La dimensione familiare

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Transcript della presentazione:

La dimensione familiare “Gesù entrò in una casa” (Mc 3,20) La dimensione familiare del gruppo di ascolto

1. Il piccolo gruppo nel Vangelo Gesù “chiamò a sé quelli che volle (…) Ne costituì 12 che stessero con lui e anche per mandarli a predicare” (Mc 3,13-14). Egli costituisce un piccolo gruppo, una vera e propria famiglia che supera i legami del sangue. Caratteristica di questa famiglia: ascoltare e mettere in pratica la Parola Dio

Il piccolo gruppo nel Vangelo Imparare a vivere come fratelli. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli per gli altri» (Gv 13,35) Egli dà vita ad un piccolo gruppo di apostoli per attrezzarli non come professionisti, ma come testimoni capaci di trasmettere la comunione con lui e tra di loro.

Incontri nelle case Normalmente Gesù predicava e incontrava le persone in piccoli gruppi e in case private. Alcune testimonianze: Prende come dimora di riferimento la casa di Pietro a Cafarnao e altre case di apostoli, discepoli e amici; Gesù entra nella casa di Simone e guarisce la suocera, poi cena con i primi discepoli (Mc 1,29-31);

Incontri nelle case Secondo Marco, Gesù ai discepoli insegna tutto a casa (Mc 3,20) In una casa assicura la guarigione della figlia della donna pagana (Mc 7 14,24-30); A Betania insegna in casa di Simone il lebbroso, e una donna lo cosparge di profumo (Mc 14,3-9);

Il piccolo gruppo aperto alla «folla» Nella vita di Gesù l’esperienza del piccolo gruppo non è mai chiusa in se stessa. La cura del piccolo gruppo è sempre riferita alla «folla» ed è sempre aperta all’annuncio della salvezza per tutti gli uomini e per tutto il mondo. Gesù si riferisce ai pochi, ma per arrivare a «tutti».

2. Il tempo apostolico La domus ecclesiae Anche le prime comunità cristiane usavano incontrarsi a piccoli gruppi nelle case. Alcune testimonianze: “Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità” (Rom 16,23) “Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa” (1 Cor 16,19). “Salutate i fratelli di Laodicea, Ninfa e la Chiesa che si raduna nella sua casa” (Col 4,15)

Il tempo apostolico La domus ecclesiae La Domus: casa privata comprendente padre, madre, figli, parenti prossimi, servi, salariati temporanei, clienti. Dimensioni: tali da permettere la vita quotidiana di alcune decine di persone I battezzati si riunivano a gruppi di poche decine nella casa più grande (domus Ecclesiae) La domus ecclesiae era sempre più stabilmente messa a disposizione da qualche famiglia. La domus ecclesiae nel NT s’identifica tendenzialmente con la Chiesa locale

I gesti fondamentali delle piccole comunità a) Ascoltavano e meditavano l’insegnamento degli apostoli [elemento oggettivo] Si crea una rete di annuncio e di recezione – Si forma una comunità che ascolta, medita, approfondisce, trasmette e predica [elementi soggettivi]

I gesti fondamentali delle piccole comunità b) Spezzavano il pane (eucaristia) e celebravano gli altri sacramenti (elemento oggettivo] Si forma una comunità che celebra, sperimenta la forza della sua grazia, diventa un solo corpo [elementi soggettivi]

I gesti fondamentali delle piccole comunità c) Vivevano la carità (fraternità e attenzione ai poveri) e valorizzavano i carismi [elemento oggettivo] Mettono in moto reti di relazioni improntate alla carità verso i fratelli di fede, nella logica della comunione, e verso gli altri, nella logica della missione [elementi soggettivi]

3. La Domus ecclesiae dal II secolo (epoca dei Padri della Chiesa) 1. Domus ecclesiae: casa in cui s’incontrano i cristiani 2. Non più semplice casa “privata” ma luogo “semi-pubblico” che viene donato alla comunità e messo stabilmente a sua disposizione 3. Diventa la “casa della comunità”

4. Si moltiplicano le domus ecclesiae e il vescovo delega sempre più spesso i presbiteri a celebrare l’eucaristia in case diverse 5. Di solito sono composte da a) un luogo per la preparazione dei catecumeni dove si trova anche il battistero (l’unico luogo decorato), b) da una sala grande per la celebrazione eucaristica e c) da una sala per l’agape dopo il gesto eucaristico

Dura Europos

Domus ecclesiae di Dura Europos metà III secolo Scavi archeologici del 1932

I Gesti che si compivano nelle domus ecclesiae nei primi secoli 1. Lettura, studio e trasmissione della parola di Dio e delle sue esigenze etiche. I cristiani s’incontravano per pregare e per confrontarsi con le Scritture, per istruire i catecumeni e per vivere dei momenti di catechesi.

I Gesti che si compivano nelle domus ecclesiae nei primi secoli 2. La celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo o da in suo delegato: il segno più grande di riconoscimento della comunità come luogo della presenza di Cristo La celebrazione del battesimo (vedi vasca battesimale rinvenuta a Dura Europos). Era prassi battezzare fin dal NT nelle case. Molti i richiami “domestici”: nascita-rinascita-nuova nascita

Come la nascita fisica avveniva in famiglia così la nascita cristiana avviene in comunità, presieduta dal pater familias. Il battesimo era impregnato di richiami e simboli “domestici”: nascita-rinascita; neofiti (neonati)

Gli rispose Gesù[a Nicodemo]: “…se uno non nasce dall’alto non può vedere il regno di Dio” (Gv 3,3) Rispose Gesù: “In verità in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5)

“Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo (1 Pt 1,3) “Egli ci ha salvati, non per opera da noi compiute, ma con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo” (Tit 3,5)

La nascita fisica avveniva alla presenza dei familiari La nascita – rinascita spirituale avviene alla presenza dell’intera casa-famiglia, la comunità presieduta vescovo, coadiuvato dai presbiteri e dai diaconi-servi

3. Fraternità La domus ecclesiae non luogo d’élite ma aperto a tutti i battezzati “quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più maschio né femmina, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,27-28)

La dimensione domestica della Chiesa favoriva: a) lo sviluppo ordinato delle relazioni in famiglia b) la crescita della comunità cristiana secondo la logica delle relazioni familiari c) l’ospitalità e l’accoglienza della diversità

Un ruolo importante lo rivestivano le donne dato il legame allora stretto tra donna e casa. Tutti si riconoscevano nella categoria teologica di “fratelli”. Matura nelle domus ecclesiae la coscienza di una vera uguaglianza. Di qui: l’uso di mettere in comune i beni (At 2,44-45)

Le domus ecclesiae: culle della consapevolezza della medesima dignità degli esseri umani in Cristo. Dalla relazione interpersonale emerse la rivoluzione silenziosa contro la xenofobia, l’inferiorità naturale della donna, l’istituto della schiavitù.

I cristiani non denunciano le strutture ingiuste ma inseriscono in queste strutture l’agape e le corrodono dall’interno.