L’OPERA CARITATIVA E ASSISTENZIALE DI GIUSEPPE COTTOLENGO LA PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA L’AZIONE EDUCATIVA DI GIOVANNI BOSCO DON BOSCO E I SALESIANI I SANTI SOCIALI
L’OPERA CARITATIVA E ASSISTENZIALI DI GIUSEPPE COTTOLENGO Giuseppe Cottolengo, sacerdote dal 1811, uomo di fede incrollabile, era convinto che la Provvidenza sa ricavare il bene dal male. L’opera assistenziale ospedaliera da lui intrapresa con l’esperienza dell’ospedaletto della Volta Rossa a Torino e via via ampliatasi con strutture sempre più organizzate e capaci, si distinse nettamente da tutte le opere relative del suo tempo. Essa fu sensibile e aperta a tutte le forme più dolorose di emarginazione e solitudine, diventando un punto di riferimento per chi viveva ai margini della società, per i malati di mente, per persone colpite da gravi deformazioni.
LA PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA Le principali forme di assistenza che Cottolengo diede vita presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza da lui fondata furono: servizi infermieristici per ammalati acuti e cronici, un istituto e la scuola per sordomuti, un orfanotrofio maschile e femminile, servizi di assistenza per svantaggiati fisici e mentali, una scuola materna e una scuola primaria per bambini poveri. Presso l’ospedale della Piccola Casa prestavano il loro operato come volontari; professori, dottori e chirurghi della Torino di quel tempo, introducendo cure e terapie innovative e permettendo a molti la guarigione. Due espressioni manifestano lo stile della Piccola Casa: le parole incise sul portone d’ingresso Caritas Christi urget nos e l’invocazione usata abitualmente della suore, il Deo gratias.
L’AZIONE EDUCATIVA DI GIOVANNI BOSCO Giovanni Bosco nacque ai Becchi di Castelnuovo d’Asti nel 1815 da una semplice famiglia di contadini. La madre lo educò per prima alla fede cristiana. Ordinato sacerdote a Torino nel 1941, si dedicò all’educazione dei ragazzi, specie dei più poveri abbandonati alla strada e spesso a un futuro di miseria e delinquenza. Don Bosco raccolse attorno a se nell’oratorio di Valdocco molti giovani, impegnandosi nella loro educazione e nella loro evangelizzazione ed assicurò loro un lavoro e condizioni dignitose. L’impegno di Don Bosco per educare i giovani alla fede cristiana, istruendoli al tempo stesso per dare loro una buona base culturale e un mestiere, diede frutti in pochi anni, in Italia, in Europa e anche nel resto del mondo. Nel 1841 fondò una prima scuola di catechismo, di lettura e di scrittura e nel 1846 diede inizio a corsi serali, e costruì piccoli laboratori artigianali e di falegnameria, stamperia e calzoleria.
DON BOSCO E I SALESIANI Nel giro di pochi anni, intorno a Don Bosco si raccolsero tanti giovani e tante persone disposte ad aiutare questo sacerdote nella sua coraggiosa attività. La preoccupazione di Don Bosco era prevalentemente religioso-morale, in quanto concepiva l’oratorio come centro di formazione cristiana. Nel 1859 Papa Pio IX approvò ufficialmente la costituzione della società salesiana da lui fondata, che ebbe in brevissimo tempo grande diffusione. Coinvolto dalla nuova sensibilità missionaria, caratteristica della Chiesa ottocentesca, favorita anche dal Concilio Ecumenico Vaticano I, Don Bosco nel 1875 inviò i primi salesiani in America latina, perché svolgessero apostolato presso gli emigrati.