieli presti Ci vuole breve ripasso di Microeconomia!

Caso 1: Riduzione del credito CON credit crunch Caso 1: Riduzione del credito CON credit crunch. Cala raccolta di credito ma banche non aumentano interessi. Per trattenere nel mercato i debitori meno rischiosi. 3 Quantità di credito Costo del credito 2 Domanda di credito Offerta di credito DOPO Tetto «auto-imposto» del tasso di interesse Credit crunch 80 Q offerta di credito 120 Q domandata Tasso di Interesse di mercato Offerta di credito PRIMA della crisi 100

Q offerta = Q domandata di credito Caso 2: riduzione del volume di credito SENZA credit crunch: curva di domanda di fondi vs sinistra. 3 Quantità di credito Costo del credito 2 Domanda di credito PRIMA della crisi Offerta di credito 80 Q offerta = Q domandata di credito Tasso di Interesse di mercato Bazoli (presidente Intesa Sanpaolo): «E’ il cavallo che non beve» Domanda di credito DOPO la crisi 100

Commenti all’esempio Quando diminuisce il credito nell’economia non è detto che ci sia credit crunch. In tutti e due i casi descritti, Q di credito diminuisce rispetto alla situazione di equilibrio (da 100 a 80) e il tasso di interesse scende a 2% (da 3%). Ma nel primo caso c’è credit crunch mentre nel secondo non c’è credit crunch Caso 1: la riduzione del credito è “colpa” delle banche che preferiscono non dare a prestito al tasso prevalente Non così nel caso 2: lì sono le imprese che, per motivi loro, non chiedono fondi al tasso prevalente.

Il credit crunch in pratica nelle aziende italiane Razionamento del credito per le imprese Soprattutto le grandi banche (più esposte alla crisi e alla “finanza innovativa”) hanno selezionato la clientela, tagliando i fidi alle aziende con peggiori requisiti di patrimonializzazione Problemi: (a) nei pagamenti dei fornitori e (b) nello smobilizzo dei crediti commerciali

Da dove si vede il credit crunch: aumenta domanda non soddisfatta di credito

Come la crisi finanziaria ha colpito le imprese Mancata riduzione costo del credito -- nonostante la riduzione dei tassi controllati dalle banche centrali (giù di 350 punti base dall’ottobre 2008) le banche hanno aumentato gli spread soprattutto ai clienti meno patrimonializzati esempio: chi pagava tassi debitori del 9% magari paga lo stesso tasso di prima, anche se i tassi di riferimento sono scesi di 3.5 punti percentuali

L’aumento dei tassi di interesse nel 2010-11 è stato calmierato da fine 2011 (effetto LTRO + altri interventi della Bce) Fonte: Banca d’Italia

Nel tempo ad aggravare il credit crunch è arrivato anche il ritardo nei pagamenti della Pubblica amministrazione I pagamenti arretrati della PA ammontavano a fine 2011 a circa il 5,8% del Pil, ovvero a 90 miliardi di euro, secondo uno studio di Bankitalia. Questo dato è una stima in quanto, in molti casi, manca una documentazione certa dei debiti commerciali della PA. Tempo medio di pagamento: 190 giorni a fronte di un tempo contrattuale medio di 90. Il ritardo medio è in forte crescita rispetto agli anni precedenti e rispetto agli altri paesi europei (esclusa la Grecia).

Sblocco pagamenti della PA? Soluzione: far emergere i crediti commerciali e liquidarli in cash, con una apposita emissione di debito a breve termine Decreto del governo Monti di aprile 2013 Due vantaggi: Maggior liquidità alle imprese per pagare i fornitori e facilità ad ottenere ulteriori finanziamenti; L’emersione del debito commerciale aiuta a ridurre i margini di incertezza circa la sua entità, il quale si rifletterà sul costo del debito. A fine 2013 27 mld € di pagamenti effettuati. Ma il problema non è del tutto risolto anche per il futuro

Il credito in calo anche per le famiglie ha trasformato i conti delle famiglie italiane

Con la crisi l’Italia ha smesso di essere un paese un’alta propensione al risparmio A partire dal 2009, la propensione al risparmio è divenuta inferiore a quella media dell’area Euro. Fonte: Banca d’Italia

La propensione al risparmio scende dal 13 all’8 per cento del reddito disponibile delle famiglie con la crisi. Poi risale al 10 per cento nel 2013. Ritorno della fiducia. Fonte: ISTAT